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Guida ai 76ers senza Embiid
Harris è la vera chiave

Cesare Russo by Cesare Russo
15 Marzo, 2021
Reading Time: 8 mins read
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Tobias Harris

Copertina a cura di Marco D'Amato / Getty Images

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Che siano in cima alla classifica o nelle posizioni più in fondo, i Philadelphia 76ers, dal GM al tifoso più casual, avranno sempre una preoccupazione costante: ogni volta che Joel Embiid va in aria e atterra non perfettamente, sentono tutti un brivido lungo la schiena, per paura di un infortunio un po’ più grave degli altri, che privi la squadra di un talento così straordinario e così significativo per la città e la franchigia.

Inutile dire che, dai secondi successivi all’atterraggio non perfetto contro i Wizards nella notte tra sabato e domenica, al “buon” esito delle radiografie, reso noto nel nostro primo pomeriggio di domenica, la paura che il principale candidato all’MVP sarebbe rimasto lontano dai campi a lungo è stata tanta.

Fortunatamente, gli esami non hanno rivelato nessun danno strutturale, solo una brutta contusione ossea che lo terrà dai campi per, si stima, un mesetto.
Probabilmente questo gli costerà il premio di MVP, ma rivedendo il video dell’infortunio poteva decisamente andare peggio.

I 76ers dovranno dunque fare a meno della loro stella per un considerevole numero di partite, una missione da sempre difficile per Philadelphia, che però ha delle valide carte per provare a rendere il meno pesante possibile quest’assenza e alcune di queste sono già state messe in mostra nella schiacciante vittoria di stanotte contro gli Spurs per 134-99. Nella notte infatti, il Wells Fargo Center, per la prima volta con uno sparuto numero di tifosi presenti, ha potuto celebrare una vittoria esaltante ed ha avuto un assaggio di come giocherà la loro squadra senza Joel Embiid.

 

Il contributo di Ben Simmons

La prima risorsa per coach Rivers sarà, ovviamente, Ben Simmons. La point guard australiana dovrà fare un salto di qualità che ha già fatto, durante la scorsa stagione (a gennaio, con Embiid fuori per nove partite, forse il miglior basket di Simmons finora: 20 punti col 65% al tiro, 9 rimbalzi, 7 assist, 2 rubate e solo tre palle perse a partita, oltre al solito dominio difensivo difficilmente misurabile statisticamente) ma anche quest’anno, contro i Jazz, segnando 42 punti conditi da 9 rimbalzi e 12 assist.

Stanotte ha giocato una partita più conservativa, solo 9 tiri tentati, preferendo affidarsi ai compagni (9 assist) che hanno risposto presente con una grande serata al tiro, 57% complessivo col 50% dal perimetro.

Un Ben Simmons più al centro del gioco dovrebbe tra l’altro portare ad un aumento delle triple tentate, un problema già presente nella squadra ma coperto dall’eccellenza offensiva di Embiid. Le 29 triple a partita tirate finora potrebbero non bastare e, se è vero che 3 punti sono meglio di 2, potrebbero anche essere una delle vie più facili per recuperare il gap di punti che Embiid porta con sé fuori dall’equazione.

 

Il vero x-factor: Tobias Harris

Per rimanere in cima alla Eastern Conference, occorre però che anche gli altri elementi del roster facciano un passo avanti, a partire da Tobias Harris, ancora una volta X-Factor nei successi dei Sixers.

La sua stagione sta forse passando inosservata, ma è probabilmente il giocatore più costante dei 76ers: pochi picchi positivi, solo una volta sopra i 30 punti (36), nella stessa partita contro Utah appena citata, ma anche pochissimi “bassi”. Rivers gli ha cucito un ruolo da seconda bocca da fuoco che Harris ha totalmente fatto suo, rendendo al meglio e segnando spesso nei momenti importanti della partita.

Tra i motivi di quest’ottima stagione, c’è senz’altro il fatto che palleggi meno: Harris è un giocatore molto abile nel prendere decisioni rapide, tenendo in scacco l’avversario fin da subito con la sua completezza offensiva. Più tempo passa con la palla in mano, più emergono le sue difficoltà e più tende a mancare di freddezza.

 

La partita di stanotte ci fornisce un buon esempio: quando si è trattato di battere l’avversario velocemente, Harris non ha avuto nessun problema, chiunque avesse di fronte, lo dimostrano i 23 punti segnati. Quando si è ritrovato in 1v1 lunghi, invece, ha avuto numerose difficoltà nonostante il suo avversario fosse quasi sempre White, certamente un ottimo difensore, spesso sottovalutato, ma che dovrebbe rappresentare per l’ex-Clippers un valido mismatch sul piano fisico, non sfruttato al meglio.

 

Nonostante l’assenza di Embiid aumenterà inevitabilmente i possessi difficili, è anche vero che i Sixers potrebbero alzare le marce e giocare più velocemente seguendo i ritmi di Ben Simmons, molto affini a quelli di Harris. Per questo motivo, non è affatto scontato che torneremo a vedere il Tobias Harris spesso negativo della scorsa stagione, anzi: nelle sette partite senza JoJo in campo questa stagione, Harris passa da 20 punti di media a 24, aumentando anche le percentuali (notevole quella da 3, dal 40% al 48%). Se questo trend dovesse confermarsi, la pendenza della salita diminuirà di molto.

Vogliamo essere ottimisti? Delle 3 partite giocate dopo l’All-Star Game, contro Chicago, Washington e San Antonio, Simmons ne ha giocato solo una, quest’ultima, Embiid ne ha giocata mezza, contro Washington, e Harris le ha giocate tutte, tre vittorie con 25+ di vantaggio

 

Alla ricerca del sostituto di Embiid

Un terzo ruolo chiave per supplire una mancanza così grave è ovviamente proprio quello lasciato scoperto dall’All-Star camerunense.

I due che si spartiranno la gran parte dei minuti sono Howard e Bradley, due giocatori per molti versi simili, ma con alcune differenze che Rivers sta già sfruttando e continuerà a fare. Howard per esempio è un giocatore complessivamente molto più talentuoso e, nonostante le 17 stagioni sul contachilometri, rimane atleticamente ben sopra la media NBA, con un’esplosività sul singolo gesto raramente pareggiabile dai pariruolo. Per questi motivi, viene usato molto di più in attacco di Bradley.

Se l’ex Pistons viene coinvolto, poche volte, in pick and roll semplici e spesso senza essere servito, con Howard in campo Rivers non si fa problemi ad utilizzare gli stessi set che usa con Embiid: anche stanotte, le azioni con Howard in punta e la palla in mano sono state più di quelle che ci aspetteremmo e, va detto, raramente danno esiti negativi: a quanto pare, come la versione a fumetti, anche questo Superman ha la supervista, con cui trova letture e passaggi tutt’altro che banali.

 

Di contro, la sua estrema verticalità lo penalizza molto, spingendolo a falli molte volte inutili ed evitabili, tra ricerca eccessiva della stoppata e spinte a rimbalzo offensive. Da questo punto di vista, Bradley rappresenta un’opzione più sicura, difendendo il ferro in maniera più tradizionale e aspettando con più calma l’avversario sotto canestro.

Complessivamente, pur essendo centri tradizionali, la loro natura di “rim runner” permetterà di mantenere un ritmo offensivo elevato e rappresenteranno una valida opzione per Simmons, anche senza garantire delle spaziature da manuale.

Oltre ai due centri di ruolo, è probabile che vedremo Rivers sperimentare quintetti con Simmons centro, in particolare nei minuti di difesa a zona, che abbiamo già visto poter essere letale nella vittoria in rimonta contro i Pacers, anche allora senza Embiid. Già durante quella partita, sembra che Joerger, vice di Rivers, abbia preso da parte l’head coach per chiedergli di sfruttare questa soluzione in ogni allenamento.

L’efficacia di questa soluzione risiede nella possibilità di coprire le difficoltà di Simmons nella protezione del ferro, unica sua pecca difensiva, grazie alla zona, permettendo così di godere dei privilegi offensivi che scaturiscono dal fatto di avere un giocatore come l’australiano nel ruolo di centro e quattro tiratori sul perimetro. Un’ulteriore arma a disposizione da questo punto di vista è Mike Scott, che sembra essere tornato nella sua miglior condizione fisica, dopo una stagione e mezza passata a combattere acciacchi e fastidi.

Il ruolo di centro sarà anche e soprattutto un problema difensivo. Come abbiamo detto, Howard e Bradley sono centri tradizionali, a cui non si può chiedere letture o azioni difensive troppo lontane dalla protezione del ferro più basilare. Questo non si discosta molto, sulla carta, da quella che è la difesa dei 76ers con Embiid in campo che, pur avendo aumentato la varietà difensiva (forse ricorderete il problema micidiale nella difesa ai playoff contro i Celtics, in cui Tatum ha sguazzato negli spazi lasciati liberi dai pick and roll difesi con una tradizionale drop defense), rimane un centro che ormai raramente prova a marcare esterni sul perimetro come nelle prime stagioni.

La differenza sta allora, comprensibilmente, nella capacità di difendere in questo modo. Embiid è probabilmente il miglior intimidatore della lega dopo Gobert, la sua presenza sotto canestro non rende solamente difficili i canestri nei pressi del ferro, ma li rende un’opzione meno desiderabile di altre, spingendo l’avversario al passaggio o al tiro forzato dalla media. Questo non succede con nessuno dei due centri Sixers e si è visto stanotte: gli esterni Spurs hanno avuto una grande libertà, trovando troppo spesso una via facile per il ferro.

 

Non potendo sostituire Embiid con un solo giocatore, la soluzione deve trovarsi nei cinque giocatori in campo come gruppo. Durante la partita, la difesa Sixers è ricorsa ad un uso più intenso degli aiuti difensivi, in particolar modo Danny Green ha disputato un’ottima partita difensiva, staccandosi dal perimetro per aggiungere un corpo in più sotto canestro. Questo lascia però un tiratore scoperto sul perimetro. Ancora una volta, starà alla squadra lavorare sulle rotazioni affinché recuperino completamente lo svantaggio o lo lascino nelle mani di un tiratore poco efficiente.

 

Difficilmente tutte le prossime partite finiranno con quasi 50 punti di vantaggio e questa, tra il ritorno dei fan e tutti i giocatori che hanno risposto presente nella prima partita senza Embiid, è stata una notte straordinaria. Joel Embiid, specie questo Joel Embiid, è insostituibile, ma i 76ers possono mantenere la posizione tra le prime ad est. “Serve lo sforzo di tutti“, come ha detto Harris dopo la partita.



Tags: HarrisPhiladelphiaPhiladelphia 76erssixers
Cesare Russo

Cesare Russo

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