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Il sogno playoff dei Knicks può continuare?

Knicks Italia by Knicks Italia
20 Febbraio, 2021
Reading Time: 5 mins read
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knicks

Copertina a cura di Sebastiano Barban

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Continuano a sorprendere i New York Knicks, nel momento in cui scriviamo in corsa per un posto ai playoff senza passare attraverso il play-in. Il messaggio mandato dalla dirigenza fin dalla firma di Tom Thibodeau era chiaro: tentare di vincere più gare possibili per ricostruirsi una reputazione e tornare sulla cartina NBA whatever it takes, come direbbe Mario Draghi, anche a discapito dello sviluppo dei giovani. La free agency ed il recente scambio che ha portato Derrick Rose all’ombra della Statua della Libertà testimoniano questa volontà.

È sempre la difesa il principale punto di forza, che continua a scommettere sulle percentuali frontali del tiro da tre degli avversari, cerca di riempire l’area e blocca gli angoli, con pochi cambi sui pick and roll e molta comunicazione vocale tra gli interpreti. Soluzioni che alla vigilia venivano etichettate come obsolete ma che stanno funzionando, e nessuno poteva pronosticare (e ha pronosticato) questa squadra così in alto in classifica dopo trenta gare disputate, ossia quasi a metà stagione. I Knicks non sono mai usciti fin qui tra le prime cinque posizioni in classifica per defensive rating, e sono anzi saldamente in terzi dietro soltanto a Lakers e Jazz.

In attacco, al contrario, giacciono nei bassifondi per quel che concerne l’offensive rating, e all’ultimo posto in quanto a pace. Ovviamente è Julius Randle a monopolizzare il gioco, nel bene e nel male (a fine partita spesso perde di lucidità). Candidato credibile per l’All-Star Game ma sorprendentemente mai vincitore del premio di giocatore della settimana, i numeri dell’ex Pelicans erano fino a poco tempo fa in linea con quello che diceva la sua carriera ma ultimamente, se possibile, c’è stato un ulteriore step, in quanto pare aver aggiunto un tiro da oltre l’arco che quantomeno ora gli avversari devono rispettare.

Ciò finisce per aprire il campo ai compagni, con R.J. Barrett principale beneficiario. Il sopohomore ha giocato una dozzina di partite di altissimo livello, salvo attraversarne una manciata in maniera quasi avulsa dal resto dei compagni. Queste ultime sono coincise con l’avvento di Rose, ma non per colpa del nuovo arrivato (con cui quasi mai condivide il parquet nelle granitiche rotazioni del coach), ma perché Elfrid Payton si è sentito in pericolo e dunque ha incrementato il suo usage rate già molto alto in base al talento a disposizione, cercando soluzioni personali che non gli appartengono per incrementare i numeri sul suo box score.

Sono aumentati anche i giochi a due tra Payton e Randle, e ciò ha portato ad un rallentamento generale che spiega l’ultima posizione nella statistica del pace che abbiamo riportato in precedenza. Per Barrett sono rimaste le briciole, e per cercare di mettere su i suoi numeri ha finito per forzare troppe soluzioni. La conseguenza è che Thibodeau è arrivato anche a preferirgli, almeno in un paio di gare, Alec Burks nei finali.

L’aggiunta di Rose ha invece impennato ulteriormente quotazioni e prestazioni della second unit dei Knicks, dove già tanto bene stava facendo il rookie Immanuel Quickley. Prima era solo palla a quest’ultimo e fai tu, libero di fare il Lou Williams della situazione. Rose ha aggiunto invece leadership ed esperienza, e con Quickley si divide le chiavi dell’attacco in una sorta di tacito accordo secondo il quale a chi arriva prima la palla fa la point guard per quell’azione.

Pensavamo che ciò limitasse i punti di forza del rookie che deve avere palla in mano per essere efficiente, invece anche da ball-handler secondario sta dando il medesimo contributo, trovando il canestro da fuori non solo dal palleggio ma anche da situazioni da catch and shoot.

La presenza di Rose ha influito anche sull’altro rookie Obi Toppin, che per quanto sempre abbastanza ai margini, pare comunque più coinvolto in attacco proprio per le migliori doti di passatore del nuovo arrivato rispetto a Quickley. Il backcourt che esce dalla panchina alza il ritmo dell’attacco ed è ormai quello che (giustamente) finisce le partite: troppa la differenza di talento rispetto a Payton, ma anche rispetto a Reggie Bullock, il quale non garantisce costanza e non basta una gara ogni tanto chiusa con magari cinque bombe a segno quando poi nelle altre è assolutamente un non fattore.

Ceduto nella trade-Rose un Dennis Smith Jr. ormai fuori dal progetto, ma non si può certo dire che Frank Ntilikina e Kevin Knox se la stiano passando meglio. Il francese pare non facente parte del futuro della franchigia perché, al di là dei problemi fisici avuti all’inizio, ha giocato pochissimi minuti per scelta tecnica. La realtà è che se non riesci a sorpassare Payton nelle rotazioni, semplicemente non meriti di giocare, e questo vale per entrambe le point guard appena nominate.

Knox invece pareva rigenerato dalla cura Thibs e teneva decentemente il campo quando nella prima parte di stagione tanti erano gli infortunati a roster, ma con il rientro soprattutto di Toppin ha perso minuti fino a non vedere più il parquet. Diciamo di Toppin perché Knox il meglio lo ha fatto vedere da 4, dal momento che da 3 difensivamente non può tenere i pariruolo. Con Randle però che gioca più di 36 minuti, è chiaro che agli altri restino le briciole.

Purtroppo, i Knicks dovranno fare a meno di Mitchell Robinson per almeno un mese dopo la frattura della mano destra e conseguente intervento chirurgico, infortunio particolare visto che è arrivato scontrandosi involontariamente contro il… gomito di Randle. Vedremo quanto inciderà l’assenza dell’ancora difensiva della squadra, che per ora è sostituita da un onesto Nerlens Noel, con il pretoriano di Thibodeau Taj Gibson ad aiutarlo. C’è stato un tentativo di andare small con Randle e Toppin, ma difensivamente è subito naufragato.

Si parla anche di interessamento in qualche tagliato come Norvel Pelle, ma questo significherebbe creare un posto a roster tagliando qualcuno o imbastire una trade. Il principale indagato nel caso della seconda ipotesi è Austin Rivers, finito ai margini già prima dell’arrivo di Rose dopo un inizio di stagione in cui aveva overperformato. Se avessimo qualche euro che ci avanza lo giocheremmo sul suo approdo alla corte del padre, a Philadelphia, prima o poi durante la stagione. Non sappiamo se sia già questo il momento.

Calendario alla mano, i Knicks possono continuare a cullare sogni di post season almeno fino alla pausa per l’All-Star Game, poi da lì, e con l’avvicinarsi della trade deadline, tirare le prime somme e valutare se è il caso di provare a rinforzarsi per l’immediato muovendosi sul mercato o, se dovessero arrivare tante sconfitte, ridurre il minutaggio dei veterani per sviluppare i giovani.


Andrea Delbuono per Knicks Italia

Tags: Julius RandleNew York KnicksR.J. BarrettTom Thibodeau
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