Marvin Gaye una volta disse: “Detroit si è rivelata un paradiso, ma anche un inferno”.
Gaye è stato un simbolo della Motown Records e di una Detroit che non tornerà più, non soltanto musicalmente ma anche per motivi socio-economici. La dualità tra paradiso ed inferno potrebbe ritornare anche in questa stagione 2020-2021, che vede Detroit come una delle squadre più enigmatiche ed imprevedibili di tutta la NBA.
RECORD 2019-2020: 20-46.
IN: Killian Hayes (scelta #7), Isaiah Stewart (scelta #16 dai Blazers via Rockets), Saddiq Bey (scelta #19 dai Nets via Clippers), Delon Wright (Sign and trade con Dallas), Jeremy Grant (Free Agent, 60 milioni per 3 anni), Mason Plumlee (Free Agent, 25 milioni per 3 anni), Jahlil Okafor (Free Agent, 4 milioni per due anni), Wayne Ellington (Free Agent, annuale da 2.5 milioni), Deividas Sirvydis (dal Draft 2019 via Dallas/Vilnius, 4 milioni per 3 anni), Rodney McGruder (trade con Clippers e Nets, annuale da 5 milioni), Džanan Musa (trade con i Nets, 5 milioni per 2 anni), Josh Jackson (Free Agent, 9 milioni per 2 anni), Louis King (two-way contract), Saben Lee (scelta #38, two-way contract), LiAngelo Ball (Exhibit 10 da 898mila dollari), Anthony Lamb (Exhibit 10 da 898mila dollari).
OUT: Jordan Bone (Magic), Bruce Brown (Nets), Tim Frazier, Langston Galloway ( Suns), Donta Hall (Nets), John Henson, Thon Maker, Louis King, Jordan McRae (Wizards), Tony Snell (trade per Dedmon, poi tagliato), Christian Wood (Rockets), Derrick Walton (76ers).
ROSTER 2020/21:
PG: Rose, Hayes, Lee, Wright.
G: McGruder, Musa, Ellington, Mykhailiuk, Ball.
SF: Grant, Jackson, Bey, Sirvydis, King, Lamb.
PF: Griffin, Stewart, Doumbouya.
C: Okafor, Plumlee.
La offseason dei Pistons è stata una delle più assurde degli ultimi anni, con alcuni acquisti mirati e sorprendenti, altri più misteriosi e cessioni che si spera che col senno di poi non si facciano rimpiangere troppo. Se infatti la firma di Grant e le scelte al draft di Hayes e Bey hanno riscosso il favore del popolo, la decisione di puntare su Jackson, Stewart, Plumlee e Okafor ha reso poco chiare le intenzioni del nuovo GM Troy Weaver, che sembrava piuttosto interessato ad accumulare centri e giocatori poco adatti alla moderna NBA. In assoluto la nuova stagione rischia di fatto d’essere un limbo di mediocrità per Detroit: non così scarsa da avere una buona posizione al draft, né così forte da poter realmente puntare ad un posto ai playoffs.
La firma di Grant è stata fondamentale e simbolo di una voglia di rilancio da parte del front office; firma più che sorprendente per certi versi, dato che comunque Denver aveva pareggiato i 60 milioni offerti all’ex Syracuse. Grant è stato convinto da Weaver e Coach Casey che hanno fatto leva sulla possibilità di essere qualcosa di più di un pur fondamentale uomo da rotazione. Grant a sua volta ha trovato in Detroit quell’occasione per essere una delle principali bocche di fuoco e la piazza dove esplodere definitivamente. Esplosione che dovrà esserci, visto che per far spazio a lui Weaver ha deciso di rinunciare ad un talento come Wood.
Le firme di Wright e Plumlee portano esperienza ed energia, con l’ex Dallas che potrebbe partire titolare vista anche la conoscenza del sistema di Casey che lo lanciò con buoni risultati a Toronto. Plumlee è un ottimo comprimario anche se ad un costo leggermente elevato (24M/3A). Tra le firme un po’ meno comprensibili ci sono il biennale ad Okafor che cozza con la scelta di Stewart al Draft, e Jackson in un ruolo già affollato da Bey, Grant e Doumbouya. Mentre nel presente i contratti di alcuni Pistons sembrano insensati, se ci si spinge con lo sguardo in avanti di un paio di anni si nota come la dirigenza stia pianificando di avere tanta flessibilità e spazio per la free agency 2022, quando scadranno i contratti di Griffin, Wright, McGruder, Jackson, Musa, Okafor, con Plumlee che entrerà nell’ultimo anno e quindi avrà molto più valore in eventuali trade.
Detroit sembra decisamente ancora all’inizio del processo di ricostruzione, avendo però iniziato ad aggiungere pedine d’esperienza ad un roster ancora giovane e con ampi margini di miglioramento; con lo sviluppo dei vari Hayes, Doumbouya, Bey e Musa vero fulcro e leitmotiv di questa stagione.
@DetroitPistons personal rotation for this season.
— Roberto Fois (@CoachFois) December 12, 2020
Hopefully we will see a lot of @iam_killian and @drose together on the court. Will love to see also @blakegriffin23 @JeramiGrant and Seko at same time.@detnewsRodBeard @PistonsThoughts @NicolasHenkel @sean_corp @JLEdwardsIII pic.twitter.com/MdOmCdawBU
Giocatore da seguire: Killian Hayes
Killian Hayes è senza ombra di dubbio il giocatore da seguire. Lui è il futuro della franchigia che per lui ha speso una settima scelta assoluta all’ultimo draft, una scelta dovuta e sperata che sta dando un nuovo ottimismo ai tifosi Pistons.
Hayes è una guardia mancina con buona stazza che nelle stagioni in Europa allo Cholet e soprattutto all’Ulm ha saputo dimostrare tutto il suo talento e quella maturità in campo che non ti aspetti da un ragazzo del 2001. Killian in questa stagione avrà ampio minutaggio, probabilmente il ruolo di playmaker titolare con l’aiuto del “Maestro Jedi” Derrick Rose e dovrà migliorare quei lati del suo gioco ancora non eccelsi: catch and shoot, difesa lontano dalla palla e creazione con la mano destra.
Giocatore da seguire, Bonus Track: Sekou Doumbouya
Se Hayes ha il posto assicurato, Doumbouya in estate ha visto Detroit firmare Grant, Jackson, Okafor e Plumlee. Tutti giocatori che, con il rientro a tempo pieno di Griffin, non faranno altro che provare a rubare minuti al classe 2000. Sekou è alla stagione della svolta dopo aver mostrato lampi del suo talento fisico e tecnico. Coach Casey lo ha provato in tutti i ruoli di ala e anche da centro, un po’ per andare incontro alle esigenze di small ball che questo basket moderno richiede, ed un po’ per poter provare a nascondere il suo 28.6% dall’arco.
For the @DetroitPistons Doumbouya’s improvements are one of the keys for a good season.
— Roberto Fois (@CoachFois) December 8, 2020
If his 3FG% will be close to 35 he will have a deep impact on the the space and pace as this clip shows@djbakker23 @Keith_Langlois @NicolasHenkel @omarisankofa @sean_corp @detroitbadboys pic.twitter.com/sKC0QFVQ9M
Quest’anno a Doumbouya non solo si chiede di avere costanza in partita e allenamento e di reggere la pressione della concorrenza dei giocatori citati sopra, ma dovrà inoltre mostrare miglioramenti al tiro ed in tutte quelle piccole cose che ancora lo rendono acerbo. Se questo avverrà, per l’intero ecosistema offensivo di Casey sarà la svolta, virando su un sistema più moderno dove tutti e cinque i giocatori possano essere pericolosi da oltre l’arco. Vi basti pensare alla duttilità offensiva e difensiva di un quintetto con Hayes, Mykhailiuk, Grant, Griffin e Doumbouya, con gli ultimi tre in grado di difendere su tutte le ali e i centri avversari.
Il miglior scenario possibile
Personalmente reputo questa stagione fondamentale per il futuro dei Pistons da qui ai prossimi 5/10 anni. La squadra, se tutto dovesse girare, potrebbe essere abbastanza forte da poter puntare ad un ottavo posto ai playoffs. Ma la domanda da porsi è se a livello di sviluppo e accumulo di talento puntare ai playoffs con una probabile uscita al primo turno sia la scelta giusta. Il Draft 2021 è ricco di talento, specialmente nel ruolo di guardia, posizione con più incertezze nel roster dei Pistons. Se infatti le scelte di Hayes e Bey vanno a tappare i buchi in posizione di point guard e di ala 3&D, quello che resta scoperto è la possibilità di contare su una shooting guard di valore e futuribile con cui costruire un solido duo insieme all’ex Ulm.
Perdere non è mai bello e difficilmente crea la giusta cultura – come Miami insegna – ma soffrire un ultimo anno potrebbe essere la miglior decisione per il futuro a lungo termine, potendo poi contare su una scelta in lottery che potrebbe garantire un talento tra i vari Green, Boston, Williams e Johnson. Certo parlare di tanking come best case scenario è un po’ avvilente e per questo, come già detto sarà fondamentale e decisivo lo sviluppo ed il miglioramento di quei giocatori che saranno i pilastri negli anni a venire: Hayes, Doumbouya e Bey ma anche i vari Stewart, Musa, Syrvidis e Mykhailiuk.
L’uomo su cui tutti i fari saranno puntati è Griffin, di ritorno dall’ennesimo infortunio grave di una carriera fin troppo falcidiata da guai fisici. Con Griffin sano la musica a Motown è di tutt’altro livello e qualità. Basti tenere a mente che nella sua prima stagione piena a Detroit l’ex Clippers aveva mostrato enormi miglioramenti al tiro da tre, scioccando i detrattori che lo vedevano come un giocatore monodimensionale e riportando Detroit ai playoffs dopo anni. Naturalmente il tempo passato fuori per infortunio è tanto e ormai Griffin non è più un giovanotto, ma come scrive James L. Edwards nel suo articolo per The Athletic: “Blake è già tornato (alla grande) dagli infortuni. Perché non potrebbe accadere di nuovo?“. Ricapitolando: Blake Griffin che torna sano giocando intorno all’80% di partite giocate senza ricadute o nuovi infortuni, mentre Hayes ed i giovani migliorano senza rimanere troppo impantanati tecnicamente e mentalmente in una situazione di tanking sfrenato, sperando in una pallina da ping pong fortunata.
Il peggior scenario possibile
Partendo dal presupposto che anche il best-case non è che sia così tanto best almeno in termini di vittorie, nel peggior scenario possibile non solo Detroit non vince ma anche tutto lo sviluppo dei singoli giovani è compromesso. Casey spinto, dalla brama di mostrare qualcosa per un futuro incarico, come l’allenatore nel film Moneyball, lascia poco spazio ai giovani preferendogli veterani dall’usato sicuro. Il “tocco della morte” potrebbero essere le ricadute ed i continui infortuni dei vari Rose e Griffin, con Grant che nel mentre rinsavisce e si accorge di aver firmato per Detroit e non Dallas, scoprendo che l’essere un terzo violino in un contesto perdente non vale i 60 milioni sul suo conto in banca.
Insomma, il peggior scenario possibile è un ennesimo anno da buttare, senza aver posto le fondamenta di qualcosa ma solo accumulato macerie, con un Doumbouya che tira male, con Casey che schiera quintetti dal sapore antico nel senso peggiore del termine e una desolazione più spirituale che tecnica a far dar cornice. Benvenuti nella peggior Detroit.
Previsione Finale
Dire cosa sarà di questa Detroit è difficile, troppi e grandi i “se” e poche le certezze in una squadra praticamente nuova. Con l’arrivo del nuovo GM Troy Weaver si inizierà a vedere almeno un accenno di progettualità, stabilità e idee. Le vittorie potrebbero arrivare o non arrivare, non è questo l’obiettivo della stagione, ma Pistons devono mostrarsi all’altezza di poter essere nel giro di un paio di anni una squadra giovane e solida, un po’ sulle orme dei Suns 2019-2020, quelli della “Bolla”, per intenderci.
Coming of Age ?#DetroitUp@drose @iam_killian pic.twitter.com/e50Jh1D0wN
— Detroit Pistons (@DetroitPistons) December 8, 2020
Sapete cosa vi dico? Voglio essere ottimista in questi tempi cupi: secondo me i Pistons possono essere la sorpresa della Eastern Conference. Se gli infortuni smetteranno di importunare il talento di Griffin e Rose, questa sarà una squadra divertente che con la loro esperienza potrà riuscire a vincere abbastanza finali punto a punto per strappare un biglietto di ingresso ai playoffs. Sarebbe anche bello vedere Hayes e Rose spingersi a vicenda per raggiungere i propri obiettivi: Sixth Man e Rookie of the Year. Dopotutto sognare non costa niente così come Detroit non ha niente da perdere.
Tenendo bene a mente che Detroit può essere paradiso, ma anche inferno.