Domenica sera vuol dire partite in orario consono al ritmo circadiano della maggior parte di noi europei – evviva! – per cui eccomi qui, armato di frutta e una caraffa d’acqua naturale e pronto a seguire spezzoni di tutte le partite, con particolare attenzione alle squadre che seguo per The Shot: Warriors e Bulls, sperando di incappare in una sfida particolarmente avvincente.
Desiderio prontamente esaudito da Bulls @Clippers in prima serata, anche se per i “miei” Bulls il fotofinish è amaro per la terza volta di fila in questa trasferta californiana (i “miei” Warriors saranno invece protagonisti di un finale combattuto ma più fortunato). In una partita in cui le stelle LaVine, Leonard e George se le danno di santa ragione a suon di triple (22/33 complessivo per il trio) è l’uomo che non ti aspetti, e che ancor meno ti saresti aspettato qualche settimana fa, a spezzare definitivamente l’equilibrio a favore dei Clippers.
Il personaggio
Il giocatore in questione è Nicolas Batum, la sorpresa franco-californiana di questo inizio di stagione e un ennesimo esempio vivente del fatto che contesto e circostanze sono sempre decisivi in NBA. Batum lo scorso marzo si scusava pubblicamente e sommessamente con i tifosi degli Hornets per non aver reso secondo le aspettative, ora è la supercolla che tiene ben appiccicate all’album di Coach Lue le figurine dei Clippers e sembra tornato il tuttofare di lusso esploso ormai una decina di anni fa ai Portland Trail Blazers. Ma adesso che ci penso, voi avreste mai immaginato che i tifosi degli Hornets avessero delle aspettative?
Mi son permesso la presa in giro perché so che con Lamelo Ball si divertiranno per un bel pezzo, ma non divaghiamo oltre. L’ultima cosa che scoprirete sugli Charlotte Hornets oggi pomeriggio è che il loro quarto giocatore più pagato in questa stagione è proprio Batum, dietro a Zeller in scadenza e davanti a Lamelo, sublimazione da sogno fra genio cestistico senza tempo e la Generazione Z più sfacciata… ecco che ho divagato di nuovo, ma questo ragazzo che sembra sempre nel posto giusto per sbaglio dovete proprio vederlo.
Tornando a fare i conti in tasca a Michael Jordan, l’uomo che paga lo stipendio a Nic Batum, le cose non migliorano: il francese incasserà un totale di ben 29 milioni spalmati su tre anni. Questa situazione particolare si è creata durante la free agency, quando Charlotte ha ingaggiato Hayward intorno alla stessa cifra annuale senza riuscire però a liberarsi in uno scambio del gallico contrattone; a quel punto l’unica soluzione è stata, loro malgrado, lo waive and stretch, ovvero il taglio di un giocatore con redistribuzione del salario su più anni secondo i criteri previsti dalla lega. Ѐ lo stesso motivo per cui il ritirato Luol Deng figura ancora nel conteggio del monte salari dei Lakers, per esempio.
Dopo aver ricevuto questo trattamento, solitamente il preludio alla pensione, Batum ha firmato al minimo salariale con i Los Angeles Clippers nell’indifferenza generale, oscurato dal “tradimento” di Harrell, dall’arrivo del campione NBA Serge Ibaka e dalla lauta remunerazione pecuniaria accordata a Kennard e Morris. Proprio Morris, tornato disponibile questa settimana dopo un problema al ginocchio, ha benedetto sia in conferenza stampa che in spogliatoio la permanenza in quintetto di Batum, che sembrava inizialmente provvisoria; si conferma una volta di più il famoso detto degli antichi Romani, panchina non olet. In queste prime dieci partite, il francese ha viaggiato a 10 punti, 6 rimbalzi e 3 assist di media, segnando con ottime percentuali (50% dal campo, 42% da tre) e guadagnandosi la fiducia dei nuovi compagni facendo quello che gli riesce meglio: un po’ di tutto, ma mai troppo.
La partita
La sfida con i Bulls a cui ho accennato in apertura è stata il microcosmo perfetto dell’inizio stagione di Batum, in campo non lo noti ma quando esce lui te ne accorgi subito, motivo per cui è stato il Clipper che ha giocato più minuti dopo George e Leonard. Preciso e attento in difesa, con quell’aria un po’ così, che quando lo guardi ti sembra un mismatch ma poi lo attacchi e finisci nei guai, ha rubato quattro palloni e stoppato Coby White che aveva provato a punire il cambio difensivo. A testimonianza dell’intesa con le stelle della squadra, i suoi tre assist sono arrivati nel primo quarto sotto forma di un facile alley oop per Kawhi e nel terzo quarto eseguendo alla perfezione due schemi per liberare George al ferro e da tre, nel momento in cui i Bulls sembravano sul punto di prendere il largo.
Bulls che non hanno mai preso il largo, nonostante cinque triple di LaVine nel terzo periodo, a causa di un incandescente Kawhi che ne ha segnate altrettante ed ha chiuso il quarto con ben 21 punti. Negli ultimi minuti, però, dopo una sfuriata del solito Lou Williams dalla panchina, Zach LaVine (45 punti, 7 rimbalzi e 7 assist) ha iniziato a trovare la strada del ferro e una buona intesa con Thad Young nei pick’n’roll, mentre un improvvisamente inceppato Leonard ha iniziato a sparare a salve.
Con soli 2:30 da giocare, i Bulls erano avanti di uno e sul punto di causare un’infrazione di 24 secondi o un ennesimo tiro complicato per Kawhi, che proprio all’ultimo ha invece fatto partire dalle sue manone uno scarico d’emergenza per Batum, il quale ha prontamente infilato la tripla – con fallo – del +3 davanti alla festante panchina Clippers.
Di solito ti accorgi di lui quando non è più in campo, ma ieri sera si è preso la scena per rimettere sui binari giusti una squadra che aveva un gran bisogno di non deragliare ancora una volta sul più bello.