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Power Ranking: tutti dietro ai Lakers.
Ecco chi li può insidiare

Riccardo Pratesi by Riccardo Pratesi
17 Dicembre, 2020
Reading Time: 21 mins read
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Power Ranking NBA

Copertina a cura di Matia "Di Ui" Di Vito

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Come cambiano gli orizzonti, in pochissimo tempo. I Lakers nella bolla di Orlando, in ottobre, si sono guadagnati non solo l’anello, ma hanno pure legittimato il progetto tecnico con la coppia James-Davis da architrave e ora sono quasi unanimemente considerati i favoriti per la stagione 2020-21. Che comunque parte con una zavorra di incognite, prime fra tutti quelle legate alla pandemia, con Arene inizialmente vuote quasi dappertutto e riposo minimo per gli “eroi” del campus di Walt Disney.

Per cui le variabili sono molteplici, così come le contendenti credibili, prime antagoniste di LeBron. Questo il Power Ranking di The Shot, che mette in fila per livello le 30 franchigie NBA. Avvertenze per la lettura: si considerano valore assoluto e contesto, cioè le ambizioni verosimili legate agli scenari di Conference. L’Ovest resta testa e spalle sopra l’Est, per capirci. Per valori di punta e qualità del complessivo campo di competizione.

 

1) Los Angeles Lakers

QUINTETTO: James, Matthews, Caldwell-Pope, Davis, Gasol.
PREVISIONE: primo posto a Ovest.

Nessun altro ha due giocatori in squadra del livello di LeBron e Davis. L’anello ha legittimato Coach Vogel e regalato fiducia all’ambiente. Non avere Bradley in stagione regolare e Rondo ai playoff conterà, ma come completezza d’organico per la stagione regolare, in particolare nel reparto lunghi, i gialloviola si sono rafforzati. Gasol e Harrell sono tandem di centri migliore della coppia Howard-McGee, specie in attacco, lo spagnolo da creatore secondario e l’ex Clipper da realizzatore dinamico. Schroeder è reduce dalla sua miglior stagione: non sarà facile confermarsi con pressioni ben diverse rispetto a OKC, ma se le letture di gioco restano faticose, quantomeno garantirà punti “espressi” dalla panchina. L’equivoco Kuzma è chiarito: è realizzatore inefficiente che i Lakers hanno provato a piazzare altrove, ma perlomeno ora nessuno s’aspetta la luna.

Cosa può andar male allora? LeBron ha 36 anni. Pare bionico, ma in caso di acciacchi i Lakers tornerebbero d’improvviso maledettamente vulnerabili. Poi potrebbero imborghesirsi, perdere la mentalità difensiva base del trionfo 2020, e la mancanza d’una point guard di riserva facilitatrice è ovvia. Comunque Davis, che ha fatto pace coi suoi demoni ai playoff, pare pronto per una stagione da MVP.

 

2) Milwaukee Bucks

QUINTETTO: Holiday, DiVincenzo, Middleton, Antetokounmpo, Lopez.
PREVISIONE: primo posto a Est.

I primi dei secondi, dietro ai Lakers. Perché forse per somma di talento i Clippers potrebbero farsi preferire, ma l’Est è più accessibile in chiave Finals del Far West e i Bucks sono comunque più squadra, sino a prova contraria. Occhio: sottovalutate Milwaukee a vostro rischio e pericolo! Il mancato arrivo di Bogdanović è stata una sciagura più mediatica che effettiva perché ha permesso di puntellare l’organico, mossa opportuna considerando l’incognita COVID: ogni giocatore positivo dovrà fermarsi almeno 12 giorni. La panchina lunga servirà più del solito. E poi i Bucks ai playoff potranno permettersi un quintetto difensivo da incubo per ogni avversaria: Holiday, Craig, Middleton, Giannis e Lopez. Un muro, sostanzialmente. E i Lakers hanno dimostrato come questa vocazione ai playoff, quando i canestri in transizione diminuiscono, diventi determinante.

Essersi sbarazzati di Bledsoe è un plus inestimabile, anche se pensare che avevano in organico Brogdon e l’hanno fatto improvvidamente partire…Il rinnovo a lungo termine di Antetokounmpo li consola comunque da ogni rimpianto.

 

3) Los Angeles Clippers

QUINTETTO: Beverley, George, Leonard, Morris, Ibaka.
PREVISIONE: secondo posto a Ovest.

La tempesta è passata. Tutto quel che poteva andare male la scorsa stagione è puntualmente andato male. La legge di Murphy in tutto il suo nefasto splendore. I Clippers ripartono dal rinnovo di contratto a George, dagli innesti di Ibaka, Batum e Kennard, giocatori e soprattutto persone di qualità in uno spogliatoio che ne aveva disperato bisogno, dopo la recente implosione. Curioso finiscano per essere ritenuti la causa di tutti i mali i soli Coach Rivers e Montrezl Harrell. Irrealistico. Loro sono andati via, ma è ovvio immaginare che certe storie tese, dopo le conferme dell’aventiniano Williams e del casinista Morris, premiato per le turbolenze con un rinnovo da sceicco, siano ancora latenti.

I favoritismi a Leonard e George avevano fatto imbizzarrire parecchi, e con la promozione a capo allenatore di Ty Lue, non noto per la vocazione da sergente di ferro, semmai s’accentueranno. É proprio il Coach la principale incognita di un organico per talento secondo a nessuno, ma che non ha il campione vocale capace d’ovviare alle mancanze d’un allenatore yes man. Ai Clippers manca una point guard che metta in ritmo i compagni, ma se George torna quello finalista per l’MVP e Williams si fa passare il broncio, possono dare una mano al cagnaccio Beverley, primo portatore di palla. Alla favoletta “ci pensa Kennard” non credo: quello spogliatoio ha gerarchie diverse, a torto o ragione.

 

4) Miami Heat

QUINTETTO: Dragic, Robinson, Butler, Harkless, Adebayo.
PREVISIONE: secondo posto a Est.

No, gli Heat visti a casa Disney non sono stati un’attrazione da un solo gettone. Ci faranno divertire ancora. Perché hanno leader intelligenti e vincenti come Butler, Dragic e Iguodala, e giovani di qualità, con Bam che ha appena rinnovato al massimo salariale e Herro candidato come miglior sesto uomo della stagione. Tutto il mondo Heat è solido. A cascata, dal vecchio Pat Riley a Coach Spoelstra. Jimmy Buckets è poi, lo sapete, il capopopolo. La coesione, la solidità, l’approccio professionale hanno fatto la differenza a Orlando.

E la fiaba è destinata ad avere un sequel grazie a un mercato saggio. Avery Bradley porta intensità difensiva al reparto esterni, fa staffetta da veterano con Crowder, Mo Harkless duttilità e atletismo da rimpiazzo di Jones. E Achiuwa sarà prezioso, come dice il suo entusiasmante nome, Precious: lungo con un bel “motore”. Gli Heat non sono squadra da effetti speciali, a parte Herro, con le pose “cool”, semmai declinano il concetto di killing me softly. Ti ritrovi sotto e non sai perché. Ma se osservi meglio poi lo capisci: giocano meglio degli altri, più di squadra. Mica poco.

 

5) Denver Nuggets

QUINTETTO: Murray, Harris, Barton, Millsap, Jokić.
PREVISIONE: terzo posto a Ovest.

A Est sarebbero secondi solo a Milwaukee, e neppure di tanto, ma l’Ovest è una maratona feroce da correre, con competizione che nemmeno i kenioti…Jamal Murray e Nikola Jokić sono sbocciati a Orlando, spalle al muro, recuperando serie sulla carta già perse, contro Utah, o impossibili, contro i Clippers. Il potenziale offensivo fa rumore da concerto rock, sulla difesa invece bisogna lavorare, specie dopo gli addii a Grant e Craig. Però Coach Malone è uomo di mondo e grande oratore, capace di patteggiare con successo quando c’è da chiedere ai primattori di sbattersi un po’ di più, pur contro-natura, nella propria metà campo. E poi c’è la variabile Porter Jr. La stoffa è quella del fenomeno. Completo, smooth, “liscio” come movimenti d’attacco. Naturale, gli viene bene tutto. Se riescono a evitare che le bollicine del suo gioco non gli vadano alla testa, con Denver dovranno fare i conti in tanti.

 

6) Boston Celtics

QUINTETTO: Walker, Smart, Brown, Tatum, Thompson.
PREVISIONE: terzo posto a Est.

Sembra sempre mancare un centesimo per fare un euro, ai Celtics. Che il resto alla sorte non lo danno, perché sono in credito: i problemi fisici al loro regista stanno diventando fastidiosamente ricorrenti. Thomas ci ha rimesso la carriera, a Irving è stata mostrata la porta per gli effetti collaterali paralleli, ora Walker sarà costretto a saltare l’inizio stagione. Ginocchio sinistro che fa i capricci. Boston ne ha un dannato bisogno dopo aver perso Hayward senza sostituirlo adeguatamente.

Il mercato è stato un’incompiuta. Gli avanzi di Tristan Thompson non bastano. I Celtics lo ricordano alzando lo sguardo verso il soffitto del Garden, ai 17 stendardi da campioni: vicino conta a bocce. Non nel basket. Hanno giocato 3 finali di Conference negli ultimi 4 anni. Sempre mancato qualcosa. Come far da testimone di nozze alla donna di cui sei innamorato. Crudele. Avere in squadra Jaylen Brown, mostro in difesa, e Jayson Tatum, realizzatore implacabile, fa sognare i tifosi. Ma mancava un centro di livello a inizio free agency e manca pure ora. Mancava una point guard di riserva di livello, e manca pure adesso. Boston ha troppo talento ed è troppo bene allenata per non essere da corsa, ma l’impressione è che rimpianti e rimorsi possano essere le parole chiave, fosse una ricerca su Google, per capire cosa sarà stato della imminente stagione. A meno che la coppia Jay/Jay…

 

7) Portland Trail Blazers

QUINTETTO: Lillard, McCollum, Hood (Jones), Covington, Nurkić.
PREVISIONE: quarto posto a Ovest.

Li sottovalutano tutti. Ogni anno. Sembra quasi che i loro risultati non contino. La finale di Conference di 2 anni fa? Bollata come casuale. Le imprese della bolla di Orlando? Dissolte, nella memoria collettiva. Come fosse stata una bolla di sapone. L’allegria d’un attimo. Lillard, MVP di quella bolla a lieto fine di Walt Disney non si preoccupa. É stato sottovalutato tutta la vita. La 0 sulla maglia omaggio alla sciagurata Oakland, come lui snobbata da chiunque conti. Dame è il capobranco di uno squadrone. I Blazers sono lunghi, come rotazioni, finalmente. Hanno un leader fenomeno e accanto a lui due realizzatori inesorabili, McCollum, che alterna parole che sembrano coltelli, sarà che è aspirante giornalista, a polpastrelli che muovono retine, e Nurkić è centro che in attacco ha come unico limite quello di giocare spesso quando il resto dell’America è già a letto.

La difesa non è mai stata la specialità di questi Blazers, con i 4 migliori giocatori in organico, e se vi siete dimenticati di Melo Anthony, beh, siete imperdonabili perché recidivi, che il meglio lo danno nell’altra metà campo. Però gli arrivi di Covington, Giles e Jones e il recupero di Hood permettono a Coach Stotts di non dover sempre sperare di segnare un punto più degli avversari. Qualche stop con la gara sul filo arriverà. Sarà difficile fermare i Blazers ai playoff, semmai.

 

8) Dallas Mavericks

QUINTETTO: Dončić, Richardson, Hardaway, Powell, Porziņģis.
PREVISIONE: quinto posto a Ovest.

Dončić è la certezza. Candidato MVP legittimo. Porziņģis è l’incognita. Nella bolla ha viaggiato come un Eurostar, ma si è (di nuovo) fermato sul più bello. Lesione al menisco del ginocchio destro, poi operato. Salterà l’inizio stagione, convalescente, e inizia a essere un ritornello ripetuto troppe volte per un ragazzo di 25 anni. Comunque la passata stagione, la prima da Maverick – ah quando esce il sequel di Top Gun con “Mav” Tom Cruise? – ha dimostrato che quando sta bene è in grado di “spostare”. All Star di fatto, se non di status. Specie giocando da centro, da unico lungo. I Mavs vanno “di moda”, però non va dimenticato che hanno chiuso la scorsa stagione settimi a Ovest.

Grande attacco, grandi solisti, poca difesa. La trade che ha portato Richardson in Texas aiuta, in tal senso. Farà da guardaspalle a Luka nella sua metà campo e se c’è da punire i raddoppi sui fenomeni europei non si tirerà indietro. Dallas è wild card insidiosa. Anche se la concorrenza nel Far West fa paura. Ma come dicono da quelle parti: “Qui non chiamiamo il 911”. Lì sanno difendersi. Occhio dunque: i Mavs sono pericolosi…

 

9) Philadelphia 76ers

QUINTETTO: Simmons, Curry, Green, Harris, Embiid.
PREVISIONE: quarto posto a Est.

Morey è personaggio divisivo. Capace di grandi slogan e pensiero non convenzionale, ma anche di clamorosi abbagli. La sua avventura nella città dell’amore fraterno è appena cominciata, e promette picchi e picchiate. Però la partenza è valida, direbbero al Palio di Siena. Da primo dirigente 76ers è riuscito a sbarazzarsi del contratto di Horford, oltraggioso per il pubblico pudore, riuscendo persino a portare a casa, in cambio, un giocatore, Danny Green, non uscito dalla Puerta Grande di Los Angeles, ma funzionale da esperto 3&D al progetto di Philly. Le scosse d’assestamento Howard e Curry hanno per ora rimpiazzato il possibile terremoto d’uno scambio Simmons-Harden.

Palla all’australiano, allora. Siamo stanchi di aspettarlo, eterno Godot, lui e quel tiro che neanche vuol prendere. Le sue statistiche preferite alle spaziature. Ha il talento per eccellere, ma per ora di fenomenale ha avuto ego e contratto. Se cambia passo lo faranno anche i 76ers, più logici del recente passato, con un Coach, Rivers, che forse può arrivare meglio al cuore dei purosangue da domare, l’aussie ed Embiid. Che deve curare il fisico, assicurare continuità: il resto vien da sé. E il resto è “tanta roba”.

 

10) Indiana Pacers

QUINTETTO: Brogdon, Oladipo, Warren, Sabonis, Turner.
PREVISIONE: quinto posto a Est.

Squadra formichina. Garanzia in stagione regolare: 48 vittorie e 34 sconfitte per due stagioni di fila, nell’ultima poi l’accelerata da 45 vittorie e 28 k.o.. Il problema arriva ai playoff: 5 eliminazioni al primo turno nelle ultime 5 stagioni. I Pacers hanno confermato i giocatori e cambiato il manico: fuori McMillan, dentro Bjorkgren che non è il compagno della cantante islandese, ma un 45enne dell’Iowa esordiente da capo allenatore. Proverà a instillare una mentalità più moderna, un gioco più sexy. Potrà contare sul generale di campo Malcom Brogdon, testa pensante dentro e fuori dal campo, su Domantas Sabonis, l”All Star di franchigia, nella bolla mancato come il pane, e su TJ Warren, che a Orlando s’è consacrato schiaffeggiatore seriale di retine. Certezze. Forse non talenti da primi quintetti NBA, ma di qualità e che ben si compendiano.

Le incognite si chiamano Myles Turner e Victor Oladipo. Il centro è a volte bello senz’anima, e la sua coesistenza con Sabonis è rivedibile: coinquilini da gemelli diversi sotto canestro. Oladipo dopo le bizze bambinesche, il “vado, non vado” in Florida risolto con un “vado, sennò non pagano” non da professionista specchiato, s’è proposto a mezze squadre rivali, come un teenager in discoteca dopo qualche bicchiere di troppo. Ha ricevuto solo no. Ora prova a ricostruirsi l’immagine e un mercato: Indy aspetta l’offerta giusta…

 

11) Brooklyn Nets

QUINTETTO: Irving, LeVert, Harris, Durant, Jordan.
PREVISIONE: sesto posto a Est.

Ecco invece la squadra cicala! Tanto rumore, sicuro. Ci farà parlare (e scrivere) parecchio…ma saprà vincere? I rientri di Durant e Irving sono garanzia di un livello di talento da primissima fascia. Perché vanno ad aggiungersi a LeVert, Dinwiddie, Harris e Jordan, nucleo già da playoff. Ma la somma del talento individuale non fa quello di una squadra. Lo sport non è laboratorio asettico. E le personalità del duo da titoloni è combustibile. Miccia perennemente innescata di fronte alla dinamite se aggiungete al quadro anche un Coach esordiente, Nash, e un mercato, New York, che non perdona nulla. Il terrapiattista ha già iniziato lo show con la pantomima del “non parlo coi giornalisti”.

Le incognite fisiche dei due sono altro “particolare” di cui tenere conto, poi. Così come le resistente dei “veterani” a uno spogliatoio monopolizzato da personaggi che hanno seminato zizzania in quelli visitati sinora. Il “grillo parlante” Dinwiddie, per la serie i soliti sospetti, sul tema andrà monitorato…Ci sarà da divertirsi, in campo e fuori. Ma c’è il rischio che possano divertirsi più gli spettatori neutrali dei tifosi Nets…

 

12) Houston Rockets

QUINTETTO: Wall, Harden, Gordon, Tucker, Wood.
PREVISIONE: sesto posto a Ovest.

Altra cicala. Che promette tanto, parole e musica di Cousins, ma potrebbe non mantenere. Perché Harden è rientrato nei ranghi, ma col broncio dopo aver chiesto, invano, la trade. Perché uno spogliatoio col Barba, Wall e Boogie è potenzialmente più pirotecnico del Capodanno cinese. Perché il malcapitato Coach Silas, esordiente NBA da capo allenatore, rischia l’esaurimento nervoso. Perché l’impressione generale, non solo di Harden, è che la finestra d’opportunità da sfruttare per vincere si sia chiusa. E i Rockers non abbiamo saputo cogliere l’attimo.

Le partenze di Morey e Mike D’Antoni sono un segnale chiaro. Comunque il quintetto titolare è da leccarsi i baffi, l’arrivo di Wood è stato un buon colpo di mercato, oltre che un rimedio allo small ball esasperato predicato da Morey versione scienziato pazzo. Però se Harden fa di nuovo le bizze e impone una trade, persino i playoff potrebbero non essere così scontati, improvvisamente.

 

13) Utah Jazz

QUINTETTO: Conley, Mitchell, Bogdanović, O’Neale, Gobert.
PREVISIONE: settimo posto a Ovest.

Solidi, assolutamente solidi. Ma non basta, ai playoff. Questo racconta la storia recente. Hanno una stella brillante, Donovan Mitchell, e un allenatore top, Quin Snyder. Le belle notizie finiscono qui. L’Ovest è una giungla e il machete per attraversarla potrebbe far venire brutte tentazioni a Mitchell o Gobert che al tempo della doppia positività al COVID non si sono scambiati messaggi d’auguri in stile natalizio. La frattura pare ricomposta, ma il centro francese non ha rinnovato, e del resto per le cifre che chiede quel prolungamento di contratto sarebbe una rapina altro che da mascherina…

I Jazz erano “corti” come rotazione 12 mesi fa, e indovinate, lo sono ancora. Favors riporta le macerie del suo fisico nello Utah da buon cambio di Gobert, ma immaginarli assieme ha poco senso. Ai Jazz in un mondo perfetto servirebbero il Bogdanovic della prima parte di stagione 2020, il Conley della seconda, e un Ingles meno allergico al ruolo si sesto uomo, pur da creatore dadaista. Sarei sbalordito la pagliuzza troppo corta in chiave ingresso playoff toccasse ai Jazz. Ma sarei anche sorpreso passassero il primo turno.

 

14) Toronto Raptors

QUINTETTO: Lowry, VanVleet, Anunoby, Siakam, Baynes.
PREVISIONE: settimo posto a Est.

Il gioco si fa sempre più difficile per i Raptors. Nel senso: sono sopravvissuti alla fuga di Leonard, disputando una signora stagione. Ora l’asticella delle difficoltà si alza ulteriormente: via anche Ibaka e Gasol, seppure nella versione crepuscolare. É difficile provare a raccontare senza ridere che il vecchio Baynes e il non più giovane Len possano essere un miglioramento, come reparto lunghi. Il rinnovo di Van Vleet li ha tenuti “sulla mappa”, ma gli anni per Lowry passano e ormai sono più le simulazioni inzaghiane che i canestri pesanti, senza fenomeni attorno che lo possano far rendere al meglio, da “guastatore”, più che da primo violino. Parte che spetterebbe a Siakam, che però ha fatto scena muta, a Orlando. Dura caricarsi sulle spalle una squadra. E a Tampa lo sarà persino di più.

 

15) Golden State Warriors

QUINTETTO: Curry, Oubre, Wiggins, Green, Wiseman.
PREVISIONE: ottavo posto a ovest.

Che sia una vendetta del karma dopo il misfatto Durant, mandato al macello alle NBA Finals 2019, o la maledizione di Oakland, abbandonata per l’atmosfera patinata di San Francisco, sta di fatto che è andato tutto male ai Dubs dal momento del trasferimento al Chase Center. Il secondo consecutivo infortunio a Klay Thompson compromette la stagione ancor prima d’iniziarla. Curry dovrà metter su uno show per trascinarli ai playoff, perché dopo una stagione da peggior record NBA non si torna a vincere d’incanto, come bastasse premere un interruttore. Green senza la foglia di fico degli Splash Brothers ha mostrato limiti inquietanti, Wiggins e Oubre sono tanto affascinanti quanto incompiuti, Wiseman è diamante parecchio grezzo. Mai scommettere contro Steph: quindi diciamo SI ai playoff Dubs. Ma non sarà una passeggiata. Una piccola parte si spera la possa recitare Nico Mannion: puntate sul rosso.

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Tags: Los Angeles LakersNBA PreviewPower Ranking
Riccardo Pratesi

Riccardo Pratesi

Direttore http://the-shot.it. 20 anni da scriba per Gazzetta dello Sport: Juventus&Nazionale poi NBA&NFL 4 anni dagli USA, ora dall'Italia. 228 gare NBA da cronista live, 33 di NFL. Dal 2014 al 2018 corrispondente dal'America per Sky Sport 24. Podcast: NBA Milkshake. Autore: 30su30 versione cartacea e ebook aggiornata

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cigarafterten
cigarafterten
16 Dicembre, 2020 9:52 am

Bell’articolo, ma avete sottovalutato – e tanto – gli Utah Jazz. La mio modesta opinione è che quest’anno i Jazz vinceranno il titolo NBA. Sono le 10:00 di mattina, sono sobrio.

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