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Murray in formato bolla, 50 punti per il rilancio di Denver

Alexandros Moussas by Alexandros Moussas
20 Febbraio, 2021
Reading Time: 5 mins read
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Copertina a cura di Matia Di Vito / Photo: Ashley Landis - AP

Copertina a cura di Matia Di Vito / Photo: Ashley Landis - AP

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Per quanto Cleveland non si trovi in Florida, Murray ha fornito ieri notte una prestazione in linea con quelle della bolla di Orlando. Il playmaker canadese infatti, ha segnato 50 punti senza tentare neanche un libero, un record per la NBA. A rendere il tutto ancora più impressionante, è che per realizzare questa prestazione gli siano bastati soltanto 25 tiri.

Una performance che è stata un crescendo continuo, fino all’esplosione dell’ultimo quarto in cui Murray ha realizzato 20 punti per chiudere definitivamente i conti contro i Cavaliers. Per quanto questa notte sia storica per le proporzioni della prestazione di Murray, i tifosi dei Nuggets si sono abituati negli anni ad osservare degli exploit improvvisi da parte sua. Meno consueto è vedere Jamal giocare con la continuità che gli richiederebbe il suo ruolo da seconda punta offensiva. Murray è un giocatore che sente il momento e vive per partite piene di adrenalina: come ha affermato lui stesso nel post-partita la presenza dei tifosi nel palazzetto di Cleveland gli ha ridato parte di quelle sensazioni che utilizza come benzina. Una piccola motivazione extra, ma Murray deve imparare a trovare i giusti stimoli ogni notte, come fossero i playoff.

 

La bolla di Orlando

Se negli anni si è sempre intravisto un potenziale enorme in Murray, molto si deve alla sua abilità di segnare dal palleggio. Tutte le sue migliori partite sono coincise con delle percentuali dal campo irreali, un po’ come successo contro Cleveland. Non è un caso che la narrativa su di lui sia cambiata dopo la serie contro i Jazz dell’agosto scorso. In quell’occasione, Murray è stato in grado di mettere in mostra tutto il suo arsenale offensivo, al massimo del suo splendore. Mentre Jokić era impegnato a battagliare con Gobert non senza difficoltà, Murray inanellava prestazioni di livello assoluto una dietro l’altra. Per ben due volte Murray ha scollinato quota 50 punti e, come ieri, è stato in grado di segnare la maggior parte dei suoi punti con tiri dal palleggio. Una caratteristica che da un certo punto di vista lo rende immarcabile, dall’altro, nelle giornate in cui il tiro non entra, rischia seriamente di fargli perdere l’efficienza necessaria che contraddistingue un degno secondo violino.

Scavando un po’ nelle sue statistiche si può notare come negli anni si sia preso sempre più tiri dalla lunga distanza, toccando il 40% dei suoi tiri complessivi in questa stagione. Il problema è che la sua percentuale di conversione è rimasta nel frattempo costante. L’odierno 36% da tre punti rappresenta un dato leggermente sotto la media della NBA, ma ben inferiore rispetto alla media della sua posizione. Sarà fondamentale da qui in avanti monitorare questa percentuale, vitale per lui e per i Nuggets. Non solo per il ruolo che riveste per la franchigia del Colorado, ma anche perché non prendendosi d’abitudine tanti tiri liberi, le conclusioni da tre risultano ancora più importanti rispetto ad altri suoi colleghi. E la prestazione di ieri sottolinea ulteriormente questo assunto che lo accompagna da inizio carriera.

 

Un inizio stentato per Murray

Arrivato al quinto anno nella NBA, Murray non ha ancora fatto il salto di qualità che ci si attende da lui, ma rimane uno dei realizzatori più imprevedibili della lega. In particolare, le sue prestazioni così ondivaghe hanno rallentato il cammino dei Nuggets in questo inizio di stagione. Murray pare ricalcare per filo e per segno l’annata precedente, ma la squadra attorno a lui è cambiata. Denver infatti si trova ad essere più corta dello scorso anno, e avrebbe bisogno dal canadese un apporto più costante in fase realizzativa. Le prove in formato bolla di Orlando non si sono riviste. E Denver pare improvvisamente molto meno vicina al rango di contender per il titolo. Il fatto che i Nuggets si ritrovino con un record valido per l’attuale settima posizione ad ovest nonostante un Jokić in formato MVP, è un evidente segnale di quanto i gregari del serbo non stiano rispettando la aspettative della dirigenza.

Jokić è ormai legittimamente da considerarsi uno dei migliori centri della lega, ma non può portare da solo la squadra a giocarsi l’anello. Risulta normale aspettarsi che ad alzare il livello delle proprie prestazioni sia proprio Murray, a maggior ragione dopo aver firmato un anno un’estensione al massimo salariale. Denver ha puntato ciecamente sulla sua crescita ed è necessario che Jamal dimostri di valere un contratto così importante. Nella conferenza stampa successiva alla partita, Murray ha parlato di come coach Malone lo voglia più aggressivo e partecipe nell’attacco dei Nuggets.

 

Il ruolo centrale delle sue prestazioni per legittimare lo status di Contender

Nel caso non riuscisse a mantenere le aspettative della dirigenza difficilmente Denver potrà dire la sua per il titolo finale, rimanendo nel limbo delle squadre che vorrebbero, ma non possono. La concorrenza nella Western Conference è più agguerrita che mai, e la crescita di Jazz e Suns complica ulteriormente il cammino dei Nuggets. A oggi pare infatti difficile immaginare che Denver possa garantirsi un primo turno comodo, e al momento attuale si ritroverebbero immischiati nel Play-in per poter rientrare tra le 8 squadra qualificate per i playoff. E se riuscissero a passare questa prima difficoltà, si ritroverebbero ad affrontare al primo turno i Lakers. Un cammino fin troppo arduo per legittimare il sogno delle Finals.

Se certe pecche strutturali di questa rosa sembrano essere difficilmente risolvibili da qui alla chiusura del mercato, Denver ha ancora ampio margine per poter migliorare. Giova infatti ricordare come la loro stagione sia iniziata con diversi problemi legati al Covid Protocol e a vari infortuni occorsi a quasi tutti i giocatori. Barton pare un corpo estraneo al momento e poco utile, se non addirittura dannoso, alla manovra offensiva dei Nuggets. La crescita difensiva di Porter Jr. lascia ben sperare, ma per non spremere troppo Jokić serve che qualcuno faccia un passo avanti e si prenda maggiori responsabilità in termini di creazione offensiva.

Nikola Jokic nelle W: 23.8 ppg, 12.3 reb, 8.5 ast con 15.8 FGA e il 58.7% al tiro.

Nikola Jokic nelle L: 30.8 ppg, 9.8 reb, 8.8 ast, 20.9 FGA con il 55.5% al tiro.

— Francesco Semprucci (@fra_sempru) February 20, 2021

Per status e talento, quel qualcuno deve essere Murray. La prestazione di ieri può dare il La per una seconda parte di stagione più arrembante da parte del canadese. Se riuscisse a sacrificare questi picchi per delle prestazioni più costanti, Denver potrebbe tornare in corsa per il fattore campo ai playoff. Raggiungere questo obiettivo, garantirebbe un accoppiamento più semplice, e una chance concreta di passare il primo turno per il terzo anno di fila.

Tags: Denver NuggetsJamal MurrayNikola Jokicwestern conference
Alexandros Moussas

Alexandros Moussas

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum affermava Seneca. Io ho scelto di perseverare e credere che i Jazz prima o poi riusciranno ad alzare il Larry O'Brien. Aspettando che succeda, ne analizzo pregi e difetti con la pretesa di essere il più analitico possibile, senza riuscire però a superare la fase del distacco. I numeri sono miei amici.

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