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I Jazz stanno vivendo un momento magico

Alexandros Moussas by Alexandros Moussas
4 Febbraio, 2021
Reading Time: 12 mins read
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Utah Jazz

Copertina a cura di Marco D'Amato / Associated Press

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Le vittorie macinate in questo periodo dai Jazz sono arrivate quasi sempre in maniera netta, fino a portare Utah in vetta alla NBA. Una sorpresa, se si pensa che i Jazz storicamente hanno bisogno di tempo per ingranare. Il gioco di Snyder è famoso per essere indigesto ai nuovi arrivati dato il numero di varianti offensive, ma la continuità del progetto ha dato delle certezze che negli anni passati mancavano. In una stagione iniziata dopo una pausa ridotta, Utah ha usato questa situazione come un trampolino di lancio per partire forte.

Le primissime partite non erano andate bene, ma la svolta è arrivata presto. La partita a New York è stato un momento chiave, ma dalla trasferta di Detroit il cambio di marcia è stato evidente, grazie soprattutto alla sfuriata di Snyder a fine terzo quarto.

 

Da quel momento l’attacco non si è più inceppato, raggiungendo delle vette di efficienza fino ad allora impensabili.

 

La pioggia di triple dei Jazz

Osservando i Jazz, si nota come il loro attacco sia alla continua ricerca dell’efficienza offensiva. Una formula per nulla speciale, ma quest’anno c’è stata un’ ulteriore evoluzione. Due anni fa, con una squadra con il doppio lungo e Rubio come playmaker, i Jazz avevano iniziato a cercare sempre più conclusioni dall’arco o al ferro. Oggi i Jazz prendono il 48% dei tiri totali da 3. Snyder non ha avuto esitazioni, concedendo il via libera ad un uso massiccio del fondamentale. Risultato?

I Jazz sono primi per numero di triple segnate e tentate della lega e terzi per percentuale di realizzazione. La batteria di tiratori di Utah pare ineguagliabile, nonostante Bogdanović sia ancora alle prese con un problema al polso della mano forte. Motivo per cui i Jazz sono solo nella media per percentuali dagli angoli. La costruzione dei tiri si basa in gran misura sui penetra e scarica di Mitchell, Conley e Ingles, ma, se gli schemi usati non sono cambiati rispetto alla scorsa stagione, l’approccio dei Jazz a rimbalzo è completamente diverso, sia in attacco che in difesa.

 

L’impatto dei rimbalzi offensivi

Una volta scelta la strategia offensiva di base, Snyder ha continuato a perfezionare la sua visione di gioco attorno all’idea di tirare da 3 il più possibile. Il passo successivo? Una rinnovata aggressività sotto le plance avversarie. I Jazz lo scorso anno infatti erano 21° per percentuale di rimbalzo offensivo, mentre oggi sono primi. Una differenza abissale che trova le sue radici, anche in questo caso, da una scelta precisa dell’allenatore grazie al supporto delle statistiche.

These are stats from a few seasons ago, but these are the overall efficiencies based on how the possession starts: pic.twitter.com/SDpqBMI0iP

— Darryl Blackport (@bballport) January 1, 2021

Come riportato qui sopra, l’efficienza offensiva concessa agli avversari dopo un errore da 3 è di gran lunga inferiore rispetto a un errore in prossimità del canestro. Snyder ne ha fatto tesoro e dato l’ordine di aggredire il canestro avversario, in particolar modo con il giocatore presente in angolo.

 

Se invece i Jazz prendono una conclusione in prossimità del ferro, Snyder manda solo il centro a rimbalzo, in modo da poter coprire la transizione difensiva. In questo fondamentale Favors è particolarmente utile. 

 

Favors. inoltre. ha un istinto più raffinato di Gobert per andare a caccia del pallone dopo un errore dei compagni. Avere delle possibilità aggiuntive rispetto al passato, soprattutto dopo aver mosso la difesa, è una piccola rivoluzione per una squadra abituata a giocare meno possessi degli avversari. Nel 2021 questo non succede più.

 

Il nuovo approccio a rimbalzo difensivo

Se la differenza a rimbalzo d’attacco è lampante, quella difensiva è molto più sottile, ma altrettanto efficace. I Jazz stanno cercando di arrivare al tiro qualche secondo prima che in passato, forzando la transizione offensiva in modo da attaccare le difese avversarie prima che si schierino. Il primo accorgimento messo in piedi da Snyder è la ricerca degli angoli da parte delle ali, che corrono subito in modo da allungare la difesa avversaria.

 

Il numero di canestri in transizione primaria o secondaria sono aumentati esponenzialmente, e di conseguenza la qualità dell’attacco mormone non ha potuto che beneficiarne.

Il PACE degli Utah Jazz è rimasto pressoché identico all'anno scorso (99.15 e 24° nel 2019-20, 98.82 e 25° quest'anno) ma ciò che è totalmente cambiato è il tempo impiegato per prendere un tiro dopo un DREB: al momento Utah è 4° (9.1 s), l'anno scorso 22° (10.1 s). pic.twitter.com/MA4Y4sAyfb

— Gabriele Fornacetti (@GFornacetti) January 20, 2021

I Jazz sfruttano molto bene la presenza dei tiratori per poter aprire il campo in transizione. Con le difese costrette ad allargarsi e a correre verso gli angoli, spesso e volentieri il centro che arriva a rimorchio si ritrova solo sotto canestro. Lo schema adattato da Snyder prevede di tagliare il campo con un passaggio in orizzontale mentre il lungo arriva a tutta velocità dopo che la difesa si è allargata per seguire il ribaltamento.

Utah Jazz Transition Skips – Push & Find Opposite pic.twitter.com/LVgIUEKKHx

— Half Court Hoops (@HalfCourtHoops) February 1, 2021

 

La rotazione più solida e collaudata della NBA

Uno dei problemi principali della scorsa stagione regolare è stata l’assenza di un sostituto di Gobert. L’arrivo di Favors fa si che i minuti senza Rudy non siano più una tragedia. Snyder spesso fa uscire Gobert dopo 5/6 minuti del primo e terzo quarto, inserendo Favors in quintetti con almeno 3 titolari. La difesa comunque ne risente, e i numeri con Favors in campo parlano di un rating difensivo di 110.9, un enormità se rapportato al 101.5 di Gobert. Se le cifre con Favors in campo lasciano qualche perplessità in difesa, il gioco vale la candela.

Insieme a Gobert, il primo giocatore tra gli esterni ad uscire dal campo è Mike Conley. Quando poi rientrano contro le panchine avversarie sono a dir poco letali. Questa semplice mossa garantisce ai Jazz ad ogni partita un parziale positivo contro le riserve: un netto miglioramento rispetto alle difficoltà dello scorso anno.

Un altro evidente passo in avanti è legato al numero di giocatori capaci di dare un contributo positivo. I Jazz, infatti, hanno 8 giocatori in grado di contribuire positivamente. Non vi sono state variazioni importanti dalla prima partita contro i Blazers ad oggi, e difficilmente ve ne saranno in futuro. Certamente la panchina può essere un’arma importante per i Jazz, ma la vera rivelazione di quest’anno è proprio quel giocatore che ha ricevuto più critiche la passata stagione.

 

Un Mike Conley rigenerato

Conley è il miglior giocatore di questo inizio campionato per i Jazz. Lontano parente del giocatore parso in estrema difficoltà nel 2020, l’ex Memphis orchestra la squadra alla perfezione e la sua integrazione negli schemi di Snyder è il valore aggiunto di questa partenza fulminante. L’anno scorso spesso ha rinunciato a dei tiri che sono parte integrante del gioco dei Jazz, finendo spesso per allungare i possessi offensivi. Oggi è molto più sicuro e convinto quando si prende un tiro. Inoltre, è cambiata drasticamente la sua intesa con Gobert, che tanto lo aveva messo in difficoltà.

 

Il pick and roll tra loro due è diventato una delle armi per eccellenza di questi Jazz, così letale da chiamare su di loro le attenzioni dell’intera difesa avversaria. Trovata la chiave di volta, Conley ha iniziato a prendere fiducia e a incidere sulle partite come i tifosi Jazz avevano sognato. Spesso nei momenti di difficoltà il primo a rispondere presente è lui.

Anche in difesa la qualità del suo operato è migliorata a dismisura, garantendo una buona copertura contro molti playmaker, lottando strenuamente sui blocchi nonostante i limiti fisici dovuti all’età e alla sua costituzione. La sua sapiente guida è senza alcun dubbio uno dei principali motivi del successo dei Jazz.

 

L’inaspettata e insperata evoluzione di Jordan Clarkson

La più grande sorpresa però non può non essere Jordan Clarkson. L’ex Cavaliers è arrivato a Salt Lake City con la nomea di mangia palloni e la tendenza a prendersi dei tiri discutibili. Se la prima caratteristica è stata ampiamente confermata, Snyder è riuscito a incanalare il suo amore per il canestro rendendolo un attaccante efficiente.

Merito della distribuzione delle sue conclusioni. Clarkson, infatti, ha azzerato i tiri dalla media in favore di conclusioni da 3 o al ferro.

 

Non per questo ha abbandonato il suo stile di gioco anarchico, che per i Jazz è un valore aggiunto. Spesso questo suo modo di giocare aiuta la squadra a uscire da momenti difficili in cui l’attacco si ingolfa senza riuscire a creare. Un buon esempio è stata la partita a Detroit, vinta grazie alla scossa data da Clarkson a inizio 4° quarto.

Il suo inserimento è un successo e il contratto firmato in estate oggi pare un affare. Non solo per l’indubbio apporto offensivo, ma anche perché in un contesto positivo che ne esalta le caratteristiche, Jordan si sente protagonista e si impegna come non mai in difesa.

 

Se vincesse il premio di sesto uomo dell’anno non ci sarebbe di che stupirsi data la qualità e la costanza delle sue prestazioni, e anche quando le cifre tenderanno a normalizzarsi è probabile che rimanga fra i favoriti.

 

Quanto c’è di sostenibile in questa partenza a razzo di Utah?

Arrivati a un terzo della stagione, bisogna domandarsi quanto di questi Jazz sia sostenibile. Discorso applicabile a ogni squadra ovviamente, ma dato lo stato di forma di Utah risulta particolarmente interessante fare uno sforzo di immaginazione al riguardo. Non si può non partire dal tiro da 3, ma se da un lato ci si può attendere che O’Neale e Clarkson diminuiranno le loro percencentuali, Mitchell e Bogdanović sono destinati a migliorarle sensibilmente. L’attacco dei Jazz a metà campo invece è buono, ma non eccellente. Ed è proprio nelle situazioni a difesa schierata che si celano la maggior parte dei dubbi .

Le triple in contropiede, arma fondamentale a oggi, sono destinate a calare ai playoff. In transizione, i Jazz sono al momento il terzo miglior attacco, mentre a metà campo sono decimi. Nelle azioni che durano almeno 20 secondi, che rappresentano il 10% del totale, Utah è solo sedicesima. Preoccupa inoltre che i Jazz siano ultimi nei possessi in isolamento, soprattutto perché il numero di azioni in uno-contro-uno tende a salire drasticamente ai playoff. Utah ha ancora da lavorare per arrivare preparata al momento più caldo della stagione, ma la base di partenza costruita fino a oggi è più che solida.

 

La difesa dei Jazz è veramente da prime 5 della lega?

La difesa dei Jazz al momento è ottima, ma rimane sempre e comunque limitata a causa della rigidità dello schema adoperato da Snyder. La drop coverage, ovvero la posizione assunta dal lungo in fase difensiva contro il pick and roll, rimane uno schema poco efficace contro i playmaker capaci di punire Gobert con il loro arresto e tiro.

Non vi è in rosa un’ala capace di coprire il lato debole quando Gobert viene stanato dall’area. Non c’è inoltre un giocatore in grado di passare sui blocchi e tenere le guardie più esplosive della lega. Si è provato a più riprese ad affidare ad O’Neale tale incarico, ma i risultati non sono stati eccelsi. Royce è un ottimo difensore sulle ali, ma risulta molto meno efficace contro le guardie.

From last night's Triple Team, the numbers of Royce O'Neale's defensive matchups, separated by guards vs. forwards https://t.co/E9kvqsGsfo pic.twitter.com/MEPvjbgbke

— Andy Larsen (@andyblarsen) January 6, 2021

L’apporto di Favors ha migliorato nettamente il livello medio dello scorso anno, ma non ha modificato il telaio della squadra e non risolve alcuni problemi tecnici. Il suo utilizzo in coppia con Gobert potrebbe essere utile contro alcuni accoppiamenti, ma rischia di essere un problema in attacco.

 

Con la zona il francese non è adatto a coprire velocemente gli spazi che si aprono dopo i vari aiuti difensivi. Questa opzione, invece, potrebbe rivelarsi più interessante con Favors e/o Morgan in campo. Quest’ultimo ha la giusta mobilità laterale, ma rimane stabilmente il terzo centro della rotazione. Difficilmente la zona verrà implementata ai playoff per molti minuti, ma tanto dipenderà da Morgan e dalla sua crescita.

 

Cosa aspettarsi per il resto della stagione

Utah ha dimostrato una resilienza che l’anno scorso non aveva, rimontando più volte svantaggi maggiori di 10 punti. Un segnale che questa squadra ha trovato la maturità che mancava la scorsa stagione, e che può puntare in maniera decisa al fattore campo. Un vantaggio che, con il possibile ritorno dei tifosi e l’iniezione di fiducia che ne scaturirebbe, sarebbe importante ottenere.

Saranno i momenti di difficoltà a dare delle informazioni su quale sarà il destino di questa squadra. Un destino che passerà per l’accoppiamento ai playoff. Le difficoltà delle dirette avversarie sono un segnale di quanto la situazione ai playoff ad ovest sia apertissima, anche più di quanto fosse lecito attendersi. La stagione è partita come meglio non si poteva, e i comprimari scelti stanno giocando al massimo delle loro possibilità. Starà a Gobert e a Mitchell alzare ulteriormente il livello di Utah. E mai come quest’anno la possibilità di passare il primo turno è concreta.

Tags: Bojan BogdanovicDerrick Favorsmike conley
Alexandros Moussas

Alexandros Moussas

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum affermava Seneca. Io ho scelto di perseverare e credere che i Jazz prima o poi riusciranno ad alzare il Larry O'Brien. Aspettando che succeda, ne analizzo pregi e difetti con la pretesa di essere il più analitico possibile, senza riuscire però a superare la fase del distacco. I numeri sono miei amici.

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