La notizia più importante della notte NBA arriva direttamente da Minneapolis: i Timberwolves hanno licenziato Ryan Saunders. Un annuncio che non si porta dietro niente di sorprendente, viste le enormi difficoltà della squadra in questo inizio di stagione, ma che arriva di punto in bianco senza nessun preavviso dagli insider. Il destino ha voluto che ad assumere le vesti del boia fosse proprio Tom Thibodeau, suo predecessore e avversario per la prima volta, che ha tracciato la fine della corsa per il figlio di Filip, battuto per 103 a 99 tra le mura del Garden. Una vera beffa, che segna la conclusione di un’era durata solamente 136 partite, 43 vittorie e 94 sconfitte, di cui ben 24 nelle prime 31 gare di questa Regular Season. Il sostituto è Chris Finch, assistente di Nick Nurse a Toronto.
I motivi dell’addio
Per poter comprendere i motivi che hanno portato Taylor e Rosas a licenziare il coach nativo di Medina bisognerebbe fare un passettino indietro, proprio nel momento in cui i Timberwolves sembravano pronti a tornare sulla mappa della lega, con un roster giovane e talentuoso. La scelta di affidarsi a Thibodeau ha forzato un processo che forse avrebbe avuto bisogno di più tempo, ma allo stesso modo ha offerto alla franchigia la possibilità di tornare ai playoff dopo 14 anni di astinenza. Quello che poteva essere un punto di partenza si è però rivelato essere una strada a senso unico, che ha rispedito Minnesota nel fondo della Western Conference dopo qualche mese.
La decisione di allontanare Thibodeau aveva delle motivazioni forti e giustificabili da un ambiente ormai esploso, che aveva iniziato a far sorgere qualche dubbio anche sulle potenzialità reali dei protagonisti in campo. L’ex coach dei Bulls e la sua personalità erano diventati ormai un peso troppo pesante per la squadra, e la scelta del successore è ricaduta su Ryan Saunders, solo 32enne al momento dell’incarico. Una figura con un nome pesante sulle spalle, ma che non avrebbe creato nessun tipo di problema con il Front Office e i giocatori. La partenza positiva aveva forse creato aspettative eccessive, e i mesi seguenti hanno confermato le difficoltà del coach nel mantenere alto il livello della squadra.
Ryan Saunders, the son of late former Timberwolves coach Flip Saunders, got his first win tonight.
— NBA on ESPN (@ESPNNBA) January 9, 2019
The team celebrated appropriately ? (via @Timberwolves)pic.twitter.com/GhbopmwPDJ
Per quanto Saunders sia considerato dall’ambiente come una grande persona e sia riuscito a riportare una serenità nello spogliatoio, è innegabile che la scorsa stagione e questo inizio ci abbiano mostrato un allenatore non all’altezza di una panchina NBA. Il roster dei Wolves non è stato costruito bene, e questo ha pesato in maniera decisiva sulle prestazioni della squadra. In più, il lungo periodo lontano dal campo di Towns ha dato una mazzata definitiva alle ambizioni della franchigia per questa annata. Basti pensare che dall’arrivo di D’Angelo Russell, alla deadline della scorsa stagione, lui e Karl hanno potuto condividere il parquet solamente 5 volte su 45 partite. Un dato che certifica come i piani della dirigenza abbiano subito dei rallentamenti forzati, e che la dea bendata non abbia più guardato con interesse a Minnesota dopo la Lottery estiva.
Oltre ai vari infortuni, la gestione delle rotazioni non ha portato agli effetti sperati. Minnesota è 28esima della lega per Offensive Rating, con 105.7, e 23esima per Defensive Rating, con 112.4. Il Net Rating di -6.7 è il secondo peggiore della Lega, dietro solo ai Cavaliers, e ad oggi il record dei Wolves recita un misero 7-24. Diversi giocatori, da Rubio a Hernangómez, non stanno performando come gli anni passati, e la squadra si è mostrata in netta difficoltà nei finali di partita punto a punto. Per darvi dei numeri molto crudi, sono ben 9 le partite stagionali in cui la squadra di Saunders ha perso per 5 punti, o meno, oppure è stata sconfitta all’overtime. Tanta confusione, poca fortuna e troppi passi falsi sono i motivi principali per cui quella contro i Knicks è stata l’ultima partita di Saunders sulla panchina dei Timberwolves.
Non è il mio campo, ma sono convinto che i Timberwolves stiano sfidando ogni legge della probabilità esistente: tutte queste partite si sono concluse con una rimonta e una sconfitta.
— Daniele Sorato (@danielesorato_) February 5, 2021
Forse è il caso di cambiare qualcosa nella gestione delle rotazioni e dei possessi nel 4Q? pic.twitter.com/tY9w0ZQ7Zz
Il timone passa a Chris Finch
La sorpresa principale è che Rosas e il Front Office, composto anche dall’assistant GM pesarese Gianluca Pascucci, si sono mossi subito per affidare la panchina ad un nome esterno all’ambiente, facendogli firmare un contratto pluriennale. Una decisione molto forte che spiega come ci sia la volontà di riprendere subito in mano la situazione, senza affidarsi ad un allenatore ad interim per terminare la stagione. Chris Finch è il prescelto, un nome di rilievo alla sua prima panchina NBA, che avrà il compito più difficile di risollevare le sorti di una squadra alla ricerca della propria identità. Finch lascia i Raptors, che aveva raggiunto quest’anno come assistente di Nick Nurse, dopo 3 anni accanto a Gentry a New Orleans, una stagione a Denver da Associate Head Coach, cinque a Houston e varie esperienze tra G-League e nazionale della Gran Bretagna, guidata alle Olimpiadi 2012.
The Minnesota Timberwolves are hiring Toronto Raptors assistant coach Chris Finch as the new head coach on multiyear contract, sources tell @TheAthletic @Stadium.
— Shams Charania (@ShamsCharania) February 22, 2021
Il rapporto stretto con Nurse risale addirittura al 2003, quando entrambi allenavano in Inghilterra. La prima volta che si sfidarono Finch vinse per 89 a 76 con i suoi Sheffield Sharks contro i Brighton Bullets del coach canadese. Ora i due, dopo quale mese di lavoro insieme, si incontreranno nuovamente da avversari su panchine decisamente più importanti.
nick nurse’s brighton bullets vs. chris finch’s sheffield sharks in 2003 (sharks win 89-76) pic.twitter.com/oBU0XKO0CY
— William Lou (@william_lou) November 14, 2020
Le prospettive dei Timberwolves
Minnesota si trova ora a dover affrontare un momento chiave per il proprio futuro. La scelta del prossimo Draft è stata ceduta ai Warriors nella trade per Russell, ma è protetta in top-3. Sarà fondamentale per i Wolves finire con uno dei tre record peggiori della Lega, il che non sembra essere un problema, per avere più chance di non uscire dalla top-3 alla Lottery, considerando che la classe 2021 si preannuncia di primo livello. Con Towns e Russell pronti ad entrare nel loro prime e Edwards in crescita, Minnesota dovrà puntare ad avere un roster funzionale e al completo ai nastri di partenza della prossima stagione.
Considerando che la trade Rubio e i rinnovi di Juancho e Beasley hanno occupato ancora di più un payroll già molto ingolfato, il Front Office dovrà essere in grado di muoversi saggiamente sul mercato in base alle necessità tecniche della squadra, cosa non accaduta durante lo scorso Novembre. Dopo qualche stagione di troppo con pochi alti e tanti bassi, i Timberwolves si trovano davanti a un passo fondamentale per poter puntare ad un futuro da protagonisti, e questa volta, con sempre meno alibi, non potranno più sbagliare.