È ovviamente impossibile, e comunque scorretto, sforzarsi di giudicare una squadra dopo pochissime partite, soprattutto in una stagione così anomala dove alcune squadre sono ferme da nove mesi e altre hanno avuto poco tempo per riposarsi post “bolla” di Orlando. Fatta la debita premessa, certamente l’inizio di stagione dei Portland Trail Blazers è in chiaroscuro. Chi si aspettava una squadra che potesse competere ai vertici della Western Conference è rimasto decisamente scottato e deluso.
Le ragioni di questa parziale débâcle sono molteplici. In primis si è verificata una variazione di quintetto rispetto alle aspettative iniziali: Rodney Hood, pur formalmente sano e arruolabile, aveva ottenuto dai medici un forte limite di minutaggio. Da qui la decisione di Stotts di inserire in quintetto Derrick Jones Jr. con Covington in posizione di ala grande.
Cambiare due quinti dei titolari è già di per sé un’operazione che per ottenere risultati efficaci necessita di tempo: mancano certi automatismi, sia in fase difensiva sia in attacco. Intendiamoci, Jones Jr. è già piaciuto moltissimo, sia per la sua atleticità sia per la sua attitudine difensiva: ha delle caviglie esplosive e un’elevazione irreale. Sicuramente, se si applicasse all’atletica leggera, potrebbe competere con i migliori al mondo nella disciplina del salto triplo.
Quanto a Covington, il discorso è il medesimo: è un eccellente difensore, ed è un mastino nel cercare di intercettare le linee di passaggio. Le lacune, tuttavia, non mancano: RoCo si è un po’ appesantito, fa fatica a giocare da esterno e a marcare gli attaccanti avversari più agili e veloci. Doveva essere il fiore all’occhiello della difesa, ma Stotts ha lasciato, contro Houston ed i Lakers, che di Harden e di LeBron si interessasse Jones Jr. Un segnale significativo, da questo punto di vista.
Per entrambe le nostre ali titolari, poi, il problema del tiro non è secondario. Se hai la fortuna di disporre nel backcourt di Lillard e McCollum, è chiaro che gli avversari sono costretti a concedere alle ali moltissime occasioni di tiro dal perimetro. Su questa peculiarità, sia RoCo sia Jones Jr. non hanno brillato minimamente: le percentuali da tre di entrambi sono addirittura inferiori a quelle che avevano Aminu e Harkless due stagioni fa. Lo stesso discorso vale per i tiri dalla lunetta, fondamentali per vincere le partite che contano.
Una valutazione critica si deve necessariamente proporre anche per i nostri tre violini, in particolare per Nurkić. Se Lillard e McCollum sono sempre il secondo backcourt più bello del mondo in attacco (pagando dazio in difesa però…), il bosniaco è in pessime condizioni fisiche. Il linguaggio del corpo lo fa apparire svogliato, a tratti confusionario e poco in partita. C’è da dire che il buon Nurk non è mai partito forte a inizio stagione (e, a sua giustificazione, è reduce dal lunghissimo infortunio di due anni fa) e si è sempre visto alla distanza, e si spera che anche quest’anno sarà così: i Blazers ne hanno disperato bisogno.
The Bosnian Beast è il vero barometro dei Blazers, le sue performance incidono più di tutti sulle prestazioni complessive di squadra. Deve riprendere a macinare punti in attacco (le sue percentuali sono pietose, in particolare dal midrange, che ora tende ad evitare anche in ipotesi di tiro completamente aperto) e mordere maggiormente in difesa, evitando falli inutili e cercando maggiore pulizia nella protezione del ferro.
In sostanza, il quintetto potrà solo migliorare, così come la panchina, che ha alcune criticità in fase di rotazioni. In primo luogo, purtroppo, si è nuovamente infortunato Zach Collins. Mai come ora sarebbe stato utile al miglioramento del roster dei Blazers. In questo caso, tuttavia, appellarsi alla malasorte sarebbe un errore. Si tratta, a mio avviso, di un altro miracolo al contrario dei chirurghi americani.
Il lungo ex Gonzaga si era procurato ad Orlando una frattura da stress al malleolo: rientrato troppo in fretta, si è nuovamente fratturato il medesimo punto, con la necessità di una nuova operazione. Attualmente è ai box a tempo indeterminato, e salvo sorprese la sua stagione è compromessa. Poiché Collins è in scadenza, il suo rinnovo (a quali cifre?) sarà grande argomento di discussione, sia all’interno della fanbase, sia a livello di franchigia.
Tornando alle rotazioni, con Rodney Hood totalmente fuori condizione, e limitato a un infortunio, fondamentalmente la second unit – trascurando i pochi minuti di Simons (il ragazzo non accenna a migliorare ed ha incomprensibili problemi al tiro) e Giles – si basa esclusivamente su ‘Melo, Kanter e Trent Jr.
Se Trent Jr. sta ancora una volta entusiasmando (l’anno prossimo sarà free agent e scatenerà gli appetiti di parecchie contender), l’accoppiamento Melo– Kanter, talvolta divertente nel gioco in post e a rimbalzo offensivo, dà preoccupanti segnali di cedimento difensivo (il net rating con loro due in campo è il peggiore di squadra). È davvero un peccato perché entrambi, a sprazzi, stanno dimostrando una certa utilità (Melo del resto è uno dei migliori marcatori della storia, e anche Kanter è in grado di andare in doppia-doppia ogni sera), ma insieme i due fanno davvero fatica a giocare.
In sostanza, ancora una volta, sarà necessario registrare la fase difensiva, allo stato inaccettabile (addirittura ventottesima in NBA in questo momento). Non basta avere Covington e Jones Jr per impedire agli avversari di andare a canestro, è necessario creare degli automatismi e degli aiuti che al momento, purtroppo, all’orizzonte non si vedono. Stotts dovrà in un brevissimo tempo riordinare il tutto e dare alla squadra quell’equilibrio che ci può permettere di recuperare vittorie e posizioni in classifica.
Alla fine, passano gli anni ma questa squadra è sempre nelle mani di Lillard e McCollum, che ancora una volta dovranno stressare il loro fisico e giocare trentotto minuti a partita per far recuperare a Portland il terreno perduto e dare tempo alla squadra di rimettersi in carreggiata. Il tutto per poi ridursi ad essere “cotti” nei playoff? La speranza è che il Dame Time, quest’anno, scocchi non troppo presto, ma a maggio inoltrato.
Filippo Zaffarana per Portland Trail Blazers Italia