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Campazzo parte piano in NBA
Finirà come Teodosić?

Davide Fumagalli by Davide Fumagalli
15 Gennaio, 2021
Reading Time: 9 mins read
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Facundo Campazzo Nuggets

Copertina a cura di Fra Villa / Photo Credits: Mark J. Terrill, Andrew D. Bernstein e Garrett Ellwood (via Getty Images)

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É prossimo ai 30 anni e ha già alle spalle una carriera da protagonista in Europa col Real Madrid, ma Facundo Campazzo è un rookie come gli altri in NBA, una “matricola” al pari dei vari Anthony Edwards, James Wiseman e LaMelo Ball. Proprio per questo motivo servirà un bel po’ di tempo prima di emettere un giudizio rilevante sull’esperienza negli States del mago di Cordoba che in offseason ha firmato un biennale interamente garantito con la franchigia di Mile-High City.

Rispetto agli altri debuttanti in NBA, coi quali condivide una situazione non certo semplice a causa della pandemia e dei casi di Covid che stanno prendendo sempre più piede in tutte le squadre, nel caso di Campazzo non si può non tenere conto della transizione repentina dal Real Madrid. In Spagna era la stella assoluta e il faro in campo, ai Nuggets, invece, è chiamato ad inserirsi in un tessuto già ben definito, con due superstar note come Nikola Jokić e Jamal Murray, e diversi altri giocatori molto più efficaci con la palla in mano che non senza.

Facu si trova nella stessa situazione affrontata in passato da giocatori del calibro di Miloš Teodosić e Sergio Rodriguez, playmaker 5 stelle lusso a livello di Eurolega, ma visti con molte riserve una volta sbarcati in NBA. Considerati più per le lacune difensive, atletiche e la discontinuità al tiro da fuori, che per le enormi capacità palla in mano.

Tornando a Campazzo, in queste prime 10 partite ha mostrato luci e ombre, è apparso forse un po’ timido e inevitabilmente sono venuti a galla i suoi difetti e i suoi limiti, ma va anche detto che non è tutto demerito del regista classe 1991.

? POSTER ALERT ? pic.twitter.com/BeRYkgtUTC

— Denver Nuggets (@nuggets) January 13, 2021

Le prime uscite coi Nuggets e la transizione dall’Europa

Come detto i Denver Nuggets hanno disputato 11 partite* finora in regular season, con 5 vittorie (4 di fila tra il 4 e l’11 gennaio) e 6 sconfitte, l’ultima al Barclays Center contro i Brooklyn Nets. Per Campazzo i numeri non dicono molto: 4.8 punti in 12.3 minuti di media, con 1.3 assist e il 40% da tre su 25 tentativi totali. Le sue migliori prove sono arrivate nelle due vittorie contro i Minnesota Timberwolves in cui ha giocato oltre 20′: 15 punti con 5 bombe nella prima, 11 punti nella seconda.

Valutare Facu guardando i numeri non sembra però la strada giusta, visto che anche negli anni col Real Madrid le sue statistiche non erano lo specchio più fedele per analizzare le sue prestazioni: in Eurolega mai in doppia cifra di media per punti (9.9 il suo high nel 2019-20), 7.1 assist e 2.0 recuperi i suoi picchi. Numeri notevoli, da grande playmaker, senza dubbio, ma quello che i dati non dicono è l’impatto che Campazzo ha sempre avuto sul Real in entrambe le metà campo: in difesa con la pressione sul portatore di palla avversario e la capacità di leggere le linee di passaggio per andare a rubare, e in attacco grazie alle doti da palleggiatore e grazie alla capacità di muoversi, passare e tirare con una velocità e un ritmo totalmente diverso dagli altri, “latino”.

Eccezionale quando gioca il pick and roll, ha l’istinto e la sfrontatezza nel cercare e trovare linee di passaggio sulla carta impossibili, senza dimenticare la capacità di passare il pallone dal palleggio con entrambe le mani e la qualità nel variare ritmo e cambiare velocità all’interno della stessa azione, qualcosa che manda sottosopra qualsiasi difesa.

?? EuroLeague championships
??? ACB Championships
?? Copa Del Rey titles
???? ACB SuperCup titles
? ACB Finals MVP
? Copa Del Rey MVP
?? ACB SuperCup MVP
?? All-ACB First Team
?? All-ACB Second Team

Facu Campazzo exits Real Madridpic.twitter.com/OPLsuNAFP4

— Eurohoops (@Eurohoopsnet) November 22, 2020

Nelle ultime due stagioni e mezzo il Real Madrid ha vissuto di puro Campazzo, fulcro del gioco di coach Pablo Laso perché da quel pick and roll tra il mago di Cordoba e il gigante Walter Tavares (non solo, ma principalmente lui), si sviluppava poi tutto il flusso della manovra merengue.

In aggiunta, va sottolineato come Facu fosse diventato sia in Eurolega, sia in Liga Endesa, una presenza fissa nelle Top 10 delle giocate da highlights, con delle giocate capaci di cambiare totalmente l’inerzia di una partita. Avere o no Campazzo è come passare dal giorno alla notte, e anche la bacheca del Real Madrid lo sa bene visto che con l’argentino a roster sono arrivate due Eurolega, due Coppa del Re e tre Liga Endesa.

 

Denver è stata la scelta giusta per Facu?

Premesso ancora una volta che serve tempo, i dubbi sulla firma di Facundo Campazzo coi Denver Nuggets c’erano fin dalla offseason, almeno da parte di chi scrive. Si era parlato di Minnesota Timberwolves (per la presenza del connazionale Pablo Prigioni nello staff) e di Dallas Mavericks (franchigia molto internazionale con in più l’ex compagno a Madrid Dončić), per un periodo anche di San Antonio Spurs (come non pensare a Manu Ginobili…), ma quando alla fine l’argentino ha scelto il Colorado, ecco che i dubbi di cui sopra sono diventati ancora più ricorrenti.

Il mago di Cordoba è ovviamente un giocatore che ha bisogno della palla in mano per essere efficace, lo ha dimostrato col Real Madrid ma anche nell’esperienza a Murcia e con l’Argentina. É un leader tecnico ed emotivo, un “floor general”, uno che sfrutta il suo coinvolgimento offensivo anche per rendersi utile nella metà campo difensiva con l’aggressività sul regista avversario.

Altrettanto ovvio che questo ruolo non lo può vestire in tante franchigie NBA, a maggior ragione a Denver dove ci sono due playmaker di ruolo, ovvero Jamal Murray e Monte Morris, e Nikola Jokić, il regista primario della squadra. Inoltre, ci sono altri giocatori che necessitano di agire da “ball handler” per essere efficaci, tra cui Will Barton, il cui ritorno nelle rotazioni dopo l’infortunio ha tolto spazio in regia persino allo stesso Murray.

Ecco perché Denver non sembrava e non sembra ancora oggi la casa migliore per Campazzo. Facu per adesso si trova più spesso ad attendere la palla negli angoli per tirare da tre piedi per terra, che non a gestire l’azione in prima persona da playmaker puro qual è.

?? Dos bases cordobeses en la NBA.

?️ @facucampazzo – @PPrigioni9 pic.twitter.com/y5ytZb7WjV

— TeamFacu (@TeamFacu7) January 3, 2021

Chiaramente le difficoltà sono anche difensive: in Europa era abituato a mettere grande pressione sfruttando la velocità e la rapidità di movimenti, una sorta di “fastidiosa zanzara” per il playmaker avversario. Questo in NBA non può farlo perché atleticamente e fisicamente è inferiore a quasi tutti i pari ruolo.

Detto delle difficoltà ambientali, serve un cambio di passo mentale anche da parte dello stesso Campazzo, apparso un po’ timido e rinunciatario in alcuni frangenti di queste prime partite NBA. Anche perché la timidezza non fa proprio parte del mago di Cordoba, conosciuto da sempre come uno sfrontato, arrogante dal punto di vista tecnico, e convinto sempre di giocare ben al di sopra dei propri mezzi fisici.

Lui per primo sa che il suo ruolo è diverso a Denver: “Sapevo che avrei avuto un ruolo completamente diverso da quello a cui ero abituato. E la verità è che, personalmente, mi sto divertendo ogni giorno, imparando molto da questo campionato. Sarà un anno di transizione. Quindi non sto impazzendo: sono calmo, lavoro duro, cerco di sfruttare ogni opportunità. Il mio obiettivo è provare adattarsi il più rapidamente possibile alla NBA”. E ha aggiunto: “Mi sento bene, sono fiducioso. I miei compagni di squadra mi danno questa fiducia e anche lo staff tecnico. Quindi cerco di sfruttare ogni minuto, sia in campo ma anche fuori incoraggiando i miei compagni”.

 

Quale futuro per Campazzo: più Calderon o più Teodosić?

Per capire se l’esperienza NBA di Facundo sarà “boom or bust”, buona o cattiva, servirà tempo e bisognerà anche capire se resterà ai Nuggets al netto del contratto. Queste prime partite hanno mostrato un Campazzo con più ombre che luci. É un giocatore molto ben definito con pregi e difetti chiari (la capacità di giocare il pick and roll in primis), per cui bisogna attendere di avere un campione abbastanza ampio di esibizioni per emettere una sentenza almeno parziale.

Ovvio però che, come detto prima, le esperienze di altri grandi playmaker provenienti dall’Eurolega non fanno ben sperare visto che i vari Teodosić e Rodriguez hanno fatto il viaggio di ritorno il prima possibile per riavere il loro ruolo di star nel Vecchio Continente. A dire il vero nel caso del serbo, oggi leader assoluto dell’ambiziosa Virtus Bologna, c’è stato anche un problema di infortuni, però la realtà è che nemmeno lui si è adattato alla NBA, pur avendo messo a segno diverse giocate da highlights che hanno trovato posto nelle classifiche dedicate.

Viceversa c’è il caso, tra gli altri, di Josè Manuel Calderon, playmaker spagnolo che si è costruito una carriera lunga 18 stagioni in NBA! L’ex Malaga non aveva il talento puro, gli istinti e la spettacolarità di Campazzo, ma anche di Teodosić o del “Chacho” Rodriguez, ma ha saputo rendersi utile con la sua intelligenza tattica, l’equilibrio, la costanza nel tiro da fuori, il carisma e la leadership silenziosa.

Nemmeno per lui all’inizio è stato facile (5 punti di media col 16% da tre nel primo anno ai Raptors), però poi è diventato un giocatore importante e molto stimato in tutta la NBA, tanto da ricevere un endorsement da parte di LeBron James nella stagione 2018-19.

Lindoooooo! pic.twitter.com/yRAjKvcdTp

— Manu Ginobili (@manuginobili) January 4, 2021

A livello di caratteristiche tecniche, Campazzo assomiglia certamente più a Teodosić e a Rodriguez che non a Calderon, però rispetto a questi due ha una forza caratteriale differente, è un giocatore abituato a lottare per conquistarsi il posto (al Real se l’è preso dopo un anno in prestito a Murcia dove giocò da candidato MVP della Liga), conosce i propri limiti ed è consapevole che deve sgomitare e andare sempre oltre per avere lo spazio che merita.

Questo fa pensare che il mago di Cordoba, fra l’altro seguito con interesse dal connazionale Manu Ginobili sui social, non si arrenderà presto e non lo vedremo a breve di ritorno in Europa. L’NBA è la sua grande occasione, l’ha attesa con ansia, l’ha voluta, se l’è conquistata con le proprie forze, ora deve solo avere un po’ di pazienza e crescere un passo alla volta, con l’aiuto anche di coach Mike Malone e dei Nuggets, ma anche gestendo sé stesso. In questo potrebbe ricordare JJ Barea, un altro che a dispetto dei limiti fisici ha saputo conquistare un ruolo molto importante nella NBA, vincendo anche il titolo coi Dallas Mavericks di Dirk Nowitzki non certo da comprimario.

“É un game-changer, uno che può spaccare le partite con le sue giocate”, ha detto Nikola Jokić. “Non è facile per Facu entrare in una nuova squadra con un nuovo sistema. Ma sappiamo che è pronto ad esplodere”, le parole di Mike Malone. Pur essendo parole alla stampa, la fiducia sembra esserci da parte di tutta Denver: ora non resta che attendere le prodezze del mago di Cordoba, perché arriveranno, è sicuro.

Tags: Denver NuggetsFacundo Campazzo
Davide Fumagalli

Davide Fumagalli

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