Record 2019/20: 44-28
IN: John Wall (trade), Christian Wood (sign and trade, 41×3), DeMarcus Cousins (free agency, min. non garantito), Jae’sean Tate (free agency, 2×3 parzialmente garantito), David Nwaba (free agency, 2×3 garantito), Sterling Brown (free agency, min. garantito), Brodric Thomas (free agency, Exhibit 10), Trey Mourning (free agency, Exhibit 10), K.J. Martin (draft)
OUT: Russell Westbrook (trade), Robert Covington (trade), Austin Rivers (trade), Jeff Green (free agency), DeMarre Carroll (free agency), Thabo Sefolosha (free agency), Tyson Chandler (free agency)
Roster 2020/21:
PG: John Wall, Chris Clemons, William McDowell-White
SG: James Harden, Eric Gordon, Ben McLemore, Sterling Brown, Brodric Thomas, Mason Jones
SF: Danuel House, David Nwaba, Gerald Green, K.J. Martin
PF: P.J. Tucker, Jae’sean Tate, Bruno Caboclo, Trey Mourning
C: Christian Wood, DeMarcus Cousins
“Tanto tempo fa, in un gruppo WhatsApp lontano lontano…”
È l’11 ottobre, e in redazione arriva il momento di accoppiare gli autori alle squadre da seguire. Vedendoli liberi, i Rockets sono stati per me una scelta facile quanto quella del Pokémon di fuoco la prima volta che si gioca. Erano una contender, avevano una filosofia di basket unica e al centro di essa stava James Harden, un futuro Hall of Famer estremamente divisivo che sta riscrivendo le regole di come si fanno punti in NBA.
Flash forward al 12 novembre e Russell Westbrook, l’esperimento fallito post CP3, chiede ufficialmente una trade. Come molti tifosi Rockets, la mia reazione è stata in parte di sollievo, convinto che la stella ex Thunder sarebbe stata scambiata per giocatori più affini al Barba se non fosse che, quattro giorni dopo, è proprio quest’ultimo a rendere pubblico il desiderio di cambiare aria. Arriviamo ad oggi, 19 dicembre: la situazione e le intenzioni della squadra sono decisamente ambigue, legate alla permanenza a roster di quel James Harden che, anche in questa situazione, si dimostra monopolizzante.
Per queste ragioni, realizzare una preview sull’imminente stagione è un’operazione complicata. Si tratta di immaginare due situazioni completamente diverse, una con Harden a roster e l’altra senza di lui, rimosso da questo piano dell’esistenza, perché non possiamo sapere chi arriverà al suo posto.
In sostanza, sarò il vostro Rick e accompagnerò Morty (voi) tra questi due universi alternativi.

I Bastioni di Orione
Continuando su questo parallelo, il nostro big bang è l’offseason, dove si scontrano corpi celesti viaggianti in direzioni opposte, segno delle contraddizioni che distingueranno questa stagione. Da un lato abbiamo la firma di Christian Wood, uno dei pezzi più pregiati della free agency e lungo con eccellenti caratteristiche per continuare nel solco della Moreyball (ormai orfana del suo creatore). Dall’altra quella di DeMarcus Cousins, un annuale che sa di scommessa pura, un investimento ad alto rischio, fisico, tecnico e psicologico, forse troppo pericoloso per una squadra che vuole garantire a Harden un’altra possibilità nella corsa al titolo.
In mezzo, ovviamente, lo scambio tra i giganti gassosi del salary cap, Russell Westbrook e John Wall. Una volta persi definitivamente i buoni rapporti con Westbrook, la nuova dirigenza dei Rockets è andata alla ricerca di forme di vita alternative, il meno belligeranti possibile e capaci, con le loro nuove tecnologie, di dare nuova linfa alla missione titolo.
Da questo punto di vista, John Wall ricorda un po’ una puntata di X-Files, dove i Mulder preferiscono concentrarsi sulla sua ripresa fisica e la migliore attitudine di John Wall al gioco associativo rispetto a Westbrook, e le Scully sono pronte a fare la voce della razionalità, perché non esistono gli alieni e non esistono giocatori che tornano ad ottimi livelli dopo due anni di stop per infortunio.
Un giocatore da seguire: John Wall
Che Harden rimanga o parta, John Wall avrà un ruolo chiave nella squadra e tutte le intenzioni di regalarci una stagione al massimo delle sue possibilità per smentire ogni voce critica. Vederlo provare sarà certamente appassionante, specie se dovesse riuscire a regalarci prestazioni del livello di “quel” John Wall che abbiamo conosciuto e amato.
Se lo mettiamo in coppia con Harden, abbiamo un giocatore che si pone a metà dello spettro che vede Chris Paul e Russell Westbrook ai suoi estremi. Lo USG% più alto registrato da John Wall, è un 30% in una stagione 2016-17 in cui Bradley Beal non era certamente il creatore autonomo che è adesso, un dato comunque più di quattro punti percentuali inferiore a quello registrato da Russ la scorsa stagione, giocata al fianco di uno dei più grandi attaccanti in isolamento della storia.
A questo dato vale forse la pena aggiungere il fatto che John Wall chiuse l’ultima stagione giocata senza alcun problemi fisici, 2017-18, col 37% da 3 e con un lento ma costante sviluppo nel gioco off the ball, nel tentativo di costruire un rapporto in campo più fluido con la stella nascente Bradley Beal.
Per questi motivi, potrebbe essere un’opzione preferibile a Westbrook a livello di amalgama con James Harden e il gioco degli Houston Rockets, nonostante presenti gli stessi problemi sul piano difensivo, specie a livello di energie impiegate e concentrazione. D’altro canto, bisogna avere ben chiaro che John Wall è un giocatore complessivamente meno talentuoso di Westbrook e che quest’ultimo, pur iniziando a sentire il peso degli anni, ha giocato un “pre-bolla” di altissimo livello, mentre Wall, come abbiamo già detto, è tutt’altro che una certezza.
Se invece lo mettiamo in una squadra senza Harden, il suo ruolo dipenderà certamente da chi prenderà il suo posto, con ovvi problemi se Mister X sarà un ragazzone australiano che vive in Pennsylvania. Nella quasi totalità degli altri universi paralleli possibili, a John Wall saranno richiesti i compiti di generale in campo che abbiamo già visto a Washington.
Il miglior scenario possibile
Il gioco dei Rockets è uno dei più caratteristici e radicali della Lega, frutto di una struttura organizzativa che, dall’input dirigenziale di Morey al terminale in campo James Harden, ha remato sempre nella stessa, decisa direzione. Una stagione che ha visto degli avvicendamenti ad ogni livello strutturale non può proseguire in maniera continuativa per forza di cose.
In particolare, l’arrivo di Silas (l’uomo dietro il miglior attacco della lega, i Mavs, e la crescita esponenziale di Dončić) in panchina e la cessione di Covington, un investimento recente ed importante, a livello di costo (Capela e una prima scelta al draft nella trade a quattro con Denver e Minnesota) ma soprattutto tattico (è stato il giocatore con cui i Rockets sono andati sulla “smallest ball“, schierandolo da centro), lasciano senz’altro presagire un grande rinnovamento sulle lavagnette degli schemi Rockets, con molte più linee e frecce intorno ai cerchietti e alle crocette.
Coach Silas and the #Rockets with a lot of double drag and Spain PnR to start the game.
— Alykhan Bijani (@Rockets_Insider) December 12, 2020
Here’s Double Drag. Tate rolls. Cousins pops. Wall goes to his preferred left. pic.twitter.com/6UYcFt6d1m
D’altro canto, non dobbiamo necessariamente immaginare una “sparaflashata” di quelle che cancella la memoria in stile Men in Black, specie se Harden è ancora il nostro Buzz Lightyear, il giocattolo preferito (anche se, va detto, sul mercato non sembra andare a ruba come il socio di Woody). Come il gioco del Barba a livello individuale, quello della sua squadra è stato capace, di spingere i concetti della pallacanestro verso frontiere ancora inesplorate e questo è un tesoro da custodire e sfruttare.
Una squadra abituata ad una difesa estremamente libera da posizioni e marcature fisse non può e non deve rinunciare a quei ritmi e qugli equilibri appresi, specie se Tucker dovesse rimanere fino al termine della stagione (nonostante le contrattazioni per il rinnovo non stiano andando affatto bene).
Contrary to #RocketsTwitter opinion, there are a lot of similarities with Silas + D'Antoni offense. Take this as an example, a routine ATO last season. Starts with Delay, then goes into 21. The small difference is having a Big who can pass/attack closeouts, and relocate on 5-out. pic.twitter.com/rk2cavIckN
— Alykhan Bijani (@Rockets_Insider) December 18, 2020
La firma di Jae’sean Tate, rivelazione della NBL australiana, va letta proprio in questa direzione. Definire precisamente il ruolo dell’ex Ohio State è difficile, coi suoi 104 chili distribuiti su 193 centimetri è un giocatore col profilo fisico per difendere ogni posizione, al quale aggiunge eccellenti istinti e abilità tecniche in ogni fondamentale difensivo. Anche in attacco, l’all-arounder proveniente dai Sydney Kings (un team con un gioco molto ispirato ai concetti della Moreyball) ha mostrato al tempo stesso una grande predisposizione al gioco in area (da vedere contro i “corpi” NBA) ma anche nel vedere il passaggio giusto con la palla in mano. Se riuscisse a migliorare il tiro da 3 e la percentuale ai liberi, potrebbe rivelarsi un coltellino svizzero molto importante per i Rockets.
Treat yourself to the Jae'Sean Tate 30 seconds deluxe experience pic.twitter.com/kx3cqUyuM1
— Emiliano #BLM (@EmilianoNaiar8) December 17, 2020
Complessivamente, è difficile farsi un’idea su quale sarà il gioco effettivamente messo in campo dalla squadra texana. Se Harden dovesse rimanere durante la stagione (cosa che i dirigenti Rockets sembrano tranquillamente disposti a fare), una trasformazione radicale del gioco a cui è abituato e che lo esalta potrebbe spingerlo a reazioni ancora più estreme e questo ne abbasserebbe ulteriormente il valore in sede di trade, ma non si può neanche pensare di ripetere ancora una volta lo stesso copione in uno spogliatoio sul punto di esplodere come la Morte Nera.
Forse allora il miglior scenario è proprio quello di cercare quel condotto d’aerazione sospetto per evitare brutte sorprese e smantellare il supercannone laser James Harden per costruire un arsenale più variegato. La trade è inevitabile, l’obiettivo è realizzarla chiudendo “in positivo” e riuscendo a rimanere competitivi fin da subito, senza polverizzare quanto costruito in questi anni. Non dovesse arrivare in questa stagione, improbabile a mio avviso, il campionato 2020/21 andrebbe considerato come una semplice parentesi in attesa di essa, nel tentativo far funzionare il più possibile le cose.
Il peggior scenario possibile
Il peggiore tra i futuri degli universi paralleli è quello in cui quel condotto d’aerazione non viene murato e il nucleo centrale esplode, con ripercussioni distruttive su ogni componente della franchigia. Sbagliare la trade e gestire molto male le relazioni con i giocatori scontenti getterebbe fin da subito una luce poco invitante sulla nuova era Fertitta.
Una situazione conflittuale tra Silas e giocatori come Harden e Tucker, veterani rispettati e con uno status considerevole, non renderebbe certo facile l’inizio della sua permanenza a Houston e, ovviamente, uno spogliatoio disunito è il primo ingrediente per una squadra da fondo classifica, a breve e lungo termine. Una regular season con James Harden in squadra, anche se demotivato, dovrebbe essere abbastanza per guadagnarsi un posto ai playoff. Superato questo scoglio però, i pericoli sono tanti.
Dopo John Wall, la novità più importante è l’ingaggio di Christian Wood, un giocatore certamente intrigante ma che nasconde dei punti d’ombra.
Christian Wood come i replicanti di Blade Runner, togliere il limite di tempo
Prima di tutto, l’esperienza. I 41 milioni di dollari del suo nuovo contratto sono quasi esclusivamente il frutto delle dodici, ottime partite disputate da titolare ai Detroit Pistons al finire della scorsa stagione. In queste, Wood ha segnato più di 20 punti di media tirando in maniera eccellente dentro e fuori l’area (sopra il 40% da tre su 4 tentativi a partita), dimostrandosi una forza a rimbalzo (9 di media, di cui 3 offensivi).
Ha dimostrato di saper tirare, di saper mettere palla a terra per battere l’avversario dal palleggio, è stato uno dei migliori rollanti della lega, ha tenuto gli avversari al 54% sotto canestro e ha marcato le guardie sul perimetro; è il pacchetto completo (e il nostro Andrea Bandiziol l’ha scartato approfonditamente in uno dei suoi Talking points).
Rimane da capire dove si pone tra la Linsanity e Draymond Green. Una carriera NBA ha fasi diverse e delicate, e non sempre il gioco espresso in una è direttamente traducibile nella successiva. Wood si è dimostrato un giocatore estremamente affamato, pronto a sfruttare tutte le occasioni che gli si sono presentate (fece grandi prestazioni anche a New Orleans due anni fa) e la Detroit post Drummond è stata la chance suprema, complici i guai fisici di Griffin che gli hanno aperto una galassia di minuti in campo in una squadra che non aveva ormai niente da perdere.
La stagione a Houston però inizia con un ruolo completamente diverso, non solo da titolare, ma anche da pezzo pregiato della free agency e terzo miglior giocatore di una squadra che deve soddisfare un MVP scontento, una pressione notevolmente maggiore. Per questo motivo, non dovrebbe sorprendere un periodo più complicato o un calo generale nelle statistiche che, se fosse contenuto, giustificherebbe comunque il contratto offertogli in autunno.
Un’altra situazione ambigua con Wood è in difesa. L’ex soldato del Process di Sam Hinkie ha sicuramente mostrato le potenzialità per essere un giocatore positivo nella protezione del proprio canestro, ma rimane un lungo “leggero”. Se le intenzioni della franchigia sono effettivamente quelle di tornare ad utilizzare un centro di ruolo per corpose parti della gara, Wood non offre abbastanza tonnellaggio. In queste situazioni, si potrebbe pensare di schierarlo da 4 e aumentare l’importanza di Cousins in campo, con i rischi che questo comporta e ammesso che sia fisicamente in grado di reggere un minutaggio consistente.
Previsione finale
Scambiare James Harden sarà un momento che rimarrà nella storia della franchigia, e farlo con successo equivarrebbe, per concludere con i nostri parallelismi stellari, ad un allunaggio. Questo però, non sarà un piccolo passo per nessuna delle parti coinvolte. Stando agli ultimi rumors, subito smentiti da Daryl Morey, i 76ers sembrerebbero disposti ad includere Ben Simmons in una trade. Che l’operazione con i Sixers si realizzi o no, è un ulteriore tocco sul pedale dell’acceleratore di uno scambio che s’ha da fare.
Decido di prendere il rischio, non altissimo, di predire che l’ex MVP disputerà meno di 30 partite in Texas. Ciò che i Rockets ne ricaveranno sarà senz’altro inferiore al valore specifico di James Harden e molto difficilmente riceveranno un intero “young core” come i Pelicans per Davis, ma sarà senz’altro un pacchetto più prezioso dell’offerta Nets (ora ritirata, ma che avrebbe relegato Houston nei bassifondi per molti anni).
A livello di gioco, credo che le nuove introduzioni tattiche di Silas saranno più visibili quando Harden riposerà in panchina (preferendo aggiungere solo ciò che i nuovi arrivati hanno da offrire all’impianto “dantoniano” quando invece sarà in campo) e in difesa, dove si è già visto qualcosa riguardo l’utilizzo dei lunghi in queste due partite di preseason. Per il resto, l’obiettivo deve essere quello di portare a termine la stagione nel miglior clima possibile indipendentemente dal risultato, probabilmente lontano dal quinto anno consecutivo nelle prime quattro.