Che la pandemia potesse incidere profondamente su questa regular season era prevedibile, ma che le gerarchie della Western Conference venissero così ampiamente disattese lo pensavano davvero in pochi. A metà dicembre gli opinionisti di ESPN non consideravano i Jazz possibili leader della classifica e ad ovest subito dopo le squadre di L.A. posizionavano i Nuggets, i Mavs e i Warriors, non certo i Suns del sempreverde CP3. Infortuni, contagi e rinvii hanno aumentato il numero di partite perse per squadra e permesso a franchigie meno considerate di arrivare a metà del percorso in piena lotta playoff. Forse è questa l’origine dell’amarezza che serpeggia tra i tifosi dei Pelicans.
In una stagione in cui l’upset è sempre dietro l’angolo, arrivare ai nastri di partenza con la possibilità di avere finalmente a disposizione senza limiti di minutaggio il duo Williamson-Ingram sembrava essere il presupposto ideale per una stagione appassionante. Invece sono bastati due mesi per capire che il roster di New Orleans ha dei limiti evidenti e che Stan Van Gundy non sembra essere l’uomo giusto per porvi rimedio.
Il primo problema sono proprio certe scelte tecniche dell’ex head coach dei Pistons. La ricerca spasmodica del gioco sotto canestro ha privato la fase offensiva dei Pelicans di alternative dalla distanza. Anche quando la squadra ha ripreso a cercare il tiro da tre, si è vista quasi una disabitudine alla soluzione da lontano: basta riguardare le partite dello scorso anno per notare che alcuni giocatori tirano con molta meno convinzione. La scelta di far coesistere Williamson, Adams e Bledsoe, poi, è certamente motivata dalla scarsa attitudine difensiva delle stelle di New Orleans, ma porta anche a non sfruttare la capacità di Zion di aprire spazi sul perimetro.
Altro rimprovero che si deve muovere a Van Gundy è quello relativo alla scarsa propensione a sfruttare l’ampiezza del roster. L’utilizzo di pochi giocatori sta portando quasi sistematicamente a un crollo fisico e di concentrazione nell’ultimo quarto. La recentissima sconfitta con Phoenix è esemplificativa in tal senso: 102-91 a fine terzo quarto, 114-132 a fine partita e rotazioni davvero incomprensibili. A questo punto viene da domandarsi quanto il coach sia stato coinvolto in fase di costruzione della squadra e quanto invece l’abbia subita, se fatica così tanto a fidarsi delle seconde linee.
Le colpe, tuttavia, non sono tutte addebitabili allo staff tecnico. Non sono pochi i giocatori che stanno rendendo sotto le attese, a partire da J.J. Redick, che sembra un lontano ricordo del buon cestista visto negli ultimi anni. Bledsoe e Hayes sono stati finora una vera delusione. Lo stesso Lonzo Ball gioca a corrente alternata, forse condizionato dalle numerose voci di mercato che lo coinvolgono ormai da settimane.
D’altra parte è pur vero che l’ottavo e il settimo posto restano assolutamente a portata dei Pelicans e che qualche piccolo segnale positivo di recente s’è visto. Si pensi ad esempio alla consacrazione di Zion Williamson, che sta vivendo un momento di crescita esponenziale: non solo sta migliorando in alcuni fondamentali, ma con una buona intuizione di Van Gundy ora è diventato il primo motore dell’azione di NOLA, e ricevendo subito palla ha il tempo di prendere velocità e di puntare la difesa avversaria sfruttando la propria potenza fisica. Non è un caso che sia arrivata anche la prima convocazione in carriera all’All-Star Game.
Anche l’inserimento stabile nelle rotazioni di Kira Lewis Jr., rookie interessante che ha bisogno di giocare ed imparare, potrebbe avere degli effetti positivi a medio termine. E allora la domanda che si pongono in tanti è: che fare? Provare il tanking dell’ultimo minuto per arrivare in una posizione di vantaggio a un draft che si preannuncia accattivante, oppure cercare i playoff fino all’ultimo per dare continuità al progetto? Le mosse di mercato del prossimo mese diranno molto sulle intenzioni della dirigenza.
Di certo bisogna sciogliere al più presto il nodo Ball, che a fine stagione sarà restricted free agent; se non si punta su di lui, meglio scambiarlo ora insieme a qualche scelta oppure insieme a Bledsoe e Redick. In questo modo si potrebbe provare a prendere un paio di interpreti più adatti al gioco di Van Gundy, pronti subito ma anche in grado di far parte del ciclo a lungo termine iniziato quest’anno. Intanto, però, il tempo passa…
Vincenzo Di Costanzo per New Orleans Pelicans Italy