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I giovani Spurs alla ricerca di una stella

Emiliano Naiaretti by Emiliano Naiaretti
22 Gennaio, 2021
Reading Time: 14 mins read
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Giovani San Antonio Spurs

Copertina a cura di Matia "Di Ui" Di Vito / Photo Credits: Getty Images

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I San Antonio Spurs dovevano dare un segnale forte in questo inizio di regular season. Dopo una stagione da dimenticare, in cui lo staff probabilmente si era affidato eccessivamente ai veterani e i giovani non avevano mostrato i miglioramenti sperati, era importante per il futuro della franchigia che le cose cambiassero. Il trend era già cambiato nella bolla ed è mutato ulteriormente in queste prime gare.

I veterani, pur avendo ancora responsabilità, non sono il centro del progetto ma insegnano ed accompagnano i tanti giovani a roster (ricordiamo che questo è il roster più giovane allenato da Popovich nella sua ventennale esperienza a San Antonio). Quindi il punto focale del progetto si è spostato dal duo Aldridge-DeRozan ai giovani scelti negli anni scorsi.

In questo gruppetto di giovani troviamo Murray, Walker, Johnson titolari e un rookie come Vassell con un ruolo importante da equilibratore in uscita dalla panca. Ovviamente non tutto è roseo e nell’equazione rientrano anche Šamanić e Derrick White, uno oggetto ancora misterioso e deludente, l’altro giocatore che sembrava una certezza ma che sta avendo tanti infortuni.

 

Dejounte Murray, finalmente!

Finalmente stiamo vedendo il Dejounte Murray potenziale di cui si è parlato per anni. Fin dal suo unico anno a Washington University, Murray è stato considerato un giocatore dal grande potenziale grazie ai suoi mezzi fisici, la fluidità, l’atletismo e ai flash tecnici. Concretamente, però, era una combo guard con un decision making non straordinario, senza un tiro credibile e che non riusciva ad andare al ferro.

Murray è rimasto un giocatore incostante per almeno due stagioni e, quando sembrava pronto a fare il salto di qualità, si è rotto il crociato durante la preseason della sua terza stagione, rimanendo così lontano dai campi per un’intera stagione. Nella scorsa stagione, Dejounte sembrava visibilmente migliorato in vari aspetti, ma comunque non dava quella concretezza e affidabilità che ogni tifoso vorrebbe dalla propria point guard titolare.

Ad oggi, Dejounte Murray ha fatto passi avanti notevoli in quelli che erano i suoi punti più deboli e dà finalmente la sensazione di essere una point guard titolare competente e qualificabile come tale. Murray è il secondo giocatore più utilizzato in squadra, il secondo per punti segnati, il primo per rimbalzi presi, il secondo per assist smazzati e il primo per rubate. A tutto ciò aggiunge una leadership che sì era innata, ma che sta applicando decisamente meglio ai vari momenti che accadono nell’arco di una partita.

Parlando di miglioramenti più tangibili, la prima cosa che salta all’occhio rispetto alle scorse stagioni è rappresentata dalle conclusioni al ferro. Statisticamente Dejounte Murray l’anno scorso tentava 3.1 tiri al ferro e tirava con un mediocre 55.2%, mentre in questa stagione sta tentando 4.5 tiri con un ottimo 65.7%. Ha migliorato le scelte, penetrando solo quando c’è effettivamente lo spazio per farlo, ed ha imparato a prendere vantaggio grazie alle sue lunghe leve.

Per quanto sia un miglioramento meno lampante di quello al ferro, Murray sembra leggermente migliorato anche al tiro. Sta tirando appena col 30.2% da 3, è vero, ma ha più che raddoppiato i tentativi, passando da 1.7 a 3.5, e tenta quasi un quarto dei suoi tiri da oltre l’arco. Non è ancora un buon tiratore, ma l’aumento del volume di tiri è importante ed essendo migliorato ogni anno è lecito aspettarsi ulteriori passi in avanti.

Infine, il passo in avanti forse più importante lo ha fatto a livello di decision making. Ha dimostrato di sapere quando deve attaccare o quando deve passare, di saper scegliere i passaggi giusti così come i momenti giusti in cui accelerare o rallentare il gioco. Tutto ciò non è semplice da dimostrare con singole clip, ma le parole dello stesso Popovich potrebbero essere sufficienti

Coach Pop on Murray: “He’s figuring out how to be a point guard. He threw a great pass to Patty Mills for a three.”

Pop says Murray has really improved in decision making, where he’s learning when to shoot & when to pass.

He said Murray is getting better w/ clock management

— Paul Garcia (@PaulGarciaNBA) January 10, 2021

A livello difensivo, Murray continua ad essere uno dei migliori della lega a livello di rubate. I suoi riflessi, le braccia lunghe e le mani veloci lo rendono un incubo come difensore sulla palla. Al momento sta viaggiando a 1.5 rubate a partita ed è sedicesimo nella lega. La difesa di squadra, invece, resta lacunosa a volte, ma per lo più accettabile.

Dejounte Murray, the fastest hands in the West ?? pic.twitter.com/GOYcWykYsA

— Emiliano #BLM (@EmilianoNaiar8) January 16, 2021

 

Keldon Johnson, il Mustang

Nelle antiche mappe del Texas, la regione desertica situata a centro-ovest veniva spesso indicata come “deserto dei cavalli selvaggi”, questo perché era la regione più densamente popolata di cavalli selvaggi (o più correttamente ferali, rinselvatichiti), detti comunemente Mustang, degli Stati Uniti. Questo antico retaggio e le caratteristiche tipicamente attribuite a questi cavalli (forti, resistenti, indomiti) hanno ispirato il soprannome dato dallo stesso Popovich a Keldon Johnson: the Mustang.

E guardandolo giocare l’impressione è che il soprannome calzi a pennello vista la sua forza straripante, l’energia contagiosa e anche un modo di giocare eccessivamente impetuoso.

Coach Popovich shared some thoughts on:

-Keldon “The Mustang” Johnson
-Dejounte and Derrick building chemistry
-Big Jak stepping up pic.twitter.com/uNov1wq2dA

— Tom Petrini (@RealTomPetrini) July 28, 2020

Dopo un primo anno speso in G League con ottimi risultati e una grande crescita, Johnson si sta affermando in questa stagione come un importante pezzo del presente e del futuro degli Spurs. Grazie a una relativa versatilità in entrambe le metà campo e ai grandi miglioramenti dimostrati, l’ex Kentucky è entrato prepotentemente in quintetto fin dal giorno 1 e da allora non lo ha più lasciato, essendo ad oggi il terzo giocatore più utilizzato del roster.

La miglior dote di Keldon Johnson è la conclusione al ferro. Dopo un rendimento straordinario in G League, paragonabile solo a quello di lunghi veri, Johnson sta riproponendo gran parte del repertorio anche contro l’atletismo e la taglia dei lunghi NBA.

I want to be sure everybody has understood how good of a finisher Keldon has been.

These are the players with a comparable volume (>6 attempts) and percentage at the rim (>70%) this season:

Dragan Bender, 7’1 *
Moses Brown, 7’2
Isaiah Hartenstein 7’0 *
Ivan Rabb, 6’10

— Emiliano #BLM (@EmilianoNaiar8) March 6, 2020

La sua forza fisica, la capacità di rimanere verticale in aria e il suo ottimo tocco, lo rendono un finalizzatore temibile. In questa stagione sta tirando al ferro ben 5.6 volte a partita, tante quante giocatori come Siakam, Randle, Harden, Dončić, Harrell, Collins, ma sta tirando solo col 56.0% che probabilmente è un dato al di sotto delle sue possibilità. Questa inefficienza è dovuta principalmente ad una eccessiva prevedibilità e ad un’eccessiva ricerca della penetrazione, anche quando il pitturato è chiuso.

 

Oltre a queste problematiche, Keldon risulta già una solida ala da rotazione NBA. Difende bene sull’uomo, soprattutto nel caso di giocatori dalla stazza simile o superiore. La difesa di squadra che fino all’anno scorso lasciava a desiderare è migliorata notevolmente e Keldon risulta spesso un fattore con le sue rotazioni e aiuti dal lato debole.

 

Lonnie Walker, un’incognita continua

Nella preview della stagione, dicevo che Lonnie Walker sarebbe migliorato molto giocando semplicemente in modo funzionale. In questa stagione Lonnie Walker sta giocando quasi 29 minuti di media ed è partito titolare in ogni partita, grazie anche all’infortunio di White ma soprattutto perché sta giocando in modo più funzionale.

Per prima cosa, Walker ha cambiato la distribuzione dei suoi tiri. Ben il 43.4% dei suoi tiri sono tiri da 3, mentre l’anno scorso erano meno del 30%. Era inspiegabile che un giocatore con una meccanica così versatile ed efficace prendesse così pochi tiri da 3. Poi, ha dimezzato i tiri dalla media, passando dal 18% a solo 9%.

Nonostante le brutte percentuali da quasi ogni zona del campo (tranne il 37.5% da 3), questa redistribuzione dei tiri ha già portato ad un lieve miglioramento della sua efficienza. I tentativi al ferro sono quasi invariati e il 48.2% con cui sta tirando è un dato pessimo, ma sembra leggermente più propenso ad accettare i contatti ultimamente.

Lonnie Walker shot 18 free throws (15/18) in the last 4 games. He shot only 13 FT in the previous 9 games.

Be more aggressive and willing to create contact at the rim (–> increase FTr) is important for his development

— Emiliano #BLM (@EmilianoNaiar8) January 18, 2021

Difensivamente Lonnie è migliorato a livello di concentrazione (erano oramai diventate consuete le sue sostituzioni dopo un grave errore di distrazione), ma resta comunque un giocatore dal rendimento alterno. É stato spesso accoppiato con esterni particolarmente pericolosi o con taglie decisamente superiori alla sua (forse anche per tenerlo concentrato?) e raramente ha sfigurato. Sulla palla la sua rapidità laterale e la capacità di cambiare rapidamente direzione lo rendono un cliente scomodo.

 

La difesa di squadra rappresenta la nota dolente. L’organizzazione difensiva degli Spurs quest’anno prevede degli aiuti particolarmente aggressivi sulle linee di penetrazione, un’organizzazione che ben si adatta alle caratteristiche di giocatori lunghi e agili come lui e Murray ma che richiede un’esecuzione estremamente attenta e puntuale. Lonnie spesso si trova in difficoltà in queste situazioni, risultando dannoso. In generale, l’impressione è che la comunicazione e le letture non siano sempre corrette o col tempismo corretto.

Questo inizio di stagione è incoraggiante poiché Walker sembra finalmente incanalato sui binari giusti, nonostante il rendimento non sia sempre esaltante. Questo è già notevole per un giocatore che risultava estremamente inconsistente.

 

Devin Vassell, la (nuova) speranza

In quest’aura di rinnovamento (graduale, ma pur sempre rinnovamento) che ha pervaso gli Spurs, Devin Vassell non può che rappresentare la Nuova Speranza, facendo un malcelato riferimento alla celeberrima saga ideata da George Lucas. Se Murray, Johnson e Walker vanno ormai considerati come delle solide realtà, il più giovane giocatore a roster, nonché primo giocatore scelto in lottery da Tim Duncan in poi e miglior rookie della squadra dai tempi di Kawhi Leonard, non può che rappresentare la speranza.

Vassell, infatti, non sta subendo il tipico trattamento riservato da Popovich alle matricole e già questo è significativo: in primo luogo perché ci dà indicazioni sulla sua più grande qualità, la mentalità, e, in secondo luogo, perché dimostra l’ulteriore apertura dello staff nei confronti dei giovani.

Quello che impressiona del rookie da Florida State (e qui andrebbe fatto un plauso a Leonard Hamilton, considerato anche il successo di altri ex alunni) è la maturità con cui gioca e l’impatto che riesce ad avere nonostante un inizio molto complicato al tiro. Vassell sta infatti tirando con solo il 35% dal campo ma, nonostante ciò, impatta la gara in una moltitudine di altri modi.

La prima cosa che si nota guardandolo è la sua difesa di squadra: attivo, attento, rapido e preciso nelle letture, capace di generare molteplici rubate, stoppate e deviazioni in pochi minuti. In uscita dal college veniva considerato uno dei migliori difensori di squadra degli ultimi anni, assieme a Mikal Bridges e Matisse Thybulle, e per ora non ha deluso le aspettative.

Devin Vassell can’t pass through the screen BUT rotates and denies Gobert at the rim. He’s a joy, he consistently plays sound team defense pic.twitter.com/DOc4GgpKwb

— Emiliano #BLM (@EmilianoNaiar8) January 4, 2021

Questa stoppata su Gobert rappresenta l’epitome della difesa di squadra di Vassell: la consapevolezza, la rotazione, il giusto angolo, il tempismo.

Vassell si è dimostrato anche un buon rimbalzista, capace di strappare rimbalzi contestati grazie alle lunghe leve, il tempismo e le letture avanzate. Sta infatti viaggiando a 3.6 rimbalzi (0.8 offensivi). Per fare un esempio, il sopracitato Mikal Bridges, nell’anno da rookie girava a 3.2 rimbalzi (0.7 offensivi).

 

Ad oggi, Vassell sta avendo problemi a mettere la palla nel canestro. Il 35.3% dal campo è un dato pessimo, Vassell infatti fatica ad andare al ferro (solo 14 tentativi) e sta tirando col 20% percento dalla media. In generale però i problemi al ferro e i pochissimi liberi tentati (solo 0.191 di free throw rate) sono difficoltà comuni a molti rookie e Vassell sembra prendersi i tiri giusti e la meccanica, seppur peculiare, sembra non essere un grossissimo problema.

Sommando le parti, Vassell sembra essere già uno dei migliori giovani difensori della lega, capace di impattare le gare pur faticando a segnare e i problemi al tiro sembrano non essere poi così importanti. Sembra tagliato su misura per i texani e se il buon giorno si vede dal mattino…

 

Derrick White, don’t let me down!

Nel 1970 i Beatles pubblicavano “Don’t let me down”, la cui traduzione è “non deludermi” ed è una frase perfetta per iniziare a discutere di Derrick White. Infatti “Non deludermi, non spezzarmi il cuore” è probabilmente quello che molti tifosi Spurs stanno pensando riguardo a White. La guardia del Colorado aveva definitivamente conquistato la tifoseria nero argento con le sue prestazioni nella bolla di Orlando e veniva ormai considerato la nuova stellina degli Spurs e uno dei probabili candidati al premio di giocatore più migliorato per la stagione in corso.

Poi però in offseason è arrivata la notizia di un’operazione al piede sinistro, ad un dito, che lo ha tenuto fuori per settimane, facendogli saltare il training camp e smorzando relativamente gli animi. Poi il rientro contro i Lakers, la caduta e la notizia del nuovo infortunio, con una frattura sempre al piede sinistro e sempre allo stesso dito. A questo punto tante certezze hanno cominciato a traballare.

Il 21 dicembre Derrick White ha firmato un’estensione contrattuale quadriennale da 70 milioni di dollari. Questo sarebbe un giusto prezzo per un giocatore come quello visto nella bolla, ma i due infortuni identici gettano una lunga ombra su questa estensione. Un caso fortuito o una reale fragilità fisica che possa comprometterne il rendimento futuro?

Il Derrick White visto ad Orlando sarebbe un valore aggiunto notevole per questi Spurs che stanno già ben figurando senza di lui. Gli infortuni e il suo nuovo contratto hanno però sollevato dubbi e timori tra i tifosi: riuscirà Derrick White a non deludere i suoi sostenitori?

 

Luka Šamanić, la scelta sbagliata?

“Ci sentivamo che lo stavamo scegliendo nello spot appropriato. Credevamo che fosse il miglior giocatore disponibile al momento ed era un obiettivo del nostro gruppo.“

R.C. Buford

Il 20 giugno 2019, notte del draft NBA, R.C. Buford rispondeva così alle domande dei giornalisti su Luka Šamanić, oggetto misterioso europeo chiamato dagli Spurs con la diciannovesima scelta. La scelta fin da subito aveva sollevato qualche dubbio, vista l’abbondanza di giocatori interessanti ancora disponibili e le quotazioni di Šamanić che erano andate in crescendo nelle settimane precedenti al draft, ma veniva comunque percepito come un prospetto da fine primo giro, tant’è vero che il mock draft di ESPN, storicamente uno dei più accurati nei giorni antecedenti al draft, lo aveva alla 26.

A parte le iniziali parole ottimistiche ed entusiaste spese da Buford (che, a quanto pare, seguiva Šamanić già da molto tempo e si era recato personalmente ad assistere ad almeno una sua gara europea), ad oggi ci sono ancora tanti dubbi che pesano sulla schiena del giovane croato.

Spurs GM R.C. Buford attended Petrol Olimpija’s game to watch draft prospect Luka Samanic https://t.co/5I2nljp6Bu

— Sportando (@Sportando) April 30, 2019

Šamanić ha passato la sua stagione da rookie principalmente ad Austin, sede dell’affiliata G League degli Spurs, disputando una stagione fatta di alti e bassi: il talento e la tecnica erano evidenti così come però erano altrettanto evidenti l’incostanza, una scarsa concentrazione e forse un’apparente insofferenza nei confronti degli altri pezzi importanti della squadra. Se da un lato questa attitudine è comprensibile per un ragazzo così giovane e che per anni era stato sostanzialmente una stella ad ogni livello giovanile, dall’altro non solo non ha fugato i dubbi ma ne ha fatti sorgere di nuovi.

Anche l’inizio di questa sua seconda stagione NBA è stato tutt’altro che roseo. Šamanić per ora è sceso in campo solo tre volte: due volte per un minuto e una volta per 6 minuti di garbage time contro gli Utah Jazz, minuti in cui peraltro non ha brillato, risultando disordinato e venendo stoppato per ben 3 volte. A questo punto probabilmente lo si rivedrà in azione con la maglia degli Austin Spurs nella bolla della G League, che prenderà il via ad Orlando il 9 febbraio, dove sarà chiamato a dare una prova concreta non solo del suo talento ma anche della sua crescita, mentale e tecnica.

Considerando che vari giocatori con caratteristiche simili scelti dopo di Šamanić stanno avendo già ruoli ed impatti discretamente importanti (Brandon Clarke, Grant Williams, Darius Bazley), le sue difficoltà per ora risultano ancora più pesanti e l’idea che possa essere stata una scelta sbagliata ha cominciato ad avanzare nella mente di tanti tifosi. Ovviamente è veramente troppo presto per trarre conclusioni e Šamanić resta un 21enne dal grande talento ma, ad oggi, risulta impossibile considerarlo tra i “promossi” di questo inizio di stagione e parte integrante del nucleo degli Spurs.

 

Le prospettive

In sostanza, grazie anche al campione di queste prime 15 partite, possiamo cercare di delineare con più precisione le prospettive degli Spurs. Dejounte Murray sembra ormai una solida point guard titolare ed è legato alla franchigia fino al 2024. Keldon Johnson e Lonnie Walker stanno crescendo e si stanno già affermando quantomeno come giocatori da rotazione NBA, dando alla franchigia ulteriori certezze e potenziale in cui sperare. Devin Vassell sembra già una buona scelta e dà speranza a tutto l’ambiente. White sano andrebbe a comporre un back court estremamente complementare con Murray, ma i dubbi sulla tenuta fisica sono importanti. Luka Šamanić potrebbe essere un’ulteriore aggiunta di talento, ma ad oggi appare come un corpo estraneo.

Gli Spurs hanno in mano già alcuni sicuri giocatori da rotazione NBA, del potenziale e tutte le proprie scelte. Certo manca la stella su cui fondare il futuro, ma ad oggi i texani hanno già migliori prospettive rispetto alla scorsa stagione e se c’è una squadra capace di scovare e crescere una stella dal nulla quelli probabilmente sono proprio gli Spurs.

Tags: Devin VassellKeldon JohnsonLuka SamanicSan Antonio Spurs
Emiliano Naiaretti

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Spurs, GLeague and draft @TheShotIT | Draft inebriated but lazy writer | Natural & environmental sciences (ANGRY) student

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