La stagione 2019/20, anche nota come l’anno 2 d.D. (dopo Dirk), è stata l’annata che ha segnato l’inizio di una nuova era in quel di Dallas e – nonostante il preludio sia stato più che incoraggiante – l’intenzione è sicuramente quella di non adagiarsi sugli allori.
La Luka-Mania sta spopolando
Luka Dončić è diventato l’uomo franchigia a tutti gli effetti, non solo dentro, ma anche fuori dal campo: la sua intervista è stata di gran lunga la più vista nel canale YouTube dei Mavs, ha risposto in inglese e spagnolo (come anche Porziņģis); cosa da non sottovalutare per i mercati esteri, soprattutto quello ispanico. Ricordiamo tutti la partita a Mexico City, quando la gente impazzì sentendo Luka comunicare direttamente con loro.
Nella bolla, la sua canotta è stata la seconda più venduta dietro a quella di LeBron. E la prima posizione, statene certi, è solo questione di tempo. Ovviamente mai esplicitamente ammesso, ma la City Edition color oro è palesemente ispirata a quella del Real Madrid, già indossata dal #77 dei Mavericks: in Spagna andrà a ruba.
Dončić si è portato a casa la medaglia di legno alla corsa per il premio di MVP, ma la speranza è che ora possa ora finire tra i tre finalisti e magari, perché no, puntare al gradino più alto del podio. Per fare ciò è indispensabile un miglioramento della percentuale al tiro dalla distanza (31.6%, ma con una grande quantità di tiri presi), ma soprattutto ai liberi (75.8%, comunque in crescita rispetto all’anno da rookie). Lui stesso ha garantito di aver lavorato molto durante l’offseason in tal senso, dunque non c’è motivo per non essere ottimisti. La Luka-Mania è appena iniziata, mettiamoci comodi e godiamocela!
L’importanza dell’unicorno
Mentre Luka ha ovviamente un posto prenotato a vita nel cuore di tutti i fan sfegatati dei Mavericks, gli infortuni di Kristaps Porziņģis non hanno permesso al lettone di entrare nelle grazie del 100% della tifoseria; alcuni, seppur si tratti di una forte minoranza, vorrebbero una star più affidabile fisicamente. Sebbene il fisico longilineo di KP sia legittimo motivo di preoccupazione, ecco perché vale la pena investire sul titolo Porziņģis: 30-10 di media nella bolla e unico giocatore oltre a Giannis ad avere almeno 25-10 di media dal 31 gennaio (in 21 partite), tirando col 47-37-85 dal campo.
Il 31 gennaio non è una data casuale, essendosi solo 10 giorni prima rotto il tendine d’Achille Dwight Powell e forzando quindi il cambio di posizione da ala grande a centro del lettone: la speranza è che si continui in questa direzione. Poi è arrivato l’infortunio ai playoffs: nelle due partite e mezza con lui, la prima ci vedeva avanti prima dell’espulsione, la seconda l’abbiamo vinta e nella terza ha sparato un 34-13. Il tutto con un menisco andato, un messaggio diretto a coloro che lo accusavano di essere “soft”.
Per il nostro schema di 5-fuori KP è fondamentale, e ricorrere a un load management (anche esasperato) in regular season è un compromesso che vale la pena accettare.
La parola d’ordine nel 2021: intensità
Essendo stati la squadra col miglior offensive rating di sempre, ma con un defensive rating non da squadra top, lo scopo della offseason era appunto quello di migliorare la nostra difesa: sono stati fatti passi da gigante in avanti in tal senso, pur senza mosse scoppiettanti. La malizia di James Johnson, il frizzante Wes Iwundu e un giovane – ma esperto – difensore perimetrale come Josh Richardson sono un enorme upgrade. Proprio quest’ultimo ha già dichiarato di essere al servizio di Luka Dončić. Buona anche la riconferma di Willie Cauley-Stein per la protezione del ferro che tanto è mancata contro Zubac ai playoffs.
Intrigante anche l’inserimento di Josh Green, ragazzo australiano con un passato nel football australiano e nel rugby, per cui abituato al contatto fisico e non intimorito a mettere in gioco il proprio corpo per la causa. Senza dimenticare poi Tyler Bey e Nate Hinton, che fanno dell’intensità il loro punto di forza.
Per concludere il discorso draft, un’altra caratteristica che ha contraddistinto i Mavericks più amati dal pubblico come Jason Kidd, Steve Nash, Dirk Nowitzki e Luka Dončić è l’intelligenza: nessuno lo vuole paragonare a questi quattro totem, ma Tyrell Terry sembra abbia stregato parecchi front office con il suo QI sopra la media. Il fatto che la dirigenza gli abbia dato così fiducia da prenderlo per sostituire Seth Curry significa che il ragazzo è valido e, soprattutto per la somiglianza fisica, chissà che non riesca a diventare un beniamino dei tifosi come l’ultimo Terry che ha vestito la nostra casacca: Jason.
L’obiettivo è senza dubbio fare un ulteriore step: ovviamente tornare a respirare l’aria dei playoffs, anche se è difficile dire a quale piazzamento puntare data la competitività della Western Conference e la variabile COVID-19 che potrebbe costare qualche posizione a chi avrà più sfortuna. Evitare il play-in sarebbe un’ottima cosa: l’ambizioso Luka ha già fatto sapere di puntare alla vittoria, ma più realisticamente dovremo aspettare la stagione 2021/22 per iniziare a pensare a qualcosa che vada oltre a un secondo turno, quando molto probabilmente verrà aggiunto un terzo violino. Tuttavia, puntare in alto è sempre positivo.
Quel che è certo è che la serie coi Clippers ha insegnato molto, sia in termini di approccio alle partite, sia ad alcuni singoli come Dorian Finney-Smith e Maxi Kleber – un po’ “scottati” dall’impatto con la postseason – ad essere meno timorosi. C’è molta fiducia nel fatto che nel 2021 vedremo una squadra molto più pronta, più dura, più sfrontata, più smaliziata e più lucida nella gestione: in una parola, più… Maverick!
Edoardo Segato per Dallas Mavericks Italia