Siamo giunti alla dodicesima puntata di The Answer, la rubrica in cui rispondiamo alle vostre domande. Ogni settimana vengono raccolti via mail (redazionetheshot@gmail.com) e sui nostri canali social i vostri quesiti, vengono scelti i più interessanti e un membro (o anche più di uno, come vedremo oggi) della redazione di The Shot vi darà la sua opinione.
Sotto con le domande quindi, buona lettura!
1) Se Derrick White rientra al meglio, c’è la possibilità che gli Spurs tornino ai playoff dopo un solo anno di assenza? In estate scadranno tutti i veterani a roster (DeRozan, Aldridge, Gay, Mills), come pensate che verrà gestita la cosa?
Domanda di Alessandro Benassuti, risponde Emiliano Naiaretti
Ciao Alessandro,
considerando il rendimento fino ad oggi, è possibile che gli Spurs ritornino ai playoff in ogni caso, con Derrick White a pieno servizio o meno. Gli Spurs hanno un record di 11-7 nelle gare senza il proprio #4 e hanno mostrato di poter essere una squadra potenzialmente da playoff anche in sua assenza. Un White a pieno servizio però aumenta certamente le loro possibilità.
Innanzitutto, White migliora sensibilmente una difesa che – seppur in miglioramento – ha avuto difficoltà in questa stagione. La guardia da Colorado University può difendere uno dei migliori esterni avversari ed è un ottimo difensore di squadra, con quest’ultimo aspetto che è molto importante per una squadra che spesso ha avuto problemi di comunicazione.
Offensivamente White invece aggiunge ulteriore versatilità, potendo giocare sia con la palla in mano sia senza, e ulteriori spaziature. In queste prime partite infatti sta tirando da tre punti quasi 6 volte a gara con il 32.1%: non è ideale, ma è lecito aspettarsi un miglioramento. Derrick potrebbe anche partire in quintetto, facendo scalare con i giocatori in uscita dalla panchina un Lonnie Walker che sta incontrando ancora tante difficoltà. In sostanza, potrebbero farcela anche senza, ma White è una pedina importante nello scacchiere di Popovich che aumenta notevolmente la loro competitività.
Passando alla seconda parte della domanda, non è semplice capire le intenzioni del trio Popovich-Buford-Wright. Il veterano più importante in scadenza è certamente DeRozan: secondo i rumors, la dirigenza aveva tenuto in considerazione un prolungamento di contratto già prima che DeRozan esercitasse la sua player option per questa stagione. Considerando il suo rendimento e la coesione creatasi con il nucleo giovane, gli Spurs potrebbero essere fortemente interessati a rifirmare il nativo di Compton. In fin dei conti, DeRozan sarà uno dei migliori free agent della prossima estate e probabilmente quello che potrebbe firmare più facilmente in un mercato come San Antonio.
Il discorso è diverso nel caso di LaMarcus Aldridge e Rudy Gay. Entrambi si sono messi maggiormente al servizio della squadra in questa stagione e stanno contribuendo in qualche modo. Però entrambi appaiono in evidente calo fisico e atletico (soprattutto Aldridge) e potrebbero rimanere a San Antonio solo con contratti brevi ed economici. Quanto interesse avrebbero a rifirmare in quel caso, invece che tentare di vincere un anello in altri lidi?
Infine, parliamo di Patty Mills. L’aborigeno è innamorato della città, è il leader emotivo della squadra ed è un allenatore aggiunto in campo. Oltretutto, Mills sta giocando forse la miglior stagione in carriera. Ci sarà certamente interesse reciproco per trovare un nuovo accordo.
2) Qual è il peggior contratto della lega attualmente?
Domanda di Lorenzo Niccolai, risponde Matteo Berta
Ciao Lorenzo,
quando si parla del peggior contratto della lega la mente richiama subito un giocatore che, viste le sue recenti prestazioni, sta facendo parecchio discutere del suo valore effettivo. Il giocatore di cui parlo è Russell Westbrook, attualmente in forza ai Washington Wizards. Il suo contratto prevede 41M questa stagione, 44M la prossima e una player option da 47M per il 2022/2023, che sicuramente Russ accetterà. Il suo impatto per la squadra, attualmente, non è assolutamente in linea con la sproporzione del suo supermax, reso possibile dalla stagione 2016/2017.
Durante questa stagione le sue statistiche parlano di 20 punti, 9 assist, 9 rimbalzi, 5 palle perse e 49% di True Shooting (minimo in carriera dall’anno da rookie). Il calo fisico, iniziato la scorsa stagione per via degli infortuni, molto probabilmente non potrà fare altro che far peggiorare, con il tempo, le prestazioni dello storico playmaker degli Oklahoma City Thunder e i Wizards si troveranno per altre 2 stagioni, dopo quella corrente, con il salary cap completamente intasato.

Oltre a Russell Westbrook voglio parlare anche del contratto di Klay Thompson. Il suo contratto, firmato al termine della stagione 2018/2019, prevede 190M in 5 anni con scadenza al termine della stagione 2023/2024, in cui prenderà 43M. Il problema per Klay è legato totalmente ai due infortuni gravi che ha avuto in fila, che gli han fatto saltare due stagioni consecutive (una situazione simile a quella di John Wall) e che ci restituiranno un giocatore di 32 anni, che molto probabilmente porterà dietro di sé diverse incognite sulla sua tenuta e resa fisica. Malgrado io gli auguri il meglio per una guarigione serena e un rientro post infortunio senza troppe conseguenze, il suo contratto potrebbe rivelarsi uno dei peggiori della lega.
Ultimo giocatore da inserire, perché il suo contratto è diventato ormai leggendario, è Luol Deng. Deng non gioca dal 27 febbraio 2019, ma i Lakers sono ancora costretti a pagarlo 5M per questa e per la prossima stagione dopo averlo tagliato al termine della stagione 2018/2019.
3) Come rendereste più attraente la Lega Basket Serie A? Spesso conosco ragazzi appassionati di basket, che però non seguono minimamente il nostro campionato nazionale. Cosa si potrebbe fare per avvicinare più persone al movimento?
Domanda di Andrea Lo Giudice, risponde Matteo Corradi
Ciao Andrea,
penso molto sinceramente che la domanda “cosa fareste per rendere la LBA più attraente?” abbia una risposta molto semplice ma allo stesso tempo molto complessa. Io non credo sia un problema televisivo, o di livello del campionato in sé, ma credo sia un problema di come ci viene venduto il prodotto. Guardate la NBA, per esempio: ci sono statistiche di ogni genere, video, approfondimenti, dall’America ormai tutto è fruibile in maniera immediata.
Per il nostro campionato non è così. Le statistiche base sul sito ufficiale a volte non sono corrette, ed è una totale assurdità; per avere delle stats avanzate bisogna cercare così tanto che, nell’epoca del tutto subito, molti si stancano prima ancora di iniziare. Video non ne parliamo: ci sono solo highlight delle partite, a volte nemmeno tutti.
Pensiamo invece se la Serie A avesse un sito come quello NBA, sempre aggiornato con statistiche, video ecc. Se gli articoli e gli approfondimenti fossero del livello di quelli NBA, o anche solo vicini a quel livello. Ecco io penso veramente che se quello che ruota attorno al giocato, si alzasse di livello, molte più persone si avvicinerebbero al nostro campionato. Io seguo da anni la Serie A, e l’idea del podcast dedicato solo alla LBA è nato appunto per dare voce a chi non ce l’ha o ne ha molto poca. Oltre a me, altri stanno facendo ottimi lavori, scritto, video o parlato che sia; solo alzando il livello di analisi si crea appeal. Servirà tempo, ma nel mio piccolo sono convinto che questa sia la strada.
4) Parlatemi di Detroit, come stanno andando, prospettive per il futuro e, soprattutto, lo sviluppo dei giovani (in particolare Sekou). Con Griffin invece?
Domanda di Andrea Poggi, risponde Roberto Fois
Ciao Andrea,
Detroit rimane e rimarrà nel limbo ancora per un po’. La squadra perde e perderà ancora, riuscirà forse a ottenere qualche vittoria contro avversari illustri ma nulla di che: pochi alti e molti bassi. I Pistons purtroppo sono in una posizione scomoda: l’unico uomo mercato era Rose, che è stato scambiato in cambio di Dennis Smith Jr. e una seconda scelta. Chi dovrebbe essere scambiato ha pochissimo valore e ha un contratto pesante, come Griffin.
L’ex Clippers rappresenta un problema perché cestisticamente sta tappando e rubando spazio ai vari giovani, Doumbouya su tutti, che trova tanti minuti in campo solo quando Griffin è fuori nei back to back. Purtroppo per lui gioca nel ruolo più coperto a roster, se si contanto i vari Bey, Griffin, Grant e Jackson. Gli altri giovani, escluso Hayes che è infortunato, stanno rispettando le aspettative, vedi Bey, e stanno sorprendendo per atteggiamento e gioco, vedi Stewart che sta scalando le gerarchie anche nel cuore dei tifosi.
Per ora siamo ultimi e va bene così, sperando di ritrovare l’Hayes di Ulm e non quello delle prime uscite. E magari speriamo di trovare anche una scelta top 3 al prossimo Draft, che si prospetta pieno di talento.
5) Visti i risultati scadenti, perché Minnesota non fa giocare Culver, su cui hanno investito solo un anno fa? In generale quali aspettative avete su di lui?
Domanda di Alessandro Benassuti, risponde Daniele Sorato
Ciao Alessandro,
al momento Culver è ai box a causa di un infortunio alla caviglia sinistra che gli ha fatto saltare le ultime 8 gare dei Timberwolves, e probabilmente sarà fuori ancora per qualche partita. Però, per collegarsi a quello che credo sia il punto della tua domanda, anche prima di farsi male giocava poco più di 20 minuti a gara.
Quei minuti gli venivano dati principalmente perché è uno dei migliori difensori sulla palla a roster, e una squadra con quel tipo di carenze difensive necessitava nella maniera più disperata di qualcuno che potesse essere impiegato sul Point of Attack. Nonostante ciò, la concorrenza nel suo ruolo quest’anno è presente, non tanto a livello di qualità ma più di quantità: considerando che Culver può giocare da 2 o da 3, deve cercare di togliere spazio a uno tra Malik Beasley, Anthony Edwards e Josh Okogie (senza contare i minuti da 3 di altri giocatori a roster).
Tutti questi giocatori sono più promettenti o semplicemente migliori di Culver, il cui impatto offensivo continua a essere tragico. Dopo un buon inizio di stagione (12 punti e 8 rimbalzi di media con buone percentuali nelle prime due vittorie contro Detroit e Utah), dalla terza partita di regular season in poi la produzione del #23 di Minnesota è colata a picco, facendo riaffiorare i fantasmi della sua stagione da rookie: il prodotto di Texas Tech infatti ha ricominciato a tirare malissimo dal campo (44%, con il 18.5% dalla lunga distanza) e soprattutto ai liberi (57.7%, sempre meglio del 46% dell’annata precedente ma ugualmente terribile).
Culver era arrivato in NBA dopo il trade-up dei Timberwolves coi Suns – che avevano ricevuto Šarić e la scelta #11 in cambio della #6 – con la nomea di buon difensore e ball-handler secondario con buoni istinti da passatore; certo, avrebbe dovuto aggiungere qualche chilo di muscoli e avrebbe avuto bisogno di tempo, ma il potenziale da ottimo two-way player sembrava esserci. Nessuno però si aspettava che potesse faticare così tanto in attacco, rendendolo quasi ingiocabile. Parliamoci chiaro, ogni tanto i flash positivi ci sono e fanno ben sperare, ma al momento Culver è veramente troppo indietro nel suo sviluppo per poterlo lasciare in campo per lunghi tratti di gara.
Sono conscio del fatto che la soluzione più semplice potrebbe sembrare quella del mandarlo in campo e lasciare che sbagli e impari, ma i rischi collegati sono che si bruci e soprattutto che perda fiducia, un aspetto del gioco di Culver che col tempo si è capito quanto sia importante. A mio avviso Jarrett avrà ancora tempo a disposizione per dimostrare di meritare un posto a roster; se così non sarà, probabilmente la soluzione migliore per entrambe le parti sarà la separazione tramite scambio, mandandolo in una squadra con più tempo e spazio da dedicargli.