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I migliori 5 (+1) rookie di inizio stagione

Filippo Barresi by Filippo Barresi
19 Gennaio, 2021
Reading Time: 11 mins read
0
migliori rookie NBA

Copertina a cura di Edoardo Celli / Photo Credits: Getty Images

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In una stagione che è e sarà costantemente condizionata dalle difficoltà della pandemia, la categoria che potrebbe più soffrire questo periodo di incertezza è quella delle matricole NBA. Tra il 18 novembre, data del draft, e l’apertura della stagione regolare è trascorso solamente un mese e in questo arco di tempo i rookie hanno visto la loro routine completamente sconvolta: nuova casa, nuova squadra e nuova vita.

Per questo motivo l’adattamento alla lega dei ‘grandi’ non è così scontato e per alcuni potrebbe richiedere molta più pazienza. Nonostante le difficoltà, nelle prime partite alcuni debuttanti hanno comunque saputo lasciare un segno, adattandosi velocemente alle circostanze complicate.

Per giudicare l’impatto dei rookie un fattore molto importante è il livello e il contesto della squadra che li accoglie. Entrare in un sistema rodato e composto da ottimi giocatori può aiutare molto, soprattutto nei primi mesi tra i professionisti. La selezione delle migliori matricole ha preso come riferimento quei giocatori che in questo brevissimo arco di tempo hanno dimostrato la maggiore capacità di adattarsi al contesto NBA e della propria squadra. Alcuni di questi hanno avuto un impatto positivo, cosa non da poco per un ragazzo al primo anno.

Avvertenze: l’ordine di presentazione dei migliori 5 non vuole essere una sorta di classifica relativa al premio di matricola dell’anno.

 

Tyrese Haliburton

Haliburton è molto probabilmente la più grande sorpresa di questo inizio di stagione. Durante la notte del draft, il prodotto di Iowa State è sceso di molte posizioni rispetto ai pronostici finendo per essere selezionato alla numero #12 dai Sacramento Kings. Ai nastri di partenza la franchigia californiana era inserita da molti osservatori nelle parti basse della Western Conference. Tuttavia, anche grazie all’impatto della loro matricola, i Kings sono riusciti a strappare qualche vittoria in più rispetto ai pronostici.

Il suo gioco si è adattato benissimo a quello della stella di Sacramento: De’Aaron Fox. I due sembrano essere molto complementari in campo ed i migliori quintetti messi in mostra in queste prime 14 partite lo dimostrano. Le capacità di Haliburton hanno permesso ai Kings e allo stesso Fox di trovare soluzioni offensive migliori rispetto all’anno scorso dove la fase offensiva di Walton era totalmente bloccata e mancava di un vero e proprio flusso offensivo: poca circolazione e tante situazioni di uno contro uno.

Il rookie ha messo in mostra ottime letture offensive e una grande capacità di capire quando e come fare un extra-pass per migliorare la circolazione e trovare sempre un buon tiro.

 

In aggiunta, le sue percentuali dal campo stanno mantenendo livelli che in sede di valutazione pre Draft erano abbastanza impronosticabili: 51% da 3 con 4.3 tentativi e 51.6% complessivo dal campo. La sua strana meccanica di tiro aveva preoccupato moltissimo gli scout e questo è forse uno dei principali motivi per cui alcune squadre hanno deciso di non selezionarlo nella top 10. Tuttavia, il suo jumper sembra essere molto efficace anche se la forma di tiro rimane decisamente brutta.

 

Anche difensivamente sta reggendo con convinzione il grande salto. Non avendo un fisico ancora pronto per impattare con costanza ad alto livello, Haliburton sta cercando di sfruttare al massimo la sua capacità di leggere l’attacco avversario divorando le linee di passaggio: al momento è secondo tra le matricole con 1.3 rubate a partita.

 

Anthony Edwards

Edwards è quasi certamente il debuttante che tra questi cinque ha avuto il rendimento più altalenante. Per quanto riguarda il suo inserimento con i Timberwolves, la situazione della squadra ha influito molto: al momento Minnesota si trova all’ultimo posto dellaWestern conference e sono orfani di Karl-Anthony Towns, alle prese prima con un infortunio e poi con il Covid-19.

Le prime partite nella lega hanno quindi confermato quelli che erano i dubbi mostrati durante il suo unico anno al college, shot selection e impegno difensivo su tutti. Al momento Edwards è il primo tra le matricole per punti segnati a partita, ma allo stesso tempo sta tentando molti tiri convertendoli a percentuali medio-basse sia dall’arco sia nei pressi del ferro.

Essere dei realizzatori inefficienti è la prassi per i giocatori al primo anno nella lega dato che è necessario un po’ di tempo prima di rallentare il ritmo frenetico del gioco. In questa fase del suo sviluppo ciò che conta è che sembra essere sempre presente quella sua innata capacità di battere l’uomo e attaccare il canestro sfruttando il suo fisico imponente. In penetrazione ha più volte messo in mostra l’ottima capacità di ‘ingabbiare’ i difensori avversari una volta battuti dal palleggio, creando ottime situazioni di vantaggio:

 

Le sue abilità da passatore sembrano essere leggermente migliori di quanto ci si aspettasse. Nonostante un basso numero di assist a partita e un numero di palle perse abbastanza elevato, Edwards ha alcune letture molto buone e questa capacità sarà fondamentale per il suo successo nella lega. Nella clip sottostante possiamo vedere come prima trovi Reid liberissimo in angolo e successivamente riesca a far collassare su di lui la difesa per garantire una tripla con spazio a Ricky Rubio:

 

Patrick Williams

Williams è indubbiamente la matricola che ha dimostrato sul campo di essere tra i più maturi e pronti nella fase di inserimento in NBA. Questo è abbastanza impressionante considerando che tra tutti i partecipanti del Draft 2020 era il più giovane di nazionalità statunitense. Il mix di età e capacità di adattamento è stato cruciale per i Bulls in fase di valutazione: l’uso della scelta numero #4 per assicurarsi il prodotto di Florida State University aveva sorpreso un po’ tutti, ma ora si intravedono i primi risultati.

‘Pat’ entra in un roster che tra gli esterni annovera buoni veterani come Young, Temple, Porter Jr., tuttavia la scelta del neo capo allenatore Billy Donovan è di farlo partire in quintetto da subito. Questa decisione sta permettendo alla matricola di adattarsi al contesto professionistico con il più classico dei Trial and error che gli garantiscono buoni minuti, qualche tiro sugli scarichi e la possibilità di fronteggiare in prima persona i migliori attaccanti della squadra avversaria.

Difatti, il lato difensivo è quello in cui il rookie sta brillando maggiormente in queste prime 13 partite. Vista la sua ottima stazza e la buona tecnica come difensore, il coach lo sta mettendo costantemente alla prova con marcature dalla difficoltà enorme. Nella partita contro i Clippers ha dovuto vedersela con Kawhi Leonard e il suo lavoro è stato ottimo, nella clip si vede bene come riesca a ‘francobollarsi’ alla stella di Los Angeles interrompendo anche l’azione con una palla rubata:

 

I Bulls in questa stagione puntano a un salto di qualità rispetto agli ultimi anni e il loro quintetto iniziale è di buon livello. Per questo motivo Williams si è inserito come ‘quinto’ starter con poche responsabilità offensive legate essenzialmente a momenti di riposo o scarichi sugli esterni di Lavine e White. Il suo potenziale offensivo avrà modo di realizzarsi con gli anni a venire, non bisogna avere fretta. Al momento sta interpretando al meglio il suo ruolo conscio di quelli che sono i suoi limiti attuali e i suoi punti di forza, le percentuali lo dimostrano: 7.8 tiri dal campo a partita convertiti con un ottimo 48.5%.

Con il progredire della stagione e degli anni gli verrà fornita qualche ulteriore opportunità di agire palla in mano, ma in questo momento non gli viene richiesto. Donovan, comunque, sembra essere al corrente delle potenzialità del ragazzo vista la fiducia precoce riposta in lui.

 

LaMelo Ball

La scelta numero #3 dello scorso draft ha portato con sé una ventata di freschezza nel pallido ambiente degli Charlotte Hornets. Approcciandosi alla selezione gli Hornets necessitavano di un giocatore in grado di prendere in mano le redini della squadra per garantire una direzione e un’identità precisa per il futuro prossimo. LaMelo si è calato subito in questo ruolo e lo ha fatto a modo suo, con passaggi straordinari e giocate da highlight. Inoltre, il 10 gennaio è diventato il più giovane giocatore nella storia della lega a far registrare una tripla doppia, per quanto questo possa valere.

Le incognite maggiori che molto probabilmente hanno portato i Timberwolves e gli Warriors a non selezionarlo con le prime due chiamate riguardavano la sfera caratteriale del ragazzo. Tuttavia, in questo inizio di stagione ha dimostrato di poter essere un vero e proprio professionista senza dover snaturare in alcun modo il suo stile di gioco a dir poco spettacolare. Al momento guida le matricole in diverse categorie: rimbalzi, assist e rubate.

L’elemento impressionante di queste prime partite è la facilità di adattamento che sta dimostrando anche tra una partita e l’altra. Il miglioramento è costante. Gli Hornets rispetto alla scorsa stagione necessitavano di un aiuto in termini di rimbalzi e ritmo di gioco. Avere LaMelo permette di indirizzare perfettamente questi due aspetti di gioco: sono molti i possessi in cui lotta con i lunghi avversari per catturare il pallone e senza indugiare fa partire la transizione per ottenere punti facili.

 

Ciò che molto probabilmente dimensionerà il suo destino nella lega sarà la capacità di segnare con costanza. Mantenere un adeguato livello di pericolosità in diverse zone del campo lo aiuterà a creare migliori linee per i suoi passaggi.

Al momento le percentuali si stanno assestando: 33% da 3 con 4.6 tentativi e 40.6% complessivo dal campo. In queste prime partite è meglio da oltre l’arco che nei pressi del ferro e l’assenza di un primo passo fulmineo lo sta penalizzando contro i lunghi molto fisici presenti nella lega. L’elemento positivo del suo tiro dalla lunga distanza riguarda il buon raggio di tiro mostrato, anche dal palleggio:

 

Tyrese Maxey

Anche Maxey è stata una piacevolissima sorpresa di questa prima parte del calendario. Dopo essere sceso inspiegabilmente alla numero #21, grazie alla fiducia di Doc Rivers e a problematiche di assenze, si è già assicurato un posto abbastanza stabile nelle rotazioni dei Sixers in uscita dalla panchina. Il nuovo allenatore di Philadelphia fa un pesante uso delle riserve e per questo motivo tende a utilizzare giocatori in cui ripone tanta fiducia.

Il 9 gennaio, nella surreale partita contro Denver, è partito per la prima volta in quintetto viste le numerosissime assenze dei 76ers e, inoltre, è riuscito a registrare la miglior prestazione in termini di punti (39) tra le matricole. Quell’incontro ha permesso a Maxey di mostrare a tutti quelle che sono le colonne portanti del suo stile di gioco ovvero le ottime letture palla in mano e il pesante uso del floater.

Come era prevedibile anche in sede di scouting, il suo possibile ruolo all’interno della lega non è quello di playmaker vero e proprio, ma è piuttosto un creatore di gioco secondario. Difatti le sue letture sono buone ma non eccelse, e tenere la palla per tanto tempo come nelle ultime uscite ha messo in luce queste sue difficoltà. Inoltre Maxey non riesce ancora ad attaccare con continuità il ferro e molto spesso si rifugia in un comodo floater, ormai il suo marchio di fabbrica.

 

L’ago della bilancia per la continuità del suo impiego riguarderà il tiro da tre punti. Al college ha mostrato grandi difficoltà in termini di fiducia nel tiro da 3, rifiutando spesso tiri con spazio per cercare soluzioni più comode. Con il passare delle partite il volume sta iniziando ad aumentare anche in NBA, dopo una partenza non ottima sotto questo punto di vista.

 

(+1) Payton Pritchard

Era impossibile non includere anche Payton Pritchard come bonus track tra i debuttanti che più hanno sorpreso in questo inizio di stagione. Il suo impatto con i Celtics è stato tanto inaspettato quanto efficace aldilà dei suoi numeri personali. Boston lo ha scelto alla #26 per assicurarsi un portatore di palla dalla panca in grado di adattarsi senza particolari aggiustamenti tattici e così è stato.

Vista l’assenza di Kemba Walker ai nastri di partenza e l’uscita dal contratto di Gordon Hayward era impellente la necessità di giocatori capaci di gestire possessi con qualità garantendo allo stesso tempo un buono spacing.

In sede di analisi pre draft il suo identikit presentava molti dubbi in relazione alle sue possibilità di tenuta a livello fisico e sulla capacità di traslare il suo gioco al piano superiore. Tutto questo non è sparito. Stevens è riuscito a inserirlo cercando di mascherare al meglio le sue possibili difficoltà e l’impegno e la grinta del prodotto di Oregon hanno fatto tutto il resto.

Il canestro vincente contro gli Heat da rimbalzo offensivo certifica che l’arma in più di questo ragazzo è la sua mentalità che gli permette di spingersi oltre i suoi limiti.

Payton Pritchard hits a game-winning bucket to beat the Heat. pic.twitter.com/N7TFL4KN31

— Bleacher Report NBA (@BR_NBA) January 7, 2021

Pritchard è quindi l’uomo giusto al momento giusto. Quando i Celtics hanno avuto necessità di allargare il campo e di playmaking lui si è fatto trovare pronto. Nonostante le difficoltà, Boston è al momento ai primi posti della Eastern Conference e il suo impatto è sicuramente un fattore.

Tags: Anthony EdwardsLaMelo BallNBA rookiePatrick WilliamsPayton PritchardTyrese HaliburtonTyrese Maxey
Filippo Barresi

Filippo Barresi

Studente di ICT all'Università di Torino, da sempre appassionato di sport. Calciofilo e Sampdoriano dalla nascita anche se da circa sei anni è sulle orme dell'NBA e degli Charlotte Hornets. Molto probabilmente non avrà l'occasione di assistere a successi sportivi.

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