“I Wizards dovrebbero sempre giocare contro i Nets per sperare in un posto nei playoffs”. Nella capitale si provano a sdrammatizzare le sole quattro vittorie – due di queste arrivate proprio contro Brooklyn – in sedici partite, ma in queste parole c’è più di un fondo di verità. Perché le due squadre hanno tanti punti in comune nel bene e nel male, a cominciare dall’enorme talento offensivo degli ex-Thunder Harden, Westbrook e Durant, arrivando agli enormi problemi difensivi che mettono le due franchigie in fondo alla classifica della lega per punti subiti.
La vera differenza finora a livello di risultati l’ha fatta la sfortuna, con Bryant che sarà presto operato a New York per una parziale lacerazione del legamento crociato – infortunio simile a quello di Dinwiddie – ma soprattutto il Covid, che ha colpito il roster di coach Brooks costringendo la squadra a due settimane di stop forzato nel rispetto del protocollo sanitario.
Chi ha tratto giovamento dalla pausa è Westbrook, che finalmente si è potuto concentrare sul pieno recupero dall’infortunio al quadricipite sinistro che lo aveva tormentato nelle ultime partite, limitando le sue incursioni al ferro e peggiorando le sue statistiche al tiro. E’ proprio questo uno dei punti cruciali su cui si sono soffermati i media locali, mentre i Wizards trasmettevano un filmato ad hoc sull’argomento durante un time-out del primo quarto. Il tema era Russ che faceva gli straordinari al centro di allenamento dei Wizards aiutato da ortopedici e fisioterapisti.
La verità è che a Washington sono obbligati ad aggrapparsi a ogni minima speranza per convincersi che la stagione non è già stata buttata via. Forse anche per questo Scott Brooks nel prepartita si è presentato alla stampa in piena fiducia e molto calmo. Un atteggiamento che dissimulava l’ultimo posto della graduatoria a Est e la necessità di tornare quanto prima a vincere per provare almeno ad agguantare il play-in. «Ora siamo finalmente al completo e possiamo competere contro tutti, anche contro i Nets, che sono nella top-3 tra le contender per il titolo e hanno tre dei migliori giocatori della lega. Abbiamo solo bisogno di allenarci e di giocare, e a febbraio avremo 16 partite in 27 giorni. Non vedo l’ora che arrivino, una dopo l’altra».
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Sono le volte in cui negli ultimi 25 anni una squadra sotto di almeno 5 punti a 10 secondi dalla fine della partita è riuscita a vincere. Un’impresa riuscita agli Wizards contro i Nets privi di Harden ma con un Irving che poi a fine gara ha ammesso che non riusciva a difendere su nessuno. Ma incredibilmente i Nets quella partita l’avevano già vinta in più occasioni per poi gettarla via sistematicamente.
Nel primo quarto Brooklyn era andata avanti di 18 punti, poi a meno di sei minuti dalla fine era stata avanti di 10 lunghezze, prima che salisse l’agonismo di Westbrook e da vero leader scegliesse di prendersi carico in prima persona della marcatura di Durant mettendo in campo tutta la sua fisicità. In un ultimo quarto da 48 punti di squadra segnati, negli 8 secondi finali Beal ha segnato la tripla del -2 e poi Matthews ha intercettato la rimessa di Harris servendo a Westbrook l’assist per la tripla del vantaggio. Con poco più di 4 secondi da giocare, Brooklyn ha visto infine svanire la vittoria con un sottomano decisivo di Luwawu-Cabarrot che ha girato sul ferro. E a festeggiare sono stati i padroni di casa, in un incontro surreale in cui non c’è stata traccia di alcuna forma di difesa.
White Claw al lampone
Per chi non è avvezzo, la White Claw è un seltzer in lattina aromatizzato alla frutta. A fine gara, dopo una prestazione giocata a punteggi da All-Star Game, Nash si è presentato immediatamente ai giornalisti mentre Brooks si è fatto attendere non poco. «Mi sono fermato a bere la prima White Claw della stagione», ha scherzato con la stampa spiegando il motivo del suo ritardo, per poi aggiungere che non gli piace quella al mango ma che preferisce quella al lampone. «Questa è stata una delle più folli, se non la più folle partita che io abbia mai vissuto. E ora pensiamo già al futuro e al mese di febbraio. Ci sono tante squadre che hanno il nostro stesso numero di sconfitte».
Ma quello che colpisce è l’ammirazione di Brooks per Westbrook, giocatore che conosce bene anche per averlo avuto a Oklahoma City con Durant, Harden e Green nell’annata della finale nel 2012. «É un leader e un agonista vero che gioca solo per vincere – ha detto – Ha preso la guida del gruppo e sta facendo crescere i più giovani con il suo esempio e il suo modo di giocare. Inoltre è la miglior guardia della storia del gioco a rimbalzo».
No celebration
Westbrook e Beal hanno l’atteggiamento dei giocatori in missione. Il loro post partita è completamente diverso da quello leggero impostato da coach Brooks. I due sanno bene che quest’anno si trovano a Washington con l’unico obiettivo di fare i playoffs e sono consapevoli che con questa falsa partenza la strada è molto complicata. Per cui non lasciano spazio a battute né a momenti di relax.
«Sono davvero un buon leader se i Wizards costruiranno qualcosa da questa vittoria – commenta Westbrook -. Non serve a niente aver vinto contro i Nets se poi le prossime volte ci presenteremo alla palla a due senza essere pronti per giocare». Anche perché il successo non ha cancellato tutti i problemi difensivi che si sono visti e per vincere molte partite in NBA serve un sistema di gioco sostenibile e non una serie di eventi fortunati (8-0 negli ultimi 8 secondi e 48 punti nell’ultimo quarto). «Come festeggerò questa partita – risponde Beal -? Andando a casa da mia moglie e dai miei figli. Abbiamo ancora tantissimo lavoro da fare. Non c’è tempo per festeggiare in casa Beal».