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Il college basket raccontato live!
LSU-Kentucky a casa di Shaq…

Jacopo Bianchi by Jacopo Bianchi
8 Gennaio, 2022
Reading Time: 5 mins read
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Gara di cartello al Pete Maravich Assembly Center di Baton Rouge dove i padroni di casa di LSU, al momento numero 21 del ranking nazionale con un record di 12 vittorie a fronte di una sola sconfitta, ospitavano la power-house Kentucky. La squadra con più vittorie nella storia del college basketball si presentava in Louisiana con un record da normale amministrazione (11-2), ma comunque col 16esimo posto nella classifica nazionale. LSU dopo aver ceduto 70-55 sul parquet della Auburn di Jabari Smith nella prima sfida stagionale valida per la South Eastern Conference era chiamata ad una risposta immediata per restare in corsa per il titolo della SEC.

Campus da fiaba e la tigre mascotte. Vera!

Compito non semplicissimo per la truppa di Will Wade che dopo aver affrontato la potenziale prima scelta assoluta del prossimo Draft NBA doveva vedersela con un’altra squadra infarcita di talento da piano superiore. Primo su tutti il freshman da Phoenix TyTy Washington jr. al momento dato in Lottery tra la 10° e la 15° scelta.

All’interno del campus l’ambiente comincia a scaldarsi fin dall’ora di pranzo nonostante la gara sia prevista alle 18:00 per permettere un miglior posizionamento televisivo a livello nazionale. Da un primo tour si può notare come nonostante LSU sia un college statale non abbia nulla da invidiare ai migliori atenei degli States. Impressionano soprattutto le dimensioni, il lago privato, il mastodontico Tigers Stadium da oltre 100.000 spettatori (soprannominato Death Valley per il calore dei tifosi oro-viola), l’enorme bookstore brandizzato Barnes & Noble con Apple Store integrato e la mascotte ‘Mike The Tiger’. Una tigre vera a cui è stato costruito un apposito habitat in perfetto stile Jurassic Park proprio di fronte al palazzetto per vivere comodamente all’interno del campus. Tradizione avviata nel 1936 dall’allenatore della squadra di atletica che decise di fare ‘una colletta’ per acquistare una tigre dallo zoo di Little Rock.

Soltanto considerando questi superficiali dettagli non è difficile immaginare come mai frequentare LSU sia il sogno di ogni ragazzo della Louisiana e di molti stati del sud-est. Dettaglio non trascurabile il costo per nulla elitario secondo i parametri USA, che si aggira attorno ai 25.000$ annui (comprensivi di
dormitorio) per tutti i nativi e i residenti della Louisiana.

L’Arena di Maravich, che pure Shaq chiama casa


L’arena di pallacanestro è lo storico Assembley Center da oltre 13.000 spettatori inaugurato nel 1972 e poi intitolato a Pete ‘Pistol’ Maravich, leggenda assoluta da queste parti e non solo con 4 stagioni di Division I ad oltre 40 di media. Dal lato opposto dell’arena rispetto a quello di Mike The Tiger sono posizionate le statue degli altri due giocatori leggendari ad aver vestito la maglia della squadra di Baton Rouge: Bob Petit e Shaquille O’Neal.

A proposito di storia, la gara con Kentucky non era una partita come tutte le altre anche per la cerimonia prevista durante intervallo con l’incisione sul parquet per onorare coach Dale Brown. Allenatore più vincente della storia di LSU con 448 vittorie in 25 stagioni passate sulla panchina dei Tigers, 2 Final Four, 4 titoli di conference e anche il premio di Coach of the Year della NCAA nel 1981. Tanti gli ex giocatori che hanno voluto presenziare alla celebrazione tra cui spiccano Mahmoud Abdul-Rauf (all’epoca ancora sotto il nome Chris Jackson), Rudy Macklin, Brandon Bass e Marcus Thornton. Anche Shaq, che non ha potuto essere presente per questioni meteorologiche ha voluto partecipare con un videomessaggio per il suo coach universitario.

La partita: big match e volata

L’approdo a Baton Rouge dei Wildcats, la celebrazione di Coach Brown e i tanti ospiti d’eccezione non hanno fatto altro che caricare un’atmosfera già usualmente abbastanza rovente. Alle 18:00 in punto si accendono i riflettori sul PMAC, ovviamente sold-out per l’occasione, anche se i fischi in direzione dei bianco-blu cominciano ben prima della palla a due. I padroni di casa sfruttano al meglio la confusione creata dall’infortunio dopo meno di 4 minuti di gara del playmaker dei Wildcats Sahvir Whleer per chiudere i primi 20 minuti avanti di 5 lunghezze. Il passivo, senza il barometro da quasi 8 assist di media, avrebbe potuto essere ben più pesante se il leggendario coach John Calipari non avesse pescato dalla panchina il jolly Jacob Toppin.

Il fratello minore dell’ala dei New York Knicks piazza 13 punti in meno di 8 minuti senza errori al tiro e si merita così anche la promozione nel quintetto della seconda frazione. Nel frattempo il tiratore scelto
Kelian Grady dopo aver sparato completamente a salve nei primi 20 minuti (0-6 dall’arco) piazza 4 bombe in apertura di secondo tempo che permettono a Kentucky di prendere il comando della gara. Ci pensa però il prospetto più interessante di LSU, il freshman da Baltimora Brandon Murray, a rimettere in partita i Tigers esponendo non poche lacune difensive di Washington Jr. Il prospetto 5 stelle lusso finisce in panchina a 7 minuti dalla fine e per punizione dopo una serie di errori banali non rimette più piede in campo, mentre Kentucky incappa nel finale punto a punto che sperava di evitare.

Will Wade non si lascia sfuggire l’occasione e dopo essere rientrato in partita con i giovani rimette in campo i veterani per gli ultimi infuocati 4 minuti. Il Pete Maravich Assembly Center diventa una bolgia, il senior Davion Mintz prova a salvare in extremis Kentucky, ma alla fine i Wildcats sono costretti ad alzare bandiera bianca. Finisce 65-60 con la palla recuperata, e la conseguente affondata in campo aperto di Pinson, che manda i titoli di coda.

Prospetti NBA: Washington delude, Toppin stupisce

Peggior partita giocata fin qui in stagione per TyTy Washington Jr. che chiude con 5 punti 6 rimbalzi e 4 assist tirando 2 su 9 dal campo e collezionando anche 2 palle perse. Serata storta per il prospetto dell’Arizona che ha mostrato più che altro qualche problema di troppo nella metà campo difensiva, anche quando accoppiato con il pari età Murray, e chiusa con una vistosa lavata di capo da parte di Coach Calipari. Sorprendente invece la prestazione di Jacob Toppin che sfrutta al meglio il maggior minutaggio concessogli in stagione scrivendo a referto 14 punti 8 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate, 1 stoppata e una roboante affondata da top 10 di SportsCenter. Dall’altra parte indicazioni piuttosto interessanti, anche in difesa, per il diciannovenne Murray che chiude la gara a
quota 10 punti, 3 rimbalzi. Il giocatore nato a Brooklyn e cresciuto a Baltimora ha vinto nettamente il duello diretto con Washington Jr. mostrando anche un fisico già indirizzato verso il livello NBA.

Kentucky in Purgatorio, LSU bussa alle porte del Paradiso

Terzo k.o. stagionale per la squadra di Calipari che continua ad apparire molto lontana dal poter essere una contender sia per il titolo della SEC che per quello NCAA. Una stagione in purgatorio per i tifosi dei Wildcats consolati però dal fatto che l’anno prossimo siano in arrivo 4 dei migliori 30 prospetti d’America. Escono dal duello sicuramente con qualche certezza in più invece i Tigers che restano in piena corsa per il titolo della conference e guadagnano qualche punto in ottica ranking nazionale. LSU si conferma una squadra solida ed esperta che potrebbe ancora crescere nell’arco della stagione se i freshman Murray, Fudge e Reid dovessero confermare i progressi mostrati nel big match con Kentucky.

Tags: Collegelsu
Jacopo Bianchi

Jacopo Bianchi

Professional Journalist - Columnist @TheShotIT - Host of "Basket Time" @ https://teletutto.it

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