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5 gregari che potrebbero decidere la stagione

La Redazione by La Redazione
10 Marzo, 2021
Reading Time: 14 mins read
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Copertina a cura di Sebastiano Barban / Photo credits: Getty Images/AP Photos/The Philadelphia Inquirer

Copertina a cura di Sebastiano Barban / Photo credits: Getty Images/AP Photos/The Philadelphia Inquirer

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Mai come in questi ultimi anni l’NBA è dominata dalle sue superstar, i simboli della Lega in giro per il mondo. Si parla sempre di quanto possa pesare una determinata stella nell’economia di una squadra, di quanto sia capace di trascinare un’intera franchigia al successo. Forse però, si guarda un po’ troppo poco alle figure più nell’ombra, quelle che alla fine si rivelano capaci di spostare l’ago della bilancia tra il fallimento e il successo. Li chiamiamo gregari, comprimari, “role players”, una categoria così ampia che sulla carta può comprendere un numero davvero elevato di giocatori, ma che alla fine si restringe a quelli capaci di fare la differenza quando conta davvero.

Arrivati alle porte della seconda metà di stagione regolare, è giunto il momento di concentrarsi su quelle che potrebbero essere le chiavi decisive per il proseguo della stagione. Tra classifiche ancora corte, deadline in arrivo e playoffs non così distanti, il successo delle squadre più forti dipenderà anche da quanto riusciranno a rendere i loro giocatori di contorno. Ecco quindi 5 gregari di altrettante contender che potrebbero rivelarsi fondamentali nei prossimi mesi.

 

Jeff Green – Brooklyn Nets

di Francesco Perillo

Uncle Jeff è uno dei comprimari più validi della Lega. Ormai vicino alla soglia dei 35 anni, l’ex lungo dei Rockets si è incastrato perfettamente nei meccanismi dei Nets, una delle firme più sottovalutate della scorsa Free Agency. Green ha portato a Brooklyn le due caratteristiche principali che deve avere un veterano per ritagliarsi un ruolo stabile in NBA: leadership e cultura del lavoro. Entrambe si sono viste fin da subito al Barclays Center, in uno spogliatoio che ha la necessità di personalità importanti. Jeff sta viaggiando a 9.5 punti e 3.6 rimbalzi, con il 51% dal campo e il 42% dall’arco su 3.5 tentativi.

L’adattamento è stato immediato, e per un giocatore duttile come lui non poteva essere altrimenti. Steve Nash lo sta utilizzando in maniera molto mobile, sia da 4 che da 5 per allargare il campo. Considerando che i Nets hanno appena aggiunto Blake Griffin al reparto lunghi, sarà interessante vedere come divideranno i minuti tra loro due, Jordan, Claxton e Brown, vero jolly dell’organico.

Il quintetto più utilizzato, con il roster al completo, vedeva Harden-Irving-Harris-Durant-Green. Spaziature di livello altissimo, con Offensive Rating di 125.6 e Net Rating di +17.4. Il campione è ancora molto ridotto, poco più di 75 minuti a causa dello stop di Durant, ma sarà un quintetto che rivedremo molte volte nei prossimi mesi. Come per Harris e gli altri, la presenza di tre star magnetiche permette di avere quasi sempre buoni tiri nelle mani. Green non ha mai tenuto percentuali dall’arco così alte, se non nella parentesi con Houston dello scorso anno, e più del 60% delle sue conclusioni sono smarcate.

 

In questa situazione c’è un chiaro errore di Osman che rimane a centro area nonostante il movimento di Harris. Prince si trova a metà tra Joe e Green, e decide di battezzare quest’ultimo per evitare l’extra-pass nell’angolo. Tripla aperta nella sua zona di campo preferita, visto che tira con il 4% in più da quella posizione.

 

Jeff è anche uno dei migliori bloccanti nel roster. La sua compatibilità con Harden si era già potuta vedere nella bolla di Orlando, ma in questo sistema si sta rendendo ancora più efficace, come si nota dalle due clip. In situazioni di Pick&Pop è assolutamente letale e le attenzioni su Harden gli permettono di staccarsi dalla marcatura per prendersi un tiro aperto senza difficoltà. Da rollante Green produce 1.5 punti e sta tirando con il 47% di Effective FG%, continuando a dimostrarsi efficace anche come tagliante con il 63%, come testimoniano i video sottostanti.

 

Oltre ad essere un tassello importante nella metà campo offensiva, il numero 8 è importante anche in quella difensiva. Il fisico e la mobilità gli permettono di marcare più ruoli e di rimanere una presenza valida sotto canestro, nei momenti in cui Nash sceglie di andare “piccolo”. Green è un giocatore con uno spiccato IQ difensivo, e la sua verticalità gli permette di non subire in modo eccessivo i lunghi più strutturati.

 

In entrambe le clip Green è abile ad abbassare le braccia al momento giusto. Nel secondo video scala in aiuto su Ayton, impedendogli di sfruttare il mismatch, chiudendo la linea di passaggio nell’angolo e approfittando della palla scoperta per sporcarla e far partire la transizione.

Ora toccherà a Nash trovare la rotazione giusta per il suo reparto lunghi, ma la sensazione è che questa squadra non si priverà di lui nei momenti importanti. Al momento è molto probabile che il quintetto in campo nel finale, quando le partite inizieranno a contare, sarà composto proprio dai protagonisti citati il precedenza, con Green da stretch 5, in attesa di vedere in quali condizioni si farà trovare Griffin. La certezza è che quando si parla di comprimari, il nome di Uncle Jeff sia ancora tra quelli più solidi in giro per la Lega, e i Nets continueranno a puntarci durante tutta la corsa per il titolo.

 

Serge Ibaka – Los Angeles Clippers

di Lorenzo Pasquali

Serge Ibaka sta avendo una stagione abbastanza sottotono. La scelta del coaching staff di farlo partire in quintetto ha aperto gli spazi a Paul George e Kawhi Leonard in attacco- che non a caso stanno avendo la loro migliore stagione in carriera in cabina di regia -, ma a parte le migliori spaziature offerte in attacco, il resto della produzione del giocatore congolese ha abbastanza lasciato a desiderare.

In attacco alterna serate positive al tiro a partite in cui sembra non riuscire a trovare il canestro in nessun modo, nemmeno avvicinandosi al ferro chiamando palla in post ai compagni. L’aspetto forse più snervante per chi osserva la squadra è proprio quando decide di ricevere palla spalle a canestro, pensando di poter sfruttare un vantaggio fisico sul cambio difensivo. In questo inizio stagione non è quasi mai riuscito a punire la difesa: non soltanto contro James Harden nelle due partite contro i Brooklyn Nets, ma contro qualsiasi esterno Ibaka sembra far fatica a concludere e anzi, non raramente si accontenta di un tiro dalla media in allontanamento.

Another perk of Harden’s elite post defense: other teams haven’t caught on yet. Here, Batum and Ibaka (incorrectly) point out a mismatch, and LA settles for a bad shot. pic.twitter.com/HArjqykEjC

— Alec Sturm (@Alec_Sturm) February 4, 2021


In difesa non è negativo per la squadra, ma – soprattutto paragonandolo alla sua controparte Ivica Zubac- è evidente che gli esterni avversari abbiano meno paura ad attaccare il pitturato con lui in campo rispetto al croato. Lo schema difensivo non varia quando i Clippers hanno un centro in campo: giocano sempre drop, con l’obiettivo di invitare l’attacco a prendersi dei floater.

I Clippers finora hanno chiuso le partite col quintetto piccolo (Batum-Morris da lunghi) o con Zubac, ma è chiaro che in alcuni matchup potrebbe essere più utile un ibrido tra i due assetti: se Ibaka vuole aiutare ancora più concretamente dovrà essere il ponte ideale tra queste due anime dei Clippers. Alla sua tredicesima stagiona NBA- e dopo i Playoff giocati nella bolla di Orlando con i Toronto Raptors – è plausibile che il suo impiego stia venendo dosato con cura, in attesa dello sprint finale.

Non ci resta che vedere se Ibaka e il coaching staff hanno ancora qualche asso nella manica da mostrarci, o se invece siamo arrivati alla prima vera stagione in declino del giocatore ex Raptors.

 

Donte DiVincenzo – Milwaukee Bucks

di Francesco Cellerino

Dopo essersi meritatamente guadagnato il posto fisso in quintetto, Donte ha mostrato solo in parte i progressi che la franchigia e i tifosi si aspettavano da lui. La sua stagione è stata finora assolutamente positiva, ma gli è mancata un po’ di continuità nelle prestazioni nella metà campo offensiva, che sono state altalenanti a fronte di un minutaggio invece piuttosto stabile.

Il principale punto di domanda riguarda ancora una volta il tiro dall’arco, anche se sembrerebbe strano metterlo in dubbio a fronte di una stagione in cui finora ha tirato col 38.4%, migliorando per il terzo anno di fila in modo sensibile percentuale e volume. DiVincenzo si prende i tiri da tre visibilmente con più fiducia e la sua forma di tiro sembra molto pulita: perché allora considerarlo un punto di domanda? La risposta sta nel palcoscenico in cui i Bucks devono ancora riuscire a imporsi – i playoffs – dove le squadre avversarie tendono a difendere in modo diverso, scommettendo di più sulle percentuali al tiro degli avversari meno pericolosi.

Donte ha infatti tirato in modo decisamente altalenante, passando dal 61.5% delle prime 5 gare al 29.7% delle 14 gare di gennaio, per poi risalire al 40% delle 15 gare di febbraio: quale versione mostrerà ai playoffs? Se i suoi numeri si stabilizzassero, per le difese diventerebbe davvero difficile battezzarlo anche nei momenti caldi della stagione, liberando spazio – neanche a dirlo – per le incursioni di Antetokounmpo e compagni.

Un discorso simile può essere portato avanti per quanto riguarda le sue incursioni al ferro: Big Ragu è bravissimo a tagliare o a sfruttare i raddoppi su Giannis per liberarsi nel dunker spot e segnare indisturbato, ma a volte fallisce la conclusione quando viene sbilanciato, mostrando di dover crescere ancora nella capacità di assorbire i contatti.

 

Durante gli scorsi playoffs, Donte aveva già mostrato dei lampi positivi in queste situazioni e la speranza per i Bucks è che i suoi errori si riducano al minimo e che si affermi sempre di più come una minaccia nei pressi del ferro, punendo sistematicamente le disattenzioni e i raddoppi dei difensori.

 

Difensivamente invece sta facendo un lavoro incredibile, dividendosi i compiti di marcatura degli esterni più pericolosi soprattutto con Jrue Holiday e rubando come suo solito un’infinità di palloni sporcando le linee di passaggio e ripartendo in contropiede.

DiVincenzo avrà un ruolo fondamentale nella rotazione dei Bucks ai playoffs, ma dalla sua continuità offensiva potrebbero dipendere anche alcune scelte difensive di Coach Budenholzer: se il tiro pesante dovesse entrargli, Milwaukee potrebbe schierare un difensore fenomenale come Torrey Craig, i cui grossi limiti al tiro verrebbero coperti dalle spaziature garantite dai compagni.

 

Kentavious Caldwell-Pope – Los Angeles Lakers

di Andrea Poggi

Un giocatore che è stato di notevole importanza per la vittoria del titolo è Kentavious Caldwell-Pope. KCP è diventato il terzo violino de facto della squadra, andando a garantire quel supporto necessario per vincere, oltre a quello fornito dalle due super star. L’incredibile post-season ha garantito a Pope la possibilità di mettersi in mostra e, grazie a ciò, ha potuto firmare un ottimo contratto in off-season da 39 milioni di dollari in 3 anni.

Lo straordinario periodo di forma è continuato anche ad inizio stagione. Pope, infatti, ha fatto registrare numeri incredibili soprattutto per quanto riguarda le percentuali da 3 dove ha tenuto il 44% per le prime ventiquattro gare. La sua pericolosità dall’arco ha permesso all’attacco dei Lakers di mettere in crisi facilmente le difese avversarie. Qui vediamo come il flebile tentativo di aiuto sia punito dalla tripla in angolo di KCP (dopo un non banale passaggio di James dal post).

 

Anche in situazioni di transizione KCP ha dato man forte, dimostrandosi un ottimo ricevitore per i passaggi dei compagni. In questo caso LeBron prende la corsia centrale e la difesa, inizialmente schierata bene, non può far altro che collassare sulla penetrazione di James; ciò lascia libero il numero 1 in angolo il quale converte il passaggio in assist.

 

La guardia dei Lakers riesce a dare il suo notevole contributo non solo in attacco, ma anche in difesa. La scorsa stagione, soprattutto ai playoffs, è stato utilizzato molto come difensore primario – alternandosi con Green nella marcatura dei vari Lillard e Murray della situazione -, per ovviare all’assenza di Avery Bradley.

Quest’anno, con Schröder in squadra e un sistema difensivo ben diverso rispetto a quello dell’anno scorso, KCP è tornato a difendere molto più spesso le guardie rispetto alle PG avversarie. Nella clip seguente vediamo come KCP legga molto bene l’attacco di Dallas: staccandosi dal lato debole riesce ad intercettare il pallone destinato a Finney-Smith e, non serve dirlo, questo porta ad un facile canestro in contropiede.

 

Da quando si è infortunato Davis (le ultime 9 gare), Caldwell-Pope è calato nettamente di rendimento: tenta 0.8 triple in più a partita e le converte con il 32%, -11% rispetto alle prime 24 partite. L’infortunio ha modificato le rotazioni e gli equilibri di gioco in casa LA e come conseguenza sono venuti fuori i limiti di alcuni comprimari, costretti a fare gli straordinari, tra cui KCP.

Non è nulla di preoccupante, soprattutto perché il ritorno di Davis si avvicina sempre di più, ma questo fa capire quanto Pope sia dipendente dal contesto (senza Davis -8% di True shooting e senza LeBron -11%); se tolto dalla comfort zone e se chiamato a prendersi conclusioni leggermente diverse, ovviamente, il rendimento cala. Nonostante questo, KCP rimane un giocatore fondamentale per LA sponda Lakers, essendo perfettamente complementare alle due star e capace di incidere nei momenti importanti.

 

Shake Milton – Philadelphia 76ers

di Cesare Russo

Per anni, i 76ers hanno sofferto la mancanza di un sesto uomo dalle spiccate doti offensive, capace di segnare con e senza il pallone, completando tanto Simmons quanto Embiid. Milton ha dimostrato di possedere le capacità per coprire alla perfezione quello spot e questo lo rende una pedina fondamentale nello scacchiere Sixers.

Perché questo compito importante venga assolto positivamente occorre però che Shake trovi un tiro da tre che sta ben nascosto dall’inizio della stagione. Che siano i ritmi forsennati di questa stagione o l’aumento delle responsabilità arrivate con Doc Rivers alla guida della squadra, Milton sta attualmente tirando con il 31% da tre, meglio solo di Maxey e Thybulle.

Nella prima parte di stagione Milton riusciva spesso a mitigare questo problema con una grande aggressività al ferro, andando regolarmente in lunetta (in sei delle prime 12 partite ha tirato sei o più tiri liberi, nella scorsa stagione questo è successo una sola volta).

Un miglioramento nel concludere al ferro è tranquillamente alla portata di Milton che, pur essendo più abituato a giocare senza la palla in mano, ha senz’altro il talento e soprattutto i mezzi fisici per lavorare su questa soluzione.

Nella sconfitta contro i Nets del 7 gennaio, per esempio, Milton è riuscito ad essere uno dei migliori in campo nonostante l’1/4 da tre segnando in tutti gli altri modi possibili. Nonostante il tiro non entri, gli avversari lo marcano bene sul perimetro e questo gli dà un vantaggio sul primo passo per penetrare, dando la possibilità di sfruttare arresto e tiro, scarico o penetrazione. I 7 assist ne sono un’ulteriore dimostrazione provenendo in gran parte da scarichi o tentativi di penetrazione dopo il pick and roll.

Nell’ultima partita prima della pasua per l’All Star Game, la vittoria all’OT contro i Jazz, Milton è tornato su questa strada: nonostante il tiro sia mancato per tutta la partita, chiuderà a 0/4, è stato molto aggressivo, entrando spesso in area senza farsi spaventare da Gobert, con un ruolo importante nel cominciare il parziale decisivo per la rimonta tra terzo e quarto quarto.

Personalmente, credo che ad un certo punto nella stagione i tiri cominceranno ad entrare ad un ritmo molto più elevati, perché è la sua normalità e perché i tiri che sta sbagliando sono spesso tiri molto facili, frutto della spaziatura generata dai raddoppi su Embiid.

Ma se dovesse essere proprio un anno no da questo punto di vista allora dovrà trovare metodi alternativi per segnare i punti che serviranno ai Sixers, ed aumentare i viaggi in lunetta potrebbe essere la mossa vincente.

Ora non resta che attendere i playoffs…

Questo breve viaggio tra le contender ci ha regalato diversi spunti, che diventeranno ancora più fondamentali in chiave playoffs. In una stagione così compressa e con ancora tante incognite, il ruolo dei gregari potrebbe cambiare e assumere ancora più importanza da un momento all’altro per le varie squadre. Se la trade deadline sposterà sicuramente qualche tassello di rilievo tra le prime della classe, i nomi citati sembrano essere ormai dei punti fermi delle rispettive squadre.

Qualcuno dovrà confermarsi, qualcun altro alzare il livello, ma ognuno di loro ha tutti i mezzi per poter diventare decisivo quando sarà il momento di farlo, e tra pochi mesi potremo avere le risposte alle nostre domande.

Tags: Donte DiVincenzoKentavious Caldwell-PopePanchine NBAserge ibakaShake Milton
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