“Nico ha giocato molto bene oggi. Ѐ entrato in campo, ha messo ordine nella squadra e fatto buone giocate. Davvero notevole.” diceva Kevon Looney ai giornalisti dopo le prime partitelle del training camp, e non ci sarebbe nulla di strano se avesse risposto a una domanda specifica sul nuovo rookie degli Warriors. Il fatto incoraggiante per il nativo di Siena uscito da Arizona è che il suo veteran ha tirato fuori il nome di Nico Mannion quando gli è stato chiesto chi lo avesse colpito di più fra i nuovi compagni. Volti nuovi che sono davvero tanti a Golden State, soprattutto per uno come Looney che ha giocato venti partite, sempre a singhiozzo, nella scorsa stagione.
Uno di questi volti nuovi è Kelly Oubre Jr., arrivato da Phoenix via Oklahoma City dopo l’infortunio di Klay Thompson, un esterno dall’atletismo dirompente che sarà importante riuscire a mantenere ben indirizzato sui binari del sistema Warriors. In una conferenza stampa incentrata sulle difficoltà dovute ai protocolli anti-covid e ai 277 giorni senza partite per Golden State, si è parlato molto di difesa, ritmo da ritrovare e rotazioni da consolidare. Nico Mannion ha firmato un two-way contract e sarà quindi aggregato ai Santa Cruz Warriors di G-League, ma potrà giocare 50 partite su 72 in NBA: chissà che in quelle occasioni una parte dei minuti non spetti proprio al giovane italo-americano?
Coraggio e semplicità
Nico Mannion ha giocato solo otto minuti di partita senza segnare un punto, ma la sua prestazione è stata più che positiva e soprattutto ha mostrato caratteristiche tecniche che è l’unico a possedere nel roster di Golden State. Gli Warriors stavano controllando agevolmente la partita con un vantaggio intorno ai quindici punti quando Steph Curry è uscito dal campo per l’ultima volta nelle battute finali del terzo quarto. Guidate dalla superstar anche le seconde linee non avevano sfigurato, ma con Curry in panchina e in assenza di Draymond Green la second unit è stata presto rimontata dai Nuggets, che hanno pareggiato la partita con otto minuti ancora da giocare.
In quel momento è entrato Mannion, che ha subito portato ordine in campo e reindirizzato l’amichevole dalla parte della propria squadra. Ha messo in ritmo i propri tiratori con passaggi essenziali e precisi, facendo ripartire un attacco che pareva inceppato, ed agli assist ha alternato le proprie conclusioni, sempre senza forzare; purtroppo non ha segnato nemmeno uno dei cinque tiri tentati, compreso il layup abbastanza semplice che si era costruito in modo perfetto e avrebbe messo in ghiaccio la partita nell’ultimo minuto.
Guardando oltre i canestri, che vanno e vengono soprattutto per i giovani, hanno impressionato positivamente il coraggio di Nico nel prendere in mano la squadra da vero floor general e la fiducia mostrata da Kerr, soddisfatto e sereno a bordocampo mentre la sua giovane guardia ascoltava le indicazioni portando la palla oltre la metà campo, eseguendo poi immancabilmente le direttive del coach. Di fronte ad un rookie ben più rinomato e con l’intenzione di farsi conoscere anche oltreoceano, Facundo Campazzo ribattezzato “Spiderman”, Mannion ha fatto un’ottima impressione, lasciando ben sperare per il suo futuro in NBA e, non dimentichiamolo, con la Nazionale italiana.
Difesa ed energia
A contribuire al rilassamento di uno Steve Kerr che nel pre-partita era apparso corrugato – già, perché di questi tempi si giudicano le fronti – è stata sicuramente la prestazione di Kelly Oubre Jr.. Indicato come uno dei due uomini chiave insieme un altro fra i nuovi arrivati, Andrew Wiggins, l’ex Phoenix ha subito messo in mostra tutta l’energia che porta in campo: ha difeso sugli avversari più impegnativi, ha corso e segnato in contropiede, non ha avuto paura di prendersi responsabilità in attacco quando era il momento. Un ottimo inizio per la coppia di esterni degli Warriors, che sembra abbia già trovato il giusto equilibrio fra l’esuberanza di Oubre Jr. e uno Wiggins sempre impegnato nell’eterna fuga da quello che potrebbe essere, che sembra avere trovato il rifugio ideale nei meandri dell’attacco di Golden State, riuscendo a contribuire senza apparire.
Come hanno sottolineato sia Kerr che i giocatori, la svolta per diventare la sorpresa di questa stagione NBA deve arrivare per forza di cose dalla metà campo difensiva, in cui gli Warriors possono sfoderare una batteria di giocatori dall’apertura alare enorme e in grado di cambiare su pressoché tutti gli avversari. L’obiettivo è generare palle perse, cercare Curry e correre con lui, per generare punti facili e far piovere sugli avversari quei parziali improvvisi e letali che sono stati il marchio di fabbrica dell’era Splash Brothers. Oubre Jr. non potrà certo rimpiazzare Klay Thompson offensivamente, ma si è già preso il suo ruolo di stopper in difesa e ha dimostrato, come ci si attendeva, grandissima efficacia in contropiede.
Ultimi minuti disponibili
Un paragrafo per veri appassionati dei Golden State Warriors, per cercare di capire chi potrà contendersi gli ultimi minuti nella rotazione delle guardie che ha le sue certezze in Curry e Wanamaker. Fra Damion Lee, Jordan Poole, Mychal Mulder e, come dicevamo, Nico Mannion la competizione è aperta, e di sicuro non si è risolta nella prima uscita di preseason in cui tutti hanno ben figurato. Il cecchino Mulder ha infilato tre triple nell’ultimo quarto, mentre Poole e Lee sono stati precisi al tiro e hanno portato il consueto contributo su entrambi i lati del campo. Al momento in vantaggio sembra esserci Lee, che ha giocato quasi venti minuti, trovando spazio anche nel primo tempo quando ancora le rotazioni somigliavano più a quelle che vedremo in regular season.
Se per Mannion la conquista di minuti dipenderà dalla capacità di guidare la squadra in assenza di Curry, per gli altri tre sarà invece importante riuscire ad integrarsi con la stella degli Warriors, in modo da poter essere in campo sia con lui che senza di lui e garantire flessibilità a Coach Kerr. Per raggiungere questo obiettivo, hanno ricordato sia Kerr che Curry, lo scoglio principale per i nuovi compagni non sarà imparare a muoversi quando Steph ha la palla, come accade con tutte le altre superstar, ma riuscire ad adeguarsi ai suoi frenetici spostamenti dopo che ha affidato la palla a qualcun altro.
Gran bell’articolo. Complimenti. Questi approfondimenti sono oro per noi appassionati, continuate cosi.