Quest’anno i Lakers stanno procedendo a ritmo di crociera da inizio stagione: sono i campioni in carica, sanno di essere i favoriti per tornare alle Finals e stanno giocando con questa consapevolezza, forti di una difesa sensazionale, senza dubbio la migliore della Lega, che permette alla squadra e in particolare ad un LeBron James ancora una volta in formato MVP di aspettare la partita, per poi attaccare nel momento determinante e vincerla, come spesso hanno fatto nelle 21 vittorie che li posizionano secondi ad ovest, dietro i sorprendenti Utah Jazz.
Questa notte, nella seconda sfida stagionale contro i Denver Nuggets, il copione è sembrato il medesimo, fino agli ultimi minuti del primo tempo.
Durante un’azione in 1v1, Anthony Davis, nel tentativo di superare Jokic, ha riaggravato il problema al tendine d’achille destro che ne stava già condizionando le prestazioni da una settimana, facendogli perdere la partita contro i Thunder.
Dopo aver tirato i due tiri liberi dolorante, AD non è più rientrato in campo, lasciando ai Nuggets la possibilità di prendere il largo, subito sfruttata: dai 5 punti di vantaggio che separavano le squadre a 2:40 dal termine del primo tempo, ultima azione di Davis, si è passati ai 13 con cui si è chiuso il primo tempo, vantaggio ulteriormente incrementato nel secondo, durante il quale i Lakers non sono mai sembrati effettivamente in grado di tornare in partita.
Nell’intervista post partita, Davis è apparso evidentemente deluso e sconsolato dalla situazione, ha dichiarato che aveva finalmente smesso di avvertire dolore ed era la prima partita in cui si sentiva al meglio, con la voce e gli occhi ancora rovinati dalle lacrime, ma non eccessivamente preoccupato, aspettando il responso della radiografia da effettuare all’indomani. Ha parlato di come voglia concentrarsi esclusivamente sulla miglior strategia per tornare al meglio in campo, senza passi falsi, e di come proverà ad essere ancora più attento nella riabilitazione rispetto ai giorni precedenti al match contro i Grizzlies
Proviamo ad addentrarci di più nella partita di stanotte per capire in modo più specifico come l’assenza di Davis, evidentemente di enorme importanza, colpirà i Lakers.
L’attacco
La partita sembrava ricalcare le orme del primo incontro stagionale tra le due squadre, con dei Nuggets lanciati all’offensiva capitanati dal solito Jokic dominante e i Lakers che rimangono a galla, nonostante le ottime percentuali avversarie, aspettando il momento giusto (la prima partita si concluse con una vittoira Lakers frutto di un secondo tempo sensazionale, chiuso 68-35). In questa prima frazione, quando Marc Gasol era in campo (ovvero nel primo quarto), Davis ha attaccato più da “ala”, mettendosi spesso in proprio, cercando tiri da ogni zona e in ogni modo, con la combinazione di fisico, agilità e tocco che ben conosciamo, introvabili nel resto della Lega.
Nel secondo quarto invece, con Gasol in panchina, Davis ha giocato da lungo, giocando spesso in combinazione con James, facendo risaltare i problemi difensivi di Jokic e dei Nuggets, un lavoro certamente più facile del precedente, ma nel quale c’è ovviamente tutta la differenza del mondo se a farlo è Davis.
La difesa
La differenza tra primo e secondo quarto è riscontrabile in parte anche in difesa. Essendo gli avversari i Nuggets di uno dei due migliori centri della Lega, il test era ovviamente tanto probante quanto un outlier statistico, un dato fuori scala, essendo quasi tutte le altre squadre della Lega sprovviste di un talento simile nel ruolo.
Per provare ad arginare l’impatto del centro serbo, i Lakers hanno deciso di adottare una marcatura individuale per gran parte della partita, nel tentativo di limitare le ottime occasioni che si sarebbero create combinando dei raddoppi difensivi e le straordinarie capacità di lettura e passaggio del Joker, affidandosi ai talenti difensivi di Gasol nel primo quarto e di Davis nel secondo.
A prescindere dal fatto che il tiro sia entrato, avere questa difesa dal tuo 4 contro uno scorer come Murray è un lusso dal valore non quantificabile.
Lo spagnolo poco ha potuto contro il contendente al premio di MVP, che ha segnato 12 punti, frutto di un 5/8 dentro l’area senza troppi problemi.
Nel secondo quarto, invece, le cose sono andate un po’ diversamente. Jokic ha toccato molti meno palloni in attacco, facendo molta più fatica a segnare in area (degli 11 punti segnati, ne vanno contati 5 senza Davis in campo, e 4 tiri liberi).
Pur essendo Jokic, la presenza di Davis in marcatura rappresenta decisamente un problema e anche un deterrente per i compagni a passare la palla all’uomo che marca.
Il secondo tempo senza Davis
Il secondo tempo ha fatto emergere le conseguenze di un’assenza così importante.
Il primo a subirne le conseguenze è stato, comprensibilmente, LeBron James: senza AD, le attenzioni difensive si sono concentrate esclusivamente su di lui, che si è ritrovato a doversi caricare un ulteriore peso sulle spalle, stanotte con scarsi risultati (1/6 al tiro nel secondo tempo e un solo fallo subito). Secondariamente, l’effetto si è diffuso su tutta la squadra: il dato più evidente è il calo registrato nei punti in transizione e nel pitturato, due dei pilastri più importanti dell’attacco Lakers, passati da 48 complessivi nel primo tempo a 32 nella frazione successiva.
Come abbiamo detto, nel secondo tempo i Lakers non hanno dato l’impressione di essere realmente in partita, e il fatto che Nnaji, Campazzo e Cancar siano stati tra i principali realizzatori in questa metà di gioco lo dimostra, sottolineando anche il peso psicologico che l’infortunio di Davis ha avuto sui compagni.
Se Davis dovesse rimanere fuori per un sostanzioso numero di partite, i Lakers dovranno trovare nuove soluzioni efficaci: i principali candidati a vedere il proprio minutaggio aumentare sono Morris (che è partito titolare, non con grandi risultati, contro i Thunder), Harrell (che ha disputato una pessima partita stanotte, con svariati errori nelle letture offensive e difensive e falli stupidi) e Kuzma, uno dei pochi ad essersi distinto positivamente anche nel secondo tempo, ma il cui impatto aumenta esponenzialmente quanto più è concentrato in determinati momenti della partita.
In ogni caso, parliamo di tre giocatori dal talento non autosufficiente, giocatori che vanno innescati e senza grandi capacità di creazione. Questo porterà inevitabilmente un carico ulteriore sulle spalle di James, inficiandone ovviamente la condizione fisica per momenti della stagione più importante, e Schroeder, costringendo a tenere maggiormente in campo proprio la point guard tedesca, a discapito di quintetti più abili in difesa, andando ad intaccare il principale punto di forza della squadra.
L’infortunio non dovrebbe essere nulla di troppo pericoloso, ma le prossime partite promettono di essere un test molto faticoso per i Lakers, che dovranno abbandonare momentaneamente il loro ritmo sostenuto se vogliono rimanere ai piani alti della westrn conference.