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Washington batte un colpo
Per i playoffs ci sono anche loro?

Enrico Bussetti by Enrico Bussetti
18 Febbraio, 2021
Reading Time: 6 mins read
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Washington

Copertina a cura di Nicolò Bedaglia / Getty Images

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Il fascino della NBA risiede anche e soprattutto nella facilità con cui l’inerzia può cambiare in pochissimo tempo. I Washington Wizards, squadra esposta al pubblico ludibrio fino a pochi giorni fa, ha infilato stanotte la terza vittoria consecutiva, battendo nientepopodimeno che i Denver Nuggets di Nikola Jokić. Non è un evento straordinario in sé, ma se si guarda la classifica ci si accorge facilmente di come nulla sia perduto. I capitolini sono distanti appena tre partite dai playoffs, un’inezia.

Certamente ci si aspetta di vedere Toronto Raptors e soprattutto Miami Heat in posizioni di classifica più nobili in futuro, ma il contesto di competitività della Eastern Conference non rappresenta poi una vetta così ardua da scalare. Nessuno, per ora, va escluso a prescindere dalla bagarre, nemmeno questi Wizards che parevano ad un passo dal baratro fino a poco fa.

 

Il dynamic duo: come stanno Beal e Westbrook?

Inevitabile partire dalle due punte di Washington: il loro destino è legato a filo doppio al rendimento del loro backcourt. Per quanto riguarda la stagione di Bradley Beal c’è ben poco da dire: il massimo in carriera in punti per partita (32.8) e Box Plus-Minus (4.9) la dice lunga sulla produzione offensiva di un giocatore che nonostante un carico molto alto riesce anche a mantenere buoni livelli di efficienza.

La terza convocazione all’All-Star Game sembra ormai essere una pura formalità e per la prima volta Bradley potrebbe anche partire titolare: al di là della partita in sé, che in una stagione anomala come questa vale quello che vale, si tratta di un significativo riconoscimento per un giocatore che ormai va messo di diritto in una top 15-20 dei migliori giocatori della lega. Le voci di trade continuano ad affiorare senza soluzione di continuità, ma la verità è che dal diretto interessato sono arrivate finora solo smentite.

Non è difficile capire il motivo di un interessamento così diffuso in giro per la NBA: Beal, oltre ad avere uno skillset davvero molto ampio, è in grado di svolgere sia il ruolo di creatore primario (come dimostrato ampiamente lo scorso anno) sia eventualmente quello di coprotagonista di fianco ad un’altra stella, muovendosi di più lontano dalla palla e costituendo una minaccia pericolosissima sul lato debole grazie alla sua combinazione di atletismo e tiro da fuori che gli permette di esercitare un’immensa gravità.

Celtics started blitzing Beal in the 3rd, but their backside rotations were a mess. Watch Brown pass off the roll man to Ojeleye while he stays home on the worst shooter in the league & forgets about Rui in the weak corner. Even if he’s supposed to stay middle, at least sink low. pic.twitter.com/6YbmXjLmKa

— Jared Weiss (@JaredWeissNBA) February 15, 2021

Beal screens for Smith here and no coverage from the Heat. Bradley wants to stay on Beal and not give up the switch, Herro goes over the top. Olynyk ends up helping off Bertans, no rotation. pic.twitter.com/dsyoBemNug

— Steve Jones Jr. (@stevejones20) February 4, 2021

Può un giocatore che è a tutti gli effetti un secondo violino fare per molti versi più rumore del primo? Se si chiama Russell Westbrook sicuramente sì, anche perché a dire il vero gli accade fin dai tempi della convivenza con Durant. Agonista feroce, talentuoso e divisivo come nessuno, RW ha iniziato la stagione senza brillare, probabilmente condizionato anche da noie fisiche come da lui stesso affermato in seguito. C’è sicuramente qualche nota positiva: rimane indiscutibilmente un passatore squisito e quando è lanciato in campo aperto fermarlo rimane impresa piuttosto ardua.

I just feel bad for Shamet here. I don't know if there is even an alternate universe where he could guard Westbrook. pic.twitter.com/Glp1EkNhZ0

— Mo Dakhil (@MoDakhil_NBA) February 1, 2021

Il problema fondamentale è che Russ pare quasi riluttante ad attaccare il ferro: nonostante ben 15.8 drives a partita, i tiri tentati sono appena 4.7. Troppo poco per un giocatore capace di segnare senza alcuna esitazione contro le braccia protese di gente come Rudy Gobert, a maggior ragione se il tiro da fuori continua ad essere altalenante ad essere gentili. Il 40.5% da tre punti fatto registrare a gennaio sembra già essere solo un ricordo, visto che nelle ultime 8 uscite la percentuale è scesa ad un pallido 15.4%.

Nonostante i bei numeri in assist e rimbalzi, che gli hanno permesso di andare in tripla doppia ben 3 volte solo in questo mese, questo Westbrook rischia di non essere granché utile alla causa, visto che anche l’impegno in difesa è ben lontano dai massimi storici. Di buono c’è sicuramente un body language migliore nelle ultime gare: il tempo per acquisire maggior fiducia e raddrizzare una stagione nata male c’è tutto.

 

Il supporting cast e coach Brooks: qualcosa si muove

Dopo tante partite di vuoto assoluto registriamo con gioia qualche nota lieta anche nel resto del roster. Primo fra tutti sicuramente Dāvis Bertāns, che dopo una quindicina di partite si è finalmente accorto di aver montato per sbaglio le mani di Tony Allen al posto delle sue e pare finalmente tornato a livelli consoni di precisione da dietro l’arco. Notizia che i Wizards attendevano con leggera impazienza, visto il ricco quinquennale offertogli quest’estate quasi unicamente per le sue doti di tiratore. Il 44.7% dell’ultimo mese è una bella iniezione di fiducia, che va a bilanciare le tante partite precedenti passate a trovare per troppe volte il primo ferro. La pericolosità dell’attacco dei Wizards cambierebbe totalmente con un Bertāns così per il resto della stagione, basta prendere come esempio il livello di condizionamento delle difese che affrontano i Miami Heat quando in campo c’è Duncan Robinson.

La rotazione dei centri rimane quella che è, con un Robin Lopez non più di primissimo pelo ed il povero Alex Len ormai in difficoltà da anni: la difesa è stata per lungo tempo un mezzo disastro, con un poco onorevole venticinquesimo posto nel Defensive Rating e alcune incomprensioni clamorose che farebbero rabbrividire qualsiasi allenatore. Per restare in tema, Scott Brooks deve aver avvertito la sua panchina farsi sempre più calda e ha cercato di mischiare un po’ le carte in tavola, promuovendo in quintetto Mo Wagner ed il semisconosciuto Garrison Mathews nel disperato tentativo di migliorare le spaziature.

I risultati sono incoraggianti, con Mathews giustamente premiato per il suo lavoro e Hachimura che ne beneficia con un aumento di responsabilità e più spazio per le incursioni al ferro. Rotazioni più sensate sembrano aver fatto bene anche alla comunicazione difensiva, in lenta crescita: man mano sarà importante anche migliorare la selezione di tiro eliminando quei tiri dalla media in palleggio che tanto danno causano se sono utilizzati in eccesso (sì Russell, sto guardando proprio te).

Tutte queste considerazioni vanno prese con le pinze, visti anche alcuni avversari affrontati decisamente in un periodo di crisi come Celtics e Rockets, ma nello spirito dei Wizards sembra essersi mosso qualcosa, aspetto da non sottovalutare quando parliamo di giocatori dall’intensità così importante come Westbrook. Alcune debolezze sembrano essere state superate, mentre altre necessiteranno di maggior lavoro, ma in questo Est, probabilmente, potrebbe bastare anche meno di quanto sembri per giocarsela.

Tags: Bradley BealDavis BertansRussell WestbrookScott BrooksWashington Wizards
Enrico Bussetti

Enrico Bussetti

Vive per il basket da quando era alto meno della palla. Resosi conto di difettare lievemente in quanto a talento, rimedia arbitrando e seguendo giornalmente l’NBA, con i Mavericks come unica fede.

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