Vi sono due modi per affrontare la regular season in NBA: giocare per vincere più partite possibili o giocare per scoprire i propri limiti. Per cercare poi di andare oltre. Le squadre con ambizioni da playoff hanno la tendenza a rientrare in questo secondo gruppo. Normale quindi vederle sperimentare e perdere partite per scelte tecniche che possono sembrare opinabili, ma che sono invece indirizzate a capire a fondo le capacità della rosa.
Coach Nurse già nell’anno del titolo, aveva dimostrato di essere un allenatore che usa la stagione regolare come una palestra. In questo inizio di stagione, invece, i Raptors hanno cavalcato a lungo il loro quintetto titolare, con ben quattro giocatori che han giocato più di 33 minuti durante le prime quattro partite. Nurse è parso frustrato dalla mancanza di risposte da buona parte del roster e i richiami a mezzo stampa si sono ripetuti in serie, finendo per cambiare quasi istericamente il quintetto base.
Toronto deve trovare un equilibrio e delle risposte. Fino a oggi, non c’è stata una partita in cui VanVleet, Lowry e Siakam abbiano girato tutti assieme all’unisono. Le scorie dell’eliminazione negli scorsi playoff paiono finalmente smaltite e anche se il bottino delle vittorie è modesto. Perché se la squadra pare in ripresa, Toronto ha ancora uno dei peggiori record della lega.
1) Il problema delle rotazioni
La panchina negli anni scorsi era stata un punto di forza dei Raptors targati Nurse, mentre oggi le rotazioni sono poco definite. In particolare, il buco del quinto titolare è più che mai evidente, con Baynes che è andato in estrema difficoltà nelle prime partite. In difesa, per quanto problematico, riusciva ad avere un senso della posizione e un savoir-faire che lo avrebbero quasi reso accettabile, non fosse stato che i suoi limiti fisici in attacco paiono ancora più grandi.
Nurse ha scelto di toglierlo momentaneamente dalle rotazioni, aumentando i minuti di Boucher che però rimane saldamente nel ruolo di sesto uomo. A sostituirlo è stato spesso Len, ma l’ucraino non è riuscito a fare di meglio, vedasi i primi minuti contro i Kings. Se il ruolo di centro di titolare non è ancora definito, non si può affermare che i componenti della panchina abbiano impressionato.
2) La roulette della panchina
Oltre a Baynes, anche Matt Thomas e DeAndre Bembry erano parte integrante dei Raptors nelle prime uscite, ma ultimamente non si sono mai alzati dalla panchina. Al loro posto vengono utilizzati Stanley Johnson, Yuta Watanabe e Terence Davis. Quest’ultimo è reduce da un’estate travagliata per dei problemi con la giustizia, ma non sta comunque rendendo come lo scorso anno. Le sue doti da creatore secondario e da tagliante aiuterebbero moltissimo un attacco che si è trovato spesso impantanato per l’assenza di movimento lontano dalla palla.
Fisicamente non appare tirato a lucido, e in particolare in difesa non ha il tempo giusto nelle rotazioni. Ci sono azioni in cui è troppo aggressivo all’inizio del possesso per poi dimenticarsi successivamente l’uomo o farsi trovare impreparato sui tagli. Con un allenatore come Nurse, la difesa è più che mai fondamentale e, per guadagnare qualche minuto, Davis dovrà concentrarsi decisamente di più.
Altra nota dolente della panchina dei Raptors è Powell. Norman doveva essere il giocatore in grado di elevare le prestazioni della panchina, ma sta deludendo. Dopo aver mostrato, per l’ennesima volta, dei lampi intriganti durante gli ultimi due episodi della serie contro Boston, sta incappando in un’annata complicata, nonostante delle buone percentuali da oltre l’arco. Non riesce ad essere aggressivo andando al ferro, e quando ci arriva spesso non è in grado di concretizzare.
Powell quest’anno era chiamato alla rivalsa. Toronto gli ha affidato il ruolo di creatore offensivo principale dalla panchina, ma lui non riesce a creare né per se stesso né per i compagni. Il suo stato confusionale ha avuto il culmine contro i Warriors. Schierato titolare, non è mai riuscito ad essere pericoloso, finendo per essere una delle cause principali della sconfitta nella baia di San Francisco.
Norm Powell alla 1° gara tra i titolari non ha di certo brillato, protagonista di troppi errori peurili. Se è in serata no non è semplicemente aggressivo, e con poco esplosività diventa un malus. Se coninvolto tende comunque ad andare sinistramente dritto. pic.twitter.com/0DDs2ubWJS
— Sasso ? (@sassoulatin) January 11, 2021
Johnson, invece, è al secondo anno con i Raptors e i suoi pregi e difetti sono noti. Il ruolo che gli si prospetta appare però completamente diverso. Stanley viene usato come 5 offensivo accoppiato a Boucher dalla panchina e a sprazzi anche con i titolari. L’apporto nella propria metà è fuori discussione, e se Toronto riuscirà a schierare un attacco competente in un quintetto che include Johnson, i Raptors si troveranno con l’ennesima ala dall’importante pedigree difensivo.
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— Sasso ? (@sassoulatin) January 15, 2021
Cosa può portare d’ innovativo rispetto alla scorsa stagione se tecnicamente è rimasto lo stesso? La sua struttura imponente e agile lo rende capace di difendere 4 posizioni, e se Baynes e Len non saranno in grado di fornire delle prestazioni accettabili, Nurse cercherà delle soluzioni alternative.
Un’idea potrebbe essere quella di utilizzare Stanley da centro. Johnson, di tutti i presenti a roster, offre duttilità e certezze difensive, qualità da sempre valorizzate da Nurse. In uscita dalla panchina spesso gioca in quintetti piuttosto disfunzionali offensivamente, motivo per cui vederlo schierato da centro titolare non è impensabile in alcuni accoppiamenti. Deve migliorare la comunicazione con i compagni perché ogni tanto concede qualche sbavature nei recuperi difensivi.
3) Le difficoltà dell’attacco
Prossimo ai 35 anni, Lowry mantiene un ruolo centrale nei Raptors. Per quanto non gli manchi la grinta, rendere al massimo se gli si chiede di prendersi eccessive responsabilità. Kyle si prende un terzo delle sue conclusioni nel quarto quarto provando a caricarsi la squadra, e a volte gioca tutti i 12 minuti dell’ultima frazione. Un po’ troppi.
Nurse da carta a bianca a Lowry quando viene schierato con le riserve. In quei frangenti i Raptors martellano gli avversari con il P&R tra Lowry e Boucher, arma imprescindibile al momento, ma al costo di averlo stanco nei finali. VanVleet, Siakam e Powell, gli altri giocatori con lo scopo di battere il proprio uomo dal palleggio, hanno delle percentuali nell’ultimo quarto da brividi, con Pascal e Norman abbondantemente sotto il 30% dal campo. Dati destinati a migliorare, ma che sono un buon indicatore di quanto manchi in rosa un realizzatore completo.
Nelle prime partite, i Raptors spesso non muovevano a sufficienza il pallone accontentandosi di triple mal costruite. Risultato? Toronto non arrivava mai al ferro, e di conseguenza stentava a guadagnarsi liberi. L’attacco così facendo non riusciva a generare dei tiri semplici, risultando fra i meno efficienti della lega. Tali difficoltà vengono a galla ogni volta che affrontano una zona, fantasma che anima le sconfitte dei Raptors dopo gli ultimi playoff.
Una soluzione potrebbe essere quella di usare Siakam come centro facendolo ricevere ad altezza del tiro libero in una posizione a lui congeniale. Il camerunense è il giocatore più talentuoso e per forza l’attacco deve e dovrà passare per lui, anche nei momenti difficili. Difficile riesca ad evolversi ulteriormente, ma deve garantire quantomeno le prestazioni dello scorso anno.
4) Il percorso incerto di Siakam
Quando una squadra si trova a deludere le aspettative della critica, è normale e fisiologico analizzare il rendimento della sua stella.. Pascal non è parso se stesso durante le prime partite, quasi turbato dell’andamento degli scorsi playoff. Il suo ridimensionamento tecnico, dopo le difficoltà dimostrate contro i Celtics, è continuato anche durante l’attuale stagione.
Psicologicamente ha subito un colpo che l’ha fatto vacillare, finendo per essere protagonista di scelte discutibili ed errori lapalissiani. Le sue limitazioni tecniche in palleggio completavano il quadro di una selezione di tiri a dir poco rivedibile. Poi nelle ultime 6 c’è stato il tanto agognato cambio di passo.

Si noti come l’efficienza complessiva di Siakam sia migliorata nonostante tiri peggio sia i liberi che al ferro. La differenza nella qualità delle sue conclusioni è evidente ed è molto incoraggiante. Siakam è tornato a fare ciò per cui si è meritato il secondo quintetto all-NBA lo scorso anno, ossia attaccare senza sosta con la sua consueta ferocia la difesa avversaria.
Ad inizio anno Siakam prendeva palla solitamente in due posizioni: in post basso o fuori dal’arco del tiro da 3. Nel primo caso, le sorti del possesso erano dettate spesso dalla capacità del difensore avversario di tenerlo fisicamente. In caso di raddoppio, prendendo palla già in prossimità del canestro, non trovava spazio per rappresentare un pericolo, soprattutto con Baynes che spesso si metteva nel cosiddetto dunker spot intasando l’area.
In caso di ricezione sul perimetro, Pascal si trova spesso con il difensore che gli concede il tiro, conscio dei limiti del camerunense. Come riportato nella tabella, il tiro da 3 in punta è ben distante dall’essere la conclusione preferita di Pascal. Siakam ad inizio anno non ha saputo passare questo tiro, prendendosene troppi.
Nelle ultime partite Nurse, per aiutarlo, ha iniziato a fargli ricevere la palla sui 5-6 metri. Siakam in quella posizione di triple threat è molto più preciso se decide di scoccare il tiro, e soprattutto si trova più vicino al canestro. Non avendo un repertorio infinito di mosse dal palleggio, è importante che lui possa sfruttare la sua esplosività e le sue lunghe leve per arrivare il prima possibile al ferro, evitando che la difesa posso attaccarlo mentre si avvicina al canestro.
Attaccando con più efficacia il canestro, le difese sono costrette a porre maggiore attenzione sul suo operato, offrendogli delle linee di passaggio più semplici. Siakam ha dato l’impressione che ragionando meno possa evitare errori dovuti alle sue letture, e il fatto che il rapporto tra assist e palle perse sia in forte crescita è certamente un buon segnale.
5) Una difesa “normale”
La difesa dei Raptors ad oggi è nella media. Non è di sicuro un punto debole, ma non è sufficiente. La difesa è il marchio di fabbrica di questa rosa ed è fondamentale che torni ad essere tra le prime 15 per defensive rating. L’insicurezza data dalle rotazioni sta intaccando il sistema di Nurse, non avendo ancora avuto modo di testare per bene certi automatismi. Tanti stanno facendo errori grossolani, e la mancanza di Gasol nel ruolo di ‘direttore’ della difesa sta iniziando a farsi sentire. Per questo è probabile che Baynes verrà riproposto a breve, a patto che riesca ad essere non troppo negativo in attacco. Serve qualcuno che alzi la voce e diriga il traffico.
Le sue performance, già piuttosto negative, sono state evidenziate anche a causa del pessimo avvio degli esterni. Se è vero che da quando non è più titolare i numeri a rimbalzo difensivo sono migliorati, non era colpa sua se i Raptors erano fra le peggiori difese in transizione della lega. Un assurdità considerando che lo scorso anno Toronto era la migliore difesa in questa situazione di gioco.
Tanti canestri semplici concessi per mancanza di concentrazione e intensità. La comunicazione è venuta a mancare in diversi momenti, evidenziando la mancanza di compattezza della squadra che spesso naufragava senza combattere. Alla prima vera difficoltà i Raptors spesso hanno accusato il colpo, e fino ad oggi hanno subito ben 6 delle 8 sconfitte stagionali dopo aver avuto un vantaggio di 10 punti all’interno della gara. Momenti in cui le difficoltà offensive davano il via a tanti, troppi, canestri facili.
Una nuova speranza
L’ex miglior giocatore e difensore dell’anno in G-League, ovvero Chris Boucher, è la nota più lieta di questo inizio di stagione. Potrà sembrare una sorpresa vedere questo ragazzo così longilineo avere questo impatto, ma chi ha seguito la sua traiettoria aveva di sicuro notato l’unicità del suo profilo. La mancanza evidente di tonnellaggio rispetto ai pari ruolo pareva dall’altro lato un limite quasi insormontabile. Boucher tutt’ora non gioca titolare anche perché non sarebbe capace di reggere l’urto contro gli Embiid di turno, ma bisogna per forza tenerlo in conto quando si parla dei migliori lunghi in uscita dalla panchina.
A meno di un risveglio di Norman Powell, il quinto posto nel quintetto conclusivo di Toronto sarà per forza suo. Offensivamente Boucher si comporta come un esterno molto alto. Si muove sul perimetro, viene spesso usato come bloccante per un ‘pop’ in modo da farsi trovare pronto per la tripla.
Chris Boucher, aka Christian Wood w/o shoulders (and a sleightly worst ballhandling). He needs to shot more than 3.6 3PTA, I ‘d love to see his volume peak around 5.5 pic.twitter.com/hfYY4U5zzM
— Sasso ? (@sassoulatin) January 15, 2021
Difensivamente Boucher ha un tempismo innato per la stoppata. Oggi ha una %BLK (metrica che prende in considerazione il numero di stoppate parametrate sui minuti giocati del singolo giocatore) mai registrata in NBA, 11.6%. La sua specialità è la stoppata in chiusura sul tiratore in angolo, cosa più unica che rara per la stragrande maggioranza dei giocatori.
Non credo esista miglior giocatore al mondo in termini di closeout di Chris Boucher. Le sue leve infinite gli fanno coprire una quantità di campo irreale.
— Sasso ? (@sassoulatin) January 12, 2021
Per intendersi, dal sito ufficiale di https://t.co/QcZgrZ87Ax questa tripla viene categorizzata come ‘open’ pic.twitter.com/jgiNLAEjo0
Il giocatore presenta dei problemi in copertura sul pick & roll. La mobilità laterale è buona, ma non eccellente al punto di renderlo incapace di difendere contro il primo passo delle migliori guardie.
Deve imparare a posizionarsi meglio col corpo quando aiuta l’esterno alle prese col blocco del centro avversario; molte volte esce troppo dall’area senza sfruttare appieno la lunghezza delle sue braccia. Nel seguente esempio, Boucher avrebbe dovuto essere meno aggressivo sul blocco, o nel caso farlo con un’angolazione del corpo che non conceda a McCollum la direttrice indisturbata a canestro.
Non sempre vede lo svilupparsi dell’azione, probabilmente anche per via della sua relativa esperienza. Lo si è visto più di una volta sbagliare delle rotazioni dopo aver aiutato in area. Avere perso quel secondo di troppo guardando in angolo invece che coprire Anunoby senza esitare, è la differenza fra un tiro contestato e non.
Non può essere lui la risposta a tutti i problemi dei Raptors, ma la sua crescita fa ben sperare. Non ci sono dubbi che in regular season sia un giocatore in grado di cambiare le partite, ma deve imparare a nascondere i suoi punti deboli in vista dei playoff. Anche perché per questi Raptors è fondamentale che riesca a stare in campo il più possibile.
Le alternative per il ruolo di centro stanno deludendo, e di sicuro sono offensivamente meno performanti di lui. Con lui in campo l’efficienza offensiva dei Raptors si impenna, e anche in difesa la sua presenza cambia il volto dei Raptors. Non c’è motivo per non immaginare un Boucher ad oltre 30 minuti a partita. Il problema da qui in avanti per i Raptors sarà riempire in maniera accettabile i 18 minuti rimanenti.
Cosa aspettarsi?
Molti dei trend delle prime partite stanno piano piano scomparendo, ma vi è ancora margine per migliorare. Baynes e Powell dovrebbero migliorare, le rotazioni saranno più solide e i ruoli all’interno della squadra saranno più chiari. Se Pascal è in netta ripresa, il resto dei titolari sta pagando l’enorme minutaggio delle prime uscite. A oggi non c’è stata una partita in cui tutti e tre abbiano girato all’unisono.
Altre difficoltà, in particolare nei finali, potrebbero non essere risolte. Appare complicato trovare altre stelle disponibili durante quest’annata, e così è probabile che i Raptors debbano accontentarsi di un’annata di transizione. E farlo in un anno in cui comunque non ci sono i propri tifosi al palazzetto, pare il minor male.