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Charlotte, non solo LaMelo
Hayward e Rozier i closer

Filippo Barresi by Filippo Barresi
17 Marzo, 2021
Reading Time: 7 mins read
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Charlotte Lamelo

Copertina a cura di Alessandro Cardona / Getty Images

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La nuova versione degli Charlotte Hornets sta lentamente prendendo forma e, dopo molte stagioni, nel North Carolina possono finalmente essere fieri di aver accatastato un record di vittorie sopra il 50%. Un risultato di questo genere intorno a metà stagione non accadeva ormai dalla lontana annata 2016-2017, quando ancora Kemba Walker lottava senza molto aiuto per concedere alla squadra un po’ di notorietà.

Tuttavia l’imperativo dettato da Coach Borrego, ribadito più volte durante il suo intervento nel prepartita contro Sacramento, al quale The Shot ha partecipato via Zoom, è quello di mantenere altissimo il livello di concentrazione:

“Qui non stiamo festeggiando, dandoci pacche sulla schiena per essere sopra il 50% di vittorie. Tutto questo deve diventare la normalità, dobbiamo continuare a giocare una buona pallacanestro”.

James Borrego nel pre partita di Charlotte-Sacramento

Il messaggio è decisamente chiaro, il percorso di miglioramento complessivo di questa giovane squadra è ancora molto incerto e in divenire. Oggi il record può essere positivo, ma dopo un brutto periodo tutto quanto di buono fatto potrebbe essere spazzato via con facilità. Il concetto rimarcato dall’allenatore degli Hornets riguarda la necessità di costruire con il tempo abitudini vincenti, perché le squadre che giocano con consistenza si trovano costantemente in questa situazione di classifica.

 

LaMelo e lo sviluppo dei giovani

La ricostruzione degli Hornets affonda le sue origini nel cambio di gran parte delle figure dirigenziali che assistono l’illustre presidente della franchigia, Michael Jordan. I principali artefici di questo nuovo modus operandi sono Mitch Kupchak e lo stesso James Borrego che in questo breve lasso di tempo hanno incentrato la quasi totalità del loro lavoro sullo sviluppo dei giovani giocatori che compongono questa squadra. In questa prima metà di stagione si intravedono i primi, acerbi, frutti.

Osservando la composizione del roster, notiamo che ben 13 giocatori sui 15 disponibili sono stati selezionati da Charlotte al Draft. Questa modalità di costruzione risulta fondamentale per un piccolo mercato dalla scarsa attrazione come quello della Queen City. Per questo motivo è stato pesantemente potenziato il lavoro della parte di scouting e di sviluppo dei componenti della squadra. Si cerca quindi di “pescare” al meglio delle possibilità e di far crescere i propri talenti direttamente nei primi anni delle loro carriere, senza fare un pesante affidamento sul mercato dei free agent.

LaMelo Ball è sicuramente l’esempio più lampante di questa filosofia portata avanti negli ultimi anni, il giocatore era molto discusso in fase di avvicinamento allo scorso Draft e Charlotte, che ha avuto la fortuna di portelo selezionare con la terza scelta assoluta, sta dimostrando di poterlo mettere nelle migliori condizioni possibili per avere successo, anche a costo di reinventarsi completamente. Il suo arrivo ha infatti spinto lo staff e i suoi compagni di squadra a giocare a un ritmo molto più elevato, stile che il prodotto di Chino Hills predilige.

LaMelo riesce a catturare l’attenzione dell’osservatore casuale la maggior parte delle volte, tuttavia intorno la point guard titolare è affiancata da una serie di giovani parte integrante di questo progetto di sviluppo. PJ Washington, Miles Bridges, Malik Monk, Devonte’ Graham e una lunga lista di talenti acerbi scelti al secondo giro si alternano con dubbia costanza per cercare di aiutare la squadra ad acciuffare i playoff.

In questa amalgama di buoni giocatori di ruolo, è spesso possibile trovare il protagonista di serata che l’allenatore degli Hornets usa ad hoc per determinate situazioni. Contro i Kings, nel primo tempo nessuno era in grado di opporre una difesa quantomeno accettabile a De’Aaron Fox e per questo motivo è stato ripescato dalla fine della panchina Cody Martin. Nel dopo partita Borrego ha applaudito la sua prestazione difensiva e la sua affidabilità ogni qual volta viene chiamato in causa. Lo staff si fida di tanti componenti dell’organico, oltre la rotazione consueta.

Tuttavia, sarebbe riduttivo ricondurre il concetto di sviluppo ai soli giocatori e Borrego lo sa. Difatti, imbeccato sulla sfida di crescere come capo allenatore allo stesso ritmo dei suoi talenti ha risposto così:

“Sto crescendo proprio come loro, voglio migliorare, e questa è la mia mentalità da sempre. Questo gruppo mi ispira a farlo, è allenabile, [i giocatori] vogliono migliorare e io mantenere questo ritmo. Se vogliamo fare il prossimo passo avanti dobbiamo migliorare tutti quanti e questa è la base del nostro programma, il centro degli Hornets. Tutti ci spingiamo reciprocamente a migliorare: dai 15 giocatori allo staff tecnico”.

James Borrego nel pre partita di Charlotte – Sacramento

 

Rozier e Hayward ci sono quando conta

Dare tanto spazio e responsabilità a giocatori con poca esperienza porta inevitabilmente ad avere problemi di consistenza nel corso della lunga stagione NBA. Gli Hornets difatti hanno avuto un rendimento molto altalenante che solo nelle ultime settimane sembra aver raggiunto una parvenza di solidità. Che andrà verificata alla luce della prossima serie di partite: dovranno affrontare 11 trasferte su 13 gare.

Proprio nei momenti di difficoltà all’interno della stagione o della singola uscita salgono in cattedra i talenti con più esperienza NBA: nella vittoria contro Sacramento ci hanno pensato Hayward e Rozier a concretizzare lo sprint nel finale. Questi giocatori si caratterizzano per un percorso simile: elementi importanti per i Boston Celtics poi lasciati liberi di cercare una nuova casa nelle sessioni estive di mercato. Entrambi sono approdati a Charlotte, soprattutto a fronte di uno sforzo economico fuori dal comune mostrato dalla franchigia di Jordan.

In molti, nei diversi momenti delle firme, hanno criticato l’ammontare speso per assicurarsi le loro prestazioni. Gli Hornets non hanno badato a spese perché sapevano quanto fosse importante per una squadra così giovane avere dei punti fermi nel corso di una stagione. Hayward e Rozier portano sul campo un rendimento costante, fatto di impegno difensivo e di efficacia offensiva e questo atteggiamento impatta positivamente su qualsiasi altro giovane compagno.

La giocata decisiva che ha permesso agli Hornets di mettere la testa avanti nel finale contro Sacramento porta proprio la firma dei due ex-Celtics. Il tutto parte da una buona rotazione difensiva di Hayward che, con la complicità di Rozier, si ritrova successivamente in campo aperto e conclude con una schiacciata and-one fenomenale ai danni di De’Aaron Fox.

 

Questa schiacciata ha portato alla mente la versione Utah Jazz di Gordon Hayward che in molti avevano colpevolmente dimenticato. Queste giocate fanno la differenza nell’arco della stagione e poter contare su veterani di questo tipo sta aiutando Charlotte enormemente. Nel post partita è stato proprio il protagonista dell’azione a portarci dentro questo momento decisivo:

“Volevo fare una giocata, volevo sfidarlo [Fox]. Quando ho ricevuto il passaggio l’ho visto, è molto atletico, sapevo che avrebbe tentato di contestare il tiro. In quelle situazioni non puoi finire con un appoggio, devi provare a schiacciare e ce l’ho fatta. È stata una giocata decisiva per la squadra”.

Gordon Hayward nel post-partita di Charlotte – Sacramento

 

La gestione del doppio binario

Non è facile gestire al meglio questa situazione parallela tra lo sviluppo di giovani talenti e la consistenza in ogni partita stagionale, soprattutto se l’ambizione è quella di acciuffare un posto nei playoff della Eastern Conference. Al momento il lavoro fatto da Borrego e dal suo staff è più che convincente, il sesto posto a Est con un organico così giovane ne è la prova lampante.

Equilibrare il minutaggio dei giovani giocatori richiede di fare scelte a volte difficili. Ad esempio, nella partita contro i Kings l’impiego di LaMelo Ball è stato abbastanza limitato per via di uno scarso impegno difensivo opposto all’attacco dei Kings nella prima parte della gara. Con giocatori così acerbi è normale affrontare con frequenza questo tipo di serate e Borrego in questi casi non esita e opta per una riduzione del minutaggio, soprattutto se l’impegno e l’energia non sono del livello richiesto.

Questa modus operandi derivante dalla “scuola” Spurs, è stato utilizzato sinora per tutto il corso della stagione ed è servito come motivazione e strumento di crescita per la giovane stella degli Hornets. Nel quarto finale della partita, LaMelo era molto più attento e sembrava aver già assimilato la “punizione” del suo allenatore e questo è un segnale importante.

L’apice per il percorso di sviluppo di questa stagione sarebbe l’approdo ai playoff. Un palcoscenico del genere permetterebbe a tutti i componenti della squadra di poter fare tesoro di un contesto competitivo unico e irreplicabile, a detta dello stesso Borrego:

“Ovviamente, la strada è ancora lunga. Non c’è niente come l’esperienza dei playoff, il livello, la concentrazione, l’attenzione nei dettagli, permettono di accelerare lo sviluppo come squadra e come giocatori”.

James Borrego nel pre partita di Charlotte – Sacramento

Raggiungere questo traguardo permetterebbe di confermare il percorso di sviluppo intrapreso recentemente dai “nuovi” Hornets e potrebbe rappresentare l’inizio di un periodo più sereno con protagonista un giovane gruppo di giocatori capitanati da Ball. A Charlotte oltre l’immediato si pensa a creare una cultura vincente: non sarà un percorso facile, ma le premesse sembrano convincenti.

Tags: charlottecharlotte hornetsHornetsLaMelo BallMitch KupchakTerry Rozier
Filippo Barresi

Filippo Barresi

Studente di ICT all'Università di Torino, da sempre appassionato di sport. Calciofilo e Sampdoriano dalla nascita anche se da circa sei anni è sulle orme dell'NBA e degli Charlotte Hornets. Molto probabilmente non avrà l'occasione di assistere a successi sportivi.

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