Nel momento esatto in cui ha deciso di diventare il capo allenatore degli Indiana Pacers, Coach Bjorkgren si è fatto carico di una missione difficile da portare a termine: riuscire ad esprimere una migliore pallacanestro e far finalmente credere alla città di Indianapolis di poter rompere la maledizione del primo turno dei playoffs.
A sua disposizione, una coppia di lunghi titolari che ancora nessuno era riuscito a far esprimere al meglio; l’ex All-Star e uomo franchigia che al rientro dall’infortunio- con la squadra saldamente nelle mani della nuova coppia composta da Brogdon e Sabonis- si è sentito corpo estraneo, e una serie di giocatori tormentati dai problemi fisici.
Nonostante le promesse non fossero delle migliori, con l’arrivo di Bjorkgren si è potuto finalmente respirare ottimismo nell’ambiente. Ottimismo iniziale ripagato poi dalle prime settimane di questa stagione regolare: i Pacers, infatti, ad oggi sono una delle squadre più divertenti da vedere dell’intera NBA, grazie a un attacco brillante e coinvolgente- i cui leader indiscussi sono Brogdon e Sabonis- coadiuvato dalla solidità per cui la squadra si era distinta nelle passate stagioni.
Indiana è al momento quarta nella Eastern Conference con 8 vittorie 5 sconfitte, ma il record sottostima quanto visto sul campo fino ad oggi. Se escludiamo per un istante la débâcle dell’ultima partita contro i Clippers (ultima partita di un lungo viaggio a Ovest con Turner, LeVert, Warren e Lamb assenti), tutte le sconfitte di Indiana sono arrivate al fotofinish (lo scarto medio nelle sconfitte è di 5.5 punti).
A testimonianza della solidità della squadra di Indianapolis c’è anche il dato relativo al Net Rating: fino a quel momento i Pacers erano terzi (+6.4) dietro soltanto a Lakers e Bucks, due contender che sono partite molto forte in questo inizio di stagione.
Andiamo ad analizzare insieme i segreti del loro successo.
Vi presento il Nikola Jokić dell’Est: Domantas Sabonis
Sabonis non è arrivato nella lega con il talento tecnico-fisico del padre, e il primo anno a OKC ha faticato ad avere diritto di cittadinanza in NBA. In Indiana, però, ha trovato una casa dove poter crescere come giocatore e come persona: oggi Sabonis è l’uomo franchigia dei suoi Pacers, grazie a una crescita costante che lo ha portato alla convocazione all’All-Star Game l’anno scorso e medie di 21.7 punti, 12.8 rimbalzi e 5.8 assist a partita in queste prime partite.

Sabonis è l’anello di congiunzione tra i centri vecchio stile e quelli del ventunesimo secolo: in alcune azioni farà qualcosa che vi ricorderà Adebayo o Jokić- pensate al playmaking dal gomito del lungo su cui fanno grande affidamento sia i Nuggets che gli Heat-, in altre andrà a sfidare a testa bassa il lungo avversario, spostandolo grazie ad un baricentro basso e alla forza bruta.
In isolamento è perfettamente capace di spostare qualsiasi tipo di avversario- perfino Steven Adams, da molti considerato uno dei giocatori fisicamente più forti nella lega. Attenzione, però: mandategli un raddoppio e vi farà pagare trovando un compagno smarcato.
Prendiamo alcune immagini dalla partita contro Phoenix, in cui Sabonis ha fatto il vuoto nel pitturato ai danni di Ayton e Šarić, terminando la gara con 28 punti e 22 rimbalzi.
In quest’azione Sabonis riceve comodamente in post per fronteggiare Ayton (da notare il blocco a 45° di McDermott); finta il tiro per farlo sbilanciare e lo attacca mettendo palla a terra. Ayton regge discretamente i primi palleggi, ma notate come Domas si abbassi per caricare prendendo contatto sul petto del difensore con la spalla- senza fare sfondamento- avvicinandosi sempre di più al ferro per poi segnare proteggendosi con lo stesso.
Il raddoppio di Cam Johnson dal lato debole è vano: Sabonis difficilmente si fa sporcare il pallone in quelle situazioni. Se ne sono accorti anche i Rockets, che hanno provato a giocare un quintetto piccolo contro di lui, con risultati terribili.
Sabonis è secondo nella lega per tocchi- quante volte la palla passa dalle sue mani, appunto- a partita (104.1, dietro a Jokić); secondo per tocchi dal gomito (6.0, dietro a… Jokić); primo per passaggi (80.8 a pari merito con… sì, ancora Jokić).
L’attacco dei Pacers è al suo meglio quando Sabonis riceve palla in punta. Da quella zona centrale del campo il centro lituano è un’ottima sponda per qualsiasi tipo di azione: pick and roll, dribble hand-off, dai-e-vai, uscita dai blocchi a ricciolo, ecc.
La crescita come passatore è testimoniata anche dai numeri: Sabonis è migliorato di qualche punto percentuale la sua Assist Percentage (una stima della percentuale dei canestri dei compagni assistiti dal giocatore) e il rapporto tra assist e palle perse. Anche il suo utilizzo (USG%) è aumentato, rendendolo sempre più importante per l’attacco dei Pacers.
I diversi portatori di palla che i Pacers amano schierare in campo contemporaneamente traggono grandi benefici dal gioco a due con Sabonis: senza la possibilità di “dialogare” in campo con una sponda di quel livello i vari Brogdon, Justin H., Aaron H., McDermott farebbero enorme fatica a creare un vantaggio iniziale mettendosi in proprio.
Una delle novità portate da Bjorkgren all’attacco di Indiana è l’utilizzo di Sabonis nel ruolo di Siakam, un qualcosa che si vede occasionalmente nelle partite dei Pacers. L’obiettivo in questi casi è quello di sfruttare la versatilità del lituano facendolo attaccare con un vantaggio iniziale generato dalla guardia che sta portando palla.
In questa clip Brogdon lascia la palla con un passaggio schiacciato, che concettualmente è simile a un consegnato vero e proprio, e Sabonis ha a disposizione quasi un quarto di campo per attaccare dal palleggio il lungo avversario. In queste situazioni Sabonis è un maestro: riesce a battere in velocità i centri più lenti e a trascinare fin sotto il ferro i difensori più leggeri.
Questo tipo di azione può poi evolversi in un pick-and-roll “invertito” con Oladipo che porta un blocco cieco al difensore di Sabonis, come in questo caso:
Ancora una volta vengono spontanei i paragoni col lungo serbo dei Nuggets, che è solito giocare dei pick and roll da portatore di palla con una guardia (Murray, Harris, Barton, ecc.) che porta il blocco. Risulta spesso efficace perché costringe i difensori ad operare in ruoli tipicamente non di loro competenza: il lungo sulla palla e la guardia a protezione del canestro.
Che qualcosa sia cambiato nell’attacco dei Pacers è chiaro anche dal numero di penetrazioni a partita di Sabonis- 4.5, numero quasi raddoppiato rispetto alla stagione precedente.
Avendo a disposizione una tecnica in post basso invidiata dal 99% dei giocatori NBA, Sabonis riesce quasi sempre a concludere a canestro con grande facilità. In queste prime partite sta tirando con il 71.3% al ferro (entro i 5 piedi), terzo per percentuale tra i giocatori che arrivano con una certa continuità al tiro ravvicinato.
Nella nuova filosofia di pallacanestro dei Pacers, che prevede una dieta offensiva ricca di tiri da tre punti e nel pitturato, il prodotto di Gonzaga è imprescindibile sia per la sua abilità di generare tiri aperti per i tiratori compagni, sia perché è l’unico in grado di farsi strada tra tanti difensori e arrivare al ferro con costanza.
Non solo Sabonis, Brogdon sembra un All-Star
Che Brogdon fosse un bel giocatore lo si era capito già nel suo anno da rookie ai Bucks. Quando l’anno scorso è passato ai Pacers, poi, ha convinto tutti di poter essere una delle migliori point guard titolari della lega, una macchina da doppia-doppia capace di gestire al meglio i ritmi della partita e di difendere i migliori esterni avversari.
Quest’anno Brogdon sembra aver fatto un altro passo in avanti, quello che potrebbe portarlo a raggiungere la stretta cerchia degli All-Star.
La seconda stella dei Pacers sta viaggiando a 22.2 punti, 7 assist, 4.5 rimbalzi e quasi 2 palle rubate in 36.6 minuti di gioco a partita. E lo sta facendo mantenendo un livello di efficienza spettacolare: nonostante l’utilizzo elevato, sia per minuti che per USG%, Brogdon è riuscito a migliorare la propria True Shooting % e a limitare ulteriormente le palle perse (-0.9 palle perse per 100 possessi rispetto alla stagione scorsa).
Ma il miglioramento più grande lo ha fatto al tiro da tre, in particolare dal palleggio. Questo tipo di tiro l’anno scorso lo ha convertito solo con il 30.7% su 2,8 tentativi a partita. Per mesi è stato un focus della discussione attorno al suo gioco, ed è quindi probabile che la stella dei Pacers ci abbia lavorato duramente in questa breve offseason.
Ora Brogdon è molto più sicuro quando si prende questi tiri, in uscita dal pick-and-roll con Sabonis o in 1vs1. Li sta convertendo con il 44.6% e ne tira in media 4.3 a gara. Queste percentuali probabilmente non sono destinate a durare (44.6% dal palleggio fa invidia al miglior Steph Curry), ma il miglioramento è sotto gli occhi di tutti.
Myles Turner potrebbe vincere il prossimo Defensive Player Of the Year
Le voci di mercato che lo volevano lontano da Indiana non sembrano aver destabilizzato il centro titolare della squadra, anzi. Prima dell’ennesimo stop in casa Pacers -è notizia di ieri che il centro ha subito una leggera frattura alla mano sinistra e verrà rivalutato nei prossimi giorni- Myles stava giocando la migliore pallacanestro della sua carriera. Ovviamente, la metà campo in cui sta eccellendo è quella difensiva.
In questa stagione più che mai Myles è l’ancora della squadra. Turner è sempre stato un difensore eccellente, in grado di contestare facilmente i tiri nel pitturato e difendere con efficacia il pick-and-roll nella drop coverage (lo schema difensivo che mantiene il difensore del bloccante a copertura dell’area). Ora Turner ha portato il suo dominio difensivo su un altro livello, tenendo dei massimi in carriera in ogni statistica difensiva: 4.2 stoppate di media, 1.5 rubate, 2.8 in Defensive Box Plus-Minus (statistica che misura l’impatto difensivo), ecc.
Myles Turner is the first player with 8+ blocks in a game since…
— StatMuse (@statmuse) January 7, 2021
Myles Turner earlier this season, who was the first to do it since…
Myles Turner in February of last season. pic.twitter.com/B9erucRtf4
I Pacers concedono in media 5.5 punti per 100 possessi in più quando Myles è in panchina. Gli avversari segnano con il 16.9% in meno nelle conclusioni al ferro difese da Turner (primo nella lega tra chi ne contesta almeno 5 a partita).
Probabilmente potremmo andare avanti all’infinito, ma l’idea dovrebbe essere chiara. Turner sta dominando in difesa.
MVP di stanotte per i Pacers: Myles Turner. Se non fosse stato fuori a lungo per falli (stupidi) i Pacers l'avrebbero portata a casa in pantofole. Le 3 stoppate a referto non gli rendono giustizia: deterrente incredibile, ha completamente cambiato la mappa di tiro dei Pelicans. pic.twitter.com/o6uvrJL5fu
— Lorenzo Pasquali (@lory_pasquali) January 5, 2021
La sola presenza in campo del centro dei Pacers induce le squadre avversarie ad accettare tiri che non vorrebbero prendersi. Gli avversari smettono di attaccare il ferro, accontentandosi di soluzioni improvvisate dalla media o tiri forzati.
Come dicevo in precedenza, Turner è un centro che ha difeso storicamente seguendo la drop coverage, uno schema difensivo particolarmente conservativo che i Pacers di McMillan hanno cavalcato per anni. Questo schema è diventato quello “base” per le difese NBA: non richiede particolari adattamenti ed è mediamente efficace. Ciononostante, ha dei chiari limiti che tendono ad essere esposti ai playoffs. Lascia fin troppa libertà all’attacco, e se la squadra ha un esterno in grado di tirare dal palleggio rischi di essere punito a ogni azione.
Per questo motivo è diventato sempre più importante avere a disposizione dei centri in grado di variare il tipo di schema difensivo proposto agli avversari: raddoppiare il portatore, cambio, aiuto e recupero, alzarsi al livello del blocco, ecc.; sono tutte soluzioni che richiedono una certa mobilità e intelligenza cestistica al lungo.
Turner quest’anno sta facendo vedere di saper variare la difesa sul pick-and-roll: nella partita contro i Rockets, ad esempio, è uscito varie volte dall’area dei tre punti per cambiare o semplicemente rallentare il portatore di palla per poi tornare velocemente sul suo uomo.
Quando invece rimane nel pitturato, Turner riesce quasi sempre a difendere sia l’esterno che arriva in palleggio sia la minaccia di un lob per il suo uomo.
Aspetta fino all’ultimo istante a saltare per non farsi sorprendere dal lob, e quando l’attaccante decide di tentare l’appoggio è ormai troppo tardi: la stoppata è inevitabile.
Scambio Oladipo-LeVert: e ora?
Indiana, sapendo di essere oramai prossima ai saluti con Oladipo, ha deciso di infilarsi nello scambio che ha mandato Harden ai Nets, portandosi a casa LeVert. La notizia della massa renale trovata alle visite mediche ha fatto gelare il sangue a tutti gli appassionati, ma per fortuna la situazione non sembra essere tragica.
More Pritchard on a LeVert timeline: "We will know more in the next 7 days… maybe 6 to 8 weeks he's picking up a basketball."
— Tony East (@TEastNBA) January 18, 2021
Stresses that 6-8 weeks isn't a return timeline. After picking up a ball he will still need to get up to speed and get ready for games.
Augurando a LeVert di tornare al più presto sul campo da gioco, possiamo ora chiederci cosa vuol dire per Indiana l’innesto del giocatore in uscita da Brooklyn.
Fino al momento dello scambio i Pacers stavano utilizzando Oladipo principalmente lontano dalla palla: in uscita dai blocchi; facendolo uscire a ricciolo sfruttando un blocco di Sabonis; facendolo operare da tagliante mentre Brogdon e Sabonis attiravano le attenzioni della difesa con un gioco a due.
LeVert, d’altro canto, è ormai abituato a iniziare l’azione con la palla tra le mani da diverse stagioni. Ha iniziato la stagione con i Nets in panchina, nel ruolo di sesto uomo di lusso, perché Brooklyn ha ritenuto Dinwiddie un fit più complementare alle due stelle- Dinwiddie, non Seth Curry.
Per questo motivo, almeno inizialmente, Indiana potrebbe faticare nell’inserimento in quintetto del giocatore ventiseienne. Allo stesso tempo, però, il sistema dei Pacers tende a massimizzare il talento a disposizione- così come Heat e Nuggets, due squadre con cui Indiana ha molto in comune, a partire dall’uso degli handoff e dei tagli in attacco-, e prima o poi l’abilità di LeVert di operare con la palla tra le mani, aggredire il ferro e creare un tiro per sé potrebbe aiutare parecchio una squadra che sta facendo forse fin troppo affidamento sulle due stelle (37.5 e 36.6 rispettivamente i minuti di media per Sabonis e Brogdon).