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Promossi e bocciati dell’All-Star Day

Francesco Contran by Francesco Contran
8 Marzo, 2021
Reading Time: 8 mins read
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giannis

Copertina a cura di Sebastiano Barban / Getty Images

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Nella notte si è tenuto l’All-Star Day 2021, con tutti gli eventi principali condensati in una sola serata. Come spesso accade, però, la partita delle stelle è stata quello meno interessante, pur con le ottime prestazioni di Curry e Antetokounmpo, nominato Kobe Bryant MVP . La decisione di Adam Silver di tenere ugualmente questo evento, pur in una pandemia e con un calendario molto condensato per i giocatori, non ha trovato l’approvazione di tutti i giocatori. Primo tra tutti LeBron James, che si è espresso contrario a un weekend che, a suo parere, si poteva tranquillamente evitare.

Per venire incontro alle esigenze di riposo dei giocatori, e anche per evitare troppi assembramenti, la lega ha deciso di eliminare il Celebrity Game, e anche il Rising Star Challenge, rispettivamente la partita dei VIP e quella riservata ai giocatori del primo e secondo anno. Il programma ha così visto nell’ordine Skills Challenge, Three Point Contest, seguiti dalla partita delle stelle nel cui intervallo si è tenuto lo Slam Dunk Contest. Andiamo insieme a raccontare e dare un voto agli eventi. Chi ne uscirà promosso? E chi bocciato?

 

Skills Challenge: promosso

Come accade quasi sempre, lo Skills Challenge è una competizione estremamente imprevedibile e che riserva molte sorprese. Non accade quasi mai che vinca il giocatore che nell’immaginario collettivo ha più skills, perché c’è anche un fattore fortuna molto importante. E anche quest’anno i favori del pronostico sono stati ribaltati.

I concorrenti in gara sono Dončić e Chris Paul, già ammessi al turno delle semifinali, che trovano come sfidanti rispettivamente i vincenti degli incontri tra Sabonis e Randle, e tra Covington e Vučević. Nessun problema per Domantas Sabonis: è perfetto nel passaggio, nel layup e nel tiro da tre punti, segnato al primo tentativo. Nulla può Julius Randle, che paga l’errore nel primo passaggio e non riesce a recuperare.

Lo stesso avviene anche tra Covington e Vučević, col centro dei Magic che accede al turno successivo segnando la tripla al primo tentativo. Si arriva così alla semifinale tra Sabonis e Dončić, con un Luka in tuta e maglia lunga che non dà l’idea di voler vincere a tutti i costi. E in effetti, proprio come i suoi predecessori, sbaglia il primo passaggio, per ben due volte, e quando Sabonis segna la tripla al primo tentativo ha a malapena segnato il layup.

La sfida tra Chris Paul e Vučević, sulla carta scontata, ha in realtà un risultato sorprendente. Entrambi i giocatori riescono senza problemi nel passaggio, ma CP3 sbaglia clamorosamente il layup, dando modo a Vučević di recuperare il terreno perso per la sua minor velocità palla in mano. Si arriva così al decisivo tiro da tre punti, con entrambi i giocatori tesissimi, che sbagliano malamente quelli che per loro sarebbero tiri facilissimi. Alla fine la spunta il montenegrino, per una finale tra lunghi.

Entrambi i lunghi estremamente precisi nella gara, con il tiro da tre punti ad essere per l’ennesima volta decisivo. Dopo un paio di errori grossolani da parte dei contendenti, il lungo dei Pacers si porta a casa il trofeo dello Skills Challenge, diventando uno dei pochi non americani a vincere questa sfida. Si aggiunge a Tony Parker, Karl Anthony-Towns, Kristaps Porziņģis e Steve Nash, non una brutta compagnia. Nel complesso una gara gradevole e sempre ricca di colpi di scena, promossa a pieni voti.

VOTO: 7.5

 

Gara del tiro da tre punti: promossa

In una lega sempre più incentrata sulla capacità di segnare dall’arco, non sorprende che questo evento sia il più atteso della serata. Con i migliori cecchini della lega a sfidarsi, è sempre difficile fare un pronostico, e ci sono molti colpi di scena.

Come per l’anno scorso, oltre ai cinque carrelli, nella gara del tiro da tre punti dell’All-Star Day ci sono anche i due palloni della Mountain Dew, posti a distanza siderale e dal valore di tre punti. Nei carrelli naturalmente sono presenti i palloni dal valore di un punto, e le moneyball dal valore di due punti, con un carrello pieno di moneyball da posizionare a discrezione di partecipanti.

Il primo a partire è Jayson Tatum, giovane stella dei Boston Celtics, che impressiona con un ottimo inizio e mantiene un buono smalto sul finale. 25 punti per lui per alzare subito l’asticella della competizione forse più interessante della giornata. Seguono i 22 punti di Zach Lavine, esordiente all’All-Star Game, ma già protagonista dello Slam Dunk Contest più spettacolare del decennio.

La guardia dei Bulls si comporta bene, ma l’impressione è che possa non bastare, visto e considerato che ancora quattro contendenti devono partecipare, e che tra essi c’è Steph Curry. E infatti subito dopo LaVine, Mike Conley impressiona, andando in testa coi suoi 28 punti, che garantiscono a meno di prestazioni spettacolari di Curry, Brown e Mitchell il round finale. Mike si distingue scegliendo come carrello delle moneyball quello sulla punta, a differenza degli avversari che prediligono gli angoli.

Donovan Mitchell eguaglia i 22 punti di Zach LaVine con un ottimo carrello finale, e poi c’è il turno del grande favorito Steph Curry, che non tradisce le aspettative. 31/40 punti per lui, record, anche se vanno considerate i due palloni dal valore di tre punti. Non può nulla Jaylen Brown per accedere alla finale.

Jayson non è più brillante, e chiude con soli 17 punti, decisamente troppo pochi per vincere. Sì perché Mike Conley è estremamente preciso, e con i suoi 27 punti mette enorme pressione su Steph Curry, costretto a una prova non banale nemmeno per un tiratore del suo calibro. Steph alimenta la tensione sbagliando i suoi primi quattro tiri, salvo poi recuperare con il carrello delle moneyball messo in ala, ma arriva a doversi giocare tutto all’ultimo tiro in un finale thriller. Segna il tiro valido per i 28 punti sulla sirena, vincendo il suo secondo trofeo nella specialità, a meno uno dai recordman Craig Hodges e Larry Bird.

Gara ad alto coefficiente di intrattenimento, e decisa all’ultimo secondo, è secondo me il meglio della domenica statunitense.

VOTO : 9

 

Slam Dunk Contest: bocciato

Avete mai visto una gara delle schiacciate senza nemmeno un 50? Qualche volta nella storia è capitato, ma la gara di quest’anno è stata decisamente una delle meno interessanti di sempre. Persino la partita delle star NBA ha garantito un intrattenimento migliore. Con i soli Cassius Stanley, Anfernee Simons e Obi Toppin ad aver accettato l’invito, non c’è praticamente nulla di memorabile, se non una bella schiacciata di Stanley e un tentativo di schiacciare baciando il ferro di Simons.

Nella finale contro Obi Toppin la spunta il compagno di squadra di Damian Lillard, diventando il primo Trail Blazer a vincere la gara. Che è stata tutt’altro che memorabile.

VOTO: 4

 

La partita: bocciata

Non potevamo aspettarci una gara competitiva, ma la speranza della lega era che l’Elam Ending, il nuovo finale di gara introdotto lo scorso anno, desse un po’ più di pathos alla gara delle star NBA: si può vincere solo con un tiro, che sia da tre, da due punti o dalla lunetta, col punteggio finale a cui arrivare equivalente a quello dopo tre quarti della squadra in testa a cui aggiungere 24 punti in onore del compianto Kobe Bryant.

Assenti Joel Embiid e Ben Simmons per il contact tracing previsto dalla lega, sono solo 22 gli All-Star a prendere parte alla gara, con l’esordio di Brown, Williamson, Lavine, Randle e Mike Conley. Come spesso accade, la partita si trasforma in un’esibizione di tiro da lontano e schiacciate, con alley-oop spettacolari e difese inesistenti. Chi vince è quasi sempre chi tira meglio dall’arco, e Team LeBron annovera tra i suoi specialisti Steph Curry, Damian Lillard, Jaylen Brown e Paul George.

In quattro combinano per 26/46, trascinando la propria squadra a oltre il 50% da tre, con un Lillard che segna anche dalla propria metà campo. Meno preciso Team Durant, che perde contatto nel terzo quarto e finisce per non poter recuperare. A decidere la partita, manco a dirlo, la tripla di Lillard, praticamente dal logo, che fissa il punteggio sul 170 a 150, L’MVP è Giannis Antetokounmpo, con 35 punti senza errori dal campo, tra cui tre triple a segno con l’aiuto del tabellone. Bella anche una schiacciata di Curry su alley-oop, mentre rimarrà deluso chi si aspettava un LaVine mostruoso al ferro.

Per gli amanti del gioco competitivo non è stato un bello spettacolo, con la motivazione dei giocatori molto bassa. Non posso quindi promuovere questa partita, anche se è stata meglio dell’evento tenutosi al suo intervallo.

VOTO: 5.5

 

Era proprio necessario?

É lecito domandarsi se avesse davvero senso questa giornata, considerate le 72 partite a cui i giocatori devono partecipare dopo una offseason molto corta, e con un calendario estremamente condensato. Il buonsenso direbbe che si poteva tranquillamente evitare, ma per la lega è importante salvaguardare la propria immagine con eventi come questo che agli americani piacciono molto.

Certamente è stata furba l’idea di utilizzare la sola domenica: molti meno impegni per i giocatori, che avranno modo di riposarsi molto meglio rispetto a un weekend di tre giorni, con interviste, partecipazioni in pubblico ed esibizioni. C’è stata anche l’occasione per alcuni amici di giocare insieme per la prima volta, e penso a Beal a Tatum. E come dice giustamente proprio Bradley, nel CBA dei giocatori è previsto anche l’All-Star Game, ed è quindi loro dovere partecipare.

Bradley Beal on why the players came around on having an All-Star Game: "I don’t wanna say we didn’t have a choice, but it’s in our CBA. In our CBA, it says that there has to be an All-Star Game every year.”

Full quote here: pic.twitter.com/qJX3rYkMcH

— Fred Katz (@FredKatz) March 7, 2021
Tags: 3-point contestAll-Star Gameslam dunk contest
Francesco Contran

Francesco Contran

Praticante e grande appassionato di atletica, si è avvicinato al basket per caso, stregato da Kevin Durant e dai Thunder. Non avendo mai giocato è la dimostrazione vivente che per far finta di capire qualcosa non serve aver praticato questo sport.

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