Kevin Durant è destinato a rimanere fuori per almeno sette giorni e a saltare tre partite – una di queste è stata la trasferta di sabato sera a Philadelphia – a causa del protocollo sanitario. I Nets quindi dovranno fare a meno di lui anche martedì contro i Pistons e mercoledì contro i Pacers. Se il giocatore continuerà a risultare negativo, potrà quindi tornare in campo sabato contro la sua ex squadra, i Golden State Warriors.
Questo secondo quanto stabilisce il regolamento della NBA e la comunicazione fatta da Steve Nash nella conferenza stampa prima della gara contro i Sixers. Nella sostanza però è chiaro a tutti che la NBA venerdì sera ha commesso un grande pasticcio nel nome di quel protocollo anti Covid-19 che però non è riuscita a far rispettare.
I fatti
Venerdì 5 febbraio è il giorno della partita al Barclays contro Toronto, per Durant quella è la prima occasione per incrociare di nuovo i Raptors dal momento dell’infortunio patito durante gara 5 delle Finals del 2019.
Il programma della giornata non prevede allenamento al mattino ma tutti i giocatori e lo staff devono comunque andare al centro sportivo della franchigia per eseguire il tampone. Così un autista dei Nets va a prendere Durant nel suo appartamento di West Chelsea, lo riporta poi a casa e infine nel pomeriggio va di nuovo a prenderlo per condurlo al Barclays per la partita della sera.
Tre viaggi in cui sembra che nessuno dei due abbia indossato la mascherina facciale. Nel frattempo il tampone fatto la mattina da quell’autista aveva dato un risultato inconcludente e per questo la lega ha deciso di tenere fuori Durant che però nel frattempo era già stato in spogliatoio con i compagni e aveva fatto buona parte del riscaldamento con la squadra. Sono le 19.24 e nonostante il giocatore fosse risultato negativo ai tre test effettuati nelle ultime 24 ore, viene fermato in virtù del contact tracing.
La situazione cambia alle 20.01, quando dall’Olympic Tower sulla 5th Avenue arriva il via libera per entrare in campo. Mancano 4’13” alla fine del primo quarto e per la prima volta nella sua carriera NBA (866 partite di stagione regolare e 139 di playoff) Kevin Durant inizia un incontro salendo dalla panchina.
Tutto sembra essere risolto e nel frattempo i Nets recuperano lo svantaggio in doppia cifra riportando l’incontro in equilibrio. Nel frattempo però il nuovo tampone fatto all’autista risulta essere positivo e così alle 21.12, a 9’06” dalla fine del terzo quarto, durante un time-out al giocatore viene impedito di tornare in campo e gli viene indicata la via degli spogliatoi per iniziare subito la quarantena. Durant non la prende bene, mentre esce lancia stizzito a terra una bottiglietta d’acqua e mentre i Nets perdono contro i Raptors, dagli spogliatoi twitta uno stizzito “Free me” e poi continua a contestare la NBA per le sue decisioni e un protocollo che questa volta ha fatto completamente acqua.
Si passa quindi al sabato, secondo appuntamento di un back to back con la trasferta di Philadelphia. Poco dopo mezzogiorno i Nets dicono che la presenza in campo di Durant è in discussione ma lui non viaggia con la squadra e alle 18 arriva l’ufficialità di lui che sarà fuori dalla partita – e per una settimana – nel rispetto del protocollo di salute e sicurezza. Per la cronaca a Philadelphia non scende in campo nemmeno Kyrie Irving, per una distorsione all’indice della mano destra, e i Nets perdono anche questa sfida, fondamentale per il posizionamento sul tabellone dei playoff.
Durant e il Covid
Tra mercoledì e venerdì Durant è risultato negativo a tutti e sette i test effettuati. Il giocatore ha contratto il Covid-19 lo scorso marzo e ogni esame sierologico al quale si è sottoposto da quel momento ha sempre evidenziato la presenza di anticorpi. Un particolare rassicurante che però non viene preso in considerazione dal protocollo adottato dalla NBA che non fa distinzioni tra i giocatori che hanno gli anticorpi e quelli che non ne hanno. Il Center for Disease Control and Prevention, che negli Stati Uniti è l’equivalente del nostro Istituto superiore di sanità, dice che non c’è ancora certezza in merito al grado di immunità che gli anticorpi forniscono contro la reinfezione.
Non è comunque la prima volta che il contact tracing ferma Durant in questa stagione. Un mese fa, all’inizio di gennaio, era stato in contatto con un altro membro dello staff dei Nets che poi era risultato positivo e aveva saltato le partite contro Jazz, Sixers e Grizzlies.
Le reazioni
Il più duro a fine gara nel commentare la serata è stato James Harden: «Non riesco a capire come sia stato possibile che non potesse giocare, che poi abbia giocato e che infine lo abbiano fermato di nuovo. Per noi questa cosa è stata frustrante anche perché stiamo giocando partite fondamentali per i playoff. Durant ha già avuto il virus, ed è risultato negativo a tutti i test che effettuiamo ogni giorno. Non capisco quindi dove sia il problema. Se ce ne sono stati, la partita si sarebbe dovuta rimandare perché se si parla di tracciamento dei contatti, eravamo tutti insieme nello spogliatoio».
La situazione in casa Nets
Durant e tutti gli altri giocatori e membri dello staff dei Nets sono risultati negativi a tutti i test effettuati dopo la partita contro i Raptors. Per cui la gara di Philadelphia si è giocata regolarmente, così come non dovrebbero essere in discussione nemmeno le partite con i Pistons e i Pacers di questa settimana. Nessun rischio rinvio anche per Toronto, visto che da regolamento la partita non è considerata un “contatto ravvicinato e a rischio”, e sabato sera la squadra ha giocato regolarmente ad Atlanta.
Anche da tutta l’NBA arrivano dati confortanti: il numero delle partite rinviate si è drasticamente ridotto e l’ultimo rapporto settimanale diceva che nessun nuovo giocatore è risultato positivo. La settimana prima invece c’era stato un nuovo caso. Numeri ben diversi rispetto ai 27 segnalati nelle due settimane precedenti.