A poco più di un mese dall’inizio di questa tribolata stagione NBA 2020/2021 i Brooklyn Nets del neo Head Coach Steve Nash son stati protagonisti di tantissimi eventi che hanno scombussolato il roster e l’intero ambiente bianconero.
L’infortunio di Spencer Dinwiddie
In rigoroso ordine cronologico partiamo dall’evento traumatico dell’infortunio occorso a Spencer Dinwiddie nella sfida persa contro gli Charlotte Hornets lo scorso 28 dicembre: lesione parziale del legamento crociato del ginocchio destro, seguente operazione e stagione conclusa. Una perdita sentita tantissimo da tutti i membri dello staff e dai compagni di squadra per un giocatore destinato prima della trade di James Harden ad interpretare il ruolo di Shooting Guard accompagnando Kyrie Irving e Joe Harris nel backcourt, un esperimento che già nella precedente esperienza con D’Angelo Russell (un talento con carettristiche diverse rispetto all ex Duke Blue Devils) Kenny Atkinson aveva testato con scarsi successi. Dopo l’intervento il giocatore ha cominciato brillantemente le sue attività fisioterapiche di recupero, arrivando a distanza di un mese a provare delle conclusioni al Barclays Center e i primi movimenti 1 vs 1 in allenamento. Tuttavia i Nets hanno subito avanzato richiesta alla Lega NBA della Disabled Player Exception di 5,7 milioni per “season ending injury” da utilizzare per un giocatore in scadenza quest’anno.
La telenovela Kyrie
Ad aumentare il senso di sconforto e di disorientamento all’interno della tifoseria bianconera, complice anche l’assenza per una settimana di Kevin Durant per protocolli Covid, ci si è messo anche l’atteggiamento “eccentrico” del personaggio divisivo per eccellenza di questa Lega, quel tale Kyrie Irving reo alla vigilia della partita giocata contro i 76ers del 7 Gennaio scorso di non esser sceso in campo per “motivi personali”, adducendo come unica motivazione quella del “ i just didn’t want to play”. Le terribili vicende dell’assedio di Capitol Hill del 6 Gennaio son parse sin dall’inizio una delle motivazioni plausibili alla base di questa situazione per il campione NBA dei Nets, insieme ai dubbi sulle condizioni psicologiche di Kyrie, confermati successivamente dalla richiesta d’aiuto dello stesso Irving. In questa sede preferisco non rientrare nel merito della polemica o provare a colpevolizzare l’azione dell’atleta qualunque fosse la motivazione a causa del suo disagio. Ciò che interessa a noi tifosi e addetti ai lavori è capire come mai l’atleta non si sia esposto sin dai primi momenti con il proprio allenatore e con lo staff, preferendo invece inviare degli SMS privati ai compagni di squadra, costringendo Steve Nash e Sean Marks ad interpretare per quasi due settimane i ruoli di protagonisti di un telefilm di spionaggio americano. A distanza di otto giorni dallo scoppio del caso nemmeno l’abbottonato Sean Marks è riuscito a nascondere la “delusione” del front office per quanto accaduto, sebbene tutti i membri dell’organizzazione ne fossero al corrente. Ciò che più conta è che Kyrie sia tornato a giocare, magnificamente aggiungerei, e ad incantare anche i suoi più feroci detrattori.
La trade di James Harden
Ed eccoci arrivati ad un nuovo Big Bang in casa Nets. James Harden approda nella Grande Mela in una fantasmagorica Trade in cui i Nets perdono Caris LeVert (una trade che potrebbe avergli salvato la vita, torna presto campione), prima ai Rockets poi scambiato ad Indiana per Victor Oladipo, Jarrett Allen (ci mancherai FroSho ) ai Cavs insieme a Taurean Prince, Rodi Kurucs a Houston insieme a 7 scelte future al primo round tra pick concesse direttamente e swap senza protezione a favore dei Rockets. In una “bollente” serata del 14 Gennaio (dopo le dichiarazioni d’addio di Harden nel post partita contro i Lakers) i tifosi Nets hanno visto concretizzarsi davanti ai loro occhi da un lato da un lato l’eccitazione per un sogno ormai inaspettato, dall’altro la paura di esser ricaduti nell’errore dello scorso 2013 nella trade contro i Celtics. Chiariamo subito un punto, si tratta di situazioni completamente diverse: all’epoca ci privammo del nostro futuro per giocatori come Pierce, Garnett e Jason Terry ormai “sul viale del tramonto” con pochissime possibilità di vittoria. Questa volta invece Sean Marks pare abbia voluto fare all-in con un gruppo di campioni ormai all’apice della propria carriera, puntando sulla voglia di vincere quel maledetto anello tanto agognato dal Barba. Solo il futuro (non troppo lontano ahimè, parliamo 3 stagioni al massimo) potrà dirci se si sarà trattato di un nuovo clamoroso errore o di un all-in fruttuoso da parte del nostro GM.
Tutto bello? Assolutamente no. C’è un’amalgama di squadra da creare completamente ex novo, una second unit da puntellare assolutamente nel prossimo futuro viste le perdite subite (è proprio di oggi la notizia della firma dell’ex Sixers Norvel Pelle, attendendo notizie in quel di Cleveland per McGee o, chissà, Drummond?) e soprattutto plasmare una mentalità di sacrificio reciproca votata alla difesa in un gruppo spaventosamente talentuoso sul piano offensivo.
“Roma non fu creata in un giorno”, frase quanto mai calzante per rappresentare il momento di crescita e di sviluppo dei Brooklyn Nets 2020/2021. In attesa di buone nuove dal mercato, dal recupero del sophomore Nicolas Claxton da una fastidiosa tendinopatia al ginocchio, auspicando nella salute fisica (e mentale) dei nostri atleti visto che, in entrambi i casi, abbiamo già dato parecchio.
Claudio Tatoli per Brooklyn Nets Italy