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Randle e Knicks in chiaroscuro
Sospesi in Purgatorio, dove vanno?

Jacopo Bianchi by Jacopo Bianchi
25 Novembre, 2021
Reading Time: 5 mins read
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Dopo la sconfitta subita il 18 novembre al Madison Square Garden con gli Orlando Magic, squadra in ricostruzione, Julius Randle in conferenza stampa ha dichiarato, con un inglese tutto suo: “There’s been good days and there’s been not great days. That’s pretty much who we are right now.”. Questa dichiarazione fotografa alla perfezione l’avvio di stagione del Giocatore Più Migliorato in carica e dei suoi New York Knicks.

Julius Randle

There’s been good days and there’s been not great days

La squadra guidata in panchina da Tom Thibodeau ha chiuso il ciclo delle prime 15 gare di stagione regolare con la sopracitata sconfitta 104-98 contro i Magic, ma con record di 8 vittorie a fronte di 7 sconfitte. Una partenza tutto sommato positiva a livello di bilancio, una delle migliori degli ultimi 20 anni, addirittura superiore alla scorsa stagione quando il record allo stesso punto recitava 7-8. E allora perché aleggia tutta questa preoccupazione dalle parti dell’Empire State Building?

Una bene, una male. Cercasi continuità

Ci sono pochi dubbi sul fatto che il pubblico della Grande Mela sia tra i più competenti ed esigenti dell’intera Lega, ma analizzando nel dettaglio le 15 gare giocate da Randle, e dai suoi Knicks, qualche indicazione preoccupante effettivamente emerge. I blu-arancio hanno alternato vittorie entusiasmanti come il doppio supplementare nell’opener con Boston o i successi in trasferta a Chicago, Philadelphia e Milwaukee, con sconfitte difficilmente spiegabili come i due k.o. interni con Orlando o i quasi 20 punti di passivo subiti da Cleveland.

Un ottovolante di prestazioni molto distante dai Knicks visti lo scorso anno che fecero della continuità, soprattutto nella metà campo difensiva, il loro punto di forza. Era doveroso mettere in conto un periodo di adattamento dopo i cambiamenti estivi, anche se la dirigenza ha fatto di tutto per mantenere inalterato il nucleo della scorsa stagione, provando ad intervenire sui difetti evidenziati soprattutto dalla serie di playoffs persa con gli Atlanta Hawks.

Il vero volto di Julius

Ottovolante di prestazioni nelle prime 15 uscite stagionali anche per Julius Randle che ha scollinato con facilità per cinque volte oltre i 30 punti, ma ha anche raggiunto a fatica la doppia cifra in altrettante occasioni, 7 doppie-doppie a referto (sfiorando 2 volte a tripla-doppia), a fronte però di altrettante gare tirando con meno del 40% dal campo.

Le statistiche generali non sono particolarmente diverse rispetto a quelle della scorsa stagione che sono valse al prodotto di Kentucky il premio di Most Improved Player, la presenza nel secondo quintetto All-NBA e addirittura l’ottavo posto nella graduatoria per eleggere l’MVP. Eppure qualcosa non sta andando nel verso giusto o comunque non sta andando come preventivato in estate, quando le aggiunte di Kemba Walker e Evan Fournier sembravano un’ottima soluzione per migliorare ulteriormente il rendimento della squadra e semplificare la vita allo stesso Randle.

Il credito col Madison Square Garden


Al momento il verdetto del campo è inequivocabile: la squadra ha perso buona parte della solidità difensiva mostrata la scorsa stagione senza aumentare particolarmente la propria efficacia offensiva. Il nativo di Dallas che lo scorso anno aveva mostrato per la prima volta in carriera un livello di attenzione e di coinvolgimento difensivo degno di nota è tornato ad essere passivo come nella sua prima stagione in maglia Knicks. Il fatto che New York abbia vinto 8 delle prime 15 gare indipendentemente dalle altalenanti prestazioni di Randle, e in generale del quintetto, certifica il fatto che Thibodeau quest’anno abbia in mano un organico di livello sicuramente superiore.

Ma sottolinea anche in maniera inequivocabile quanto l’aggiunta di talento non si traduca automaticamente in un immediato miglioramento. Il vantaggio per Randle e per i suoi Knicks in questo momento è il credito accumulato nella scorsa stagione che sta permettendo alla squadra di lavorare con maggiore serenità rispetto alle precedenti edizioni newyorkesi. Il cambio di rotta della franchigia nelle ultime due stagioni è palese, ma soprattutto apprezzato e condiviso da tifosi e media della Grande Mela.

La credibilità del numero 30 è addirittura superiore dopo la trasformazione da giocatore più criticato del roster 19-20 a semidio della cavalcata 20-21. E’ stata proprio la modalità in cui Julius Randle ha incassato i fischi della sua prima stagione in maglia blu-arancio, come ha abbassato la testa mettendosi al lavoro e soprattutto come ha risposto con i fatti, trascinando i Knicks ai playoff per la prima volta dal 2013, a renderlo il giocatore che incarna alla perfezione la filosofia cestistica newyorkese. Per fare l’avvocato del diavolo si potrebbe anche pesare in maniera differente la breakout-season di Randle se messa in prospettiva con la scadenza contrattuale.

Randle/Thibodeau: gloria o fallimento assieme

Senza però dimenticare che in estate il lungo texano ha voluto fortemente il rinnovo con i Knicks rinunciando a parecchi dollari per lasciare a New York una buona flessibilità salariale nelle prossime 4 stagioni. Una valutazione più accurata invece andrebbe fatta sulle tempistiche necessarie a Randle per trovare la sintonia con il nuovo assetto della squadra. L’ex giocatore di Lakers e Pelicans ha avuto bisogno di un’intera stagione per adattarsi al ruolo richiestogli da NY per cui non sarà di certo immediato l’adattamento al nuovo quintetto con Walker e Fournier, oltre al rientrante Robinson. Un processo però necessario per i Knicks che hanno investito Randle con il ruolo di faro assoluto della squadra, ma stavolta le tempistiche dovranno essere sicuramente più brevi se New York vorrà esaudire le aspettative.

Il grande vantaggio per il prodotto di Kentucky è l’incondizionato supporto che storicamente Thibodeau riserva alle proprie stelle, anche a discapito della crescita di alcuni giocatori (in questo caso Obi Toppin) e di qualche risultato. Il Coach of The Year in carica farà qualsiasi cosa per mettere Randle nelle condizioni ideali per esprimere tutto il suo potenziale.

Ritorno al futuro


Il campione al momento è ancora troppo ridotto per valutare sia Julius Randle che i New York Knicks, ma nel frattempo sono arrivate la vittoria su Houston, faticando più del previsto, il k.o. maturato solo nei minuti finali a Chicago e il successo contro i Lakers, privi di LeBron James per squalifica. Il record (10-8) resta perfettamente in linea per la corsa ai playoff e per provare a confermarsi tra le prime 6 squadre della Eastern Conference, ma la continuità anche all’interno della stessa gara continua a latitare.

La panchina di New York al momento è una delle migliori 5 dell’intera NBA per produzione ed impatto sui due lati del campo, mentre il quintetto è decisamente uno dei peggiori. Thibodeau sta provando a trovare un equilibrio tra queste due anime mescolando carte ed interpreti, ma una squadra con queste ambizioni ha la necessità di trovare il prima possibile un’armonia definitiva. Sicuramente non manca il tempo, visto che siamo soltanto a fine novembre, e non manca la volontà, stando alle dichiarazioni dei principali interpreti, ma soprattutto non manca la capacità allo staff tecnico di trovare soluzioni.

Il fulcro della questione resta però Julius Randle ed è proprio la qualità delle sue prestazioni, in particolare delle sue letture e del suo linguaggio difensivo, a dover salire di livello per permettere a New York di confermare davvero i progressi mostrati la scorsa stagione. Magari con l’obiettivo di fare anche un ulteriore passo in avanti in primavera.

Tags: KnicksNew Yorkrandle
Jacopo Bianchi

Jacopo Bianchi

Professional Journalist - Columnist @TheShotIT - Host of "Basket Time" @ https://teletutto.it

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gordon geko
gordon geko
25 Novembre, 2021 3:59 pm

mi pare evidente che Walker e Fournier siano giocatori che fanno pagare dazio sistematicamente in difesa e al massimo puoi cercare di coprirne uno, in ogni caso la difesa dello scorso anno se la scordano. Se poi ci mettiamo che anche in attacco sono discontinui il gioco non ne vale la candela

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