Il punto della situazione
Il primo mese della stagione 20/21 degli Spurs è stato un insieme di luci e ombre, come d’altra parte è lecito aspettarsi da una squadra giovane ed esuberante. Se è vero che a San Antonio sono poco abituati a non avere grandi obiettivi stagionali, è altrettanto giusto ricordare come i neroargento guidati da Popovich siano sempre stati in grado negli anni di adattare il proprio modo di giocare a seconda dei tempi e degli interpreti a disposizione, e così stanno facendo nelle prime quattro settimane di questa strana, e speriamo unica, stagione.
Senza pensare troppo al record, si può dire che gli Spurs siano una squadra divertente da guardare, piena di giovani che – chi più chi meno – stanno emergendo o si stanno confermando come legittimi giocatori NBA nonostante la poca esperienza. Il gioco fatto vedere dai Texani finora è piuttosto semplice e senza fronzoli, fatto di tanta transizione veloce, penetra-e-scarica per far muovere le difese e trovare i tiri migliori.
I vari Murray, Walker IV e Johnson (di cui parleremo in seguito) stanno dimostrando di essere a proprio agio con il ritmo rapido voluto dallo staff, sfornando buone prestazioni quasi “a turno”, di partita in partita. Quando il ritmo di gioco si fa più lento, gli Spurs si affidano ai veterani DeRozan, Aldridge e Gay, sicuramente più a loro agio nell’attacco a difesa schierata.
Tra i neroargento il migliore di questo inizio di annata NBA è sicuramente DeRozan: il nativo di Compton ha cominciato alla grande la stagione, affermandosi nuovamente come leader tecnico dei suoi, dividendosi tra i compiti di prima opzione offensiva e quelli di facilitatore per i compagni, ruoli che sta svolgendo con grande efficienza e continuità. Se le sue doti realizzative erano note, va sottolineato come l’ex Toronto Raptors stia viaggiando a 7 assist di media a partita, suo massimo in carriera.
Menzione d’onore per Patty Mills, ormai l’unico punto di congiunzione rimasto tra il passato e il presente degli Speroni, che sta disputando una stagione di grande impatto in uscita dalla panchina, ma che soprattutto continua ad essere uno dei maggiori punti di riferimento per i compagni sia dentro che fuori dal campo.
Difensivamente San Antonio non sta facendo bene come ci si aspetterebbe guardando i nomi a roster, soprattutto quelli più giovani. Murray, Walker IV e Johnson sono tutti difensori sulla palla più che solidi ma talvolta peccano di ingenuità o inesperienza nella difesa di squadra, sbagliando rotazioni o non comunicando a sufficienza con i compagni.
Se a questi problemi aggiungiamo che anche i veterani, chi per impedimenti fisici e chi per attitudine, non brillano certo nel fondamentale simbolo della “vecchia dinastia” di Greg Popovich, è facile capire come gli Spurs si ritrovino circa a metà della classifica delle difese dell’intera lega, non disastrosi ma sicuramente con ampi margini di miglioramento. È lecito pensare che una squadra che conta tanti buoni difensori (tra i quali anche Devin Vassell, scelta #11 dello scorso draft, che ha già dimostrato in tanti modi la sua utilità nella propria metà campo) sarà in grado di trovare la quadra della difesa collettiva una volta che migliorerà l’intesa tra i giocatori in campo, molti dei quali forse non ancora abituati a giocare tanti minuti insieme.
L’infortunio di Derrick White
I lettori più attenti potrebbero aver notato come in questo articolo non sia stato ancora menzionato Derrick White, uno dei giocatori più attesi all’avvio della stagione dei Texani, dopo aver fatto parlare di sé per le sue prestazioni a dir poco ottime nella bolla di Orlando. A Disney World, White è stato nettamente il migliore dei suoi, diventando un’arma offensiva con efficienza e volume di tutto rispetto ed allo stesso tempo mantenendo un’intensità e intelligenza difensive di alto livello.
Tutto ciò non è bastato per conquistare un posto ai playoffs, ma i tifosi Spurs non aspettavano altro che l’inizio della nuova stagione per poter vedere se il prodotto di Colorado University sarebbe stato in grado di mantenere il livello mostrato in estate.
Dopo aver saltato le prime quattro partite della stagione a causa di un’operazione ad un dito del piede sinistro, White ha fatto il suo esordio stagionale contro i Lakers il primo gennaio. Sfortuna ha voluto che, dopo una caduta sotto canestro sul finire del primo tempo, si infortunasse nuovamente allo stesso dito fresco di chirurgia, uscendo dal campo poco dopo. Ad oggi non si conoscono ancora i tempi di recupero, ma è lecito pensare che si dovrà aspettare almeno fino a febbraio prima di poterlo rivedere in campo. Inutile dire che questo è un colpo pesantissimo per San Antonio, che si ritrova priva del suo miglior difensore e del secondo creatore di gioco della squadra, senza il quale risulterà ancora più difficile competere realmente per un posto ai playoffs.
La rivelazione Keldon Johnson
Finora la nota più lieta della stagione nero argento è senza dubbio Keldon Johnson. Dopo un anno da rookie passato tra G League e NBA, conclusosi con alcune buone prestazioni ad Orlando, il prodotto di Kentucky sta impressionando appassionati e addetti ai lavori per l’energia che mette sul parquet e per l’importanza che già riveste nella squadra. Grazie al suo entusiasmo e alla sua etica del lavoro, Keldon si è guadagnato la fiducia di Popovich, partendo titolare in tutte le gare disputate dagli Spurs e giocando più di trenta minuti a partita.
Le cifre messe a referto sono molto buone (15 punti, 7 rimbalzi e 2 assist a partita con ottime percentuali dal campo e dalla distanza) ma ciò che salta di più all’occhio vedendolo giocare è la sua infinita energia e l’impressionante capacità di penetrare in area ed attaccare il ferro. Nonostante il sostanzioso carico offensivo, Keldon è anche uno dei migliori nella propria metà campo, soprattutto in situazioni di uno contro uno in cui si ritrova spesso accoppiato con il più pericoloso degli avversari.
Il mix di controllo del corpo, capacità di assorbire i contatti, tocco e forza fisica fanno di Keldon uno dei migliori realizzatori nei pressi del ferro dell’intera lega e un giocatore in grado di segnare contro i migliori intimidatori d’area che la NBA ha da offrire. A onor di cronaca va detto che questa sua predilezione per le penetrazioni nel pitturato si rivela talvolta un’arma a doppio taglio quando, nella foga di andare a canestro, non vede compagni liberi o meglio posizionati e va a schiantarsi contro un muro di avversari; questi errori possono essere perdonati al giovane numero 3, ma andando avanti con la stagione dovrà abituarsi a cercare di più e meglio i compagni di squadra, aggiungendo anche il passaggio al suo arsenale.
Keldon è molto bravo a sfruttare le disattenzioni della difesa e a lanciarsi in area non appena vede uno spiraglio. Il grande controllo del corpo e la sua forza fisica fanno il resto.
Il play-in è un obiettivo realistico?
Come sottolineato in precedenza, la stagione appena iniziata è per San Antonio un’annata di transizione, durante la quale il principale obiettivo della franchigia è quello di sviluppare il talento del giovane roster senza però abbandonarsi ad un tanking sfrenato e restando per quanto possibile competitivi. Ad oggi, dopo poco più di una dozzina di partite, l’impressione è che gli Spurs possano rientrare nel “gruppone di coda” che lotta per l’accesso al torneo play-in. I ragazzi di Coach Popovich hanno il talento necessario per poter tornare a gustare l’atmosfera della post-season, a patto però di riuscire a trovare più continuità e mantenere questo approccio del giocare sui propri punti di forza, adattandosi alle situazioni e agli avversari.
Chi scrive non sa dire dove si piazzeranno gli Spurs a fine stagione, ma sa per certo che quella vista fino ad ora è una squadra divertente, giovane e dinamica, con le idee chiare sul proprio presente e sul proprio futuro.
E questo, in fondo, è tutto (o quasi) quello che un tifoso potrebbe chiedere alla propria squadra del cuore.
Leonardo Spera per San Antonio Spurs Italia