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Preview Jazz 20/21: palla a Mitchell, ma ai playoff sarà dura

Alexandros Moussas by Alexandros Moussas
12 Dicembre, 2020
Reading Time: 12 mins read
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Preview Utah Jazz

Copertina a cura di Marco D'Amato

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RECORD 2019/20: 44-28

IN: Udoka Azubuike (27esima scelta), Elijah Hughes (38esima scelta), Derrick Favors (3 anni a 29.167 milioni).

OUT: Tony Bradley (scambio), Ed Davis (scambio), Rayjon Tucker (scambio).

ROSTER 2020/21:

PG: Mike Conley (S), Trent Forrest, Shaquille Harrison.

SG: Donovan Mitchell (S), Jordan Clarkson, Miye Oni.

SF: Royce O’Neale(S), Joe Ingles, Elijah Hughes.

PF: Bojan Bogdanović (S), George Niang, Juwan Morgan, Jarrell Brantley.

C: Rudy Gobert (S), Derrick Favors, Udoka Azubuike.

Gli Utah Jazz hanno chiuso la passata stagione uscendo al primo turno dei playoff contro i Nuggets. Un’eliminazione con l’onore delle armi, maturata dopo un’estenuante gara 7 e un tiro di Mike Conley che per un istante pareva poter entrare. Il destino però ha voluto che la conclusione dell’ex Grizzlies si fermasse sul ferro, etichettando l’annata dei Jazz come deludente.

La delusione è ancora più grande vedendo quanta poca continuità sono riusciti ad avere nel corso della passata stagione, con un cammino contraddistinto da momenti eccellenti ad altri pessimi. Se nel luglio ’19 Utah era stata parecchio dinamica sul mercato, magari anche sbagliando, questo novembre i Jazz hanno cambiato l’organigramma societario più che la rosa.

Giusto a fine ottobre la franchigia è stata venduta, comprata da Ryan Smith dopo più di 35 anni di gestione amorevole della famiglia Miller. Con un movimento cosí importante dell’assetto dirigenziale, era difficile immaginare che i Jazz venissero stravolti dall’oggi al domani. La coppia Lindsey–Zanik ha confermato in blocco la squadra, aggiungendo alle rotazioni il solo Favors. L’impressione è che la dirigenza sia convinta della bontà del progetto e creda nella sua continuità. Per poter riprendere Favors, Utah ha ceduto Bradley, Davis e 3 seconde scelte. Curioso notare come giusto l’anno prima i Jazz lo abbiano venduto ai Pelicans per 2 seconde. E proprio questo percorso “circolare” di Favors è alquanto emblematico per descrivere la situazione dei Jazz, che hanno spostato tante scelte per ritrovarsi al punto di partenza (o quasi).

Che cosa stanno facendo a Salt Lake? I Jazz cedono una seconda per dumpare 340k? Ma stanno impazzendo? https://t.co/r7dARs3L0A

— Sasso ? (@sassoulatin) November 27, 2020

Il contratto più importante elargito dalla nuova proprietà è stata l’estensione di Donovan Mitchell. L’ex prodotto di Louisville potrà guadagnare fino a 195 milioni nei prossimi 5 anni. Ma anche questa decisione lascia qualche perplessità. Non tanto per la cifra astronomica, ma perché l’entourage di Mitchell è riuscito a inserire una clausola nell’ultimo contratto. Il che significa un anno in meno di potere sul destino del giocatore, e tutto quello che può comportarne.

A ruota, è stata la volta di Gobert, ma al momento le negoziazioni si sono bloccate. Il francese chiede tutto ciò a cui ha diritto, ovvero il supermax da 227 milioni in 5 anni. Utah pare sia partita con un contratto paragonabile a quello dato a Mitchell. La partita pare lunga, ma dopo anni di relazione è difficile capire chi tra i due amanti sia più succube dell’altro.

 

Un giocatore da seguire: Derrick Favors

Il ritorno di Favors di per sé non desta grandi perplessità. Tony Jones, corrispondente per The Athletic degli Utah Jazz,  aveva riportato più volte su Twitter come ci fosse interesse da entrambe le parti per celebrare le seconde nozze tra Jazz e Derrick. Il passaggio da Davis e Bradley a Favors e Azubuike è sicuramente positivo e aiuterà molto la squadra. I Jazz lo scorso anno avevano una delle peggiori panchine della NBA, costringendo i titolari a partire da una condizione di svantaggio rispetto agli avversari.

A destare qualche perplessità è il costo dell’operazione. In una squadra in cui verosimilmente Gobert giocherà più di 30 minuti a partita, investire per il suo cambio appare un poco una forzatura. Il risultato è che i Jazz usano quasi il 40% del salary cap in centri. Peccato non sia il decennio giusto per battere questa strada.

Due anni fa i Jazz con Gobert in panchina e Favors in campo, i Jazz hanno avuto un net rating di +5.5. Nei minuti senza Rudy lo scorso anno, invece, il valore è stato di -5. Riuscire a ristabilire gli equilibri difensivi della panchina era l’obiettivo primario quest’estate e l’arrivo di Favors dovrebbe aiutare parecchio.

Pare inoltre che Derrick sia stato preso anche per usarlo assieme a Gobert in alcuni frangenti. Ai playoff i Jazz hanno sentito la mancanza di un’ala fisica ed atletica, ma non trovando il profilo adatto la dirigenza ha puntato Favors per poter dare una mano al francese. Soluzione che Snyder userà con il contagocce dato che offensivamente la coppia di lunghi creerebbe diversi problemi, con delle spaziature alquanto stagnanti.

 

Il miglior scenario possibile

I Jazz sono una squadra studiata per la regular season. Un meccanismo ben oliato in cui ogni giocatore ha già giocato per coach Snyder e ne conosce lo stile. Questa continuità darà qualche vantaggio a Utah se non altro in un primo momento. C’è una moderata possibilità che arrivino fra le prime 4 squadre della Western Conference ai playoff. Ciò però non garantirebbe il passaggio del turno.

I Jazz hanno ancora dei limiti in termini di difesa perimetrale, mancanza che non è stata colmata durante la free agency. Come riportato, Utah inserendo Favors proverà a colmare la debole presenza fisica del reparto ali, non disdegnando il suo utilizzo in coppia con Gobert. Un adattamento in controtendenza con la NBA attuale, che impone l’uso di quattro (o più) esterni. Questo “piano b” così chiaro e ben definito li renderà molto solidi, risolvendo almeno in parte la mancanza di continuità vista lo scorso anno. Se poi Mitchell dimostrasse quanto fatto nella bolla, Utah diventerebbe molto più credibile anche ai playoff. Almeno per raggiungere il secondo turno.

 

I progressi di Donovan Mitchell

Ad Orlando Donovan ha dato l’impressione di poter fare il salto di qualità che ci si attendeva da lui a inizio della passata stagione. Contro Denver poi ha toccato un apice che appare semplicemente irripetibile. Senza stare a snocciolare le sue statistiche, appare evidente come la maggior percentuale da 3 abbia aperto a Mitchell degli scenari precedentemente impensabili. Il controllo del corpo durante il suo arresto-e-tiro è migliorato sensibilmente durante i mesi che hanno preceduto la bolla, e la rinnovata tecnica lo ha reso molto più efficiente.

Mitchell in questo caso riesce a gestire il corpo dopo lo step-back, atterrando praticamente dove aveva saltato nonostante l’inerzia del corpo tenda a spingerlo fuori dal campo

 

Con la difesa costretta a rimanergli attaccata per non concedergli spazio per questo genere di conclusioni, Mitchell ha potuto migliorare in maniera consequenziale altri due aspetti fondamentali del suo gioco. Mai come contro i Nuggets è riuscito ad arrivare al ferro con tanta continuità, e mai come allora è riuscito ad avere degli angoli di passaggi così aperti.

Morris prova a rimanere di fronte a Mitchell, ma reagisce eccessivamente al pericolo di un secondo P&R con Gobert

 

In questa occasione Mitchell viene triplicato in penetrazione, ma fa la scelta giusta riattaccando l’area dopo che Gobert ha migliorato le spaziature dell’attacco spostandosi nel pitturato

 

Se il punto di partenza della sua esplosione è stato il tiro da 3, bisogna capire quanto la sua percentuale sia replicabile. La prova visiva fa ben sperare, ma questo sarà il dato più importante da osservare nei prossimi mesi. Se riuscisse a mantenersi anche solo leggermente sopra la media della lega, Mitchell diventerebbe tutt’altro giocatore. Avrebbe molto più spazio per arrivare la ferro.

Mitchell ha migliorato considerevolmente la gestione dei tempi sul pick&roll

 

E a quel punto potrebbe veramente concentrarsi e migliorare la qualità dei suoi passaggi, fondamentale che appare ancora indietro nel suo sviluppo. La sua evoluzione è la chiave per il presente e per il futuro dei Jazz. Un futuro che dal momento in cui ha firmato la sua estensione ha un timer che ha iniziato a scandire il tempo a Salt Lake City. I Jazz devono dimostrare alla loro giovane stella di poter ambire a dei traguardi importanti, iniziando da quest’anno.

 

Rudy Gobert

Il francese è al centro del mondo Jazz per via della sua possibile estensione. Essendo stato due volte difensore dell’anno negli ultimi 3 anni, Gobert avrebbe diritto a chiedere fino a 227 milioni in 5 anni. Ciò vorrebbe dire arrivare a pagarlo più di 50 milioni a 34 anni. Stando a quanto riportato in un podcast da Andy Larsen, corrispondente del Salt Lake City Tribunal, Gobert ha fatto partire la contrattazione proprio dalle suddette cifre.

I Jazz non vogliono perdere la loro àncora difensiva, ma non sono convinti si una buona scelta offrirgli tutti quei soldi. Dopo qualche settimana non si è arrivati ad un accordo, e nello Utah c’è chi inizia a preoccuparsi. I Jazz dall’altro canto non possono perderlo a zero, pena una possibile regressione nei primi anni del picco atletico di Mitchell.

Gobert è un giocatore che obbliga la difesa a giocare attorno a lui, prestando il fianco ai palleggiatori in uscita dal pick and roll a causa della sua limitata mobilità laterale. Per quanto questa sua pecca venga messa costantemente sotto pressione ai playoff, Gobert è e rimane uno dei migliori “floor raiser” della lega. Le notizie da oltre oceano negano qualsivoglia ipotesi di scambio durante la stagione.

Se non ci sarà accordo sull’estensione, i Jazz cercheranno comunque di confermare il francese. Se quanto trapelato ai media locali è un’idea, ma non una certezza, i Jazz dovrebbero provare a scambiare Gobert. O almeno ascoltare a delle possibili proposte. Facile comunque immaginare il centro pronto a dimostrare nuovamente il suo valore, mettendosi in vetrina per il suo prossimo contratto. Dal punto di vista dei Jazz, prima la questione verrà chiusa positivamente meglio sarà. Pur sempre al giusto prezzo.

 

Il peggior scenario possibile

La Western Conference pare ogni anno più competitiva, e quest’anno il trend non dovrebbe cambiare. L’arrivo di Paul ai Suns unito al ritorno dei Warriors rischia di fare scendere i Jazz nella graduatoria di fine anno. Ammesso che la filosofia del doppio lungo possa pagare playoff, i Jazz non hanno ancora un difensore in grado di prendersi i playmaker avversari. E non hanno un esterno in grado di venire in difesa in aiuto dal lato debole nel caso Gobert venga stanato dal pitturato. Le firme di Harrison e Favors non sono abbastanza.

I Jazz hanno tanti, forse troppi giocatori forti in un solo lato del campo e rischiano di aver vita breve ai playoff. Se il risultato del primo turno confermasse quanto visto lo scorso anno, apparirà evidente che nello Utah qualcosa debba cambiare. Se a un insuccesso sul parquet si unisse anche la partenza di Gobert senza alcun tipo di ritorno, i Jazz rischiano di presentarsi alla stagione 2021/22 con un netto passo indietro rispetto agli ultimi anni. Una regressione che potrebbe mettere in allerta anche Donovan Mitchell.

 

Conley-Ingles-Bogdanović

Ai blocchi di partenza della scorsa stagione, la difesa dei Jazz pareva già sospetta mentre le speranze dei tifosi si concentravano su un attacco rinnovato. Se nel 2018/19 i Jazz uscirono dai playoff perché incapaci di segnare, il trio Conley-Ingles-Bogdanović avrebbe dovuto garantire un miglioramento offensivo. Che c’è stato, ma non netto quanto atteso a causa di una mancanza di chemistry. Ingles ha dovuto accettare di tornare a fare il sesto uomo, ruolo che sperava di non dover ricoprire. Bogdanović e Conley sono andati a corrente alternata. Il croato aveva iniziato la stagione alla grande, ma nel momento in cui l’ex Grizzlies è rientrato dall’infortunio dello scorso dicembre Bogdanović è scomparso. A febbraio ha registrato i peggiori valori in ogni voce statistica, partendo dello usage (volume di gioco che passa per le sue mani) fino alla TS% (misura dell’efficienza al tiro).

Se non dovessero trovare il giusto equilibrio, Utah potrebbe provare a scambiarne uno. Conley appare il più complicato per via del suo stipendio. Ingles e Bogdanović hanno rispettivamente 2 e 3 anni, e per questo motivo l’australiano potrebbe essere più spendibile in fase di scambio. Sarebbe una grande perdita per l’ambiente, ma forse la migliore dal punto di vista tecnico. Clarkson è stato appena rinnovato con un quadriennale, difficilmente si muoverà. O’Neale potrebbe diventare disponibile se Oni desse garanzie al tiro. Quest’ultimo è forse l’unico dei Salt Lake City Stars che potrebbe entrare nelle rotazioni del prossimo anno, il suo apporto difensivo sarebbe di sicuro utile, ma deve dimostrarsi più convinto nel prendersi i suoi tiri. Tolto lui, i Jazz non avranno altri jolly da giocarsi.

Contro San Antonio Oni ha mostrato tanti bei flash di quello che potrebbe fare quest’anno

Previsione finale

Le scaramucce interne dopo un anno di convivenza dovrebbe essere risolte. Si arrivasse al prolungamento di Gobert, i Jazz avrebbero una solidità che in pochi possono vantare. La panchina, che soprattutto ad inizio stagione era stata causa di parecchie sconfitte, è stata sistemata. Altri problemi non sono stati risolti. Tutte le tendenze negative che non verranno curate durante la stagione regolare verranno esaminate al dettaglio ai playoff. Il fatto che già ai blocchi di partenza Utah sia così simile allo scorso anno li rende più facilmente schematizzabili. Ogni anno gli avversari hanno imparato qualcosa su come spostare Gobert da sotto canestro e questo a lungo andare rende i problemi da occasionali a ricorrenti.

Utah ha tutte le carte in regola per vincere 45/46 delle 72 partite e avere il fattore campo ai playoff. Il passaggio seguente dipenderà tanto dall’accoppiato che avranno pescato, in particolare quello di Gobert. Utah negli anni ha dimostrato di soffrire i playmaker in grado di crearsi il tiro dal palleggio, e nella Western Conference abbondano. I Jazz dovranno dimostrare di avere uno dei migliori attacchi della lega per poter andare oltre i limiti intrinsechi del loro schema difensivo. Se Utah troverà un avversario con una difesa peggiore della propria, il passaggio del primo turno è un traguardo realizzabile. Non fosse così i Jazz avranno vita breve ai playoff.

Tags: Bojan BogdanovicDonovan Mitchellmike conleyNBA PreviewRoyce O'NealeRudy GobertUtah Jazz
Alexandros Moussas

Alexandros Moussas

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum affermava Seneca. Io ho scelto di perseverare e credere che i Jazz prima o poi riusciranno ad alzare il Larry O'Brien. Aspettando che succeda, ne analizzo pregi e difetti con la pretesa di essere il più analitico possibile, senza riuscire però a superare la fase del distacco. I numeri sono miei amici.

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