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Chi ha incastrato i Miami Heat?

Davide Possagno by Davide Possagno
24 Gennaio, 2021
Reading Time: 15 mins read
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Chi ha incastrato i Miami Heat

Copertina a cura di Marco D'Amato

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I Miami Heat hanno iniziato la stagione NBA 2020/2021 con il difficile obiettivo di ripetere l’inaspettata impresa dello scorso anno. Se da una parte l’altra finalista dello scorso anno sta ottenendo, per ora, il massimo risultato con il minimo sforzo (i Lakers hanno il miglior record della lega, 13-4, e viaggiano a velocità di crociera), lo stesso non si può dire degli Heat di Jimmy Butler, che in questo inizio di stagione stanno faticando non poco.

Attualmente Miami occupa il dodicesimo posto nella Eastern Conference con un record di 6-9. Andiamo a scoprire quali sono i problemi della squadra.

 

Rotazioni non definite e il vacante ruolo di ala grande

Uno dei problemi ai quali coach Spoelstra sta ancora cercando una soluzione è relativo alle rotazioni, in particolare alla composizione del quintetto titolare. Nelle prime sei partite gli Heat hanno schierato sei quintetti diversi, situazione mai verificatasi nella storia della franchigia, mentre dopo 15 partite i quintetti iniziali differenti hanno toccato quota undici. La seguente tabella evidenzia tutti i cambiamenti dello starting five nel primo mese di regular season:

PGSGSFPFC
@ ORL (23/12)HerroRobinsonButlerHarklessAdebayo
vs NO (25/12)HerroRobinsonButlerAdebayoLeonard
vs MIL (29/12)HerroRobinsonHarklessAdebayoLeonard
vs MIL (30/12)HerroBradleyRobinsonIguodalaAdebayo
@ DAL (01/01)HerroRobinsonButlerIguodalaAdebayo
vs OKC (04/01)HerroRobinsonButlerOlynykAdebayo
@ PHI (12/01)VincentHerroRobinsonOlynykAchiuwa
vs DET (16/01)VincentRobinsonOkpalaOlynykAdebayo
va DET (18/01)DragićRobinsonOkpalaOlynykAdebayo
@ TOR (20/01)DragićVincentRobinsonOlynykAdebayo
@ BKN (23/01)DragićRobinsonHarklessOlynykAdebayo
I nomi in grassetto sono i cambiamenti del quintetto iniziale di partita in partita

L’offseason degli Heat è stata poco movimentata: sono stati firmati Avery Bradley e Moe Harkless, mentre Jae Crowder, uno dei giocatori chiave di Miami negli scorsi Playoffs, ha scelto di firmare per i Suns. Con il senno di poi, anche a causa dell’estensione contrattuale firmata da Antetokounmpo, la scelta di non rifirmare l’ex-Grizzlies si sta rivelando sanguinosa, in quanto ha lasciato completamente scoperto il ruolo di “4”: Moe Harkless, firmato appositamente per rimpiazzare il prodotto di Marquette, si è presentato in pessima forma al training camp e sta faticando a inserirsi negli schemi di coach Spoelstra.

Attualmente è Kelly Olynyk a partire in quintetto accanto ad Adebayo: l’ex-Celtics è il giocatore più compatibile al gioco di Bam e di Butler grazie al suo tiro da 3 e al suo playmaking secondario, ma con lui in campo la squadra fatica in difesa, anche perché il Canadese condivide parecchi minuti con Herro e Robinson (attualmente gli Heat hanno un Defensive Rating di 111.2 e un Net Rating di -3.9, rispettivamente 22esimo e 25esimo posto nella lega).

Con Robinson, Adebayo e Butler (fermatosi dopo 6 partite a causa del contact tracing) come punti cardine del quintetto, coach Spoelstra ha deciso di promuovere Tyler Herro nel quintetto titolare, spostando Goran Dragić nuovamente in panchina anche per preservarlo in vista della post season. Per ora, i risultati dell’esperimento “point-Herro” sono stati poco allettanti, con l’ex-Kentucky che sta faticando molto sia nel portare palla contro pari ruolo più fisici sia in difesa.

 

Occorre specificare che, proprio quando il coaching staff degli Heat sembrava aver trovato la quadra relativa al quintetto iniziale (Herro-Robinson-Butler-Olynyk-Adebayo), Miami è stata una delle squadre “vittima” del contact tracing: ha dovuto quindi fare a meno di Dragić, Bradley, Butler e Adebayo per alcune partite (Bradley e Butler non sono ancora rientrati), con coach Spoelstra che si è visto rimescolare nuovamente le carte e costretto a inserire nelle rotazioni i two-way Vincent e Strus, oltre a dare minutaggi importanti ai vari comprimari.

 

Troppe palle perse

Per quanto riguarda il basket giocato, il motivo per cui gli Heat hanno un record negativo dopo quindici partite riguarda le palle perse. Miami è la squadra che perde più palloni a partita della lega (18.4 con una Tov% del 17.3%) e che subisce più punti da palle perse, ben 21.3 a partita per 100 possessi.

Una delle ragioni per cui la squadra di Spoelstra sta regalando così tanti possessi agli avversari è sicuramente legata al continuo cambiamento delle rotazioni. L’utilizzo di quintetti diversi e l’impiego di giocatori non abituati a giocare minuti importanti con continuità, sta privando gli Heat della possibilità di stabilire una chimica di squadra in campo, e per questo motivo non è raro assistere a passaggi spediti direttamente in tribuna proprio perché mancano gli automatismi di squadra.

Inoltre, l’impressione data dalle prime uscite è che gli Heat giocassero con sufficienza e poca attenzione, come se il raggiungimento delle Finals potesse in qualche modo giustificare un approccio passivo e distratto alle partite di regular season in vista dei ben più importanti Playoffs. Fortunatamente questo atteggiamento è cambiato dopo poche partite, anche perché gli Heat non hanno il personale adatto a vincere un alto numero di partite con il freno a mano tirato in modo da arrivare più riposati alla post season.

È difficile raccogliere in una o più clip i diversi frangenti in cui gli Heat commettono palle perse, ma il video presente nel tweet sottostante, relativo alla prima partita della regular season (23 dicembre scorso), può dare un’idea di come stia giocando Miami attualmente, in quanto a distanza di circa un mese la situazione è cambiata ben poco.

La partita di ieri contro i Magic è stata una turnover-feast per gli Heat che hanno gettato al vento 22 palloni da cui Orlando ha segnato 20 punti.
Alcune di queste palle perse sono degne delle peggiori squadre della lega. pic.twitter.com/f1GuPbn0mH

— Davide Possagno (@DavePos5) December 24, 2020

Infine, anche la prolungata assenza di Butler sta fortemente contribuendo all’alto numero di palle perse. Nelle sei partite da lui disputate, l’ex-76ers aveva momentaneamente abbandonato il ruolo di “salvatore della patria” vestito alle scorse Finals per tornare ad agire da facilitatore.

Oltre a ciò, aveva il compito di gestire le cosiddette broken plays, (ovvero situazioni con pochi secondi sul cronometro in cui l’esecuzione dello schema non è andata a buon fine) e dare imprevedibilità all’attacco con le sue fondamentali incursioni in area, nonostante talvolta possa dare l’impressione di bloccare il flusso dell’attacco di Miami.

Butler è in grado di rallentare il ritmo e crearsi un tiro con continuità, aspetto che talvolta esula i propri compagni dal prendere decisioni non propriamente nelle loro corde

 

I 3 (+1) giovani moschettieri: Adebayo, Robinson, Herro

Nella preview di inizio stagione sono state spese molte parole sull’importanza del miglioramento dei giovani presenti a roster, in quanto avrebbero fortemente delineato l’andamento dell’imminente stagione dei Miami Heat. Dopo quindici partite è possibile fare un bilancio, seppur parziale, della crescita di Adebayo, Robinson ed Herro.

 

Bam Adebayo

In contumacia a Butler, l’ex-Kentucky è diventato il go-to-guy della squadra, chiamato a impostare l’azione a metà campo e a creare occasioni di tiro per sé e per i compagni. Come point-center i risultati sono stati altalenanti, ma per quanto riguarda la capacità realizzativa i passi avanti sono stati notevoli. Ma andiamo con ordine.

Adebayo sta viaggiando a 5.5 assist di media (quarto tra i lunghi dietro a Jokić, Randle e Sabonis), ma sta perdendo ben 3.3 palloni a gara, peggior dato di squadra e terzo peggior dato tra i lunghi (solo Jokić, Drummond, Randle e Sabonis fanno peggio). L’assenza di Butler sta giocando un ruolo chiave in tutto ciò: Adebayo per il momento non è in grado di gestire con efficacia una mole di possessi così alta, e spesso cerca passaggi troppo ambiziosi che sfociano in palle perse.

 

Nonostante queste difficoltà iniziali, il centro di Miami è stato protagonista di alcune azioni molto promettenti anche sotto questo punto di vista, specialmente nella partita di qualche giorno fa contro i Raptors, chiusa dal nativo di Newark con un paio di giocate notevoli.

 

Aspettarsi che Bam possa creare occasioni di questo tipo con continuità sarebbe sbagliato, ma è lecito attendersi una crescita nella gestione del pallone già nel corso dell’attuale stagione.

Il miglioramento più evidente rispetto all’anno scorso è sicuramente il tiro, anche e soprattutto alla luce di un volume di tiri maggiore. Bam attualmente sta tirando i liberi con l’86% su 6.5 tentativi, facendo registrare un incredibile +17% rispetto alla scorsa regular season (i tentativi erano 5.1) e un +8% rispetto ai Playoffs. Inoltre, ad oggi Adebayo è una minaccia costante anche dalla media distanza: da questa zona del campo proviene il 17% della sua produzione offensiva (su 18.6 punti di media a sera), un incremento notevole rispetto al 3.7% della scorsa stagione.

Il centro degli Heat sta convertendo i tiri dal midrange con un ottimo 50% su oltre 3 tentativi a sera e risulta più a proprio agio tirando dal palleggio piuttosto che in spot up. Per ora il campione è relativamente ridotto (22/44), ma l’eye test conferma il miglioramento di Adebayo in questo fondamentale.

 

Nella sfida di una settimana fa vinta per 113-107 contro i Detroit Pistons, Adebayo ha messo in mostra tutto il suo arsenale offensivo, punendo la squadra di Casey da qualsiasi zona del campo, a esclusione del perimetro.

 

Duncan Robinson

Dopo un incredibile stagione da sophomore che l’ha proiettato immediatamente nell’élite dei tiratori NBA, Robinson era chiamato ad ampliare il proprio arsenale offensivo per diventare un giocatore meno prevedibile, e così è stato. L’ex-Michigan sta rapidamente imparando a sfruttare la propria gravity per trovare canestri facili al ferro o tiri comodi per i propri compagni, aspetto che già all’interno della bolla di Orlando aveva timidamente messo in mostra.

Il cecchino degli Heat ha ormai piena consapevolezza dei propri mezzi, e non è più una rarità vederlo uscire da un blocco lontano dalla palla, ricevere e penetrare nel cuore dell’area per chiudere con un layup, un floater…

Contro i 76ers Robinson ha mostrato notevoli miglioramenti nelle uscite da pindown.
Fino a qualche mese fa avrebbe restituito il pallone al bloccante per poi farselo riconsegnare dopo un cambio di direzione, qui invece mantiene il vantaggio acquisito e conclude al ferro.

1/2 pic.twitter.com/G3WNGbk11D

— Davide Possagno (@DavePos5) January 16, 2021

…o con un passaggio per il bloccante che nel frattempo ha rollato a canestro.

 

Inoltre, i suoi compagni di squadra beneficiano della sua gravity anche quando si muove tra i blocchi per ricevere palla, con la difesa che spesso si concentra troppo su di lui lasciando a turno completamente libero un altro giocatore.

 

Attualmente Robinson sta viaggiando a 14.7 punti di media con il 44% da 3 su 8.4 tentativi e l’aver ampliato il proprio repertorio offensivo gli sta consentendo di rimanere in campo quasi quattro minuti in più rispetto all’anno scorso, nonostante in difesa sia ancora piuttosto negativo.

Il nativo di York, infatti, fatica parecchio nella propria metà campo, specialmente nella difesa sulla palla, non disponendo di mezzi fisico-atletici in grado di contenere anche i pari ruolo meno rapidi. Tuttavia, nella difesa lontano dalla palla e nelle rotazioni difensive, a differenza del compagno di reparto Tyler Herro, sta mostrando un buon livello di letture e comprensione del gioco, caratteristica che più volte gli ha consentito di prendere qualche sfondamento.

 

Tyler Herro

Se da un punto di vista realizzativo il repertorio offensivo di Tyler Herro è in rapido sviluppo, la sua crescita nel playmaking e nella gestione dei possessi non è ancora quella sperata. Probabilmente, dopo l’ottima esperienza nella bolla di Orlando, le aspettative createsi attorno al ragazzo classe 2000 erano fin troppo alte (anche da parte di chi sta scrivendo), ma l’inserimento in quintetto da parte di Spoelstra presagiva la volontà del coaching staff di sfruttare la visione di gioco del prodotto di Kentucky con continuità.

Dopo le prime uscite, però, l’esperimento è stato momentaneamente accantonato (Herro sta viaggiando a 3.8 assist con 2.8 palle perse, 1.36 di AST/TO) e gli Heat hanno ripreso a sfruttare maggiormente le abilità di realizzatore della giovane guardia, lasciando i compiti di playmaking a Dragić, Butler e Adebayo.

Herro si trova a proprio agio da realizzatore e già adesso dispone di un repertorio offensivo sconfinato che gli consente di essere a tutti gli effetti una triplice minaccia. Nonostante il tiro da 3 non stia entrando (30% su 5.3 tentativi, percentuale destinata a crescere), la guarda di Miami è un tiratore rispettato dalle difese e questo gli consente di attirare i closeout e battere i difensori dal palleggio, per concludere con un tiro dalla media (48% dal midrange) o nel pitturato (61% su 6.1 tentativi).

Inoltre, il nativo di Milwaukee ha quasi raddoppiato i tentativi dalla lunetta (da 1.8 a 3.4, convertiti con il 77%) e sta mostrando un’incredibile varietà di soluzioni nell’attaccare il ferro.

Passing the torch: you are doing it the right way.#TheShot pic.twitter.com/u8l8HhE6CL

— Davide Possagno (@DavePos5) January 16, 2021
Il “+1”: Precious Achiuwa

Durante lo scorso draft, i Miami Heat scelsero Precious Achiuwa alla 20 con l’obiettivo di farlo giocare fin da subito come centro di riserva di Adebayo; il giovane in uscita da Memphis avrebbe dovuto garantire difesa, blocchi portati con angoli e tempi giusti e rimbalzi. Dopo un mese dall’inizio della stagione si può tranquillamente affermare che Achiuwa abbia superato ogni più rosea aspettativa, motivo per cui ho sentito la necessità di dedicargli qualche riga.

Il nigeriano sta giocando in modo molto ordinato e disciplinato, eseguendo in modo quasi impeccabile qualsiasi cosa gli venga chiesta. In attacco si limita a portare blocchi ed effettuare handoff per poi rollare verso il canestro in attesa del passaggio del portatore o di catturare l’eventuale rimbalzo offensivo (il 70% dei suoi canestri sono assistiti e finora ha segnato solo nel pitturato su azione).

É nella propria metà campo che Precious dà il meglio di sé: il suo atletismo dirompente, combinato a una struttura fisica unica (203 cm di altezza per 102 kg e 220 cm wingspan) lo rende ideale nella difesa di coach Spoelstra basata molto sui cambi difensivi, essendo in grado di marcare efficacemente i piccoli nei mismatch.

 

Talvolta incappa in qualche errore banale dovuto principalmente all’inesperienza, ma il suo apporto alla causa in entrambe le metà campo è sicuramente positivo.

 

I veterani

In conclusione, vale la pena citare due veterani che stanno garantendo un contributo fondamentale alla squadra, ovvero Avery Bradley e Kelly Olynyk. Il primo si sta rivelando preziosissimo in difesa: molto spesso gli viene assegnata la marcatura dell’avversario più pericoloso, compito che l’ex-Lakers esegue magistralmente nonostante talvolta risulti leggermente sottodimensionato.

 

Oltre all’arcigna difesa, Bradley aggiunge alla causa 10 punti di media con il 45% da 3 (4.1 tentativi) in poco meno di 23 minuti di impiego.

Olynyk, invece, dopo una stagione altalenante in cui non è riuscito a trovare continuità, si è fatto trovare pronto nel momento del bisogno. L’ex-Celtics è un giocatore molto intelligente, è pericoloso palla in mano ma sa anche muoversi senza di essa; è in grado di punire le difese dalla lunga distanza e sa attaccare i closeout per segnare dalla media o servire i compagni sfruttando le situazioni di sovrannumero createsi.

 

Cosa aspettarci dalle prossime settimane

Fare pronostici in una stagione come questa, in cui il rinvio di una o più partite a causa del Covid-19 è costantemente dietro l’angolo, è a dir poco complicato; detto ciò è necessario che gli Heat recuperino al più presto gli assenti, in modo da poter finalmente vedere la squadra al completo con una rotazione definita per più di una partita e poter finalmente estrapolare qualche indicazione sul reale potenziale di una squadra che, finora, è stata solo una lontana parente di quella vista a Orlando, non solo a causa delle assenze.

Anche la situazione scambi è da monitorare: gli Heat hanno diversi giocatori in scadenza e storicamente hanno sempre cercato di migliorare la squadra prima della trade deadline.

Tags: Bam AdebayoDuncan RobinsonMiami HeatPrecious AchiuwaTyler Herro
Davide Possagno

Davide Possagno

Sono un Heat-Lifer ormai da oltre 10 anni, da quando comprai il dvd su Dwyane Wade in edicola: fu amore a prima vista. Ancora maledico Pat Riley per aver maxato Whiteside, privandoci così del nostro Flash per un interminabile anno e mezzo.

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