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Nets, Irving torna a giocare
Sexton rovina la festa ai Big 3

Lorenzo Pasquali by Lorenzo Pasquali
21 Gennaio, 2021
Reading Time: 7 mins read
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Irving

Copertina a cura di Nicolò Bedaglia / Photo credits: Brian Babineau/NBAE via Getty Images / David Liam Kyle/NBAE via Getty Images

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La partita d’esordio: 96 punti in totale per Irving, Durant e Harden e la tripla doppia del “Barba”. Ma anche i 147 punti subiti e la sconfitta dopo due tempi supplementari per mano dei Cavs di Sexton. Non un inizio noioso per la nuova era del super-trio di Brooklyn.

Dopo un’attesa di sei giorni dalla trade per vedere l’esordio del nuovo Big Three dei Nets, finalmente stanotte c’è stato l’esordio del trio composto da Durant, Harden e Irving che i fan della NBA stavano aspettando con grande curiosità.

Come qualcuno temeva, i Nets sono sembrati per larghi tratti di partita in grande confusione nella propria metà campo. Se è vero che per affinare i meccanismi offensivi ci vorrà tempo, lo è a maggior ragione per quanto riguarda la difesa, soprattutto per una squadra che non nasce con una spiccata propensione in questo aspetto del gioco. La confusione si è poi unita alla scarsa energia rimasta – 51 minuti per Harden, 50 per Durant, 48 e 45 rispettivamente per Irving e Green – e il tabellino della partita ne è la prova.

La squadra di Brooklyn ha concesso il 51.4% dal campo agli avversari e il 50% dai tre punti. Cleveland ha anche vinto nettamente la battaglia nel pitturato, segnando 64 punti in area a dispetto dei 48 dei Nets. La squadra allenata da Bickerstaff ha potuto far girare la palla in attacco senza che ci fosse alcuna resistenza da parte della difesa avversaria, facendo registrare anche 29 assist di squadra (terzo miglior dato in stagione per Cleveland).

Oltre a un Sexton indemoniato, è stata anche la partita dei due “ex”, Jarrett Allen (12 punti, 11 rimbalzi e 4 stoppate) e Taurean Prince (17/7/4 per lui).

“The Fro” in particolare ha impressionato, rubando fin da subito la scena a Drummond per chiudere la partita. L’ex Brooklyn Net ha chiuso diverse volte l’area agli avversari, ha svolto con discreto successo il ruolo di ancora difensiva comunicando bene coi compagni ed è andato più volte a rimbalzo offensivo per garantire extra-possessi alla sua squadra.

La decisione di Steve Nash di usare una rotazione a sette uomini (Shamet nemmeno entrato in campo non è un bel segnale) probabilmente non ha pagato, poiché la squadra è sembrata palesemente stanca a partire dal secondo tempo. I Nets, dopo un dignitoso primo tempo in difesa, hanno completamente smesso di difendere con la giusta intensità: 140.9 e 147.8 il defensive rating del secondo tempo e dei due supplementari. Certamente l’ottima serata al tiro dei Cavs ha fatto la sua parte, ed è difficile difendere bene una squadra NBA che tira col 50% da tre, ma a dire il vero molti di quei tiri erano completamente aperti. Brooklyn dovrà metterci molta più energia se vorrà diventare la migliore versione di sé stessa.

 

La partita è sembrata nelle mani di Cleveland fino alla fine, ma nel quarto periodo i Nets si sono aggrappati disperatamente al proprio talento portando la partita in parità con un parziale di 21-9.

Nei tempi supplementari, poi, quella che doveva essere la vetrina per le super stelle dei Nets è improvvisamente diventato il “Sexton Show”: 22 punti e 3 assist in 10 minuti per lui, con 8/14 al tiro e un impressionante 5/7 dalla lunga distanza. In particolare, sono stati i 15 punti nel secondo supplementare ad aver dato il colpo di grazia a dei Nets vistosamente sulle gambe.

 

Insomma, le “scary hours“ di martedì sono diventate velocemente “ugly hours”.

 

Irving torna dopo essersi preso una pausa

“Sono umano. Come tutti voi. E sto cercando di guarire”. Queste le parole con cui Irving si esprime sul suo profilo Instagram, facendo intuire alcuni dei motivi della sua prolungata assenza dal campo da gioco. Sono sette le partite che Irving ha saltato per motivi personali, alimentando il solito alone di mistero che lo circonda ormai da anni.

A rendere ancora più misteriosa la situazione è stato il fatto che la franchigia stessa – a partire del GM Sean Marks – non fosse in contatto con il giocatore.

Irving è un personaggio controverso, che spesso si è espresso nel modo sbagliato nei confronti del pubblico e della stampa. “I don’t talk with pawns”, questa era stata la risposta piccata di Irving ai giornalisti, in seguito alla multa da 25 mila dollari ricevuta per essersi sottratto in diverse occasioni alle domande della stampa. Domande per cui Irving – come tutti i suoi colleghi – è pagato diversi milioni di dollari per rispondere.

Però c’è anche l’altra faccia della medaglia con Kyrie. Esiste anche l’Irving che ha donato 250mila pasti ai bisognosi della metropolitana di New York durante la pandemia; cibo e 50mila maschere N95 alla tribù Sioux Standing Rock. Esiste l’Irving che ha comprato una casa alla famiglia di George Floyd e che in estate ha donato 1.5 milioni di dollari per aiutare a pagare lo stipendio delle giocatrici di WNBA che non avrebbero preso parte alla bolla.

Quando Irving dice di aver avuto bisogno di staccare per un attimo, di prendersi una pausa necessaria per ragionare su cosa stava succedendo nel mondo in quel momento, è possibile empatizzare con le sue parole, in un periodo che sta mettendo a dura prova tutti quanti.

Il dovere di Irving, però, è quello di riuscire a rispettare la sua professione, e quella di chi lo circonda. Sparire per settimane senza dare spiegazioni alla squadra non è accettabile, così come non lo è riferirsi in quel modo alla stampa e con una storia su Instagram. L’NBA lo ha multato per quasi un milione di dollari, per ogni gara saltata per non aver rispetto il protocollo COVID.

Prima imparerà a convivere con le sue anime, meglio sarà per la sua squadra.

 

Ha inizio l’era dei Big 3

Maggiore è il talento a disposizione, maggiore è la responsabilità sulle spalle della squadra. Brooklyn è andata all-in ipotecando il proprio futuro per raggiungere Harden, con la pressione di vincere che è ora su tutti i componenti dell’organizzazione: dalla dirigenza che deve completare la squadra – sono ancora liberi tre spot a roster, qualcuno pensi alla difesa! – a Nash, che è chiamato a un lavoro tanto stimolante quanto gravoso, perché gestire personalità di questo tipo non sarà affatto facile.

La pressione, infine, è sui giocatori che andranno in campo ogni sera. Perché quando inizi la partita con Harden, Durant e Irving dalla tua parte, tendenzialmente parti con tutti i favori del pronostico dalla tua parte, e ogni sconfitta contro la Cleveland di turno verrà scrutinata ed analizzata da tutto il panorama cestistico.

Nonostante lo scarso impegno difensivo, stanotte è stata la prima occasione per vedere finalmente le tre stelle dei Nets all’opera. Come spesso accade con giocatori che si ritrovano per la prima volta su un parquet come compagni di squadra, sono state tante le palle perse – un problema presente dall’inizio della stagione per i Nets -, 16 per la precisione.

Quando però sono stati i Nets a recuperare palla, Brooklyn ci ha dato un assaggio di quello che potrebbe essere il contropiede più letale di sempre.

 

Auguri a qualsiasi difesa dovrà provare a contenere Harden, Irving e Durant lanciati in contropiede e con spazio. Tutti e tre sono dei tiratori incredibili senza punti deboli: possono andare a destra o sinistra, tirare dal palleggio o piedi per terra, concludere al ferro nei modi più fantasiosi o anticipare il lungo con un floater dai 3-4 metri. Come se non bastasse, Irving e Harden sono tra i migliori ball-handler della storia e un passo di KD è abbastanza lungo da superare qualunque difensore tenti un closeout. Di nuovo, auguri.

Dopo aver sperimentato abbastanza poco, Nash ci ha fatto finalmente vedere qualche schema che coinvolgesse tutte e tre le stelle contemporaneamente:

 

Harden cambia all’ultimo l’angolo di blocco per Irving, così da sorprendere la difesa e guadagnare un prezioso vantaggio iniziale. Notate come Allen non stia nemmeno prestando attenzione all’azione sul lato debole – uno stagger per Irving con Harden coinvolto – perché il signore al gomito con la palla tra le mani è tale Kevin Durant, uno dei migliori 2-3 attaccanti della storia. Il risultato è un’uscita dai blocchi pulita per Irving, che segna la tripla del vantaggio.

Senza dubbio i Nets sono lontani dalla squadra che vogliono diventare, ma i lampi di talento sono abbaglianti. Per loro fortuna, hanno ancora tanto tempo a disposizione per migliorare e imparare da sconfitte come quella di stanotte. Per potenziale restano speciali, comunque. E soprattutto unici.

Tags: Collin SextonJames Hardenjarrett allenKevin DurantKyrie IrvingSteve Nash
Lorenzo Pasquali

Lorenzo Pasquali

Ha deciso di esplorare nuove vette del masochismo tifando Clippers e Fortitudo. Le notti sogna un universo parallelo in cui CP3 e Griffin vincono il primo Larry OB della franchigia.

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