Si sciolse in un pianto dirotto Tyrese Maxey la sera del 20 agosto scorso, sentendo il suo nome chiamato – per la prima volta in streaming – alla numero 21 del Draft NBA. Un pianto, un’emozione esplosa mentre sedeva accanto ai suoi genitori, che lui giustificò con la gioia per aver coronato un sogno, il più grande per qualsiasi giocatore di basket, ma che forse nascondeva anche uno sfogo per lo stress accumulato in tutti quei lunghi momenti dalla prima chiamata fino alla sua, ben dopo la lottery e quasi a fine primo giro. Una sorpresa per molti, Sixers inclusi, che se lo sono trovato quasi come fosse un dono.
Le stranezze però non finivano lì, le asperità da superare erano solo all’inizio. La pandemia avrebbe portato ad una ripresa anomala delle attività, niente Summer League, training camp ai minimi, pre-season ridotta, situazione alla quale si è aggiunta anche una quarantena lampo per Tyrese, che gli ha fatto raggiungere i compagni con ulteriore ritardo.
Poco male però, pochi ingaggi in allenamento, qualche palla da ammansire nei pre-stagionali e Doc Rivers già parlava di lui come di un giocatore preparato, un tipico prodotto di Kentucky, un one-and-done al quale Coach Calipari aveva comunque avuto modo di dare l’inquadramento dovuto per un futuro professionista.
Così Maxey si affacciava alla Lega, con uno staff da convincere e rotazioni da conquistare, soprattutto in una franchigia con ambizioni importanti e con un roster che comunque vedeva davanti a lui un All-Star in Ben Simmons, un sesto uomo in rampa di lancio come Shake Milton, un secondo anno già rodato in Matisse Thybulle e pure un veterano dal range mai visto in squadra come Seth Curry. Lunga la fila, eh Tyrese?
Il nostro non si perde d’animo e già al debutto – 11 minuti in tutto, ma distribuiti lungo l’arco dell’incontro – mette in mostra una certa pazienza nel far fluire il gioco, nell’addomesticare il palleggio e nel concludere in mezzo ad aree affollate.
Tyrese Maxey is just such a good driver and finisher.
— Tom West (@TomWestNBA) December 24, 2020
Takes his time probing the defense, finds an opening and scoops in a smooth finish (Dwight continues to set good screens too). pic.twitter.com/dYUMZWaBcn
A Philadelphia si accorgono subito di quanto un ball handler dalle sue caratteristiche sia merce rara, in una squadra in cerca di creatori dal palleggio. Queste attitudini, insieme al suo sprezzo del pericolo, potranno tornar buone nel futuro.
Anche in serate nelle quali i palloni sono pochi e il tiro latita, Tyrese si inventa canestri battendo i close-out, dimostrando buon manico e velocità di esecuzione.
Tyrese Maxey showing one of the ways he can be effective when he plays off ball: beating closeouts.
— Tom West (@TomWestNBA) December 27, 2020
He times his drive really well here to catch his defender flat footed, and then he’s just so fast getting to the rim. pic.twitter.com/CrxXvpLez1
Arrivato in NBA senza avere le credenziali del cecchino – 29% dall’arco su 113 tiri totali al college – Maxey non ha timori nel misurarsi con la lunga distanza, non fosse altro per costruirsi il rispetto dei difensori, che presto o tardi tenderanno a prendergli le misure in entrata e a spingerlo sempre di più ad osare. La sua prima tripla infilata arriva soltanto alla sesta uscita, dopo cinque tentativi andati a vuoto in altrettante apparizioni, contro Charlotte. Da allora la fiducia sembra essere cresciuta, oggi Maxey tira col 36.4% da tre, addirittura con un irreale – e certamente non sostenibile – 47% nelle ultime sei gare.
Good to see Tyrese Maxey getting up a quick 3.
— Tom West (@TomWestNBA) January 3, 2021
The first 3-pointer of his NBA career. pic.twitter.com/Oi2tby3fL2
Dotato di passo rapido, discreta visione ed un buon arsenale di soluzioni d’attacco, Tyrese deve invece ancora dimostrare di avere attitudine, doti e prestanza fisica per essere un fattore anche in difesa. Il ragazzino sembra faticare ancora molto nel difendere il pick and roll – Jamal Murray e Trae Young, lo hanno portato a spasso in più di un’occasione – dimostrandosi però attento e volitivo in uno contro uno, anche laddove gli avversari sembrano dargli centimetri e muscoli.
Good defense from Tyrese Maxey on Hayward’s drive here, followed by a great finish in transition from Shake. pic.twitter.com/S9wAm5Rhgo
— Tom West (@TomWestNBA) January 3, 2021
Nove partite di studio e apprendimento, qualche serata storta, molti lampi fatti intravedere qua e là. Poi arriva l’inatteso. La positività di Seth Curry e il rischio del contatto con gli altri giocatori costringono i Sixers a fermare metà squadra, nel rispetto dei protocolli. Da sabato scorso Philly va in emergenza, faticando a trovare otto giocatori tra titolari e riserve, il minimo per scendere in campo.
Così Doc Rivers, nella sfida contro i Nuggets, affida le chiavi al ragazzino Tyrese, senza chiedere se abbia la patente, senza domandare se abbia mai guidato un bolide – invero – quasi in panne, ma su una pista da far tremare i polsi. Un parquet NBA.
La risposta di Maxey è un “coming-out party” senza timori reverenziali, una prestazione tanto speciale, quanto irripetibile. Al di là dei 39 punti col 54.5% dal campo e il 37.5% da tre, quello che impressiona è l’atteggiamento controllato, ma aggressivo, sfrontato, ma maturo. In quasi 44 minuti in campo, Tyrese segna – molto – con un set completo di conclusioni che lo rendono imprevedibile ed imprendibile per gli avversari. In entrata con floater “assassini”, da lontano e dalla media. In transizione dopo aver interrotto le linee di passaggio. In un paio di occasioni punta il petto di Nikola Jokic per assorbire il contatto e creare la separazione necessaria per trovare il canestro. Segna la sua ultima tripla a pochi istanti dallo scadere, dimostrando di avere ancora una forza ragguardevole nelle gambe. Assiste i compagni con pregevoli scarichi e se il bottino dei suoi assist si ferma solo a 6, lo deve solo all’imprecisione di chi gli gioca accanto.
Highlights of Tyrese Maxey’s impressive game vs Denver.
— Tom West (@TomWestNBA) January 10, 2021
39 points (18/33 FG, 3/8 3PT)
7 rebounds
6 assists (2 turnovers)
2 steals
He showed off a lot. Tough layups, his great floater game, pull-ups, 3 triples, and he took good care of the ball. pic.twitter.com/L8d8kIoYnk
Dopo il viaggio nella stratosfera di fronte a Denver, contro Atlanta Tyrese torna sulla terra con una prestazione discreta, ma più umana. Parte bene ai blocchi ed è l’unico insieme a Joel Embiid a tenere botta ad una squadra avversaria più fresca, più rapida, con più alternative. Il confronto con Trae Young offre degli spunti difensivi interessanti, ancorché limitati.
Tyrese Maxey erases the Trae Young pull-up 3 pic.twitter.com/1fdlv0DhmM
— Jackson Frank (@jackfrank_jjf) January 12, 2021
La fatica arriva presto a fiaccare lo scorrere del suo gioco, perde un paio di palloni banali, inusuali per uno molto attento come lui, fatica a pungere in attacco, anche se tutto sommato resta l’unico creatore dei suoi dal palleggio, l’unico in grado di organizzare set offensivi a difesa schierata.
A star is born? Non corriamo troppo, dai. Non sognare troppo, Tyrese. Non credo tu lo stia facendo. La strada percorsa è troppo breve e i mesi e gli anni che verranno saranno lastricati da tante altre prove da superare. Tutto è ancora lì da dimostrare. È altresì vero, però, che Tyrese Maxey sembra avere i numeri, il feel for the game e l’attitudine giusta per emergere e diventare una pericolosa guardia NBA. Tyrese Maxey can play. Testa bassa, sorrisone e lavoro. Questi i prossimi realistici obiettivi.
Andrea Fanicchi per Sixers Pride Nation Italia