Quest’anno Atlanta e Trae vogliono dimostrare di più. Vogliono dimostrare di poter quantomeno lottare per i playoffs e Young vuole dimostrare di poter stare coi grandi di questa lega. L’inizio è confortante, per lui e i suoi estimatori: due vittorie di squadra, due prestazioni individuali di rilievo, rispettivamente da 37 e 36 punti.
Nulla era scontato per Trae Young, nulla è mai sembrato ovvio per lui, fin dai tempi dell’High School. Il suo talento era sotto gli occhi di tutti, ma i dubbi sul suo fisico e sullo stile di gioco lo hanno sempre accompagnato. All’uscita dall’High School era solo 23esimo nella top 100 di ESPN, all’uscita dal college in moltissimi avevano dei dubbi legati al suo fisico, al suo stile di gioco e al suo impatto in campo (dubbi accentuati da una seconda parte di stagione pessima al tiro: ultime 11 partite finite col 36% dal campo e il 26% da 3). Anche dopo l’anno scorso in ottica NBA molti erano titubanti: i numeri erano clamorosi, ma Atlanta era quello che era e alle prestazioni di Trae spesso non seguivano vittorie di Atlanta.
L’esordio stagionale
La prima partita contro Chicago è stata una carneficina. Young dal punto di vista dell’efficienza ha messo su dei numeri senza alcun senso (37 punti con 12 tiri(!), partita con più punti nella storia con 12 o meno tiri tentati dal campo) ma la seconda contro Memphis è stato un primo esame per Trae, chiamato nuovamente a fare gli straordinari viste le assenze di Capela, Okongwu e del nostro Gallinari, al quale si sono aggiunti i problemi di falli di John Collins (3 falli fatti nei primi 3 minuti di partita).
Il duello con Ja Morant è stato interessantissimo e lo sarà ancora di più i prossimi anni, con due giocatori simili per certi aspetti (l’uso quasi abuso del floater game) ma diversissimi come interpretazione del gioco con Ja molto più penetratore e Trae molto più tiratore.
La partita è stata l’esatto opposto di quella con Chicago col quintetto di Atlanta che ha fatto enorme fatica a trovare il canestro (23/62 al tiro combinato con Collins, Bogdanović e lo stesso Trae che hanno combinato per un poco lusinghiero 2/19 da 3, Trae ha sbagliato anche qualche floater di troppo) così Trae ha messo in mostra una delle abilità, spesso sottovalutate e denigrate, più importanti di questo gioco, una di quelle che spesso fa la differenza tra realizzatore efficiente e realizzatore di volume: saper prendere i falli.
Parliamoci chiaro, capisco quelli a cui non piace questa pratica, ma è un’abilità davvero difficile da insegnare ed estremamente utile: ti permette di mettere punti al tabellone nella maniera più efficiente che esista, carica di falli gli avversari, ti permette di rifiatare e “rischia” di far perdere ritmo e concentrazione agli avversari. Trae è malefico in questo, riesce a sfruttare la sua pericolosità al tiro, il suo ball-handling e la sua rapidità per mettersi sempre nella posizione per farsi fare fallo (vedi quando si fa tamponare, batte il suo uomo in palleggio e poi improvvisamente si ferma facendosi tamponare), oppure sa iniziare lui il contatto con il difensore per farsi prendere il braccio per portare a casa il fischio (stile Harden che a sua volta ha ripreso Ginobili).
La sua miglior qualità
Tutto questo però non deve far scordare quella che è forse la sua miglior qualità: manipolare la difesa per trovare passaggi o linee di penetrazione.
Le summum de l’insolence pour tuer le match comme ça. Monsieur Trae Young.pic.twitter.com/yQXf2qE5PS
— The Daily Dunk (@dailydunkfr) December 27, 2020
In questa clip vedete l’ormai brevettata finta di passaggio dietro alla schiena per il “poppante” dopo la situazione di pick and pop centrale. Valančiūnas abbocca (ma non è il primo lungo a farlo, vero Michael Porter Jr.?) clamorosamente e Trae ha la strada spalancata verso il canestro.
Come detto prima l’abilità da passatore di Young è clamorosa. Sa trovare passaggi di una difficoltà incredibile, come in questa azione in cui rischia di perdere la palla e invece trova Huerter che taglia a canestro, taglio che non si sa quando abbia visto dato che stava recuperando il palleggio con la testa bassa.
How in the world did Trae Young make this pass to Huerter…
— Aram Cannuscio (@AC__Hoops) December 26, 2020
This is not a normal pass. pic.twitter.com/Ke0eOJMiw6
Trae a soli 22 anni ha raggiunto una capacità unica di controllare e incutere timore alle difese unica. Gli avversari non sanno letteralmente come marcarlo: se stai vicino sei sempre a rischio fallo o rischi che ti batta dal palleggio, se ti stacchi tira, se raddoppi trova i compagni. Anche sul pick&roll qualsiasi scelta è potenzialmente sbagliata: se insegui fa floater o si arresta e prende fallo, se passi in terza o quarta tira, se fai drop col lungo finisce in floater, se fai ice Collins o Gallinari possono punire con il pop, se raddoppi sa spezzare il raddoppio o trovare il compagno libero, se coinvolgi anche il lato debole sa trovare il tiratore sul lato opposto, se cambi batte il lungo dal palleggio o gli tira in faccia se sta staccato, se l’esterno si concentra troppo sul blocco trae lo “rifiuta” e con un crossover si crea la separazione di cui ha bisogno per tirare.
Potrebbero tranquillamente chiamarlo movimento Young pic.twitter.com/gymiGRfcOf
— Francesco Semprucci (@fra_sempru) December 27, 2020
In pratica come fai fai male: Young avrà sempre una contromossa qualunque sia la tua mossa difensiva. A questo va aggiunto un range di tiro praticamente infinito con la difesa che è costretta ad accoppiarsi altissima, con conseguenti voragini che si aprono per i compagni che lui riesce puntualmente a trovare.
Young presente della lega
Con un giocatore così Atlanta in futuro potrà dire parecchie cose, ma occhio a considerare Trae solo il futuro, Trae non è il domani, Trae è oggi e vuole dimostrare di fare parte dei grandi già da oggi.
Ovviamente i dubbi su alcuni aspetti del gioco del prodotto di Oklahoma ci sono ancora, vedi il gioco lontano dalla palla e soprattutto la difesa, sulla quale per limiti strutturali non potrà mai fare veramente la differenza ma dove dovrà limitarsi a fare meno danni possibili. Dovrà poi crescere come atteggiamento e come leadership.
Rimane il fatto che il suo talento offensivo è innegabile e Atlanta quest’estate ha investito pesantemente per provare a costruirgli un roster competitivo intorno, ora sta a lui (dopo l’insofferenza della scorsa stagione per un roster non all’altezza) dimostrare che l’investimento non è stato vano. La stagione sarà lunga e complicata, ma l’inizio lascia presagire grandi cose.