Nel fallimento dei Clippers della scorsa stagione, concretizzato ai playoff, si è reso palese che nel gioco ideato da Doc Rivers il playmaking fosse il punto debole. La squadra viaggiava a ondate, con continui isolamenti da parte di quattro giocatori, cioè i due fenomeni George e Leonard e i due sesti uomini Lou Williams e Harrell. Gli altri dovevano principalmente occuparsi della difesa ed ogni tanto prendersi qualche tiro, anche per la mancanza di un vero playmaker, visto che Beverley è un ottimo difensore, ma la regia non è il suo pezzo forte e avere quattro giocatori che richiedono la palla in isolamento ferma il gioco; inoltre tra i migliori pezzi del repertorio di George e Leonard, l’assist è storicamente il meno buono.
L’arrivo di Tyronn Lue, già presente nello staff della scorsa stagione, ha portato una ventata di aria fresca alla squadra di Los Angeles: i Clippers infatti hanno cambiato radicalmente modo di giocare, migliorando sensibilmente nel numero di tiri assistiti, nella gestione del pallone ed aumentando il numero di tiri aperti, diventando la squadra con la migliore percentuale da tre punti della lega ed una delle migliori come percentuali dal campo (4° assoluta).
Questo grazie all’ottimo operato del Front Office che, assecondando le idee di Lue, non ha messo sotto contratto una PG come molti avevano ipotizzato o sperato, optando invece per giocatori esperti, dall’ottimo IQ ed in grado di saper passare il pallone, costruendo quindi un gioco corale che passa sempre per la gravity dei due All-Star, ma attuando un giro del pallone efficace ed efficiente, con Beverley, Batum ed Ibaka in quintetto ad aiutarsi a vicenda e facendosi trovare pronti sia per il tiro sullo scarico, sia per l’extra-pass, con il pallone che viaggia di mano in mano fino a trovare il giocatore libero nelle migliori condizioni per segnare.
A questo va aggiunta la disponibilità dei giocatori a seguire le idee del Coach, mettendo da parte il proprio ego per essere maggiormente utili alla squadra, come dimostra anche la richiesta di Morris di partire dalla panchina per guidare la second unit, o l’impegno mostrato da Reggie Jackson in difesa e nel giocare quasi da 3&D. Quindi la domanda è: i Clippers hanno veramente bisogno di inserire una point guard per concorrere al titolo o vanno bene così?
Le ultime gare hanno dato una parziale risposta: l’assenza di George e Beverley ha creato dei problemi importanti alla franchigia losangelina, che soprattutto senza la gravity dell’ex Indiana e Thunder ha trovato grosse difficoltà offensive, costretta spesso a dover chiedere lo sforzo di Kawhi, e incappando in tre sconfitte, con Leonard stanco e spesso poco lucido nei momenti decisivi. L’inserimento quindi di una point guard almeno dalla panchina potrebbe essere una soluzione per i momenti in cui i due fenomeni non fossero al massimo, soprattutto in un contesto più probante come i playoff.
Ultimamente si fanno forti le voci di possibili scambi per arrivare a Lonzo Ball in uscita dai Pelicans o di una eventuale buyout di Lowry dai Raptors. In ogni caso, è evidente che nonostante i miglioramenti potrebbe servire qualcosa di più per uscire vincenti contro le corazzate Lakers, 76rs e Nets in un’eventuale serie di playoff.
Leandro Brucia per Los Angeles Clippers Italia