Negli ultimi giorni, visti anche gli esordi poco esaltanti della squadra, l’obiettivo stagionale per il mondo Warriors sembrava dovesse essere il record di tiri liberi consecutivi segnati da Steph Curry.
Questa corsa al 98° tiro dalla lunetta segnato (il record di Michael Williams è di 97) è terminata stanotte a quota 80, nel rematch contro i Portland Trail Blazers.
Fortunatamente, c’è una nota di sollievo che addolcisce questa pillola amara. Stanotte Curry ha regalato spettacolo, segnato 62 punti e i Dubs hanno battuto una squadra “da corsa”. I timori iniziali forse erano esagerati.
Le sfide tra Blazers e Warriors sono, indiscutibilmente, le sfide tra i migliori backcourt della Lega, e per questo sono molto sentite: Lillard, per esempio, ha segnato più di 29 punti, 32 per la precisione, per la settima volta consecutiva contro Golden State. Combinati con i 28 segnati da C.J. McCollum, si ha un bottino di 60 punti, contro addirittura i 62 messi a segno dagli Splash Brothers.
Anzi, dallo Splash Brother. Steph Curry ha segnato il suo nuovo record in carriera, 62 punti, portando i Warriors ad un’importantissima vittoria.
Un grande inizio
La prestazione balistica da cecchino pluridecorato (58% dal campo su 30 tiri, 8/16 da 3 e il 95% dei 19 liberi segnati) inizia fin da subito, con 2 punti segnati dalla più classica giocata Warriors, per accorciare un 5-0 iniziale frutto di due errori di Wiseman, per il quale bisognerebbe trovare un termine che preceda la fase di acerbo.
Il primo quarto di chiude con 21 punti, 4 errori sugli 11 tiri tentati. Paradossalmente, Curry sbaglia le triple più facili, per poi compensare con giocate come questa.
Prima di continuare, è bene ovviamente rimarcare l’ovvio: a basket non si vince da soli, neanche con 62 punti, specie contro un attacco letale come i Trail Blazers. Offensivamente, il resto dei Warriors ha aggiunto poco rispetto alle precedenti partite. Sì segnalano le prime partite dal 50% al tiro di Wiggins e Oubre, autori di 21 e 17 punti, pur combinando il solito 2/10 dal perimetro. Come poi succede in ogni partita sopra le righe di Curry, la casella degli assist di Draymond Green risulta piena, questa volta con un rotondo 8.
In generale, i compagni di Steph hanno fatto del loro meglio per generare la prestazione immaginifica del loro leader, trovando poi nelle pieghe della partita le occasioni per segnare, sfruttando i mismatch generati o sfruttando i vuoti nelle marcature avversarie.
La maggior differenza col resto delle altre partite, e soprattutto col precedente scontro con Portland di pochi giorni fa, è stata in difesa. Abbiamo visto lampi di quella che è stata per anni la miglior difesa della lega, un ottimo segnale per il prosieguo di stagione.
Ottima difesa
Già nella prima azione della partita, sorvolando sull’interferenza a canestro di Wiseman, possiamo notare una diversa attenzione e intensità rispetto alla partita precedente: il pick and roll è marcato in modo giusto, Wiggins usa bene il corpo per limitare Nurkic e l’aiuto di Wiseman arriva.
Da un errore di Wiseman passiamo ad una sua buona giocata: copre il ferro sulla penetrazione di Lillard, complice l’onnipresente Draymond Green che spinge allo scarico su Jones Jr., stoppato dal rookie che stavolta non fa errori.
Per avere una buona difesa, occorre aggiungere al lavoro di letture e ai compiti assegnati dal coach la “semplice” volontà di far sbagliare l’avversario. Questa notte i Warriors avevano anche questa: guardate come Andrew Wiggins, non certo Tony Allen o Kevin Garnett, recupera per stoppare la tripla di McCollum.
Curry ci ha abituato a prestazioni con tanti punti in pochi minuti, ma la reazione a questo fallo subito doveva farci intuire che non sarebbe stata la solita serata per il killer dalla faccia d’angelo.
Al rientro dei titolari a metà secondo quarto, continuano le due tendenze viste nel primo: buona difesa di squadra…
… e il solito Curry che porta i Warriors a chiudere il primo tempo con un solido vantaggio di 12 punti.
Il terzo quarto inizia con una grande intensità, è visibile in entrambe le squadre la voglia di mettere a segno un parziale importante, per riaprire la partita o chiuderla definitivamente. A fare la differenza è il frontcourt dei Warriors: Draymond Green e Wiseman iniziano bene su entrambi i lati del campo, rendendo impossibile arrivare facilmente a canestro da una parte e fornendo ottime giocate dall’altra.
Lunghi, presente e futuro
L’impatto di Green è andato, come al solito, ben oltre i numeri segnati in ogni casella statistica. Stanotte è tornato ad essere ancora una volta il perno difensivo della squadra, onnipresente in area e pronto a qualsiasi giocata. In attacco ci vorrà un po’ più di tempo, complice un’integrazione maggiore con i nuovi compagni: se in difesa sono gli altri che devono seguire lui, in attacco è lui che deve legarsi alla squadra per essere di nuovo il playmaker “ombra” dei Warriors.
Su Wiseman invece si è già detto parecchio. La mia impressione è che sia un cantiere apertissimo, ma che gli operai all’interno stiano lavorando a grande velocità. Il ragazzo è un “natural”, nel modo in cui si muove col pallone esprime una fluidità che non si insegna e una delicatezza nel trattare il pallone che si allena in anni, in ogni partita sembra sgrezzarsi un pochino di più, nonostante rimangano errori a dir poco marchiani.
Proprio il rientro di Green potrebbe essere un elemento fondamentale nell’accelerarne la crescita, potendo contare su un veterano esperto in campo nello stesso ruolo ma anche su un giocatore che, molto semplicemente, coprirà tanti degli errori che fin ad ora sono costati punti preziosi alla squadra.
Pensieri, previsioni e giudizi
I Warriors trovano così la terza vittoria con una prestazione fuori scala della loro superstar. Comprendere il valore di questa squadra era difficile prima che la stagione cominciasse e rimane un’impresa ardua a causa delle prestazioni straordinariamente negative di Oubre al tiro da 3, dell’incertezza fisica di Green e di un Wiseman forse ancora più grezzo del previsto.
C’è senz’altro del materiale per arrivare ai playoff, forse anche con la possibilità di dover difendere la posizione ai play-in piuttosto che “rubarla” ad altri.
Ci sono due grandi fattori che differenziano in maniera importante Golden State dalle squadre che, verosimilmente, chiuderanno la stagione con un record simile: uno dei giocatori più forti nella storia del basket e un coaching staff straordinario, capace di inserire chiunque nel proprio sistema e farlo rendere al meglio.
Fino ad oggi siamo stati abituati a pensare che i due elementi fossero in totale equilibrio, avendo anche difficoltà a quantificare la qualità dell’uno senza l’altro.
Quest’anno forse avremo degli indizi in più, perché credo che i Warriors faranno tanto bene quanto Curry sarà capace di diventare più grande del sistema stesso che lo ha portato sul tetto della Lega e questa partita può esserne la dimostrazione, non tanto per i 62 punti, l’attacco Warriors ci ha abituati a questo ed altro, quanto per l’impressionante numero di 19 liberi conquistati e un attacco totale da parte di Steph, che ha sfruttato ogni occasione in qualunque zona del campo.
Ora che ci siamo detti tutto, godiamoci questi 62 punti