La tripla allo scadere di Luka Dončić sancisce la sesta vittoria in sette partite dei Dallas Mavericks, che ora vedono da vicino la zona playoff, raggiungendo il fatidico 50% di partite vinte.
Sono 31 i punti del fenomeno sloveno a fine partita, oltre gli 8 assist e 10 rimbalzi. Un’altra prestazione fenomenale che legittima la selezione da titolare alla partita delle stelle che si terrà il 7 marzo, ad Atlanta. Per i Boston Celtics non bastano le prestazioni dei due All-Star biancoverdi, nominati nella notte tra le riserve: Jayson Tatum e Jaylen Brown combinano per 57 punti ma devono arrendersi all’assalto finale di Dončić. Quella dei Mavs è una vittoria che arriva in back-to-back, nonostante le assenze importanti di Maxi Kleber e Kristaps Porziņģis (seconda assenza consecutiva per un problema alla schiena), a coronare l’ottimo periodo delle ultime partite casalinghe. Per i texani ottima prova da parte di Josh Richardson e Jalen Brunson, che combinano per 38 punti con ottime percentuali.
I possessi finali della partita
La partita rimane in equilibrio per tre quarti (e mezzo) di gioco, fino al momento del parziale Mavs guidato da Jalen Brunson (quarto periodo da 16 punti per lui, 3/5 da 3): le due triple della guardia di Dallas portano la sua squadra prima sul +12, poi sul +11 a circa tre minuti dalla fine dei tempi regolamentari. I Celtics rispondono con un contro-parziale di 16-3, grazie alle triple di Tatum e Kemba Walker e ai tiri dalla media di Brown. Sotto di una lunghezza, Dončić si inventa una tripla dal nulla per riportare i suoi in vantaggio a 15.8 secondi dalla fine.
La difesa di Brown è eccezionale: non lascia allo sloveno nessuno spiraglio per la penetrazione, e lo aggredisce sul perimetro per non concedergli spazio per il tiro. Anche Theis, sul cambio difensivo, muove bene i piedi e costringe Dončić a un tiro in stepback a pochi secondi dalla fine dei 24: per sfortuna dei biancoverdi, quando a Dončić entra questo tipo di tiro non c’è nessuna soluzione per la difesa.
Ottima la risposta di Brad Stevens in uscita dal timeout. La ricezione in post di Brown si trasforma in una sorta di pick and roll a pochi metri dal canestro: portare un aiuto al ferro in questa situazione è molto complicato, la difesa dei Mavs si fa trovare impreparata e Brown segna due punti per tornare sul +1.
Ancora una volta sta a Luka risolvere la partita. I Mavs non chiamano timeout per poter attaccare la difesa in transizione dei Celtics; Dončić si sposta sul lato sinistro del campo (lo stesso del buzzer beater di gara quattro contro i Clippers) e segna un’altra tripla in stepback, lasciando soltanto un decimo di secondo sul cronometro agli avversari. Impossibile la replica per Boston, che cade per la decima volta nelle ultime 15 partite.
Arrivano i rinforzi per Luka
Nell’articolo dedicato ai titolari dell’All-Star Game vi avevo parlato del volume offensivo di Dončić, e in particolare dell’AST%, un indicatore statistico che può aiutare a comprendere quante responsabilità vengano affidate a un giocatore nella metà campo offensiva. Il dato di allora, 45.4 AST%, era sì una testimonianza delle capacità della giovane stella dei Mavericks, ma era anche un dato preoccupante per quanto riguarda il supporting cast. La mancanza di un giocatore capace di creare gioco palla in mano, per sé e per i compagni, si è fatta particolarmente sentire nella prima metà di stagione, in parte per via dei tanti infortuni e assenze per covid-19, in parte per le stagioni fino a quel punto abbastanza claudicanti degli esterni Mavs: Brunson e J-Rich non hanno soddisfatto le aspettative prestagionali per quanto riguarda il playmaking secondario, mentre Tim Hardaway Junior è molto più portato a tirare sugli scarichi.
Fatta questa premessa, non ci si può stupire se nelle ultime sette partite (record 6-1 per Dallas) l’AST% è di Dončić è tornato a livelli umani, o quantomeno sostenibili da un superumano come lui: 36.8 AST%, in netto calo rispetto ai primi mesi di stagione.
Proprio i giocatori menzionati precedentemente hanno fatto un passo in avanti, facendosi carico di maggiori responsabilità nell’attacco dei Mavericks: nel periodo di partite citato, Richardson ha registrato 13.6 punti e 3.9 assist a partita, 40.6% da tre punti; Brunson viaggia invece a 13.7 punti e 3.9 assist con il 41.4% dalla lunga distanza.
Numeri molto simili per i due esterni, che stanno dando una grossa mano a una squadra che fa comunque fatica quando non è Luka a creare opportunità per gli altri.
Voci di scambio per Porziņģis, Mark Cuban smentisce
Hanno fatto il giro del web le voci riguardo un interesse da parte dei texani in uno scambio che allontanerebbe il lungo da Dallas.
The Dallas Mavericks have reached out to the Golden State Warriors to gauge interest in a Kristaps Porzingis trade, per @IanBegley pic.twitter.com/5HB2KRLrRv
— NBA Central (@TheNBACentral) February 23, 2021
Porziņģis continua ad avere problemi fisici, e considerando l’entità del contratto (il giocatore è attualmente al secondo anno di un contratto da 5 anni di 158 milioni di dollari) e la scarsa disponibilità – a questo punto sono più le partite saltate che quelle giocate, con problemi fisici vari e ricorrenti -, non sarebbe sorprendente scoprire che i Mavericks stiano sondando il terreno per capire il valore di mercato del giocatore.
Quasi doverosa, è arrivata la smentita di Mark Cuban, proprietario dei Mavericks, seguita poi da quella di coach Rick Carlisle.
As the Porzingis trade-talk smoke billows, I asked @mcuban about reports that Mavs have gauged @kporzee trade value.
— Brad Townsend (@townbrad) February 23, 2021
“It’s not accurate,” he says. “We have not discussed him in a trade at all. Has not happened.”
Carlisle says “nothing’s been explored,” on Porzingis trade front. “I know Mark’s denied it. I’m denying it.”
— Brad Townsend (@townbrad) February 23, 2021
Come detto in precedenza, le smentite del caso sono arrivate tempestivamente, ma sembrano un fievole tentativo di contenere un incendio in casa Mavs: le prestazioni al ritorno dall’infortunio si sono alternate tra il buono e il disastroso, e nuovi infortuni sembrano aggiungersi a quelli del passato tenendo continuamente lontano dal parquet il giocatore lettone e negando ogni sogno di continuità alla squadra del Texas. Oltre alle prestazioni altalenanti in attacco – che già di per sé rappresentano un problema – è la difesa l’aspetto più preoccupante per la squadra di Carlisle, perché è difficile vedere netti miglioramenti in un futuro prossimo.
no coincidence two of the better defensive performances for the mavericks have come with kristaps porzingis off the floor. here’s a defensive possession the mavericks executed very well in the 4Q against the celtics that just would not have been possible with KP on the floor. pic.twitter.com/40dNBW3Yfi
— Josh Bowe (@Boweman55) February 24, 2021
In questa stagione Porziņģis è uno dei lunghi più facilmente attaccabili di tutta la lega: lento sul perimetro, incapace di indovinare gli angoli giusti per il contenimento, in ritardo sugli aiuti e debole nella protezione del ferro, nonostante i 221 centimetri.
A questo punto viene da chiedersi cosa otterrebbero i Mavericks in uno scambio: sicuramente non un giocatore di livello All Star, probabilmente nemmeno borderline come sono i vari Domantas Sabonis, Jrue Holiday, Malcolm Brogdon; quanto è disposta una squadra NBA a concedere per strapagare un giocatore incompiuto e spesso infortunato? Ecco, forse – perché le smentite sono arrivate con questi toni così categorici da parte di Cuban e Carlisle – la risposta, temo per loro, è che al momento non ci sia mercato per Porziņģis. Prima di scambiarlo, proveranno quasi sicuramente a recuperarlo: vediamo quanta pazienza avranno a Dallas, con gli occhi puntati, chiaramente, su Luka.