Melo Anthony non finisce mai. Va per i 37 anni, eppure sembra non solo avere ancora diritto di cittadinanza in NBA, ma pure conservare intatta la capacità di vincere le partite in volata. La solita.
Le vecchie abitudini non si scordano mai, e Melo canestro lo saprebbe fare anche bendato, o nel sonno, e la pressione non la sente. Anzi, ci sguazza. L’ha ricordato ai Toronto Raptors, recuperati dal +17 stanotte in Oregon. E beffati poi nel finale dal canestro decisivo di McCollum, quello del 112-111 definitivo, ma soprattutto dai 13 punti nell’ultimo parziale segnati da Melo. Ovviamente con dedica alla panchina avversaria, altrimenti non sarebbe lui…
Clutch Melo
Segna 13 punti nel quarto quarto, tirando 4/5, addirittura 3/3 da 3 punti. Portland rimonta da -17, dominando 36-25 il 4° quarto. Lui gioca 35′ complessivi chiudendo con +2 di plus/minus, per i miscredenti che lo vogliono valutare in base a quello. Finendo da titolare complice l’assenza di Nurkic, uscito acciaccato dopo soli 9′; problema al quadricipite che non dovrebbe essere grave, ma i tifosi dei Blazers tocchino ferro. L’alternativa di un quintetto small ball senza un lungo di ruolo, con Covington da 5 reminiscenza del “Moreyball” di Houston, e Melo da 4 a far da alternativa a Lillard e CJ in attacco, è un’arma tattica intrigante anche in prospettiva, contro i giusti avversari. Tipo quelli con Siakam da centro “trattabile”, per caratteristiche fisiche.
Melo ha segnato sul perimetro dagli angoli, sugli scarichi, sfruttando i raddoppi sui due fenomeni, con tanto di finta per mandare al bar il difensore, palleggio e poi sfoderando quel piazzato di seta che ne ha caratterizzato tutta la carriera. Ma non è solo un tiratore, naturalmente. Ha segnato dalla lunetta. Ha mangiato in testa a Van Vleet in post basso, visto che gli artisti di quei movimenti sono in estinzione quanto i Raptors, ora 2-8 di record, per il canestro del pari, della rimonta completata, con 3′ rimasti sul cronometro.
Colonna sonora
Anthony ci ha messo gli effetti speciali, ovviamente. Anche in un Moda Center vuoto in modo desolante, in pandemia – parliamo di una delle arene abitualmente più elettrizzanti della lega, come atmosfera -, ha saputo motivarsi e fare trash talking. A modo suo. Old school.
“Sì, è divertente. Senti bene i commenti della panchina avversaria, senza pubblico. E vivo per quei momenti. Voglio quella pressione addosso. Non c’è niente (di meglio) che segnare tiri di fronte alla panchina ospite, con gli avversari che ti urlano contro”. Si è girato spesso Melo, stanotte, ha indicato la retina che si muoveva e il distacco che si accorciava. Arrogante. Sicuro. Spietato. Come ai vecchi tempi.
Tiro da 3 e scalata alla classifica realizzatori ogni epoca
Ha iniziato la gara coi Raptors tirando col 41% da 3 punti, in 9 partite. L’ha chiusa tirando 4/9, migliorando ulteriormente quella percentuale. E’ sempre stato un ottimo tiratore dalla media, nella fase crepuscolare di carriera sta riuscendo ad estendere il suo raggio di tiro. Rendendosi così ancora indispensabile. Pure se compirà 37 anni, nel maggio 2021. Ma come già dimostrato nel campus di Orlando, nella bolla, sa essere implacabile da 3 punti con le partite in bilico, approfittando delle attenzioni che “Logo Lillard” e McCollum richiamano su di loro. Così il capolinea s’allontana…
Con i 20 punti aggiunti stanotte, Melo tocca quota 26.583 in carriera, in NBA. Quattordicesimo ogni epoca. Se continua così, giocando sempre, giocando tanto, e realizzando 13 punti a partita, dovrebbe sorpassare “di tacco” ‘Nique Wilkins, Oscar Robertson e Hakeem Olajuwon, installandosi all’11mo posto di sempre. Un gigante tra i giganti.
Le parole di Coach Stotts
Melo di questi tempi ha pure l’atteggiamento giusto, lui che lo ha avuto spesso sbagliato, sia chiaro, nel tempo. 5 rimbalzi, 3 assist, uno immaginifico per Kanter, 2 rubate e 2 stoppate. S’impegna. Quando deve, difende persino. Basta non chiederglielo troppo spesso. Basta chiederglielo solo quando conta. Ha sempre avuto poca voglia nella sua metà campo, in carriera, ma è anche e comunque sempre stato un giocatore fisico, che non si è mai fatto intimidire o mettere sotto, se non altro per una questione d’orgoglio.
Prima della partita a Coach Terry Stotts è stato chiesto dell’accoppiamento proprio tra Melo e Kanter. Tanto, tantissimo attacco. Ma la difesa? La risposta dell’allenatore dei Blazers è stata per certi versi sorprendente. “Guardo al net rating, piuttosto che a quello offensivo e difensivo nello specifico. E nelle ultime 4/5 partite è stato positivo. Se ne parla tanto, ma penso che Enes e Melo abbiamo giocato bene assieme nelle ultime 5 partite”. Se siete ulteriormente curiosi sappiate che Portland ha vinto le ultime 3, attestandosi su un buon 6-4 di record.
Grazie anche alle prodezze in volata dell’eterno Melo. Pronto a dare ripetizioni a Siakam, e di sicuro non si sarà dimenticato di ricordarglielo, vedendo il lungo africano fallire il canestro del sorpasso sulla sirena, per la seconda volta di fila, dopo la cilecca contro i Warriors. Melo nel quarto quarto, fregandosene dell’anagrafe, quanto conta chiede palla e non trema. Non aspetta altro. “Niente di meglio”, dice. Vallo a raccontare ai Raptors…