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Mamma ho perso Trae Young
Turner stoppa, Grant stupisce

Andrea Bandiziol by Andrea Bandiziol
18 Gennaio, 2021
Reading Time: 13 mins read
0
7 e mezzo NBA

Copertina a cura di Fra Villa

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Secondo appuntamento con 7 e mezzo, credo abbiate già capito come funziona. Sette appunti dalle ultime due settimane di NBA, più una curiosità da fine rotazione. Partiamo.

 

Myles Turner stoppa tutto

A fine novembre, Indiana e Boston hanno cercato di giungere ad un accordo per una sign&trade per Gordon Hayward. Accordo mai trovato, secondo più fonti perché Boston ha rifiutato l’inserimento di Myles Turner in qualsiasi pacchetto. Nemmeno due mesi dopo, quella presa da Ainge sembra una decisione quanto mai discutibile: Turner sta girando a 4.2 stoppate di media a partita, numeri che non si vedevano dai tempi del miglior Dikembe Mutombo e che sono destinati, se mantenuti, a catapultarlo tra i favoriti per il premio di Difensore dell’Anno.

 

Bjorkgren sta lentamente cercando di rendere i suoi Pacers più adatti al contesto probante dei playoffs, facendo diventare più mobile il loro attacco e provando diversi schemi difensivi (i Pacers giocano spesso, ancora con risultati altalenanti, difesa a zona 2-3 e 3-2), allontanandosi spesso dalla difesa drop del pick&roll che ha caratterizzato l’era McMillan (nella difesa drop, il lungo arretra affrontando l’attaccante nei pressi del ferro anziché alzarsi al livello del blocco per raddoppiare o cambiare).

Questa accortezza tattica, evidente nella clip di cui sopra, non sta impedendo a Turner di essere il miglior difensore nei pressi del ferro della lega, vera ancora difensiva della settima difesa dell’NBA. Non che nelle occasioni in cui i Pacers difendono tuttora drop i risultati siano molto diversi: chiedere a James Wiseman, stoppato sei volte da Turner nel loro ultimo faccia a faccia.

 

Finora, il risultato più importante della giovane era Bjorkgren è l’aver dimostrato che Sabonis e Turner possono condividere il campo, uno dei due trascinando i Pacers in fase offensiva (dove Turner sta ancora facendo fatica, mettendo a segno solo il 29% delle sue triple), l’altro in fase difensiva. Certo l’inizio di stagione di Hayward sta facendo mangiare le mani al GM Pritchard, ma con questo Turner c’è di che consolarsi.

 

Il nuovo attacco dei Milwaukee Bucks

Ne ho parlato nell’ultima puntata di The ANDone Podcast, citando l’articolo di Eric Nehm che ha teorizzato il cambiamento dell’attacco Bucks, ma ritengo sia giusto parlarne anche qui perché queste piccole accortezze possono essere ciò che fa la differenza in una serie di playoffs: i Bucks hanno cambiato e non poco il loro modo di attaccare.

Sono passati da un attacco five-out (in cui cioè tutti e cinque i giocatori stanno sul perimetro) ad uno in cui solo quattro si posizionano sull’arco, mentre il quinto sta nel cosiddetto dunker spot, la fascia di campo nei pressi del canestro. Nella clip che segue, il giocatore nel dunker spot è Pat Connaughton (numero 34), e si può apprezzare come al momento del passaggio ben quattro difensori siano concentrati nei pressi del canestro, lasciando di fatto a Giannis l’imbarazzo della scelta sul perimetro (sono liberi sia Dj Augustin in angolo che Portis in ala).

 

Sebbene possa essere controintuitivo, questa schema favorisce le scorribande al ferro di Antetokounmpo: nei due anni scorsi, Giannis ha fatto particolarmente fatica quando gli avversari hanno “costruito un muro” usando tre difensori.

Nella clip che segue, presa da gara-1 della serie contro i Miami Heat, la linea che deve svolgere tale compito è formata da Adebayo centralmente, Robinson sulla sinistra di Giannis e Herro sulla destra. Quando Giannis va a sinistra, Robinson si stringe verso Bam, levando di fatto la linea a canestro a Giannis. Butler può completare l’opera perché il suo uomo non si è fermato nel dunker spot, ma è andato a posizionarsi in angolo dal lato debole: qualora fosse successo, Butler non avrebbe potuto staccarsi così a cuor leggero, altrimenti Giannis avrebbe avuto un passaggio facile per un comodo appoggio al ferro.

 

Lo schema funziona se possibile ancora meglio quando è Giannis a piazzarsi nel dunker spot. L’attenzione che i difensori prestano al greco è tale che nella clip seguente Holiday può sostanzialmente decidere se scaricare in angolo per Middleton o appoggiare al ferro quasi indisturbato.

 

Aver sostituito Bledsoe con Holiday e aver aggiunto a roster due ottimi tiratori come DJ Augustin e Forbes ha reso i Bucks una squadra dalle ottime percentuali da 3, ma Coach Bud sta finalmente cercando nuove strade per portare un titolo in Wisconsin.

 

Jerami Grant è meglio di quanto crediate

Facciamo un gioco: supponete di essere ad ottobre 2020. Vi dicono che un giocatore del roster dei Denver Nuggets sta per cambiare casacca e diventare il fulcro dell’attacco di un’altra franchigia. Vi danno tre opzioni: Jamal Murray, Michael Porter Jr o Jerami Grant. Sono pronto a scommettere che il 90% degli appassionati NBA non avrebbe risposto Grant ed avrebbe piuttosto scommesso su una trade che avrebbe portato uno tra Murray e MPJ lontano dal Colorado, e mi metto senza vergogna in quel 90%. Tre mesi dopo, Grant gestisce così i possessi in pick&roll dei Detroit Pistons.

La cosa che più mi impressiona dell’inizio di stagione di Jerami Grant è la quantità di cose che non immaginavo su di lui, ad esempio che fosse un giocatore bravo a sufficienza nel crearsi un tiro dal palleggio da diventare il creatore primario di una squadra dal pick&roll. pic.twitter.com/Z5KYKLytLR

— Andrea Bandiziol (@AndBand7) January 17, 2021

Nelle ultime due settimane, Grant sta girando a 27 punti di media, tirando col 47% dal campo, 46% da 3 e 84% ai liberi. La cosa più difficile da credere, sebbene sia palesemente una verità, è che Grant sapesse fare queste cose anche ad ottobre, quando in casacca Nuggets era relegato ad un mero ruolo di tiratore dall’angolo od occasionale tagliante: non gli è mai stata data la possibilità di mostrarlo, quindi nessuno lo sapeva.

Nessuno tranne Jerami stesso e forse il Front Office dei Nuggets, che si era detto disponibile a pareggiare l’offerta da 60 milioni in tre anni arrivata da Detroit. Cifre troppo alte, dissero tutti (di nuovo, includo me in quelli che strabuzzarono gli occhi di fronte alla cifra). Il resto è storia: Grant decide comunque di andare a Detroit per avere un ruolo maggiore e nel giro di qualche settimana si scopre che sa fare cose di questo tipo.

 

Detroit è, sia sulla carta che nella realtà dei fatti, una delle peggiori franchigie della NBA in questo 2021 ma, visto il modo in cui le cifre di Grant stanno arrivando e l’efficienza che l’ex Syracuse sta avendo, non lasciamo che la forza della franchigia per cui gioca ridimensioni quello che ora stiamo vedendo fare alla scelta 39 del Draft 2014. Grant non è solamente un role player e questo è il messaggio che lui voleva dare all’NBA: ricevuto, Jerami.

 

Gordon Hayward è tornato

Ci sono pochi giocatori nella lega che hanno avuto una serie di infortuni anche solo paragonabile a quella che ha colpito Gordon Hayward negli ultimi tre anni. A maggior ragione, provo un certo piacere nel vedere che l’ex stella di Butler sia tornato ai livelli che gli competono.

 

Il ruolo che Hayward ha a Charlotte è fondamentalmente diverso da quello che aveva a Boston, dove offensivamente offriva un’opzione in più in termini di creazione dal palleggio e tiro dall’arco, mentre in difesa era delegato al ruolo di collante. Ora Hayward è il principale realizzatore della squadra, con meno compiti di creazione per gli altri e più di realizzazione, come è normale che sia in una squadra che ha già diversi portatori di palla a roster (LaMelo Ball, Devonte’ Graham e Terry Rozier su tutti).

Hayward si sta muovendo molto senza palla in mano e, sebbene non sia nemmeno vicino ai livelli di esplosività che aveva ai tempi di Utah, sta riuscendo ad arrivare al ferro con una discreta regolarità, e finalmente anche i suoi tentativi dalla lunetta sono tornati su numeri quantomeno accettabili. Qua brucia Cam Reddish col taglio backdoor dopo una finta di testa per un Dribble Hand-Off con PJ Washington.

 

Sebbene la stella di LaMelo Ball stia già splendendo di luce propria, Hayward è ancora per distacco il miglior giocatore di questi Charlotte Hornets: le speranze di playoffs della franchigia passano per le sue mani.

 

Mamma ho perso Trae Young

È notizia di poco più di una settimana fa che, in una riunione in spogliatoio a seguito della sconfitta contro i New York Knicks del 4 gennaio, John Collins abbia apertamente criticato la gestione dell’attacco Hawks da parte di Trae Young: troppi tiri da distanze siderali presi nei primi secondi di azione, pochi giochi eseguiti correttamente, compagni poco coinvolti. Pare che diversi compagni di squadra si siano schierati dalla parte di Collins, mentre Young abbia fatto sapere in separata sede di essere fortemente in disaccordo con le parole del prodotto di Wake Forest.

Un famoso proverbio recita “a pensare male si fa difetto, ma spesso ci si indovina“, e allora io vi dico che da allora Young sta tirando col 32% dal campo, il 17% da 3, sta perdendo più di 4 palloni a partita a fronte di 8 assist e soprattutto…ha servito a Collins solamente tre assist. Diciamo che sotto sotto Collins un fondo di ragione lo ha: per quanto tiri come quello della clip successiva facciano parte del bagaglio di Trae, rimane pur sempre un giocatore da 34% da 3 in carriera, certo anche per la difficoltà dei suoi tentativi. Forse evitare di prendersi triple da più di nove metri con 16 secondi sul cronometro potrebbe aiutare.

 

Potrà essere solamente un caso, ma nelle ultime tre partite Collins ha preso solamente 8 tiri dal campo a notte, mentre nelle cinque precedenti ne aveva presi 15, quasi il doppio. Nella partita vinta contro una Philadelphia priva di 5 giocatori di rotazione ed Embiid in campo solo 23 minuti, tutti i tentativi di Collins sono arrivati da oltre l’arco.

Collins solo qualche giorno prima era stato definito da Kevin Durant uno dei migliori giocatori della lega nel pick&roll e negli “slipping screens”, nel fingere il blocco per poi rollare a canestro. Che ci sia una frattura più o meno profonda tra i due che sta portando a problemi di chimica in campo è sotto gli occhi di tutti: ad esempio, è abbastanza preoccupante il modo in cui Young ignora Collins che ha preso posizione in post contro PJ Washington in quest’azione.

 

Ovviamente, chi ci va di mezzo sono gli Atlanta Hawks, che di certo non hanno bisogno di ulteriori grane dopo l’infortunio di Bogdanović e hanno vinto una sola partita nelle ultime sei, proprio quella contro una versione ridotta dei 76ers.

Molto del successo presente e futuro della franchigia della Georgia dipende dal duo Young-Collins, ed un’eventuale loro mancanza di chimica sarebbe un campanello d’allarme importante soprattutto in vista dell’estate 2021, in cui Collins sarà Restricted Free Agent e riceverà sicuramente offerte molto lucrative. Gli Hawks si troveranno verosimilmente davanti ad un bivio: rifirmarlo a cifre faraoniche o perderlo per poco o nulla?

 

Minnesota senza KAT non sa cosa fare

Mi potrete dire che qualsiasi franchigia avrebbe grosse difficoltà ad offrire buone prestazioni senza la propria stella polare. Vero, ma i Timberwolves senza Karl-Anthony Towns stanno ridefinendo il concetto di “grosse difficoltà”.

Minnesota è nella parte bassa della classifica per triple tentate a partita, ma soprattutto è quartultima per percentuali da 3 (meno del 33%). Azioni come questa sono quasi all’ordine del giorno per una squadra le cui spaziature latitano. Le aggiunte estive (Rubio e Edwards) non migliorano affatto la situazione:

 

Le buone cose fatte vedere palla in mano da Edwards sono bilanciate da una quantità preoccupante di letture mancate quando la palla è nelle mani dei compagni. Guardate la reazione della panchina su questa palla persa, dettata dal fatto che Edwards non si posiziona correttamente in angolo ma rimane ad aspettare con le mani alzare in ala un passaggio ad altezza petto.

 

Lo dicevo in una recente puntata di The ANDone Podcast: un attacco gestito primariamente da D’Angelo Russell è destinato ad essere un attacco mediocre, soprattutto se DLo è circondato da spaziature rivedibili e giocatori poco volenterosi nei movimenti senza palla. Minnesota ha un disperato bisogno di Towns, e le due settimane in cui il centro da Kentucky dovrà restare fuori causa coronavirus potrebbero rivelarsi già decisive (in negativo) per le aspirazioni da playoffs dei Timberwolves.

 

Chris Boucher è in rampa di lancio

Chris Boucher è un nome scritto sulle agende dei fantallenatori NBA già dall’anno scorso, quando fece registrare cifre notevoli se proiettate su 36 minuti. Bene, quest’anno i minuti di Boucher sono quasi raddoppiati (da 13 a 24) e le sue cifre sono ulteriormente migliorate: 16 punti, 7 rimbalzi e soprattutto quasi 3 stoppate a notte per l’ex MVP della G-League, il tutto tirando col 48% da 3 su quasi 4 tentativi a partita.

Cifre che si normalizzeranno, soprattutto quelle al tiro, ma ormai è un dato di fatto che Boucher rappresenti la migliore opzione per i Raptors su entrambi i lati del campo. La lunghezza e l’atletismo di Boucher colgono di sorpresa anche gli avversari più attenti: qua Draymond Green serve Wiggins in angolo senza nemmeno pensare che Boucher possa impensierire la tripla, e invece…

 

Oltre alle ovvie doti atletiche che lo aiutano sia in difesa (dove può facilmente cambiare sul portatore di palla, a differenza dei due altri lunghi a roster, Baynes e Len) che a rimbalzo offensivo, Boucher sta dimostrando una notevole intelligenza nel riposizionarsi sul perimetro per farsi trovare pronto allo scarico.

 

Boucher sembra essere l’ennesima storia di successo per lo staff di Toronto: il ragazzo ha già 27 anni, ma non è certo troppo tardi per portare il proprio contributo nel tentativo di raddrizzare la stagione più difficile della gestione Nurse. Boucher dovrebbe giocare 30 minuti a notte già ora, e credo che presto lo farà.

 

Il Mezzo: Isaiah Joe è nella rotazione di una contender

Nel percorso che ha portato al draft, vedevo il fit tra Isaiah Joe e i 76ers come uno dei più evidenti dell’intero lotto, tanto da prenderlo alla 36 in una sorta di mock draft che feci un paio di giorni prima del vero evento:

PICK 36 – PHILADELPHIA 76ERS – ISAIAH JOE pic.twitter.com/5lyjfNOzrF

— Andrea Bandiziol (@AndBand7) November 16, 2020

Joe ha avuto la possibilità di mettersi in mostra nelle tre partite in cui i 76ers sono stati decimati dal protocollo di tracciamento della NBA, ma ha impressionato Doc Rivers al punto che l’allenatore l’ha definito un pezzo in più aggiunto alla rotazione. Doc è stato di parola, facendo giocare Joe 20 minuti nella vittoria contro Miami e 16 nella sconfitta contro Memphis, partite in cui la rotazione sugli esterni era al completo con la sola eccezione di Seth Curry.

 

Joe offre ottima difesa in uno contro uno sugli esterni e spaziature ben oltre l’arco per una squadra che ha fatto del tiro da fuori l’esigenza primaria sul mercato: non stupitevi se Joe dovesse rimanere in rotazione anche ai playoffs.

Tags: 7 e mezzoJerami GrantMilwaukee BucksMyles Turner
Andrea Bandiziol

Andrea Bandiziol

Andrea, 30 anni di Udine, è uno di quelli a cui potete scrivere se gli articoli di The Shot vi piacciono particolarmente. Se invece non vi piacciono, potete contattare gli altri caporedattori. Ha avuto la disgrazia di innamorarsi dei Suns di Nash e di tifare Phoenix da allora. Non è molto contento quando gli si ricorda che i Suns ora avrebbero potuto avere Doncic a roster.

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Massimiliano Bogni
Massimiliano Bogni
18 Gennaio, 2021 9:34 am

Come sempre spunti molto interessanti. Unico appunto: non penso proprio che fosse Boston a rifiutare Turner nel discorso Hayward ma Pritchard stesso. Per adesso i dividendi stanno pagando (vedi l’importanza della presenza di Myles quando non c’è, ad esempio stanotte contro i Clippers, cui i Pacers hanno concesso il 59% al ferro), ma se tanto mi dà tanto il lavoro di Bjorkgren verrà valorizato ancora di più col rientro del roster al completo…

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