Nel primo matinée domenicale della stagione 2020-21 Dallas ha letteralmente polverizzato i Clippers in trasferta segnando un record storico a livello di sconfitte in NBA. I Mavericks guidati da coach Carlisle si sono riscattati dopo una brutta partenza con una prestazione molto più che convincente e senza ricevere una grande resistenza dagli irriconoscibili Clippers di Tyronn Lue.
Si parla di una lezione storica perchè, dopo i primi due quarti, il tabellino segnava 77-27 per Dallas, ovvero il più grande differenziale mai registrato all’intervallo nell’epoca moderna della lega. Non una bellissima figura per i Clippers, che dopo aver convinto nelle prime due uscite non hanno lasciato alcuna traccia nella gara di ieri sera. Si potrebbe imputare questo scivolone alla distrazione natalizia o alla stanchezza dovuta alla recente trasferta a Denver, ma questo primo campanello d’allarme potrebbe essere sintomo di un problema strutturale legato a dinamiche di spogliatoio e relative alla gestione dell’allenatore.
Mavs 77, Clippers 27 at the half. Per @ESPNStatsInfo, that’s the biggest halftime deficit in an NBA game during the shot-clock era, which started in 1954-55.
— Tim MacMahon (@espn_macmahon) December 27, 2020
La costanza di coach Carlisle
Ormai da molti anni a questa parte è normale prevedere che Dallas sia molto convincente sotto il punto di vista del gioco espresso. L’artefice di questa costanza ed efficacia è Rick Carlisle, l’allenatore dei Mavericks ha lavorato duramente per farsi apprezzare come figura di altissimo livello tra tutti i suoi colleghi. L’approdo di Dončić ha permesso di velocizzare la transizione rispetto all’era Nowitzki, e proprio lo sloveno è diventato il fulcro di tutta l’organizzazione a livello di campo messa in piedi dallo staff.
Giudicare l’operato di qualsiasi personaggio della NBA concentrandosi sulla singola partita è sempre incauto, sia in positivo sia in negativo. La costruzione offensiva di Dallas è però costante negli anni, e quello che abbiamo visto ieri nei primi due quarti di gioco può essere uno dei massimi punti soprattutto per quanto riguarda le modalità di costruzione dei tiri. I Mavericks sembravano infallibili nel primo tempo della partita, e ciò in parte è collegabile con la continua ricerca di opportunità ad alta probabilità realizzativa. Se il tuo obiettivo è ricercare buoni tiri, ecco che può capitare più facilmente di realizzarne gran parte proprio come ieri sera.
Molte volte per comprendere davvero l’organizzazione di una squadra è utile osservare direttamente quello che succede a livello di campo. Il primo canestro della partita per Dallas arriva a conclusione di questa bellissima azione: Dončić riceve palla con un Iverson cut e poi una serie di movimenti senza palla va ad innescare un doppio pick and roll in cui entrambi i bloccanti eseguono uno slip screen: il risultato è un comodissimo floater in avvicinamento che Luka non può sbagliare.
Love Dallas start of game plays. Here they go with a loop for Luka into a double P&R. Notice how both screeners slipped, forcing Bev to chase Luka over the top and taking away switch. Also notice THJ stays on the wing leaving the corner empty. Ibaka drops with Powell, Luka scores pic.twitter.com/hEsp4ci4WU
— Steve Jones Jr. (@stevejones20) December 27, 2020
Ogni giocatore che coach Carlisle decide di inserire nelle proprie rotazioni sa quello che deve fare per far rendere al meglio il flusso nel suo complesso e gli altri compagni di squadra, in questo l’allenatore dei Mavericks è maestro. Saper organizzare una sinfonia del genere sta diventando una capacità sempre più rara, se prendiamo come riferimento i suoi trenta pari ruolo nella NBA.
Una lezione per Tyronn Lue?
I Clippers durante l’estate hanno optato per un cambio in panchina a seguito di una stagione veramente poco convincente. La colpa principale imputata all’ex allenatore Doc Rivers è stata quella di aver sbagliato completamente nella gestione di uno spogliatoio carico di personalità contrastanti. Per questo motivo la dirigenza ha optato per Tyronn Lue, già presente in squadra con il ruolo di vice allenatore. Questa decisione mostra la voglia di dare le redini dell’organizzazione a una figura che da molti addetti ai lavori è considerata più come gestore di squadra piuttosto che coach vero e proprio.
É impossibile in questo senso non fare un parallelismo con il rodato Rick Carlisle, di cui abbiamo tessuto le lodi nei paragrafi precedenti. Questa dicotomia tra gestori di squadra e tecnici a livello di campo sta prendendo sempre più piede nella lega in questi ultimi anni. Spesso, soprattutto nei casi di frachigie considerate favorite per la ricerca del titolo e quindi cariche di superstar, le dirigenze optano per allenatori in grado in primo luogo di gestire al meglio lo spogliatoio tenendo conto dell’elevata complessità di questo aspetto.
A Lue viene dato credito di essere un buon gestore dopo l’anello conquistato con i Cleveland Cavaliers, riuscendo a far coesistere le personalità di Lebron James e di Kyrie Irving. Il suo compito per questa stagione sarà quello di portare i Clippers al successo tramite il suo modus operandi e quindi lavorando molto sulla mentalità delle stelle che sono ad oggi presenti in squadra.
Se il lavoro di questo tipo di allenatori è molto legato all’atteggiamento con cui le superstar scendono in campo, ecco che la partita di ieri sera può rappresentare qualcosa in più di un semplice segnale di allarme. I Clippers hanno un roster composto per gran parte di veterani e professionisti abituati a vincere, nella partita contro Dallas non si sono dimostrati come tali ed è facile in questi casi dare la colpa al capo allenatore. Lue per questo motivo dovrà lavorare molto per evitare che lo spogliatoio gli sfugga dalle mani e cercare di dimostrare più solidità, proprio come nelle prime due uscite stagionali dove i losangelini erano sembrati totalmente connessi e concentrati.
La leadership di Luka Dončić
Un fattore importante della partita di ieri può essere l’assenza di Kawhi Leonard tra le fila dei Clippers. In questo senso la squadra potrebbe aver patito in maniera esagerata la mancanza di quello che è considerato da tutti il leader dello spogliatoio. Il concetto di leadership è sempre più importante in quella che viene considerata la lega delle superstar, e Dončić rappresenta questo tipo di trascinatore per Dallas.
Ieri, a causa dell’ampio scarto di vantaggio e per la premura di coach Carlisle, non è riuscito a completare l’ennesima tripla doppia della sua carriera. A un mese esatto dal suo ventiduesimo compleanno, lo sloveno si è già affermato tra le stelle di questa lega e non ha intenzione di fermarsi. Il continuo miglioramento dei giocatori intorno a lui messo in atto dalla dirigenza dei Mavericks non può che giovare alla sua crescita e al suo status all’interno della NBA.
Dončić è un leader a cui piace dimostrare il suo ruolo con i fatti piuttosto che con molte parole. Su questo dovrebbe prendere nota Paul George, che con la prestazione di ieri non ha fatto che alimentare le idee dei suoi detrattori che lo etichettano come un giocatore dalla leadership insufficiente. I Clippers non possono permettersi di scomparire dal campo ogniqualvolta Leonard non sarà della partita, e sarà anche compito di Lue affrontare questo problema.
George ha provato a tranquillizzare i giornalisti subito dopo la gara con alcune dichiarazioni che possono apparire come rassicuranti, tuttavia dalle parole ai fatti la strada è molto spesso più complicata di quanto sembri.
Here’s the official transcript of what Paul George said in the post-game media session. pic.twitter.com/5qL5ov9DYC
— Justin Russo (@FlyByKnite) December 28, 2020