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Brown è il tuo re adesso

Enrico Bussetti by Enrico Bussetti
7 Febbraio, 2021
Reading Time: 7 mins read
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jaylen brown

Copertina a cura di Nicolò Bedaglia / Getty Images

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Quella vista finora è senza dubbio la miglior versione di Jaylen Brown. Sarebbe inutile snocciolare la serie di statistiche in cui sta facendo registrare il massimo in carriera: il sunto è che la terza scelta al Draft del 2017 sembra essere diventato ormai un giocatore completo.

La definizione di costante presenza fisica sui due lati nel campo gli va ormai decisamente stretta, visti i continui progressi al tiro ed un deciso salto di qualità nel passaggio. Complice anche il coronavirus, che ha tenuto lontano dai campi il gemello Tatum per cinque partite, Brown ha avuto un carico offensivo davvero notevole sulle spalle, degno di un primo violino a tutti gli effetti.

Nonostante l’incremento di responsabilità, l’efficienza è addirittura aumentata, tanto che un’eventuale chiamata all’All-Game, se si dovesse disputare, non avrebbe nulla di scandaloso. Perché dunque non puntare ancora più in alto: siamo ancora sicuri che Jayson Tatum sia il miglior giocatore dei Boston Celtics?

 

Letale e variegato al tiro

Ciò che salta subito all’occhio per quanto riguarda Brown sono le percentuali al tiro, in special modo quelle al tiro da tre punti e ai tiri liberi, forse le due aree più importanti per un realizzatore al giorno d’oggi. Il rendimento dalla linea della carità non è mai stato il punto forte del numero 7 dei biancoverdi, guardia molto atletica ed esplosiva che ha sempre amato attaccare il ferro. Dopo tre stagioni passate ad orbitare intorno al 65%, Jaylen ha iniziato a migliorare sensibilmente, con un 72.4% nel 2019-20 ulteriormente aumentato a 76.3% in questo primo mese e mezzo di stagione.

Ogni stella NBA che si rispetti deve fare i conti con frequenti viaggi in lunetta ogni sera, viste tutte le attenzioni che riceve dalla difesa: una produzione di alto livello è dunque una condizione essenziale. Brown sembra finalmente vicino a numeri che spesso, come insegna il maestro della disciplina James Harden, sono la vera chiave per raggiungere un’alta efficienza.

Jaylen non fa ancora scattare il fischio in automatico agli arbitri, ma tendenzialmente riesce a coordinarsi bene e ad esplodere al ferro sfruttando tutta la sua potenza fisica. Nel migliore dei casi, il difensore si fa trovare sbilanciato e arriva il classico 2+1 che manda ai matti gli allenatori avversari.

 

Il tiro da tre punti è una sorpresa ancora più grande: se il 38.2% della scorsa stagione era ormai una conferma definitiva dell’impossibilità di battezzare Jaylen, il momentaneo 42.4% è un valore degno di una vera e propria minaccia dietro l’arco. Il numero di canestri è rimasto lo stesso e in proporzione alle conclusioni totali è addirittura calato, ma è la tipologia di tiri presi a rappresentare il cambiamento più importante

Le triple non assistite sono cresciute dall’11.6% al 24%, mentre è sempre più raro vedere JB attendere lo scarico appostato in angolo. Si parte sempre da una dimensione off-the-ball di alto livello, che quest’anno sfrutta per muoversi di più in uscita dai blocchi, ma una volta ricevuto il pallone si notano molte meno esitazioni nel prendersi conclusioni in palleggio-arresto-e-tiro. Tiro che entra, fiducia che aumenta, più tiri presi con disinvoltura, più tiri che entrano: un circolo virtuoso in cui il Jaylen sta sguazzando volentieri.

Avreste mai pensato di vedergli prendere questo tiro con questa dose di sicurezza?

 

Anche i tiri dal palleggio dalla media sono aumentati come mai prima d’ora; nonostante siano considerati tra le peggiori scelte di tiro in assoluto, finché le percentuali sono queste il numero 7 ha ragione. C’è anche un leggero risvolto psicologico: anche durante l’assenza di Kemba Walker, autentico artista della specialità, i difensori avversari hanno dovuto fare i conti con un altro giocatore, oltre ovviamente a Tatum, in grado di alzarsi e far partire il tiro da qualsiasi distanza, senza paura. Non facile da digerire, anche perché ora diventa veramente difficile scegliere la miglior strategia per provare a contrastare Boston.

 

Le chiavi del gioco finalmente in mano

Ad inizio stagione avevo preferito essere cauto riguardo ad un massiccio impiego di Brown in cabina di regia: i passi avanti erano stati giganteschi e c’era sicuramente materiale a sufficienza per essere ottimisti, ma qualche brutto flash nella serie contro Miami non poteva essere ignorato. Ad oggi ci sono larghi tratti di gara in cui Jaylen sembra davvero avere il ritmo in mano.

Il dato sull’Assist Percentage è clamoroso, con un 19% che ha dell’incredibile per un giocatore che non era mai riuscito nemmeno a raggiungere la doppia cifra. Tanti possessi vengono gestiti con più calma, nell’attesa di trovare il varco giusto per servire il compagno meglio posizionato.

Like the awareness and patience from Jaylen Brown on this play. Knows Nets are switching so goes right to the post vs. Dinwiddie. Takes his time, sees the weakside pulling in, fires to Smart for a 3. pic.twitter.com/7vPnMpyQcs

— Steve Jones Jr. (@stevejones20) December 25, 2020

La qualità dei passaggi rimane migliorabile e giocatori come James, Harden o Dončić, in grado di creare dal nulla opportunità di tiro per i compagni, rimangono e probabilmente rimarranno irraggiungibili, ma all’interno di un sistema come quello di Boston il livello raggiunto da Jaylen rappresenta già un traguardo fondamentale.

Quando le rotazioni si stabilizzeranno, Stevens potrà rimediare ad una panchina piuttosto corta tenendo sempre in campo almeno un giocatore in grado di fungere da go-to-guy e punto di riferimento assoluto palla in mano: Brown, ormai, ha raggiunto uno status paragonabile a quello di Walker e Tatum.

Jaylen Brown continuing to grow with his playmaking. Good patience here in P&R, keeps Bullock on his back and keeps attacking. Knicks with good weakside help but nice play from Grant Williams. Comes from the corner and screens for Smart. pic.twitter.com/ujZChq1CBL

— Steve Jones Jr. (@stevejones20) January 17, 2021

La mano caldissima di questi primi quaranta giorno induce i difensori ad un trattamento speciale ed è fondamentale riuscire a punire gli aiuti con continuità. Qui un eccellente difensore come Keldon Johnson, pur passando dietro al blocco, si premura di contrastare in fretta un eventuale tiro da fuori, riuscendoci anche piuttosto bene. JB cambia mano e velocità alla perfezione, costringendo Poeltl all’aiuto: non è una lettura difficile, ma il passaggio per Theis è effettuato con i giusti tempi e il tedesco segna due punti fondamentali con facilità.

Jaylen Brown continuing to grow with his playmaking. Good patience here in P&R, keeps Bullock on his back and keeps attacking. Knicks with good weakside help but nice play from Grant Williams. Comes from the corner and screens for Smart. pic.twitter.com/ujZChq1CBL

— Steve Jones Jr. (@stevejones20) January 17, 2021

 

È abbastanza per il passo successivo?

Il giocatore nato e cresciuto nei sobborghi di Atlanta sta facendo tutto il possibile per dimostrare a tifosi e addetti ai lavori di essere stato colpevolmente sottovalutato. Troppi di noi, compreso il sottoscritto, hanno sempre avuto qualche riserva di troppo su Jaylen: un po’ per limiti che sembravano complessi da superare, un po’ per quel contratto che oggi sembra meritato fino all’ultimo centesimo, un po’ per qualche dubbio sulla sua resa fuori da Boston e dal sistema di Stevens che oggi è sicuramente attenuato. Perché almeno per una volta non spingersi un po’ più in là e domandarsi seriamente se Brown possa davvero recitare un ruolo da protagonista?

Fino ad oggi Jayson Tatum è sempre stato visto come il futuro uomo della provvidenza nel Massachussets, sia per quel talento offensivo che sembra sgorgare purissimo dalle sue mani ogni sera che per le caratteristiche di Brown in uscita dal college, con quelle grandi capacità lontano dalla palla che lo rendevano il prototipo del perfetto “Robin”.

I maggiori progressi di Jaylen in questa stagione riguardano però proprio quegli ambiti in cui “Batman”, spesso e volentieri, è chiamato ad eccellere: gestione di tanti possessi, più conclusioni dal palleggio, maggiori attenzioni della difesa e compagni da coinvolgere. In alcuni aspetti la superiorità di Tatum si può tranquillamente mettere in discussione: entrambi sono realizzatori che sono migliorati nel coinvolgimento dei compagni nonostante possiedano ancora qualche cattiva abitudine e ad oggi Brown riesce addirittura a conquistarsi più facilmente tiri liberi. Non c’è dunque ragione per non affidare a JB qualche possesso decisivo nei finali di partita, considerando anche che Tatum, dopo gli ottimi risultati dello scorso anno, sembra tornato ai consueti livelli di inefficienza in isolamento.

Sarà molto difficile assistere ad un netto scambio dei ruoli da parte di Stevens, soprattutto perché parliamo di un allenatore che ha sempre fatto del gioco corale e di un attacco di squadra il suo credo offensivo. Ad oggi la definizione di numero 2 va sicuramente stretta a Jaylen, che si può considerare almeno un 1-bis capace di prendere in mano la squadra nei momenti bui del compagno, vista anche la conclamata leadership che detiene all’interno dello spogliatoio.

Va però anche detto che queste percentuali clamorose potrebbero tranquillamente calare con il passare della stagione: come sempre sarà quello il momento in cui potremo capire se Brown riuscirà a mantenersi a suo agio nel suo nuovo ruolo di realizzatore ad alto volume e gestore dei ritmi dell’attacco. Guardando Tatum si ha sempre la sensazione che ci sia altro talento nascosto sotto la superficie, ma per una volta è giusto stare dalla parte “dell’altra J”, che sta invece andando oltre le aspettative. Chi l’ha detto, poi, che questo sia al massimo? È tempo di pulci nell’orecchio ai vertici della squadra della Beantown…

Tags: Jaylen Brown
Enrico Bussetti

Enrico Bussetti

Vive per il basket da quando era alto meno della palla. Resosi conto di difettare lievemente in quanto a talento, rimedia arbitrando e seguendo giornalmente l’NBA, con i Mavericks come unica fede.

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