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Il dominio di Zion
Simmons 2.0 e un rinato Rozier

Andrea Bandiziol by Andrea Bandiziol
22 Febbraio, 2021
Reading Time: 16 mins read
0
7 e mezzo NBA

Copertina a cura di Fra Villa / Getty Images

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Quarta puntata di Sette e Mezzo. Avete capito come funziona: sette cose che mi piacciono e non mi piacciono della lega, più altro mezzo punto, anche questa settimana un rookie. Si parte.

 

È il momento di Zion

Da qualche settimana a questa parte c’è stato un cambio radicale nell’utilizzo di Zion Williamson da parte di Stan Van Gundy: ora, finalmente, Zion comincia più spesso l’azione palla in mano. Non è un caso che Zion a febbraio stia girando a 27 punti a notte, tirando col 67% dal campo e col 79% su quasi 8 liberi a gara, cifre da capogiro, dando sempre più l’impressione che contro di lui ci sia poco da fare: o gli fai fallo, o sono due tiri liberi.

È passato un po' sotto traccia, ma è arrivato Zion. A febbraio 25p a partita, 69%(!) dal campo e 78% su quasi 8 liberi a gara: non a caso, questo è successo quando SVG ha messo più spesso palla in mano a Zion a inizio azione. È troppo forte per ogni 4 e troppo veloce per ogni 5. pic.twitter.com/dJhEkc6fEt

— Andrea Bandiziol (@AndBand7) February 13, 2021

I numeri però non spiegano del tutto l’impatto che Zion ha sull’attacco dei Pelicans. Da quando è colui che dà il là ai possessi di New Orleans, Zion ha più tempo e spazio per “prendere velocità” e per decidere chi attaccare. Come visto nella clip sopra, Zion è troppo veloce per quasi tutti i 5 della lega e troppo potente per tutti i 4 del pianeta Terra, pertanto tentare di difendere Zion in uno contro uno è una strategia perdente in partenza per la stragrande maggioranza delle squadre.

Zion è una macchina attira-raddoppi, uno che fa muovere le difese a suo piacimento e crea spazi sul perimetro. Questo aspetto, anche detto “gravity”, ovvero la capacità di attirare su di sé le attenzioni della difesa, fa sì che circondare Zion di tiratori e di gente capace di mettere palla a terra si stia trasformando nei due punti più sicuri della lega.

La "gravity" di Zion palla in mano è pazzesca. Guardate come, sapendo come Zion vada quasi sempre a sx, Brunson stringe pronto a portare il raddoppio. Ciò lascia spazio sul perimetro ad Hart, che poi può attaccare facilmente Brunson sul closeout. Spacing attorno Zion=2 o 3 punti. pic.twitter.com/zx3SPwTYmh

— Andrea Bandiziol (@AndBand7) February 13, 2021

Anche per questa ragione credo che non abbiamo ancora potuto apprezzare l’impatto che Zion sia in grado di dare ad un attacco, perché il roster di New Orleans non sembra per nulla costruito per massimizzare le sue caratteristiche: basti pensare ai minuti che deve condividere con Bledsoe e Adams in campo, due non noti per le spaziature che portano.

Quando Zion sarà circondato dei giusti giocatori, le squadre avversarie dovranno sempre di più affidarsi a giocatori in grado di arginare Zion in uno contro uno, e questi si contano sulle dita di una mano in tutta la lega. Non molti hanno la combinazione di centimetri, chili e rapidità che serve per contenere il sophomore da Duke e che DeAndre Ayton ha messo in mostra nel loro ultimo incontro.

Qua Ayton fa un gran lavoro a rimanere attivo coi piedi, non abboccare alla finta di appoggio con la mano dx, rimanere con Zion sullo spin e impedire il gancio con la sx. Questo non viene nemmeno contato come un tiro dal campo, ma Ayton ha effettivamente impedito a Zion il tiro. pic.twitter.com/rBXY3qmeOP

— Andrea Bandiziol (@AndBand7) February 20, 2021

Appare evidente che l’unica categoria in grado quantomeno di contenere Zion sia quella dei 5 estremamente mobili, merce rara sul mercato. E la cosa buffa è che anche quando Zion incontra uno di loro per la sua strada, riesce comunque ad influenzare fortemente l’attacco dei Pelicans.

Guardate nella clip successiva come Ayton venga portato fuori dal pitturato da Zion, togliendo di torno il miglior rimbalzista dei Suns e lasciando che Hernangómez possa giganteggiare nel pitturato. Non è un caso che New Orleans sia prima nella lega per rimbalzi offensivi.

 

Preparatevi, l’era di Zion è appena cominciata.

 

Boston, abbiamo un problema

Jayson Tatum e Jaylen Brown sono la coppia che ha giocato più minuti insieme per i Boston Celtics quest’anno. Durante i minuti con entrambi i giocatori in campo, Boston ha fatto registrare un Net Rating pari a +7.9, il che significa che è stata quasi 8 punti per 100 possessi migliore degli avversari. Solo gli Utah Jazz, che a tratti in questo inizio di stagione sono sembrati gli Harlem Globetrotters, hanno un Net Rating più alto.

Un facile ma fallace sillogismo aristotelico ci porterebbe alla conclusione che i Boston Celtics siano una delle due/tre migliori squadre della lega, e invece i Celtics sono dodicesimi nella lega per Net Rating. Perché? Beh.

 

La ragione è semplice: gli altri componenti del roster di Boston sono buoni comprimari, ma tutti con evidenti lacune che vengono messe in risalto quando devono avere un ruolo maggiore nel piano gara dei Celtics.

Grant Williams ha tutto per essere un ottimo difensore di squadra, ma va in difficoltà se dopo un cambio si trova in uno contro uno sul perimetro o se deve trovare un compagno libero sul perimetro in post. Semi Ojeleye è fatto di granito, è un buon difensore in isolamento e sa mettere l’occasionale tripla dall’angolo, ma se è il primo dopo Kemba/Tatum/Brown per triple tentate per cento possessi pur giocando venti minuti a notte, è normale che tu non sia una squadra in lotta per il titolo.

Il fatto che Payton Pritchard sia stato sinora probabilmente il terzo miglior giocatore a roster (l’inizio disastroso al tiro di Smart non ha aiutato) la dice lunga: a Boston serve talento, e a questa domanda la risposta non è dare 19 milioni in due anni a Tristan Thompson. Soprattutto se l’unico che sembra possa portarti quel qualcosa in più gioca esattamente nello stesso ruolo di Thompson e siede troppo spesso in panca, luogo dove viene ricacciato ogni volta che non esegue un tagliafuori o porta l’aiuto in ritardo, come accade nella clip qua sotto. Sì, sto parlando di Robert Williams.

 

Il roster di Boston ha delle evidenti lacune, e tutte le mosse della offseason (tranne il fatto di aver draftato Pritchard) si stanno rivelando sbagliate. L’aver perso Gordon Hayward per poco più di un pugno di mosche sta pesando, soprattutto perché il prodotto di Butler è tornato ai fasti di Utah e perché i due giocatori rifiutati da Ainge (Turner e McDermott) stanno facendo un’ottima stagione, mentre Kemba sembra ancora alle prese con l’infortunio al ginocchio che lo perseguita da mesi.

A Boston devono probabilmente rivedere la strategia che tanto ha abbassato le aspettative attorno alla squadra dall’estate 2017 ad oggi.

 

Un nuovo Ben Simmons

Il 13 gennaio 2021 è stato un giorno importante nella carriera NBA di Ben Simmons. Vi chiederete cosa sia successo il 13 gennaio 2021: è il giorno in cui Harden è stato scambiato ai Brooklyn Nets, mettendo di fatto fine alle voci che vedevano Simmons lontano da Philadelphia. Da quel giorno, Simmons sembra giocare con la mente molto più libera ed aver trovato la propria dimensione nei nuovi Philadelphia 76ers di Doc Rivers su ambo i lati del campo, facendo le famose “piccole cose” e lasciando il palcoscenico ad Embiid quando questo è in campo, assurgendo invece al ruolo di protagonista quando il centrone da Kansas siede in panchina.

 

La partita contro gli Utah Jazz è la perfetta rappresentazione del secondo Ben Simmons, di quello che sale in cattedra quando è il migliore giocatore in campo della sua squadra. Sebbene Quin Snyder abbia deciso di usare il miglior difensore perimetrale per contenerlo, Royce O’Neale, ed abbia persino impiegato Gobert per tentare di contenere l’australiano, Simmons è andato al ferro a piacimento contro una delle due migliori difese nel pitturato nella lega, facendo ciò che ha voluto del candidato principale al premio di Miglior Difensore dell’Anno.

Sebbene Philadelphia abbia poi finito per perdere l’incontro (comunque nulla di cui vergognarsi contro gli Utah Jazz di questi tempi), segnare 42 punti tutti nel pitturato o dai liberi contro Gobert e soci è un’impresa degna del primo LeBron James.

 

Quello che però più interessa ai 76ers, e che più tornerà utile quando le partite inizieranno a pesare veramente, è quello che Simmons può portare alla causa quando Joel Embiid è in campo, dato che i due passeranno dai 25 ai 30 minuti a notte insieme sul parquet ai playoff. Certamente i momenti di maggiore qualità offensiva di Simmons arrivano in transizione, o quando c’è una crepa nello schema difensivo avversario che gli consente di attaccare il ferro.

Nelle ultime settimane però Simmons ha iniziato ad essere più attivo off ball, attirando raddoppi con tagli o portando blocchi per liberare i tiratori, Curry e Green su tutti: quello che spesso ci dimentichiamo di Simmons è la sua straordinaria capacità di leggere le situazioni in campo. Qui il suo blocco per liberare Curry al tiro è perfetto, e solo un passaggio colpevolmente in ritardo di Harris fa sì questa sia una tripla contestata e non un tiro dall’angolo completamente libero per uno dei migliori tiratori della lega.

 

Il nuovo Ben Simmons è un giocatore importante per l’attacco di Philadephia, ed in questo suo nuovo ruolo potrà esserlo anche ai playoff. Non male per uno che, nello stesso contesto post-Regular Season, in difesa è probabilmente il migliore della lega.

 

La crescita di Terry Rozier

Sono stato uno dei primi a ridere della firma di Rozier per 57 milioni in tre anni la scorsa estate, e continuo a credere che Micheal Jordan avrebbe potuto ottenere i servigi di Rozier per molto meno. Ma alla guardia da Louisville bisogna riconoscere gli enormi passi in avanti fatti sia in attacco che in difesa: anche per via della presenza a roster di altri portatori di palla (LaMelo e Graham su tutti), Rozier ha avuto l’intelligenza di accettare un ruolo maggiormente senza palla in mano, tanto che nella stagione in corso l’83% delle sue triple sono assistite.

Forse anche grazie a questo le percentuali dall’arco di “Scary Terry” sono salite al 45% su quasi otto tentativi a gara: è più mobile sul perimetro, si fa trovare spesso libero e pronto a sparare.

 

Nelle ultime due settimane i numero di Rozier sono esplosi: 30 punti a notte, col 51% da 3 su nove triple a gara e il 57% dal campo. Per quanto il maggiore contributo alla causa lo porti in attacco, Rozier non sta sfigurando nemmeno in fase difensiva, dove sembra aver almeno in parte imparato a convogliare l’energia che aveva messo in mostra a Boston, ma che spesso lo portava a far saltare rotazioni e a creare più confusione che altro.

 

Se gli Charlotte Hornets sono una squadra in lotta per un posto ai playoff, il merito è anche di Terry Rozier.

 

Norman Powell, top Free Agent

Non avete letto male. L’esterno dei Toronto (o Tampa?) Raptors ha una Player Option da undici milioni che può esercitare per il 2021/22, ma le sue recenti prestazioni e la povertà del mercato che ci attende la prossima estate portano a dire, che con ogni probabilità, Powell quella Player Option non la eserciterà e testerà invece le acque della Free Agency, sempre che non arrivi prima un’offerta dalla casa madre.

Powell è titolare inamovibile da ormai una decina di partite, proprio da quando Toronto ha invertito prepotentemente la rotta (7-3 il record in queste gare), ed in questo lasso temporale Powell gira a quasi 24 punti a notte. Nelle ultime due settimane in particolare, Powell ha tirato col 54% su quasi sei triple a gara ed ha avuto un atteggiamento aggressivo per larghi tratti, attaccando il canestro con efficacia dopo un inizio di stagione in cui aveva faticato a farlo.

 

La cosa che colpisce del Powell dell’ultimo periodo è anche la sua maggiore capacità di costruirsi un tiro: è sempre stato un ottimo tagliante e da un paio di stagioni anche un buon tiratore sugli scarichi, ma non era mai stato capace di prendersi tiri come quello della clip precedente o come questa tripla in stepback, e le squadre avversarie sembrano riconoscere i miglioramenti di Powell tanto da rispettarlo spesso con assegnamenti difensivi di tutto rispetto (Powell è stato marcato da Middleton per larghi tratti della recente sfida contro Milwaukee).

 

Le caratteristiche fisiche di Powell lo rendono anche un buon difensore in isolamento, e fu proprio l’inserimento di Powell in quintetto (ed il conseguente spostamento di Anunoby a 5) la mossa che diede a Toronto la speranza di ribaltare la serie contro i Celtics nella bolla di Orlando. La lega conosce Powell meglio di quando firmò il suo contratto nell’estate 2018, e Toronto dovrà aprire i cordoni della borsa se vorrà continuare ad averlo a roster.

 

Robert Covington, Ministro della Difesa

La ragione per cui Robert Covington è stato portato a Portland prima di questa stagione era chiara: sistemare una delle peggiori difese della lega. Il compito non era dei più semplici e tutt’ora Portland è la terzultima difesa della lega, ma quasi nessun giocatore della lega, tranne forse un paio di eccezioni (sì, in questo articolo Gobert torna fuori spesso anche senza essere protagonista), è una buona difesa da sé.

Anche quest’anno però Covington è uno dei migliori difensori della lega secondo quasi tutte le metriche avanzate, e non è difficile capire il perché guardando qualche gara dei Blazers. Nella recente striscia di sei vittorie, Covington sta girando a 3.6 “stocks” a gara (rubate+stoppate)

 

Con lui in campo Portland ha un Defensive Rating pari a 112, non eccelso ma quantomeno nella media, e comunque molto migliore rispetto al 116 totale che la colloca tra le peggiori difese della lega. Le cose che RoCo porta in tavola sono le stesse da anni: mani veloci, ottime letture lontano dalla palla, eccellenti capacità in aiuto. Covington è probabilmente uno dei migliori stoppatori in aiuto dell’intera lega.

 

Il prezzo che Portland ha pagato per RoCo è elevato (due prime scelte), e sicuramente lui non è la risposta a tutti i problemi difensivi di Portland: per dirne una, Covington ha dimostrato negli anni di avere difficoltà a marcare le “prime opzioni” avversarie, quindi i LeBron ed i Leonard di questo mondo.

PHI@POR di ieri ha messo in luce la più grossa debolezza difensiva di Covington: difensore di squadra clamoroso per letture e istinti, ma sui giocatori alla LeBron/Luka/Kawhi diventa così così. Simmons lo ha spostato facilmente ed è arrivato al ferro a piacimento tutta la gara. pic.twitter.com/KYzTa8hlOh

— Andrea Bandiziol (@AndBand7) February 12, 2021

Certo avere un difensore così a roster però male non fa, e Portland sa di poter contare su di lui.

 

Bentornato Derrick White

Se mi aveste chiesto chi fosse il migliore giocatore del nucleo di giovani Spurs dopo la bolla di Orlando, vi avrei risposto senza esitazioni: Derrick White. White aveva messo in mostra una capacità di andare al ferro senza pari nel roster degli Spurs, oltre la solita comprensione del gioco unita ad una difesa sul perimetro tra le migliori della lega.

Proprio per questo mio giudizio, se mi avessero detto che White avrebbe saltato quasi in toto le prime 25 partite, mai mi sarei aspettato di trovare gli Spurs sesti ad Ovest con un record di 16-11, ma eccoci qua. Ed ora è rientrato anche White, e ci ha messo poco a ricordare alla lega quello che sa fare.

 

Il beneficio che White porta alla rotazione di San Antonio è ovvio ed immediato: riduce di molto i minuti in campo di Lonnie Walker, sinora tra i peggiori dei suoi. White non è più un ragazzino (ha infatti quasi 27 anni) e i suoi margini di miglioramento sono limitati, ma rimane uno dei due/tre migliori attaccanti e uno dei due/tre migliori difensori degli Spurs.

White ha la capacità innata di far credere all’attaccante che si sta muovendo in una direzione, e che quindi una tal linea di passaggio sia libera, ma all’improvviso ecco che la linea di passaggio non c’è più: chiedere a Malik Monk.

 

White forma con Murray il migliori duo di guardie difensivo della lega, ed offre ulteriori spaziature ad una squadra che in stagione ha fatto vedere le cose migliori quando ha aperto il campo per le penetrazioni al ferro di Keldon Johnson e Murray. Aggiungete White all’equazione, ed è probabile che l’assenza degli Spurs dai playoff duri una sola stagione.

 

Il mezzo: vi avevo avvisato su Saddiq Bey

Chi mi segue su Twitter lo sa da quasi un anno: a me Saddiq Bey in fase di draft piaceva molto. Ritengo ci sia del valore aggiunto nel draftare giocatori già pronti che molte squadre tendono ad ignorare: per prima cosa, sai già cosa quel giocatore può portare alla tua squadra, e nel caso di Bey era chiaro (3&D); secondo, hai il giocatore ad un costo basso sotto contratto per quattro anni, e questo ha tanto valore aggiunto quanto più la tua squadra ha possibilità di successo da subito.

Avere uno come Bey a roster fino al 2024 con quel contratto ti consente o di investire più soldi in un’altra posizione o di trattarlo come pregiata pedina di scambio, dato che a tutti piace avere un solido giocatore di rotazione destinato a migliorare (sebbene magari non troppo) a prezzo di saldo per diversi anni.

NBA West and East Players of the Week for Week 8: Suns guard Devin Booker and Pistons guard/forward Saddiq Bey.

— Shams Charania (@ShamsCharania) February 15, 2021

Certo non mi sarei mai aspettato che Bey potesse vincere il premio di miglior giocatore della settimana della Eastern Conference, ed intendo proprio mai nella sua carriera, e tanto meno a meno di due mesi dal suo esordio. Il prodotto da Villanova nelle ultime due settimane sembra non poter sbagliare (57% da 3 su più di 6 tentativi a gara), sebbene anche le sue medie stagionali dall’arco siano eccelse (41.5%).

La cosa che a me piace di Bey è che sa quel che è in grado di fare, e si ferma lì. Raramente vuole strafare, raramente sbaglia le cose semplici. Certo, una squadra non può essere composta da cinque giocatori così (ed è questa la ragione per cui molte franchigie preferiscono draftare “per potenziale”), ma al contempo poche squadre da titolo non ne hanno avuti un paio in rotazione. Bey apre il campo, sa difendere bene tre ruoli, è in grado di leggere rotazioni ed in più ha fatto occasionalmente vedere qualcosa che non ci aspettavamo.

 

Non sorprendetevi se il prossimo contratto di Bey, quello che firmerà nel 2023 o nel 2024, fosse superiore ai 50 milioni. La cosa buffa è che allora sarà un giocatore poco migliore di adesso, e diverse squadre che avrebbero potuto averlo a libro paga per due lire fino al 2024 con benefici immediati (New Orleans, Boston, Dallas) hanno deciso che ci fosse poco valore nell’aggiungere un giocatore così alla loro rotazione. Spesso non sono solo i tifosi ad innamorarsi del potenziale.

Tags: Boston CelticsNorman PowellRobert CovingtonSaddiq BeyTerry RozierZion Williamson
Andrea Bandiziol

Andrea Bandiziol

Andrea, 30 anni di Udine, è uno di quelli a cui potete scrivere se gli articoli di The Shot vi piacciono particolarmente. Se invece non vi piacciono, potete contattare gli altri caporedattori. Ha avuto la disgrazia di innamorarsi dei Suns di Nash e di tifare Phoenix da allora. Non è molto contento quando gli si ricorda che i Suns ora avrebbero potuto avere Doncic a roster.

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