Dopo l’ottimo inizio di stagione (3-1), i Kings avevano vinto solo 2 delle successive 11 partite, sprofondando a un record di 5 vittorie e 10 perse. In questo stretch Sacramento aveva faticato terribilmente in difesa, cadendo in un tunnel che sembrava senza uscita. Il 21 gennaio, però, nella sfida con i Knicks, i giocatori di Luke Walton decidono di tirare fuori l’orgoglio e oltre a tornare alla vittoria dopo 4 sconfitte consecutive, si esibiscono in una convincente prova a livello difensivo, tenendo per la prima volta in stagione gli avversari sotto i 100 punti. Da quella partita in poi qualcosa cambia, a livello di gioco ma soprattutto a livello mentale.
L’approccio alle partite è diverso, soprattutto a livello difensivo ma anche in attacco: i Kings giocano con molta più intensità, sconfiggendo squadre sulla carta più forti come Raptors, Celtics, Nuggets e Clippers e perdendo, ma giocandosela punto a punto, contro Heat e Sixers. Il risultato è di 7 vittorie nelle ultime 9, riuscendo così a raddrizzare una stagione che dopo le prime 16 partite sembrava già quasi compromessa. Questa svolta coinvolge senza dubbio tutta la squadra e lo staff. Sono in particolare quattro i giocatori che stanno avendo una stagione di altissimo livello, probabilmente oltre le aspettative; questi giocatori sono Fox, Barnes, Holmes e Haliburton.
Fox ha iniziato la stagione con molte pressioni addosso dopo aver firmato il suo max contract, e le sue prime partite sono stato discrete ma mai esaltanti. Nelle sue prime 13 uscite stagionali, Fox ha preso 20 o più tiri solo 2 volte, pochi per un giocatore che doveva essere la star e il go-to-guy della squadra. La svolta è arrivata il 17 gennaio contro New Orleans, dove si prende 27 tiri segnando 43 punti, che però non basteranno per evitare la sconfitta.
Però da lì in poi l’ex Kentucky decide di prendersi sempre più responsabilità, ergendosi a leader assoluto della squadra, attaccando il ferro e macinando punti decisivi nei finali di partita. La fiducia crescente di Fox risulta contagiosa per tutta la squadra, e i suoi compagni sono sempre più portati ad affidarsi a lui nei finali di partita. Oltre alla sua consueta bruciante velocità e abilità ad attaccare il ferro, ultimamente Fox ha aumentato notevolmente i suoi tentativi dall’arco e la sua buona percentuale stagionale (35.7%, rispetto al 29.2% dell’anno scorso), aspetto che rappresenta un’altra arma importante per il suo arsenale.
L’altro giocatore che ha sempre risposto presente nei finali di partita è il rookie Tyrese Haliburton. La tranquillità e intelligenza con cui Haliburton gioca nei momenti clou delle partite è affascinante e ti fa dimenticare che si tratta di un ragazzo classe 2000. Haliburton è l’unica vera alternativa valida a Fox come ball-handler ed è la seconda opzione più affidabile quando si tratta di chiudere le partite. Le armi di Tyrese sono molte, non è un atleta straordinario ma ha braccia molto lunghe che lo aiutano molto su entrambi i lati del campo, ha una visione e un’abilità nel passare il pallone fuori dal comune e un tiro da tre che non sarà bello da vedere ma che è tremendamente efficace.
Il suo rilascio è sicuramente molto particolare e, nonostante le buone percentuali al college qualche dubbio sulla transizione di questa forma di tiro in NBA c’era, ma (quantomeno per ora) il suo tiro entra quasi una volta sua 2 (45%) con percentuali addirittura più alte nell’ultimo quarto. Il rookie dei Kings è sicuramente uno dei candidati principali per rookie dell’anno, e a mio parere solo LaMelo Ball al momento gli è leggermente avanti.
Gli altri due protagonisti di questa striscia positiva sono i “veterani” Barnes e Holmes. Entrambi stanno senza dubbio giocando la loro migliore stagione in carriera e portano in ogni singola partita molta energia sia in attacco sia in difesa. Barnes è un predestinato (settima scelta nel 2012) che non è mai sbocciato del tutto, nonostante abbia vinto titoli importanti di squadra (titolo NBA e oro olimpico). Nel 2018 ha firmato un contrattone con i Kings e – dopo aver giocato due stagioni mediocri – si sta finalmente riscattando, dimostrando di meritare quei soldi e diventando un giocatore fondamentale per questa squadra.
Al contrario di Barnes, Holmes è un giocatore che è entrato nella NBA dopo essere stato scelto al secondo giro, e prima di Sacramento non aveva mai giocato più di 20 minuti a partita in una stagione. Con i Kings è riuscito a ritagliarsi un ruolo importante già al primo anno, e ora sta continuando a migliorare in quasi ogni aspetto del suo gioco. In difesa è una presenza fastidiosa per qualsiasi centro NBA, e in attacco oltre a un ottimo atletismo di base ha sviluppato un suo particolare push shot che è che impossibile da difendere e che mette a segno con ottime percentuali.
Due giocatori importanti nelle rotazioni dei Kings che stanno giocando sotto le aspettative sono sicuramente Hield e Bagley. Hield sta faticando molto al tiro (37% dal campo), mentre Bagley è al momento un chiaro punto debole della difesa dei Kings. Entrambi però stanno mostrando qualche miglioramento in altre aree del loro gioco: Buddy si sta impegnando come mai in carriera in fase difensiva, mentre Bagley ha sviluppato un tiro da tre assolutamente rispettabile (sta tirando oltre il 37% in stagione).
Il bilancio dopo 24 partite è quindi sicuramente positivo per i Kings, che sono riusciti a reagire alla grande dopo una serie di partite deprimenti e imbarazzanti dal punto di vista difensivo. Le grandi performance dei “fantastici 4” Fox, Haliburton, Holmes e Barnes però non credo possano bastare per un posto ai playoff in una Western Conference iper competitiva. Per agguantare il sogno PO (o quantomeno play-in) Hield e Bagley devono crescere, e credo che prima o poi Walton debba necessariamente allungare la sua attuale rotazione a 8 uomini e trovare nuove armi tra i giovani Kings (Guy, Jeffries o Woodward potrebbero essere tra i papabili) o tra i veterani Bjelica e Jabari Parker, che al momento sono dei veri e propri fantasmi in casa Kings.
Ludovico Arnaboldi per Sacramento Kings Italy