Portare i Bucks a gara 7 nella finale di Conference a questo punto non basterà più. Così come non sarà sufficiente una splendida serie finale contro i Lakers. I Nets, ora, sono condannati a vincere. Quando a novembre si era iniziato a dare per possibile l’arrivo di Harden, il GM Sean Marks aveva detto di non essere intenzionato a ipotecare il futuro della franchigia e di voler invece costruire qualcosa che fosse sostenibile. Sono passati quasi due mesi da quel momento e la sostenibilità di questa trade sarà possibile solamente se Brooklyn vincerà il titolo. Perché l’all-in che è stato fatto non è solo per i prossimi due-tre anni, ma è praticamente per il resto del decennio, con la serie di scambi di prime scelte con i Rockets che finirà solamente nel 2027.
Cosa cambia per la squadra
Finora si erano viste una grande facilità di fare canestro e tanti problemi in difesa, soprattutto per quanto riguarda la protezione dell’area e il controllo dei rimbalzi. Non è un caso se nelle cinque partite in cui ha segnato meno di 120 punti ha sempre perso. L’impressione è che si voglia continuare su questa strada, anche perché le partenze di Allen e Prince tolgono centimetri e fisicità nel pitturato, dove ora Jordan sarà affiancato dal rookie Perry in attesa del rientro di Claxton. La panchina si accorcia pericolosamente e inoltre ora i Nets non hanno praticamente più margini salariali che consentano di muoversi sul mercato per portare un lungo di spessore. In poche parole la squadra è questa e deve vincere. Con la speranza che d’ora in poi non ci siano imprevisti tra infortuni, protocolli anti-Covid e giocatori che si tirano fuori per motivi personali. Certo è che un quintetto con Irving, Harden, Harris (miglior tiratore da tre della lega), Durant e Jordan è decisamente difficile da difendere.
Ma analizzare l’intera operazione solamente dal punto di vista cestistico non permetterebbe di cogliere anche altre sfumature. A partire dalla piazza di New York, dove da sempre vincere è molto complicato e c’è una grande pressione mediatica pronta a mettere lo zoom su ogni particolare. In più in città sono due le realtà che si spartiscono il mercato dei fan e la scelta dei Nets aggiungere una terza stella rende squadra e marchio ancora più sexy in una competizione tra vicini in cui i Knicks sono operai e di stelle non ne hanno nemmeno una. Così, mentre già si pensa al grande rientro dal punto di vista commerciale – e peccato che il turismo sia fermo perché altrimenti gli store avrebbero fatto affari d’oro – si punta anche a vincere subito per investire sulle generazioni future di tifosi.
Chi ha vinto la trade
Il vecchio adagio nel basket dice che chi prende la stella raramente perde lo scambio. Raramente non significa “mai”, così la possibilità che sia Houston a trarne i vantaggi maggiori è tutt’altro che peregrina. In casa Nets però ci si augura di non diventare l’eccezione che conferma la regola. Il sicuro vincitore dell’intera operazione, già ora, è lo stesso Harden. Questa primissima parte di stagione per lui è stata tutto meno che memorabile: si è presentato in ritardo e in sovrappeso al traning camp e ha manifestato in continuazione la sua insofferenza ai Rockets. Così in un mondo in cui sono le stelle a tenere in scacco le franchigie, Harden è andato a Brooklyn, proprio là dove aveva espresso il desiderio di andare. Per quanto riguarda i Nets, c’è tempo per un giudizio definitivo. Le quotazioni dei bianconeri però mercoledì pomeriggio sono schizzate alle stelle e FiveThirtyEight, sito di statistiche e previsioni, ha fatto balzare la squadra dalla nona posizione alla seconda del ranking, con le possibilità di conquistare il titolo che sono salite dal 2 al 16%, subito alle spalle dei Lakers che mantengono il 24%. Sono solo numeri e proiezioni, ma la fortuna spesso aiuta gli audaci.
In vista delle prossime stagioni poi un giocatore come Harden difficilmente si svaluterà e potrà anche essere usato come contropartita in trade future. Difficile invece pensare a Durant che viene scambiato, mentre l’Irving attuale sarebbe sicuramente oggetto di svalutazione. E’ quasi certo invece che i tre non possano convivere a lungo sotto lo stesso tetto e con un solo pallone a disposizione. Ma i Nets sono interessati solamente al tutto e subito, e una stagione accorciata come questa potrebbe essere un punto in più a loro favore.
Big 3
La pressione ora è tutta sulla dirigenza ma soprattutto sullo staff, con Steve Nash che al suo primo mese da capoallenatore è già chiamato ad affrontare una tesi di dottorato. Se riuscirà a inventare un sistema che mantenga tutti sufficientemente coinvolti e ad aggiustare la tenuta difensiva del gruppo, allora questi Nets sono davvero da titolo. Ma i tre hanno caratteri molto differenti e tutti amano avere il pallone per gran parte della partita e nei momenti cruciali. Quando Dan Peterson ne “Il mio credo cestistico” parlava dell’importanza di tenere a mente le differenti personalità dei giocatori nel momento di costruzione della squadra durante il mercato, sicuramente non pensava che Irving, Harden e Durant avrebbero potuto giocare insieme.
Ora in squadra c’è tantissimo potenziale perché tutto vada storto o vada nel migliore dei modi. Kyrie è senza dubbio una mina vagante, Harden appena due giorni fa ha sparato a zero su quelli che ancora non erano ex compagni e squadra, mentre Durant ha una personalità apparentemente passiva ma a Golden State ha fatto vedere che ha l’attitudine a lasciar peggiorare le cose che non vanno bene per poi parlarne a posteriori. Queste sono le premesse.
La loro convivenza sul campo è l’aspetto più interessante. Durant e Harden hanno già giocato insieme per tre stagioni a Oklahoma dal 2009 al 2012 prima che Harden decidesse di andare a Houston per prendere più soldi e avere maggior peso all’interno del progetto. Nel 2012 i due hanno anche giocato una finale – persa – contro la Miami di James, Wade e Bosh. Durant all’epoca era la stella della squadra insieme a Westbrook mentre Harden partiva dalla panchina. Nell’esperienza a Golden State poi ha imparato a convivere con altre stelle in squadra come Curry, Thompson e Green.
La chimica tra Harden e Irving sarà fondamentale: sono due dei cinque giocatori che tengono più la palla in mano. E lo stesso Harden a Houston ha faticato a giocare insieme a Wall che monopolizzava i possessi. E’ andata un po’ meglio invece con Paul e Westbrook. Irving ha dato una grossa mano ai Cavaliers a vincere il titolo del 2016 ma poi dopo poco più di un anno ha chiesto di essere scambiato a causa delle tensioni con James, mentre a Boston ha avuto problemi a integrarsi nell’ambiente e ha avuto problemi con i compagni di squadra.
Chi ha visto Kyrie?
Teoricamente tutti, e ovunque meno che su un campo da pallacanestro, almeno durante le ultime cinque partite dei Nets. Tanto che più di un insider sta sostenendo che l’arrivo di Harden è una sorta di assicurazione sulla vita per i Nets nel caso in cui Irving scegliesse di non rientrare più per il resto della stagione. Per il momento di voci ufficiali da parte della franchigia non ce ne sono. E lo stesso Nash ha risposto che non sa ancora quando Kyrie si unirà di nuovo al gruppo, preferendo sempre dribblare le domande più scomode. Giocatore e allenatore si sono parlati venerdì scorso ma Nash ha scelto di non rendere noto l’argomento della chiacchierata.
Kyrie di fatto è scomparso il giorno dell’Epifania, subito dopo i tumulti a Washington che hanno portato all’ingresso di alcuni manifestanti all’interno del Campidoglio. Da allora non si è più presentato, facendo sapere di partita in partita che non sarebbe stato presente per motivi personali. Non è ancora chiaro quando rientrerà, anche perché continua a ignorare le chiamate della società. Nel frattempo sono sbucate fuori immagini di lui alla festa di compleanno di sua sorella – se fossero recenti per lui scatterebbe una multa per non aver rispettato i protocolli anti-Covid – mentre martedì sera al momento della palla a due tra Nets e Nuggets era in videoconference su Zoom con i volontari e sostenitori per la campagna del candidato procuratore distrettuale di Manhattan Tahanie Aboushi.
I tifosi
L’annuncio della trade è arrivato proprio il giorno di Knicks – Nets al Garden e ha diviso i tifosi. Depressi quelli dei Knicks, che tra l’altro hanno visto perdere la loro squadra contro una Brooklyn ridotta all’osso dalle indisponibilità, euforici alcuni dei Nets, mentre ce ne sono altri angosciati per la grossa ipoteca che è piombata sul futuro dei Nets. «Coach Atkinson aveva fatto un grande lavoro per far crescere un gruppo di ottimi giocatori che l’intera comunità di Brooklyn aveva accolto e imparato ad amare, ora non rimane praticamente più niente. E per cosa?».