Giuseppe: Da dove iniziamo con i Clippers? Vogliamo per esempio togliere dalla bocca dei tifosi questa storia dei Clippers being Clippers, il “c’è scritto Clippers” che Buffa diceva ai tempi di Del Negro?
Alessandro: Sarebbe il caso di farlo, nonostante i risultati vadano ancora in quella direzione, per quanto possano essere migliorati. La teoria di Buffa è valida finché la sponda meno vincente di L.A. non si consacra.
Giuseppe: E’ vero, ma di certo non sono motivi di incompetenza, giocatori pessimi e scelte di mercato orribili (sull’ultima avrei in ogni caso due cose da dire). I Clippers sono sfortunati e, come tutte le franchigie, hanno delle teste calde, vedi Griffin e il mitico magazziniere, ma al momento sono la seconda/terza forza ad Ovest.
Alessandro: Sulla carta se la giocano con i più forti, ma eravamo pronti a sottoscrivere lo stesso lo scorso anno, nonostante le vicende dei bad boys che servono più ad affrescare le prime pagine delle cronache angeline che alla squadra di Doc. La sfortuna entra in gioco inavvertitamente, ma si creano delle condizioni particolari che quasi la attirano. Il mondo Clippers sembra una calamita sotto questo punto di vista. Rivers, in quanto coach e GM, ha fatto tutto il possibile, ma quest’anno è chiamato anche lui al salto di qualità decisivo per far decollare un progetto che prevede ancora interrogativi.
Giuseppe: Proprio per questo non riesco mai ad essere d’accordo con le scelte di mercato dei Clippers. Il doppio ruolo di coach-GM non riesce a Doc, che a Boston aveva sulle spalle quel genio di Ainge. Imho((In my humble opinion)) al momento si fa influenzare dall’aspetto giornaliero del coaching e sbaglia le scelte fuori dal campo.
Alessandro: Questa è una grande differenza tra il Doc del TD Garden e il Doc dello Staples. Il doppio ruolo toglie energie, lucidità che spesso manca in partita ai giocatori così come alla loro guida. Ainge faceva (e fa) straordinariamente il suo lavoro, sgravando di incarichi e responsabilità una persona che ricopre un ruolo già denso di tali pesi. Il caso Sterling ha rivoluzionato tutto e l’ingresso rapido, quasi rapsodico, di una personalità forte (sia economicamente che carismaticamente) come Ballmer non ha aiutato il progetto. Per quanti soldi ha potuto portare Ballmer, l’inesperienza cestistica si fa sentire in fase organizzativa. Non tutti hanno la fortuna di poter ricreare l’asse Peter Holt – Gregg Popovich (giusto per far riferimento ad un owner che ha dato struttura al suo coach e al suo staff). L’eredità del cambiamento totale c’è ancora e ha portato a questo doppio ruolo. Questo porta, come dicevi correttamente, a scelte sbagliate che spesso sono fatali.
Giuseppe: In ogni caso, problemi di management a parte, il roster e il gioco rimangono secondo il mio parere spaziali. Manca solo quel giocatore in ala piccola che dovrebbe arrivare alla deadline. Hai capito già di chi parlo((Danilo Gallinari))…
Alessandro: Sì, come credo tutti si accorgano dei miglioramenti progressivi del roster. Felton, Anderson, Bass, Speights, gli stessi Stone e Munford: sono tutti tasselli fondamentali, che aggiungono qualità alla squadra. Le riconferme di Pierce (un’ottima notizia per l’aspetto “esperienza”) e di J-Crossover sono importantissime; tutto il resto, sulla carta, resta tra i 4 migliori della WC((Western Conference)). La questione “roster”, se posso aggiungere, è allo stesso tempo croce e delizia, un problema ed un pregio, un’arma in più o un’arma che può portarti al suicidio.
Giuseppe: Bhe adesso, parliamoci chiaro. Fosse per me, dopo un anno di Lakers, il buon Brandon Bass non lo prendo nemmeno se ho dimenticato i lunghi all’autogrill, mentre Pierce credo darà solamente un apporto vocale alla squadra (poi magari pianta il buzzer di gara 7, ma quello è il gelo che porta nel cuore). Ma in generale con quei tre li davanti, la guardia con più alta percentuale dall’arco, Mbah a Moute che è ottimo da entrambi i lati, che gli vuoi dire?
Alessandro: Nulla, perché se il mercato offre quello e il tuo salary cap ha i “problemi” che conosciamo, non puoi fare di meglio. Hanno partecipato alla corsa a KD((Kevin Durant)) ma era un tentativo estremo di anticipare in rivoluzione che arriverà probabilmente a giugno/luglio. Hanno inserito qualità e quantità, due aspetti che non sempre si riescono ad unire. Felton non fa calare il ritmo quando Paul rifiata, Anderson ha tanti punti nelle mani quando JJ((J.J. Redick)) deve ricaricare le pile e Bass, nonostante condivida la tua idea di “meglio di no, grazie”, può dare qualche minuto in più in panca a Griffin e/o permettere di andare di mini small ball con Blake da 5 e Bass da 4. Sono curioso di vederli all’opera per vedere quanto Rivers provi soluzioni alternative.
Giuseppe: Per il resto, DeAndre Jordan mostra sempre più di essere l’atleta del futuro. Dove lo trovi uno alto come lui, con quella elasticità? Griffin ha cominciato a lavorare anzitempo su quello che gli allungherà la carriera, nel frattempo, mani rotte a parte, schiaccia tutto e tutti, Chris Paul è semplicemente The Point-God. Hanno mostrato di poter battere gli Spurs, ora ad Ovest è (forse) l’ultimo grande arrembaggio, perchè dalla prossima stagione cominciano a scadere i contratti e vanno fatte delle scelte.
Alessandro: Procedo con calma. DeAndre è il miglior centro NBA (che vi piaccia o no) in termini di rim protection e di verticalità. Lo schema “buttagliela alta, tanto la prende lui” è sempre valido. Il suo QI cestistico è tutto da sviluppare, soprattutto offensivamente, ma parliamo di 26enne che ha margini di miglioramento ancora ampi.
Blake è la vera incognita: lo scorso anno è stato nero ed è questo quello della riscossa e del “dimostro, altrimenti mi scartano”. Quindi è la vera grande incognita della stagione, sia perché è mancato lo scorso anno, sia perché in questa pre-season sta dimostrando ulteriori miglioramenti tecnici. Ma il problema non è l’hardware, bensì il software…
È l’ultimo arrembaggio? Sì, sicuramente. Anche perché il capo della baracca – che è quella Point God che dicevi prima – può far scatenare l’inferno quando e come vuole.
Giuseppe: Siamo stati corti ma esplicativi, obiettivamente non c’è molto da dire su una squadra che è già costruita e deve solo trovare il momento giusto per arrivare a giocarsela veramente, in mezzo a pianoforti che cadono, gatti neri e passaggi sotto le scale. Secondi o terzi a ovest?
Alessandro: Terzi perché non mi fido del nostalgico Pop, dell’ultima corsa del mascalzone latino e della coppia di lunghi tecnicamente più forte che io abbia mai visto giocare insieme.
Giuseppe: Io dico secondi ma per un motivo di costruzione del gioco degli Spurs che forse (ma forse) perderanno un po’ di tempo per dare rilevanza a quei due. Ah scusa, ultima domanda: FT% di DeAndre?
Alessandro: 42.8% 3 anni fa. 39.7% 2 anni fa. 43% lo scorso anno. 45%-50% quest’anno. Mi sbilancio, proprio come fece Aldo quando mise 2 a Inter-Cagliari (le probabilità di prenderci sono simili).
Giuseppe: 35% e andiamo a dare fastidio al primato di Drummond ?? Scherzo, ma rimaniamo al 40%.
Alessandro: Credo nel suo miglioramento, anche perché ora è anche mentalmente molto più coinvolto.