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Come sta andando la stagione dei Warriors?

The Italian Bay by The Italian Bay
8 Febbraio, 2021
Reading Time: 5 mins read
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warriors

Copertina a cura di Sebastiano Barban

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Arrivati sostanzialmente al primo giro di boa della stagione, con in pratica un terzo delle gare già disputate, abbiamo un campione di gare sufficiente per cominciare a tirare qualche somma e dare qualche giudizio sulla stagione dei nostri Warriors, e i sentimenti sono alcune volte altalenanti ma in linea di massima positivi e con un cauto ottimismo.

Come sappiamo, la stagione è nata ancora una volta con molti problemi dovuti a una preseason piena di “imprevisti” e trovarci oggi dopo 23 gare a commentare un record positivo di 12-11, con un calendario non semplice e in una Conference estremamente competitiva, è già un ottimo risultato. La squadra in queste settimane ha reagito bene all’inizio shock, ha continuato a giocare e a cercare la propria identità e piano piano si sta formando quell’amalgama di gruppo che può portare questi Warriors ai playoff e magari a dare fastidio agli avversari con ambizioni maggiori.

I miglioramenti più importanti e fondamentali per poter arrivare a giocarsi ogni partita per vincere sono sicuramente quelli difensivi (attualmente ottavi per efficienza difensiva). E questi miglioramenti sono dovuti a molti fattori, al lavoro di Kerr e dello staff che sempre hanno posto l’accento su quest’aspetto, sul ritorno di Draymond e della sua capacità di guidare la difesa dei Warriors in ogni situazione, dell’apporto di Looney che nelle ultime gare è tornato starter e ha portato stabilità e solidità nel quintetto iniziale che spesso aveva faticato, e di Andrew Wiggins.

Ebbene sì, con sorpresa di molti, Andrew Wiggins si sta trasformando in un difensore solido e affidabile e sta lentamente prendendo quel ruolo che negli ultimi anni era stato di Iguodala, un difensore in grado di essere messo contro i migliori giocatori avversari e di “limitarli” che con l’aggiunta della miglior percentuale in carriera da 3 punti (adesso scesa leggermente al 38%, per larghi tratti il 40%) ne sta facendo un two-way player fondamentale e di enorme affidabilità. Ad evidenziare ulteriormente questa rinnovata vena difensiva è la statistica relativa alle stoppate: il buon Andrew è stato per buona parte della stagione l’unico non centro tra i primi 5 per stoppate a partita con 2 a gara, adesso la sua media è un pochino scesa ma resta  l’unico non centro  insieme a Giannis nei primi 20 (12° Andrew con 1.41, 19° Giannis con 1.24).

Una trasformazione davvero clamorosa per un giocatore che è arrivato con tanti dubbi su di lui proprio dal punto di vista difensivo e mentale, ma che li sta pian piano spazzando via grazie a prestazioni solide e di grande applicazione. Davvero può aver trovato l’ambiente e i compagni giusti per diventare definitivamente l’All-Star che il suo talento faceva prevedere per lui sin dall’arrivo in NBA. Per gli Warriors di questa stagione manca solo qualche punto in più a referto: i suoi 17.7 di media sono un buon apporto, ma questo attacco probabilmente avrebbe bisogno di 4/5 punti in più da lui ma è un dettaglio, ci accontentiamo ampiamente del giocatore che sta diventando, soprattutto immaginandolo in campo la prossima stagione col ritorno di Klay in un quintetto che può tornare ad essere un eccellenza difensiva.

Offensivamente la squadra sta gradualmente tornando a quello che era il gioco “originale” dei Warriors di questi ultimi anni, iniziati con Jackson e elevati con Kerr. Una squadra con pace molto alto (quarta con 106.5), che corre, che tira molto soprattutto da 3 (37.5 tentativi a partita, in aumento nelle ultime, addirittura 6 in più della stagione 2019, con Klay e KD), che taglia tanto, che si muove e muove palla cercando il tiro migliore (quarta con 27.1 assist per partita, anche questo dato in aumento nelle ultime gare), tutte le caratteristiche che davvero fanno parte del DNA di questa franchigia. Il tutto orchestrato da uno Steph Curry a livelli da stagione MVP, da Draymond (anche se ultimamente un pochino discontinuo) e da una second unit che si fa trovare quasi sempre pronta e fatta di giocatori come Lee, Mulder, Toscano-Anderson, Paschall e Bazemore, calati molto bene nei loro ruoli e che stanno migliorando giovando di questo gioco veloce e corale che li aiuta a far emergere più i loro pregi rispetto ai loro difetti.

Finora non ho voluto nominare appositamente Kelly Oubre Jr. perché vorrei dedicargli una parentesi personale, dato che è stato dall’inizio nel mirino della critica (e lo è tuttora) e ha davvero attraversato una tempesta mediatica negli ultimi giorni. Sicuramente ci siamo sempre detti che Kelly è un giocatore di talento ma che ha caratteristiche che erano difficilmente coniugabili con il “sistema Warriors”, principalmente perché parliamo di un giocatore dal talento “grezzo” difensivamente e offensivamente, istintivo, con alti e bassi e con un Q.I. cestistico non elevatissimo messo in un sistema (e dei compagni come Steph & Dray) che fa delle letture e della capacità di adattarsi alle situazioni sui due lati del campo un fattore fondamentale per rendere al meglio.

Da subito si sono viste le sue difficoltà in questo senso, ma nell’ultimo periodo la situazione sta sempre più migliorando. E non si dice solo per i 40 punti contro Dallas con il 7/10 da tre punti, ma perché analizzando le sue gare si vede come si stia integrando nei movimenti, si stia adattando a questo modo di giocare e soprattutto stia migliorando nelle scelte che fa in campo. Chiaro che probabilmente non sarà mai perfetto e avrà sempre qualche momento con qualche decisione sbagliata (li ha persino Draymond) ma il processo di adattamento sta avanzando e Kelly ha delle caratteristiche di atletismo e versatilità che, soprattutto difensivamente, in questo roster non ci sono e che possono essere anche quella “variabile impazzita” che può dare imprevedibilità ai Warriors.

Ciò non esclude che possa anche eventualmente essere scambiato in futuro ma devono esserci delle opportunità, che ad oggi non sono aperte, di trovare un giocatore migliore e più adatto e che comunque dovrebbe fare quella trafila di apprendimento del sistema che ha bisogno di tempo e si rischierebbe di buttare via il lavoro fatto sul roster e su Kelly in questo periodo.

Le prossime gare ci vedranno impegnati in una mini serie di due contro San Antonio per poi affrontare Magic, Nets e Cavs. Obiettivo per i Warriors in questo momento è quello di restare al di sopra (possibilmente) o intorno al 50% di vittorie cercando di impattare magari la serie con gli Spurs e stare in positivo nelle altre tre, soprattutto per la difficoltà a livello di roster causa infortuni. Infatti la fortuna non ci sorride (mai) data l’indisponibilità di Looney (distorsione alla caviglia per lui e starà fuori almeno due settimane), di Wiseman (infortunio al polso sinistro contro Detroit, rientro probabile contro Orlando o Brooklyn) e i piccoli problemi al ginocchio di Paschall, che lo hanno tenuto fuori nelle due contro Dallas e non lo faranno giocare al meglio.

Chiudiamo con due parole su James Wiseman. Kerr ha deciso di farlo uscire dalla panchina nelle ultime gare per dare spazio a Looney come starter e il ragazzo ha reagito benissimo. Si poteva pensare che ci fosse il rischio di “perdere” mentalmente il giocatore che poteva sentirsi punito dalla scelta. In realtà ha preso al meglio la cosa, si concentra sulle cose da fare quando entra in campo e osserva come Kevon, che ha grande esperienza nel sistema, si muove con gli altri in attacco ma soprattutto in difesa. Purtroppo come detto adesso salterà ancora qualche gara per il problema al polso ma i suoi miglioramenti sono lenti ma costanti e il suo processo di crescita continua.


Ilie Piacentini per The Italian Bay

Tags: Andrew WigginsDraymond Greengolden state warriorskelly oubre jrSteph CurrySteve Kerr
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