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L’impetuosa ascesa di Boucher
Toronto ha scovato una gemma

Davide Fumagalli by Davide Fumagalli
27 Gennaio, 2021
Reading Time: 9 mins read
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Boucher Raptors

Copertina a cura di Nicolò Bedaglia / Photo Credits: Abbie Parr via Getty Images

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Dopo l’esplosione dei vari Pascal Siakam e Fred VanVleet, e la crescita costante di OG Anunoby, ormai non fa più notizia quando i Toronto Raptors riescono a lanciare un “nuovo” giocatore praticamente dal nulla. Dal mazzo del presidente Masai Ujiri e di Coach Nick Nurse in questa stagione 2020-21 è uscito il nome di Chris Boucher, longilineo lungo di 28 anni, canadese con origini caraibiche, che si sta affermando come una delle sorprese di questo avvio di regular season.

I Raptors sono in leggera ripresa dopo un inizio complicato -7-10 il record attuale dopo l’ultima sconfitta a Indianapolis contro i Pacers -, ma era pronosticabile questo avvio fra alti e bassi considerando il trasferimento a Tampa, a causa del Covid, e le perdite in offseason di due giocatori chiave come Serge Ibaka e Marc Gasol, fondamentali per gli equilibri sul parquet ma anche, se non soprattutto, nello spogliatoio.

Per rimpiazzarli Ujiri ha deciso di puntare sull’australiano Aron Baynes e poi di investire su Chris Boucher, offrendogli un biennale da 13.5 milioni di dollari. Una firma a primo impatto sorprendente, che ha fatto storcere il naso a molti, principalmente perché si trattava un ragazzo che fino all’anno scorso produceva poco più di 6 punti e 4 rimbalzi di media in circa 13 minuti di media. Queste prime 17 gare di regular season, però, stanno dando ragione a Masai Ujiri, ancora una volta.

 

Dai Caraibi, come Duncan

Storia particolare quella di Chris Boucher, nato l’11 gennaio 1993 a Saint Lucia, isola dei Caraibi e paese d’origine della madre, una similitudine con tanti altri giocatori, il più famoso ovviamente Tim Duncan, dalla Isole Vergini. Boucher si è poi trasferito all’età di 5 anni a Montreal, in Canada, il paese del padre, e lì ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza.

Non è stato affatto facile perché i genitori si sono separati quasi subito, il rapporto col papà è andato presto a donne di facili costumi e a 16 anni ha lasciato il liceo, finendo per lavorare come cuoco e lavapiatti in un ristorante della catena St. Hubert, tra le più famose in Quebec.

A livello sportivo ha iniziato praticando calcio e hockey su ghiaccio, da buon canadese, ma poi si è avvicinando al basket entrando in una squadra del circuito AAU: anche grazie alla pallacanestro ha ottenuto il diploma e poi a suon di ottime prestazioni si è fatto notare da alcuni college di Division I. Ma non è stato tutto rose e fiori…

 

Un talento sbocciato tardi

I primi due anni di college non sono stati proprio indimenticabili, anche perché non è finito né a Duke, né a Kentucky: l’anno da freshman era a New Mexico Junior College, poi da sophomore a Northwest College, a Powell, nel Wyoming. I suoi numeri però hanno fatto notizia – 22.5 punti, 11.8 rimbalzi e 4.7 stoppate col 44% da tre – e così viene chiamato da Coach Dana Altman a Oregon, una delle università di punta della Pac 12, sulla West Coast.

? ? We spy Chris Boucher on the cover of @SInow College Preview & We know where he’s from… #WeAreTeamCanada pic.twitter.com/wTph78YRsZ

— Canada Basketball (@CanBball) November 1, 2016

I suoi due anni coi Duck sono importanti, gioca circa 25′ di media, con 12 punti, oltre 6 rimbalzi e una stoppata a gara col 34% dall’arco. Quella versione di Oregon è strabiliante, registra un record di 64-13 in due stagioni e al Torneo NCAA arriva una volta alle Elite 8 (eliminata dalla Oklahoma di Buddy Hield) e una volta alla Final Four (semifinale persa 77-76 contro North Carolina, poi campione 2017 in finale contro Gonzaga).

Oregon era una formazione zeppa di futuri professionisti: oltre a Boucher, c’erano Jordan Bell, Payton Pritchard, Dillon Brooks, più Tyler Dorsey (ora al Maccabi), Dylan Ennis (a Saragozza, fratello del più famoso Tyler) e Kavell Bigby-Williams, centro britannico da qualche settimana a Cantù. Quella seconda stagione ha però un epilogo sfortunato per Chris Boucher perché durante il torneo della Pac 12 purtroppo si infortuna al ginocchio (ACL) e così è costretto a operarsi, saltando il Torneo NCAA (chissà se con lui i Ducks avrebbero vinto…) e poi tutto il processo pre draft.

 

La visione dei Warriors e la scommessa dei Raptors

Come detto Boucher non ha potuto sostenere il percorso verso il Draft 2017, non viene scelto, ma è tra i primissimi ad ottenere un contratto, un contratto two-way dai Golden State Warriors che avevano chiamato al secondo giro con la 38 Jordan Bell, suo compagno a Oregon. Nella stagione 2017-18 il canadese gioca quasi esclusivamente in G-League coi Santa Cruz Warriors, viaggiando a 11.8 punti, 7.5 rimbalzi, 2.2 stoppate col 22% da tre in 22′ di media, ma riesce a giocare una gara coi Dubs il 14 marzo 2018 e poi fa comunque parte del roster campione NBA 2018.

I Warriors però devono tagliarlo in estate e meno di un mese dopo viene ingaggiato dai Toronto Raptors, franchigia “di casa” per un canadese come lui. Ujiri gli concede un two-way contract e nel 2018-19 è travolgente in G-League coi Raptors 905, la franchigia affiliata a Toronto: Boucher viaggia a oltre 27 punti, 11 rimbalzi e 4 stoppate di media, col 32% da tre su 7 tentativi a gara, viene eletto MVP e Miglior Difensore della stagione 2018-19, finendo anche nel primo quintetto.

Di fatto un giocatore fuori categoria e così il 19 febbraio il suo two-way viene convertito in un contratto standard. Gioca in tutto 28 gare di regular season a 3.3 punti di media in circa 6′ e fa parte della squadra che vince il titolo 2019 nella storica finale contro i Warriors, sì, gli stessi Warriors che sono stati i primi a credere in lui in chiave NBA.

Nella passata stagione 2019-20 entra nelle rotazioni di Coach Nurse e trova spazio inserendosi nei minuti lasciati liberi da Ibaka e Marc Gasol. Per lui 13′ di media sul parquet con 6.6 punti, 4.5 rimbalzi, una stoppata e il 32% da tre su 2 tentativi a gara: aldilà dei numeri, comunque rilevanti, si iniziano ad intravedere le potenzialità di questo ragazzo longilineo, esile, con leve lunghe e braccia interminabili, che gioca con notevole energia su ogni pallone, e ha lampi di atletismo e puro talento, quelle cose che non si insegnano

Non è un caso che già nel dicembre 2019 sfodera prove da 21 e 24 punti contro Mavs e Celtics, poi 19 con 15 rimbalzi a marzo nel successo in trasferta a Phoenix, e infine ad agosto, nella bolla di Orlando, 25 punti, 11 rimbalzi, 2 stoppate nella vittoria netta sui Bucks. Nei playoffs finisce ai margini delle rotazioni ma evidentemente sia Masai Ujiri, sia Coach Nurse, avevano ben chiaro in testa che il futuro sarebbe stato del caraibico di Montreal.

 

Sfruttare la grande occasione

In questa stagione, iniziata come detto tra alti e bassi per i Raptors, Chris Boucher è nettamente la nota più lieta. Di fatto è il miglior lungo a disposizione di Nurse viste le difficoltà di Baynes e il taglio di Alex Len: in termini di numeri il prodotto di Oregon ha raddoppiato il proprio fatturato, passando da 13 a 24′ di media sul parquet, viaggia a 14.3 punti (erano 6.6 l’anno scorso), 6.6 rimbalzi, 2.2 stoppate, soprattutto il 45% da tre su quasi 4 tentativi (32% su 2 tentativi nel 2019-20).

La sua importanza si può notare dal Net Rating dei Raptors quando lui è in panchina, -2.4, dietro soltanto a Powell e a Anunoby. In generale in NBA si sta affermando come grande stoppatore, quinto a 2.2 di media dietro soltanto a super specialisti come Turner, Towns, Gobert e Capela.

Non credo esista miglior giocatore al mondo in termini di closeout di Chris Boucher. Le sue leve infinite gli fanno coprire una quantità di campo irreale.

Per intendersi, dal sito ufficiale di https://t.co/QcZgrZ87Ax questa tripla viene categorizzata come ‘open’ pic.twitter.com/jgiNLAEjo0

— Sasso ? (@sassoulatin) January 12, 2021

A livello di impatto sulla squadra, Boucher si fa notare anche per la produzione offensiva: già sette volte oltre i 20 punti, quattro doppie doppie con 10 rimbalzi, e la gara da 25 (career high eguagliato) nel successo del 15 gennaio sugli Hornets. Nella trasferta di Portland, praticamente un ritorno a casa visto il passato collegiale a Oregon, ha prodotto 20 punti con 5 su 8 da tre pur nella sconfitta coi Blazers, ma ennesimo segnale che Boucher ha tutte le caratteristiche del pivot moderno, capace di aprire il campo col tiro da fuori.

 

Boucher, il lungo moderno che serve ai Raptors

Il nativo di Saint Lucia ha le caratteristiche di un vero e proprio “pterodattilo” con un’apertura alare di 224 cm su un fisico come detto esile e longilineo di 206 cm di altezza per 91 kg di peso. A prima vista si notano le leve lunghissime, il baricentro piuttosto alto, le spalle strette e una parte alta del corpo tutt’altro che forte. La leggerezza però lo aiuta in termini di coordinazione, di mobilità e questo favorisce la capacità quasi unica di coprire ampi spazi in pochissimo tempo: per questo ha un tempismo perfetto nella stoppata, sia in aiuto, sia soprattutto nei closeout, dove è il migliore della NBA, in particolare quando chiude sul tiratore in angolo e spesso e volentieri cancella il tiro appunto stoppando.

La mobilità gli permette di essere efficace nei cambi difensivi contro chiunque, piccoli compresi, anche se spesso appare spaesato, sbaglia letture e angoli di chiusura, segno che deve migliorare nella comprensione del gioco.

A livello offensivo al momento la sua arma migliore è il tiro da tre punti, anche perché la palla parte da talmente in alto che non è fisicamente stoppabile: la sua pericolosità sul pick and pop favorisce lo spacing nell’attacco dei Raptors e permette di liberare l’area per le penetrazioni dei vari Lowry, VanVleet e Siakam. Sta lavorando per migliorare come rollante dopo il blocco, soprattutto quando gioca il pick and roll con Lowry e insieme sono in campo con la “second unit”: è molto efficace, anche se a volte incappa in qualche pausa e sembra evitare i contatti, quasi temesse di rimbalzare contro avversari più fisici. Inoltre deve imparare ad essere più aggressivo quando si trova contro i piccoli sui cambi difensivi.

Time to show the whole world what we already know. @chrisboucher | #WeTheNorth pic.twitter.com/hM5KO54982

— Toronto Raptors (@Raptors) November 25, 2020

Chris Boucher non è più così giovane, ha già compiuto 28 anni, uno in più di Siakam e VanVleet, ma sembra ancora lontanissimo dal suo “prime”, si è solo grattata la superficie del suo enorme potenziale. La spiegazione migliore di cosa sia esattamente Boucher probabilmente l’ha data Fred VanVleet a TSN: “A essere onesti non so davvero che giocatore sia, ma è uno che sa quello che fa e ha dentro di sé quello che serve, ha feeling per il gioco. Fa giocate rischiose, gli riescono cose che ad altri non riuscirebbero, il suo jump shot non è da manuale, non ha il fisico ideale per un lungo, ma funziona. Se creassimo un giocatore in laboratorio, non penso proprio verrebbe fuori come Chris, ma lo prenderei nella mia squadra perché ha quello che serve per vincere. Amo il fuoco e la passione che mette quando gioca, queste cose non hanno prezzo”.

L’ennesimo “freak”, un altro “unicorno” in una lega di atleti fuori dal comune: il percorso è stato lungo e nemmeno semplice, ma ora Chris Boucher è un giocatore NBA e tutto fa pensare che possa essere una pedina molto importante nel presente e nel futuro dei Toronto Raptors.

Tags: chris boucher
Davide Fumagalli

Davide Fumagalli

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