La stagione NBA è iniziata da meno di un mese e per i Grizzlies potrebbe essere già arrivato un punto di svolta, inatteso e per nulla positivo. Che la partenza del campionato fosse in salita lo si sapeva fin dalla prestagione, visto che Jaren Jackson Jr. è ancora fermo ai box in fase di recupero dopo l’intervento chirurgico al menisco necessario per l’infortunio nella bolla di Orlando. In più non c’è la minima traccia di notizie riguardanti un possibile rientro nel breve periodo di Winslow, che ancora non ha giocato un singolo minuto con la franchigia del Tennessee da quando è arrivato via trade lo scorso febbraio.
A queste due assenze, già di per sé pesanti, si è aggiunta dopo solo due gare e mezza quella di Morant, che nel tentativo di contestare un tiro di Luwawu-Cabarrot ricade malamente sulla caviglia sinistra rimanendo dolorante a terra. Inutile dire che in quei momenti i tifosi Grizzlies hanno temuto il peggio, visto che il miglior rookie della passata stagione è stato portato negli spogliatoi del Barclays Center con l’aiuto di una sedia a rotelle. Fortunatamente gli esami svolti subito dopo la gara avevano scongiurato fratture all’articolazione, ma la diagnosi non è stata comunque delle migliori, visto che l’assenza del play è stimata tra le tre e le cinque settimane, complicando così ulteriormente le rotazioni per coach Jenkins.
Nuove prospettive per la stagione?
Con l’assenza dei due principali giocatori del roster, per Memphis la situazione è diventata ancora più complicata e di conseguenza i risultati del campo ne hanno risentito. Dalla prima gara in cui si è infortunato Morant, i Grizzlies hanno ottenuto solo 2 vittorie a fronte di 4 sconfitte, arrivando così ad avere un record di 3 vittorie e 6 sconfitte, che al momento ci colloca al penultimo posto della Western Conference, davanti solo ai Timberwolves.
Se da un lato va ovviamente sottolineato che in queste sei gare la metà hanno avuto come avversario una contender (Celtics e due volte Lakers), dall’altro va anche detto che è arrivata una sconfitta pesante contro Cleveland priva di diversi giocatori importanti, e la vittoria nell’ultima gara contro i Nets è arrivata con la squadra di coach Nash priva di Irving, Durant e Dinwiddie.
Inevitabilmente le prospettive per la stagione rischiano di subire un ridimensionamento se l’assenza di Morant dovesse prolungarsi verso l’estremo più lungo dei tempi dettati dallo staff medico, perché il livello di talento presente nei giocatori attualmente a disposizione di Jenkins non è molto alto e in una conference dal livello molto elevato come l’ovest c’è il rischio di accumulare un ritardo tale verso le posizioni che garantiscono l’accesso ai playoff difficile da colmare anche quando l’infermeria tornerà a svuotarsi.
In questo momento la squadra fatica molto a livello offensivo, dato che in tre delle quattro sconfitte non siamo riusciti ad andare oltre quota 94 punti segnati, il tutto con delle percentuali al tiro tra le più basse della lega (44.1% dal campo, 27° dato della lega e 33.8% da tre, 26°) e un Offensive Rating di 103.9, terzultimo davanti solo a Cleveland e Oklahoma City. In questa situazione diventa realmente complicato competere anche con le avversarie che sulla carta sono alla portata, e un eventuale peggiorare della classifica nelle prossime settimane potrebbe portare il front office a rivedere i propri piani a ridosso della trade deadline e in vista della prossima offseason, ma chiaramente questi sono discorsi al momento prematuri.
Chi sale e chi scende
L’assenza di un facilitatore di gioco come Morant porta conseguenze sul rendimento anche di altri giocatori che beneficiavano degli assist e degli spazi aperti dal numero 12, e questo lo si può riscontrare nel calo di rendimento di elementi come Anderson, che ha dovuto sobbarcarsi un eccesso di lavoro a livello di playmaking e di responsabilità che lo ha portato ad avere un drastico calo delle percentuali e dell’efficienza in attacco rispetto alle prime gare in cui spesso risultava tra i migliori.
Anche due lunghi come Valanciunas e Clarke stanno risentendo parecchio di questa assenza, poiché hanno molte meno possibilità di concludere facilmente nel pitturato sulle iniziative del compagno che spesso e volentieri attirava su di sé l’aiuto dei lunghi avversari. Le percentuali al tiro non certo lusinghiere possono essere un altro segnale. Non tutto il male (sportivamente parlando) vien per nuocere si dice, e infatti questa situazione di “emergenza” ha fatto si che trovassero più spazio i due nuovi rookie della squadra.
Desmond Bane è la nota lieta di questo primo scorso di stagione dei Grizzlies, visto che il rookie da TCU si è fatto trovar pronto sin da subito e sta dando il suo contributo specialmente da oltre l’arco dove tira con il 48.7% su 4.3 tentativi di media a gara. Xavier Tillman, l’altro rookie, ha saltato le prime partite per infortunio, ma una volta tornato a disposizione si è dato subito da fare mostrando una buona comprensione del gioco con letture, tagli e presenza in area, al netto di altri aspetti sui quali dovrà lavorare con lo staff tecnico.
Cosa aspettarsi nel breve termine
La dirigenza a microfoni spenti ha escluso che si possa parlare di tanking o altro. Il fatto che nel riscaldamento pre-gara contro i Nets Morant abbia iniziato a svolgere una blanda attività con la palla è sicuramente una buona notizia. Nel frattempo sarà necessario cercare di contenere il numero di sconfitte, provando a fare dei passo in avanti dal punto di vista difensivo e cercando di far recuperare la forma migliore soprattutto a Valančiūnas e Clarke, che possono recitare un ruolo sicuramente di rilievo. Poi la speranza è che almeno Jaren Jackson Jr. possa rientrare sul parquet il prima possibile, poiché la sua doppia dimensione sia interna sia esterna diventa fondamentale nel tipo di gioco che Jenkins e il suo staff stanno cercando di portare avanti dalla scorsa stagione.
Jacopo Ferrazzo per Memphis Grizzlies Italia