Da molti anni, è ormai prassi assistere all’estenuante corsa che porta all’assegnazione degli ultimi posti disponibili per i playoff della Eastern Conference. Nella passata stagione, per Nets e Magic, rispettivamente settima e ottava classificata, è addirittura bastato un record al di sotto del 50% nel rapporto tra vittorie e sconfitte.
In questa stagione c’è stato un miglioramento in termini di talento generale in tutta la Conference. Molte squadre, grazie a firme in sede di mercato o tramite il Draft, sono riuscite a puntellare le proprie formazioni per tentare un vero e proprio assalto agli ultimi posti per disputare le ‘partite che contano’.
Eppure a oggi tre squadre li giocherebbero con record perdente: Charlotte, Toronto e New York. Al momento dalla sesta alla dodicesima posizione troviamo sette squadre e la distanza tra la prima e l’ultima di questo gruppo è di solo due partite. Aldilà delle cinque regine dell’Est vi è una vera e propria bagarre che vede le franchigie cambiare il proprio piazzamento in classifica con un ritmo frenetico.
Alla scoperta del torneo Play-In
Per rendere il tutto ancora più frizzante la NBA ha optato per un nuovo ‘torneo’ che incoronerà le pretendenti agli ultimi due posti disponibili per i Playoff. Le partite molto probabilmente si terranno tra il 18 e il 21 maggio, nella finestra tra la fine della stagione regolare e l’inizio della fase finale.
Nella prima parte, il torneo prevede che la settima classificata si scontri con l’ottava per determinare chi sarà posizionato come numero sette nel tabellone ad inizio estate. In contemporanea ci sarà lo spareggio tra la nona e la decima per stabilire i relativi posizionamenti anche per queste due. La perdente della prima sfida e la vincente della seconda si sfideranno per determinare chi potrà partecipare ai Playoff come ottava classificata.
Questa nuova modalità terrà molti tifosi sulle spine fino all’ultimo istante del torneo e servirà per stabilire in maniera definitiva la griglia di partenza finale. Tuttavia, la differenza a livello di record tra la settima e la decima classificata potrebbe essere significativa e lasciare tutto nelle mani di singoli scontri diretti potrebbe rivelarsi avventato e sminuirebbe il lavoro fatto nell’arco di tutta la stagione regolare. C’è ancora da capire se la lega stabilirà un numero di vittorie massimo di ‘lontananza’ tra le pretendenti a questo torneo di qualificazione.
Raptors e Heat troveranno la quadra
Prima di addentrarci nella vera e propria lotta per l’ottavo posto nella Eastern Conference è necessario fare una premessa. In questo inizio di stagione due squadre su tutte hanno avuto moltissime difficoltà a trovare la giusta continuità in termini di vittorie, ovvero Toronto e Miami. Entrambi i roster sono ben costruiti e sono composti da giocatori di elevata caratura: per queste ragioni e per altri motivi ci sentiamo di estrometterli da questa frenetica corsa.
Da un lato abbiamo i Raptors, che al momento si trovano in netta risalita dopo le sei sconfitte nelle prime sette uscite stagionali e con un record molto positivo nelle ultime dieci partite. Uno dei più grandi fattori che ha influenzato il rendimento della squadra è lo spostamento a Tampa Bay. La squadra canadese, per via delle restrizioni nazionali legate al Covid 19, è stata costretta a trasferirsi completamente nella città della Florida e questo non è stato per nulla facile da digerire.
Un indicatore di questo nervosismo generale è sottolineato dal numero di tecnici accumulati dalla compagine guidata da coach Nick Nurse: I Raptors sono per distacco la squadra che prende più richiami in tutta la lega.
Esempio del nervosismo di Toronto in questo inizio di stagione?
— Sasso ? (@sassoulatin) February 9, 2021
I Raps hanno 28 tecnici. Nessun’altra squadra arriva a 20
In aggiunta a questo necessario periodo iniziale di elevato stress il calendario non è stato dei più semplici, da qui in avanti Toronto avrà la strada abbastanza in discesa almeno fino alla pausa di inizio marzo. La situazione con il corso del tempo si assesterà anche grazie alla solidità portata da un buon allenatore del calibro di Nurse. La sua capacità di gestire lo spogliatoio e di trovare con continuità gli aggiustamenti migliori garantirà la stabilità necessaria ai Raptors per ritrovare la posizione in classifica che meglio si addice alla caratura della squadra.
Assieme ai canadesi abbiamo i Miami Heat reduci dalle finali della passata edizione dei Playoff. Durante la bolla di Orlando abbiamo assistito a un vero e proprio exploit della formazione allenata da coach Erik Spoelstra che ha saputo organizzare al meglio questo roster per tutta la durata dell’evento: solo i Los Angeles Lakers hanno saputo arginare quegli Heat nelle sei partite finali.
Per questo motivo, nonostante le difficoltà mostrate nei mesi di dicembre e gennaio, è veramente difficile inserirla tra coloro che saranno impegnate nella lotta per l’ultimo posto disponibile per i prossimi Playoff nei mesi a venire. La cortissima pausa tra le due stagioni ha influenzato pesantemente il rendimento di Miami e inoltre, Jimmy Butler, stella e protagonista di questa formazione, ha saltato ben 12 incontri dei 24 iniziali e questo ha condizionato la loro organizzazione offensiva che dipende per molti aspetti dall’estro e dalle giocate del numero #22.
Un’ulteriore motivazione che ci spinge a credere che gli Heat scaleranno presto la classifica è che sono storicamente una delle squadre più attive alla trade deadline, ovvero l’ultimo giorno possibile per intavolare scambi prima della parte finale della stagione. Lo scorso anno la mossa che ha portato Jae Crowder in Florida si è dimostrata perfetta. La sua partenza ha lasciato un buco importante nel ruolo di ala grande ad oggi occupato da Kelly Olynyk: il canadese non sembra garantire il livello sperato e messo in mostra negli scorsi anni, per questo motivo le fasi finali del mercato saranno fondamentali per il posizionamento finale di Miami.
Last 5 games for Miami (4-1)
— Bobby Marks (@BobbyMarks42) February 12, 2021
(1)- Defensive efficiency
(2)- Opponent points in the paint
(3)- Opponent fast break points
Jimmy Butler- 20.6 points/9.4 assists/7.4 Reb.
Kelly Olynyk- 13.2 points/44.7% 3FG%
Kendrick Nunn- 17 points/50% FG
Le due formazioni di cui abbiamo appena parlato risultano essere a un livello chiaramente superiore e molto probabilmente riusciranno a trovare il bandolo della matassa per rendere come tutti gli osservatori avevano previsto ai nastri di partenza. Sotto di loro c’è il caos più totale: molte squadre con alcuni talenti e un solo posto disponibile per le fasi finali.
Hawks, Bulls e Cavaliers, oltre gli infortuni
Mai come prima d’ora l’esito di questa corsa a più squadre dipenderà dalla tenuta fisica dei giocatori. In queste prime partite sono tre le formazioni più penalizzate sotto questo punto di vista: Atlanta, Chicago e Cleveland.
Gli Hawks hanno investito pesantemente nel corso dello scorso mercato estivo per poter accontentare il desiderio della loro stella Trae Young di poter disputare i prossimi Playoff. Tuttavia, sul campo, l’apporto dei nuovi giocatori approdati in Georgia non è ancora stato palpabile a causa dei continui problemi fisici.
Gallinari è stato decisamente l’innesto più importante e blasonato, però ha avuto la possibilità di disputare solamente 13 incontri fino ad oggi per via di una noiosa distorsione alla caviglia destra. Anche per Bogdan Bogdanović i problemi fisici sono stati molto importanti: le partite saltate dal serbo sono ben quindici a causa di una frattura al ginocchio destro. Sono da aggiungere a questa corposa lista Rajon Rondo spesso assente per problemi vari, Onyeka Okongwu arruolato da poche settimane, Kris Dunn senza ancora nessuna presenza e il recente problema al ginocchio destro di De’Andre Hunter.
Danilo Gallinari ankle injury after accidental knee from Kyrie Irving
— Chaz (@ChazClavant) December 31, 2020
Atlanta Hawks vs Brooklyn Nets
Full video: https://t.co/aZ7UzVrCtR pic.twitter.com/GUV72acMMY
Trovare continuità in termini di prestazioni e di vittorie con questo numero costante di assenti è veramente complicato. I giocatori trainanti nel periodo di difficoltà sono stati Capela, Young e Collins, pur considerando le vicissitudini di spogliatoio che hanno creato qualche settimana di astio tra questi ultimi due. Nel momento in cui i vari assenti saranno recuperati e la rotazione verrà solidificata, Atlanta potrà esprimere al meglio il proprio potenziale e competere con decisione in questa corsa verso gli ultimi posti per le fasi finali della stagione.
Anche Chicago dal punto di vista delle assenze non se la sta passando bene. In particolare, gli infortuni si sono concentrati nel reparto dei lunghi colpendo due titolari: Wendell Carter JR e Lauri Markkanen. Entrambi sono fermi a 14 partite disputate in stagione: il primo verrà valutato alla fine di febbraio per una brutta contusione al quadricipite destro, mentre il secondo dovrà stare fermo tra le due e le quattro settimane per un distorsione alla spalla destra.
Perdere quasi in contemporanea due elementi così importanti nello stesso reparto può essere fatale per una squadra alla ricerca di quante più vittorie possibili, soprattutto se le alternative lasciano a desiderare. Donovan, al momento, ha optato per sfruttare la versatilità della matricola Patrick Williams spostandola nel ruolo di ala grande e aggiungendo Daniel Gafford come centro titolare.
Questa soluzione dovrà cercare di arginare l’importanza di queste due assenze e consentire al motore trainante di questa squadra, ovvero la coppia Lavine – White, di continuare a spingere sull’acceleratore. Fortunatamente Donovan ha a disposizione il trio composto da Otto Porter, Thaddeus Young e Garrett Temple che in questo inizio di stagione hanno fornito solidi minuti partendo dalla panchina e questo garantirà la speranza di poter rimanere aggrappati all’ultimo posto per i Playoff.
Una menzione d’onore va fatta ai Cleveland Cavaliers che, dopo una grande partenza, stanno iniziando a scivolare nei bassifondi della Eastern Conference anche a causa delle costanti assenze. In tutto il roster dei Cavs solo un giocatore ha disputato tutte le partite della squadra fino ad oggi: Cedi Osman. Una serie di problemi vari hanno portato alle assenze alternate di Sexton, Garland, Drummond, Okoro e Nance. Questo sta compromettendo la continuità della squadra che a inizio anno aveva sorpreso molti osservatori per l’energia e la freschezza mostrata su entrambi i lati del campo.
Diventa difficile prevedere quale potrà essere il posizionamento finale di questa giovane formazione con un rendimento così altalenante, tuttavia è troppo presto per contarli fuori dalla forsennata corsa all’ottavo posto.
Se la difesa tiene ci sono anche Hornets e Knicks
In piena corsa per acciuffare l’ultimo posto disponibile in vista delle fasi finali della stagione ci sono anche due squadre per cui l’ago della bilancia sarà la tenuta difensiva, ovvero Charlotte e New York.
Per quanto riguarda gli Hornets al momento il loro rating difensivo cita 111.8 punti subiti ogni 100 possessi, valido per il diciassettesimo posto nella lega. Questo numero non è entusiasmante e si è assestato dopo l’ottimo inizio, però è un indicatore molto importante per il loro successo di una squadra. James Borrego ha da sempre optato per uno schema che prevede una serie di cambi difensivi in molte situazioni di gioco. Questa scelta è in parte obbligata dal fatto che tra tutti i giocatori che compongono il roster non vi siano singoli difensori di alto livello.
L’assenza di un centro in grado di garantire una buona protezione del ferro unita all’incapacità di quasi tutti gli esterni di reggere uno scivolamento difensivo potrebbe affossare qualsiasi sistema all’interno della lega. Tuttavia, nonostante questi problemi strutturali, gli Hornets sono in linea di galleggiamento e dovranno cercare di mantenere questi risultati durante tutta la stagione.
Un’altra soluzione che ha caratterizzato l’organizzazione di Charlotte in questo inizio di stagione è la classica zona 2-3, nella quale i giocatori si occupano di difendere lo spazio intorno a loro e non si vincolano a un singolo avversario. Al momento gli Hornets sono per distacco la squadra che più si rifugia in questo schema e per questo motivo le squadre stanno iniziando a studiare varie contromisure.
Anche per i Knicks questa metà campo condizionerà le sorti della loro stagione. Al momento New York subisce 109 punti per 100 possessi ed è la quinta miglior difesa della lega. Questi numeri sono impressionanti se si considera che il personale a disposizione dello staff è praticamente identico a quello dell’anno scorso.
La chiave di volta è Tom Thibodeau che nel corso della sua carriera da capo allenatore ci ha abituato a una grande capacità organizzativa che sta già portando i primi frutti nella sua esperienza newyorchese. Ovviamente è molto difficile capire se questo rendimento sarà costante per le restanti partite della stagione NBA, al momento alcuni dati sono sintomo di una possibile regressione: gli avversari dei Knicks tirano da tre punti con la percentuale peggiore della lega e i liberi con la quinta percentuale peggiore.
Tra queste formazioni in lotta per strappare l’ultimo biglietto disponibile i Kincks sono stati i primi a fare una mossa sul mercato per migliorare il roster attuale. Nella serata del 7 febbraio la dirigenza ha confermato lo scambio che ha fatto approdare nella Grande Mela il veterano Derrick Rose in cambio di Dennis Smith Jr e una seconda.
Questa decisione assicura alla squadra un miglioramento palpabile nell’immediato che dimostra quanto sia forte la volontà di partecipare ai prossimi Playoff, anche se è stato necessario sacrificare un giovane giocatore e una scelta al prossimo Draft. La dirigenza è pronta ad assecondare le richieste dello staff e non è impensabile aspettarsi altri piccole mosse prima della fine delle trattative.
Chi la spunterà?
La fine delle trattative ci consegnerà possibili ulteriori indicazioni sulla volontà di provare fino all’ultimo a competere in questa bagarre. Molte squadre, infatti, potrebbero muoversi alla ricerca di giocatori funzionali per risolvere i propri problemi.
In questo momento è veramente difficile effettuare delle previsioni concrete e il torneo del Play-In aggiunge un’ulteriore incognita all’equazione. La competizione sarà feroce per tutta la durata della stagione e, anche se molto probabilmente porterebbe l’ottava classificata a subire una batosta contro la numero #1 dell’Est, per molte tifoserie raggiungere questo traguardo significherebbe comunque molto.